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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1962:19620306

19620306 - 06 marzo

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Accogliete di buon grado le prove

[1] Mentre Bairagi Shāstri e Narasarāju parlavano, ho notato che molti di voi si schiarivano la gola sonoramente; avreste dovuto impegnare la vostra attenzione a schiarirvi le orecchie ed a rimuovere le ragnatele dal cuore. Cosa ha a che fare la gola con l’assorbire le lezioni che quei discorsi comunicavano? Come questo microfono deve stare esattamente davanti a Me e ad una giusta distanza dalla bocca affinché la voce possa essere trasmessa bene, così anche i vostri cuori devono essere pronti ed aperti a ricevere gli insegnamenti trasmessi. Se il cuore è orientato verso un’altra direzione, l’insegnamento non potrà essere colto con chiarezza e rischierà di essere travisato. Narasimharāju mi ricorda Shyāmakavi, un signore di Bangalore morto alcuni anni fa. Egli possedeva una profonda cultura, aveva una vasta esperienza in campo spirituale, era dotato di talento poetico e la sua devozione era ferrea. Qualsiasi cosa intraprendesse finiva in un fallimento, però mai per un istante incolpò il Signore, anzi, si legò a Lui ancor più intimamente. I colpi del destino non fecero vacillare la sua fede; stava come una roccia in mezzo ad un mare in burrasca ed aveva allenato la mente a passare indenne tra gioia e dolore.

[2] L’unica missione dell’uomo è la scoperta della Verità. L’essere umano è un insieme di Māyā (illusione) e Mādhava (Dio). Māyā getta una coltre di nebbia che nasconde Mādhava, ma per effetto dei sani impulsi ereditati da azioni compiute nelle incarnazioni precedenti, o per via della purificazione compiuta in questa vita attraverso le austerità, oppure con la Grazia del Signore stesso, Māyā si dissolve poiché è proprio come la nebbia che si disperde ai raggi del sole. A quel punto Nara (uomo) diventa Nārāyana (Dio) e questo mondo si trasforma in una dimora di pace. L’illuminazione del discernimento eliminerà le tenebre che celano l’essenza divina dell’uomo. Oggi l’uomo spera di dissipare l’oscurità con la spada, con le armi e le bombe, mentre basterebbe solo una lampada. Come si può pensare di eliminare l’oscurità con l’oscurità stessa, l’odio con l’odio e l’ignoranza con una forma d’ignoranza ancor più vasta e profonda? La stessa bramosia per la vittoria promuove l’oscurità. Lasciate andare tutti i pensieri di conquista; lottate piuttosto per conoscere la Verità. Conosciuta la Verità, tutte le false nozioni a voi tanto care cadranno da sole. Vedete con chiarezza l’amabile immagine celata nella roccia. Liberatela da quella prigione di pietra, rimuovete la materia che cela l’idolo; questo è il vostro compito. Non preoccupatevi di Māyā; concentratevi piuttosto su Dio e sarete certi della vittoria. Una pianta sulla sponda del canale alimentato dal fiume Godāvarī non seccherà di sicuro: la sua chioma sarà verde poiché le sue radici sono alimentate dalle acque sotterranee. Anche voi siate alberi con le radici in contatto perpetuo con le acque fluenti della Grazia di Dio, e non dovrete preoccuparvi della siccità. L’uomo ottuso cerca freneticamente la pace mentale; prova per qualche tempo un metodo e dopo un po’ ne preferisce un secondo. Segue il sentiero sbagliato, quello della soddisfazione dei sensi, irto di forme, nomi e qualità, il sentiero del temporaneo e dell’apparente. Chi cerca Moksha, la Liberazione, raggiunge quella pace facilmente. La realtà vera dell’uomo, infatti, è equanimità, equilibrio, risolutezza e pace. La Natura è un grande negozio nel quale potete trovare tutto ciò che vi serve per afferrare la Verità. Inizialmente si riconosce la Verità in questi termini: “Tutto questo è saturo di Dio, diretto da Dio, fatto di Dio!” In seguito il ricercatore si eleva ad una consapevolezza più profonda: “Tutto è Dio” – ma per qualche tempo appare ancora come qualcos’altro all’occhio che deve ancora aprirsi! Nello stadio finale non c’è più nemmeno un ‘tutto’ da mettere in relazione con Dio; c’è solo l’Assoluto, l’Unico ed il Solo.

