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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1978:19781008

19781008 - 08 Ottobre

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Dio non è contento se occasionalmente non vi dà qualche afflizione

Chi costruisce un muro andrà sempre più in alto Chi scava un pozzo andrà sempre più in profondità

L'importanza di maya
Pavitratma Svarupa! (Incarnazioni dello Spirito Santo!)
Per quanto concerne la Divinità, l'uomo è sempre in ansia, cerca di sperimentare lo Spirito (Atma) in tanti modi diversi e si sforza di trovare idee sempre più nobili ed elevate. A volte, dimenticando l'aspetto sacro dello Spirito, egli trascorre molto tempo ad occuparsi di questioni relative agli oggetti materiali. Lo Spirito richiede una visione interiore, la materia ne richiede una esteriore. La sacralità del Bhagavata consiste nel conciliare la visione interiore con quella esteriore e nel riuscire a vedere l'unità di questi due aspetti. A causa della loro ricchezza e forza fisica i Kaurava furono ciechi alla potenza di Krishna. Jarasandha era molto orgoglioso di essere nato in una casta più alta di quella degli Yadava, che era quella in cui era nato Krishna e, accecato da queste sue idee, non riuscì a riconoscere la grandezza di Lui. I pandit (i sapienti), avendo perduto la saggezza tra i meandri della propria erudizione ed a causa delle idee illusorie alle quali essi stessi avevano dato vita nelle loro menti, non furono capaci di riconoscere la Personalità Divina di Krishna. La superbia di essere nati in una certa stirpe, l'egoismo provocato dalla ricchezza e l'arroganza conseguente all'istruzione resero incapaci anche molti altri di riconoscere la magnificenza di Krishna. Le attività di Dio si possono chiamare “giochi” (lila). Nessuno può definire la natura di questi giochi né è possibile comprenderli e solamente dopo che l'evento si è verificato se ne può capire il significato. Dato che questi giochi sono generalmente velati dall'illusione (maya), l'uomo non riesce a riconoscere la Divinità che li ha prodotti. È solo a causa di questa maya che l'uomo non è ancora capace di vedere la connessione Divina che esiste fra uomo e uomo. Tutti gli attaccamenti nascono a causa dell'illusione. D'altronde, se non ci fosse l'illusione il progresso dell'umanità arriverebbe ad un punto di stallo. Maya non è cattiva da nessun punto di vista, anzi, è di grande aiuto all'uomo che ne sa capire i diversi aspetti. A chi non li comprende, invece, essa può causare gravi danni. In verità, maya è oltremodo necessaria all'uomo e può esser trasformata nella via regale per la ricerca di Dio. Per un individuo che non comprenda il ruolo di maya il cammino sarà molto arduo. Prendiamo l'esempio di una gatta. Quando essa prende in bocca il suo gattino, lo fa per trasportarlo in un luogo sicuro ma la stessa gatta, compiendo la stessa azione con un topo, coltiva il proposito di ucciderlo. Per chi non capisce gli aspetti del Divino, maya è come un gatto che prende il topo, ma per chi capisce Dio essa sarà di grande aiuto, come una gatta che prende (in bocca) il proprio gattino. L'illusione infatti è uno strumento di Dio ed è per questo che Dio a volte viene descritto come Colui che indossa maya come mantello. L'illusione (maya) è fondamentalmente responsabile della conservazione, della dissoluzione e della creazione ed il suo comportamento cambia secondo i tempi, i luoghi e circostanze. Maya è qualcosa di simile alla corrente elettrica, che può essere usata per far girare un ventilatore, per accendere una lampadina e per far funzionare molte altre macchine ed apparecchiature utili. La corrente elettrica è quindi estremamente utile, ma rimarreste uccisi all'istante se, volendole esternare la vostra gratitudine, la abbracciaste. L'elettricità fa quindi del bene ma anche del male. In questo mondo non è possibile trovare un posto dove maya non esista. Buddha affermò che tutto a questo mondo è veramente transitorio e che in esso non c'è niente che possegga un valore permanente. In questo contesto dobbiamo capire che tutto ciò che vediamo intorno a noi è in realtà il gioco (lila) del Signore. Quale che sia la cosa che facciamo, dobbiamo considerarla come un gioco del Signore e sperimentare così la Verità.

