SathyaSaiWiki - Italia

Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Strumenti Utente

Strumenti Sito


discorsi:1962:19621124

19621124 - 24 novembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Piccole tracce di ego

[1] Shāntisvarūpalāra! Incarnazioni della Pace!
Oggi mi rivolgo a voi con questo termine, ma forse avrei dovuto dire addirittura ‘Atishāntisvarūpalāra’, Incarnazioni della suprema Pace, in quanto non avete mostrato solo shānti, bensì una calma suprema; infatti non si è trattato di pazienza ordinaria, siete seduti sul pavimento da almeno tre ore. Forse non ve ne siete resi conto perché l’approfondito discorso di Bulusu Appanna Shāstri sulla Gītā e l’interessante discorso di Kalluri Virabhadra Shāstri sul Bhāgavata vi hanno davvero incantato. Sento però che desiderate che parli anch’Io. Questi fioristi di Bangalore, devoti da vent’anni, stanno preparando un dondolo floreale ed insistono affinché Io vi sieda e dia il darshan a tutti. Ho dato loro la Mia parola che non li deluderò, quindi sarò breve. Avrete sentito che i Cinesi, di loro spontanea volontà, mossi dal misterioso intervento di un Potere superiore, si sono ritirati dalle linee che hanno occupato la notte del 22 e, come avevo annunciato, il Mio compleanno è stato celebrato in un’atmosfera di gioia. Una Forza occulta li ha presi per il collo e li ha cacciati indietro. L’uomo viene spinto alla guerra d’aggressione dalle qualità demoniache della lussuria e dell’avidità, ma è forzato a ritornare sui suoi passi da Dio, dal Potere Divino. Apanna Shāstri è un decano fra gli studiosi della Gītā. La Gītā conta tanti commentari quanti sono i Miei capelli! Il commentario di Yellappa tenta di distorcerla in una ‘Yellappa Gītā’, mentre Mallappa attesta nel suo commentario che è ‘la Gītā di Mallappa’. Tutti dimenticano che la Gītā è la Bhagavad Gītā, la Gītā che Krishna insegnò e che Arjuna apprese. Quale era la condizione di Arjuna e come la curò Krishna? Tale questione è stata chiarita solo nel commentario di Shankarāchārya.

[2] Apanna Shāstri ha detto che l’Avatār s’incarna per ristabilire il Dharma sostenendo e proteggendo i bramini. Un bramino è colui che si mantiene stabilmente concentrato sulla natura essenziale del Brahman, l’Essere Unico Supremo, è colui che ha realizzato Brahma Satyam, ossia che il Brahman è la Verità e null’altro, o per lo meno è uno che segue strettamente la disciplina prescritta per conseguire quella conoscenza. Un bramino è lo strumento attraverso il quale la società deve ritrovare il tesoro di conoscenza della Realtà Assoluta, Brahmajñāna. Alcuni di questi strumenti umani, però, non sono più idonei. Perché? Molti si sono dedicati ad altri propositi e quindi si sono resi inadeguati per quel compito. In ogni modo, non c’è dubbio che uno strumento possa essere nuovamente forgiato col medesimo metallo; i bramini possono, ancor oggi, ripristinare la fede e la moralità dedicandosi alla funzione originale per la quale sono stati designati dai fondatori del Sanāthana Dharma. Finché esiste questa possibilità, non ridicolizzate o condannate i Bramini. Prenderli in giro equivale a schernire Dio ed i Veda, di cui sono le guide ufficialmente riconosciute.

[3] Tutta la creazione e tutta la storia sono la Sua opera divina, o meglio, sono Egli stesso, la Verità del Brahman, la Verità del Creato. Tuttavia l’universo è ‘relativamente reale’ fino a quando la distinzione fra Brahman ed universo scompare e persino la creazione è vista, percepita e conosciuta come il Brahman stesso. A quel punto sarete consapevoli che Sarvam Brahma Mayam: tutto è saturo dell’Essere Supremo. Più esattamente, non esiste più un ‘tutto’ separato da riconoscere come ‘saturo’. C’è solo il Brahman, Uno senza secondo, il non duale, Eterno, Puro, Immutabile. Chi ha creato tutta questa varietà dall’Uno? La risposta è che non esiste affatto la varietà, quindi la domanda non ha senso. Nessun individuo, forza, bisogno, concatenazione di circostanze o caso ha prodotto questa molteplicità. Non c’è nessuna molteplicità! L’Uno resta Uno, ma voi, erroneamente, lo considerate molteplice. L’errore è in voi; correggete la vostra visione, rimuovete l’illusione: il Brahman non si è trasformato nella Creazione (Prakriti); la corda intravista nell’oscurità non si è trasformata in un serpente. Siete solo voi che la confondete con un serpente. Il Brahman è il Brahman in eterno, ma la vostra ignoranza ve lo fa vedere come creazione. Il mondo si regge su una gamba sola, l’illusione. Eliminate quella gamba ed esso cadrà.

[4] Voi sperimentate ogni giorno la scomparsa di tutta questa molteplicità e varietà, di questa Prakriti, di questo mondo basato sull’illusione, solo che non cogliete quell’esperienza. Questa è la tragedia! Quando dormite, cosa capita al vostro mondo? In cosa si riassorbe tutta la vostra molteplicità? Quale è la sorgente di gioia che un buon sonno profondo ci dona? Nel sonno si mantengono piccole tracce di ego come memoria del mondo, così, quando vi risvegliate, restate gli stessi individui illusi, ingannati dall’apparenza, importunati dalle creature delle vostre fantasie! Ecco perché molto spesso vi dico di non identificare neppure Me con questo particolare involucro fisico. Ma voi non capite. Mi chiamate con un solo Nome e pensate che Io abbia solo una Forma. Ricordate: non c’è Nome che non mi appartenga e non c’è Forma che non sia Mia.

Prashānti Nilayam, 24.11.1962

1)

1)
da DISCORSI 1961 1962 (Sathya Sai Speaks-Vol.II) ed.Mother Sai Publications
discorsi/1962/19621124.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:18 da 127.0.0.1