[3] L’uomo può imparare questa lezione se studia la Natura, l’analizza e cerca di comprenderla. Come il bimbo apprende l’arte del vivere in braccio alla mamma, così la Natura insegna all’uomo come uscire vincente da questa dura lotta e conseguire la pace suprema. Se infrangerete le sue leggi, la Natura vi darà un colpo; se invece obbedirete ai suoi dettami ed ascolterete i suoi ammonimenti, essa vi consegnerà il vostro patrimonio d’immortalità. Ciò vale a dire: abbiate il Signore come vostra Guida e Protettore ed attenetevi alle regole del Dharma. Lasciate pure che l’uomo ottuso abbracci la propria illusione di conseguire la felicità e la pace attraverso la schiavitù dei sensi. Chi ha compreso che questo mondo è mithyā, un insieme di verità e di illusione, e quindi un grande enigma, abbandonerà le attrazioni esteriori per concentrarsi sulla gioia interiore che deriva dall’attaccamento a Dio. Se agli esami siete promossi, avete pace; se invece siete bocciati, anche quello risolve il problema per un po’ di tempo e mette fine alla vostra preoccupazione. Se però i vostri risultati non vengono annunciati perché l’esito non è ancora chiaro, vi trovate nella massima inquietudine, non è così? Parimenti, il mondo che non è né Verità né totale falsità, ma è mithyā [perché ha una realtà relativa e temporanea], genera molta agitazione nella mente.

[4] Solo il distacco può assicurarvi una pace durevole. La compagnia di persone pie ed il recarsi in luoghi sacri e presso uomini santi promuove quell’attitudine. Kuchela fu spinto a visitare Dvārakā da sua moglie che possedeva una profonda devozione. Anche voi non avreste il desiderio di venire a Puttaparti se le vostre tendenze maturate nel passato non fossero buone e le vostre inclinazioni non fossero elevate. Per questo Shivarātrī, ho chiamato qui Narasaraju e sua moglie, e loro sono venuti. Lo conosco da trent’anni: lui, i suoi progetti, i suoi desideri, le sue tribolazioni e prove. Il Signore non risponde solo alla dolce melodia del cuculo; Egli presta orecchio anche al cinguettio di altri uccelli. Il Signore ascolta i lamenti di ogni essere vivente. La sofferenza vi dà un maggior diritto alla Sua Grazia. Quando il dolore arriva ad ondate, una dopo l’altra, siate felici perché la sponda è vicina; sopportatelo coraggiosamente e non fate come i codardi che danno la colpa ad un Potere esterno o sviluppano avversione verso Dio. Riflettere sul Sé è fonte di gioia, mentre riflettere sul non-sé è fonte di dolore.

[5] Accettate di buon grado le prove perché poi vi sarà riconosciuta la promozione. Le prove vi sono imposte per valutare il vostro progresso, quindi non indietreggiate di fronte al dolore. Quando il Signore decide di sottoporvi ad una prova, vi sta concedendo un favore; Egli è colpito dal vostro progresso e desidera apporvi il sigillo della Sua approvazione. Siate all’altezza delle difficoltà della prova: quello è il modo di compiacere Dio. Una volta c’era un grande devoto che non passò l’esame e quindi non riuscì ad ottenere l’attestato di promozione. Ogni giorno, all’ora di pranzo, egli era solito cercare un ospite bisognoso al quale offrire un generoso pasto. Mantenne per anni quest’abitudine fino a quando, un giorno, un uomo vecchio e debole entrò a passi incerti in casa sua e si sedette per la cena. Aveva più di cento anni. Il padrone di casa si era sempre attenuto scrupolosamente al suo voto ma non aveva sviluppato il discernimento per trarne il frutto. L’acqua gettata su un banco di sabbia asciutta non può aumentarne la fertilità, così il cuore del devoto era rimasto un arido banco di sabbia anche se ogni giorno all’ora di pranzo veniva irrigato con l’acqua della carità. Questo cuore senza discernimento si beveva la carità ma rimaneva sempre lo stesso rigoroso ritualista. L’ospite tanto malridotto era talmente affamato che quando fu servito il primo piatto, inghiottì subito un grosso boccone senza prima recitare il Nome di Dio. Infastidito da questo gesto d’ateismo, il padrone di casa maledì il vecchio e lo buttò fuori di casa a fare la fame ed a mendicare sotto il sole cocente. Quella stessa notte, il devoto fece un sogno nel quale il Signore lo castigava per la crudeltà del suo comportamento. Il Signore gli disse: “Per più di cent’anni ho provveduto a nutrire quell’uomo con tanta cura come se fosse la pupilla dei Miei occhi anche se non ha considerato neanche per una volta uno dei Miei tanti Nomi. Mio caro, non avresti potuto sopportarlo per qualche minuto?” Tiruttondar, un devoto del Tamil, ha dimostrato come si deve superare questo tipo di esame, quando il Signore arriva a casa del devoto nelle vesti di un affamato. In tali circostanze, per essere promossi, il sentimento di resa totale a Dio è la miglior cosa. Lasciate che si compia la Sua volontà. Egli è tutti. Cercare rifugio in Lui è l’atteggiamento simile a quello dell’erba di un prato, che non teme le tempeste; l’egoismo, invece, è come la palma che si flette al vento ma si spezza per un’improvvisa raffica. Le vie del Signore sono insondabili; è vostro dovere sottomettervi ad esse con fede, gratitudine e letizia.

Prashānti Nilayam, 06.03.1962

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da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications
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