L'amore (terreno) e l'attaccamento sono le qualità più velenose di tutte
I Pandava, che avevano perso sia il loro regno che i loro beni e vagavano per la foresta, pensavano sempre a Krishna e fu per questo che Krishna riversò su di essi la Sua Grazia. Sebbene avessero perduto il potere che deriva dalla ricchezza e della posizione, essi ebbero la forza della fede in Dio e ricevettero la Sua Grazia. Il Bhagavata insegna all'uomo che la forza che proviene dal dharma (la retta condotta) e dalla fede in Dio è assolutamente indispensabile all'uomo stesso. Quando la battaglia (del Mahabharata) ebbe termine, Krishna, sul quale ricadeva il merito della vittoria, tornò ad Hastinapura insieme ai Pandava ma dopo qualche tempo Egli cominciò a progettare di far ritorno a Dvaraka. Quando Kunti venne a sapere di questa Sua intenzione corse da Lui, Gli prese entrambe le mani fra le sue e Gli parlò a questo modo: “Tu sei il protettore dei deboli e di coloro che sono in difficoltà, ti sei preso cura dei miei figli concedendomi un buon destino e ci hai aiutati nel momento in cui ne avevamo maggiormente bisogno. Io ero ottenebrata dall'illusione e credevo che le cose più importanti fossero l'amore (terreno) e l'attaccamento, ma ora ho capito che queste sono davvero le qualità più velenose di tutte.

La storia di Kunti
Ho avuto la fortuna di godere del Tuo Amore e non esiste niente che sia più grande di Esso. Quand'ero giovane ripetevo il mantra insegnatomi da Durvasa ed ebbi un figlio natomi per volontà di Surya (la Divinità Solare). Temendo le critiche che probabilmente mi sarebbero venute dalla società, abbandonai il mio figlioletto Karna. Da quel giorno, ho sempre sofferto per il fatto di averlo perso. Dopo aver sposato il re Pandu, feci con lui un viaggio nella foresta e, per bontà e Grazia di qualche Divinità, partorii tre figli: Dharmaraja, Bhima e Arjuna. A mia sorella Madri nacquero due figli, Nakula e Sahadeva. Quando Madri morì, contemporaneamente al nostro comune marito, io mi preoccupai, perché se fossi morta anch'io con mio marito non ci sarebbe più stato nessuno ad accudire i bambini. Fu con questo genere di attaccamento che mi presi cura di loro. Per Grazia dei Rishi (i Saggi), arrivai ad Hastinapura e, da quel giorno in poi, i crudeli Kaurava ci procurarono ogni tipo di difficoltà e tentarono persino di uccidere i miei figli incendiando la casa in cui questi vivevano. Essi cercarono pure di disonorare Draupadi, mia nuora, che aveva un cuore d'oro. In tutte queste occasioni, da quel giorno fino ad oggi, hai sempre protetto i miei figli, guidandoli e consolandoli. Tu sei un fratello, un padre, una madre, un parente e Dio per i miei figli. Non mi farò illudere e ingannare dalla Tua forma umana alta un metro e mezzo: Tu sei Dio, non c'è assolutamente alcun dubbio. Tu sei la sorgente della mia gioia e la mia consolazione. Il piacere è sempre un intervallo tra due dolori e, in mezzo a tante difficoltà, Tu sei stato una grande fonte di conforto, hai protetto tutti noi per tutto questo tempo ed io non posso vivere senza di Te nemmeno per un istante. Come posso essere d'accordo sul Tuo ritorno a Dvaraka? Ti prego di rimanere ancora un po' e di insegnare all'inesperto Dharmaraja l'arte di governare un regno”.

Tutto l'universo è la dimora del Signore
Dobbiamo notare qui che ella si rivolge a Krishna chiamandoLo Madhava; Ma significa Lakshmi ma vuol dire anche maya. La parola dhava significa “padrone, signore”. In questo senso, Krishna è il “Signore della Natura, di Lakshmi (personificazione della prosperità) e di maya”. Dio è un'entità indipendente sotto ogni aspetto. Molti dicono che Dio dovrebbe avere determinate caratteristiche e comportarsi in un certo modo ma ciò non è possibile: come può avere qualità particolari Colui che è al di sopra dei guna? Come può sottostare a limitazioni di forma Chi è senza forma? Dio può assumere qualunque forma e qualità e può compiere qualsiasi azione gli piaccia a beneficio del mondo. Questo accadrà come reazione alle azioni dei devoti ed Egli prenderà una certa forma in conseguenza alle loro preghiere. Supponete di costruire una casa su di un piccolo appezzamento di terra e di coprire tutta l'area disponibile. Nonostante non ci sia più spazio all'esterno, all'interno ce ne sarà abbastanza da permettere al proprietario di muoversi liberamente a casa sua. Allo stesso modo, l'Universo è la dimora di Dio ed Egli si muove liberamente in ogni luogo. Questo è il motivo per cui, quando chiediamo che venga aperta una porta che non si apre, vediamo un sorriso sul volto di Krishna. Se l'universo intero è la Sua dimora, che senso ha cercarne l'entrata principale? Se il Signore è sempre dietro di me, dove devo cercare la porta principale e dove devo cercare Lui? Suonate le corde del Nome del Signore e concentratevi su di Lui pensandoLo nel Kailasa: questa è la porta principale del Palazzo del Signore. Il nostro cuore colmo di beatitudine (ananda) è il vero Kailasa ed il Signore ha tutto il diritto di starci. Kunti riconobbe che il Signore dimorava nel suo cuore. Prima di arrivare a capirlo, aveva vissuto nell'illusione che l'attaccamento e e l'amore (terreno) fossero qualità umane importanti. Ella era arrivata anche a capire che, per chi realizza la grandezza del Signore e Gli si affida, non esiste alcun pericolo.

Dio vi dà delle prove per darvi poi una gioia immensa
Dio non è contento se di tanto in tanto non vi sottopone a qualche afflizione. Persino una madre non è contenta se il bambino non piange accoratamente e, quando vuole baciarlo e vezzeggiarlo, prima gli dà un pizzicotto sulla guancia. Alla stessa maniera, anche Dio vi procura varie sofferenze e prove e dopo vi accontenta. È per questo che Kunti disse a Krishna: “Fa parte della Tua natura suonare spensieratamente la vina mentre i Tuoi devoti sono afflitti e piangono”. Dio vi fa piangere solo per poi darvi una gioia immensa. Noi siamo capaci di mangiare più cibo e di digerire bene soltanto quando abbiamo fame. Se il cibo che ingeriamo non è ben digerito, come possiamo mangiarne ancora? Dio vi sottopone dapprima a difficoltà, pene e tristezza e, quando le avete digerite, vi dà gioia e beatitudine. A questo proposito dobbiamo capire che non è facile comprendere le azioni Divine del Signore. Solo chi ne fa l'esperienza può goderne, gli altri non possono capirlo. A causa di alcune sofferenze superficiali, si pensa che Dio sia molto scortese ma non è così: in realtà Egli vi sta preparando ad una gioia senza fine. I piaceri materiali sono brevissimi e transitori.

Il grande Amore di Kunti per Krishna
Kunti non poteva sopportare la separazione da Krishna perché aveva capito questa verità fondamentale. Un piccolo episodio ci permetterà di capire quanto fosse intenso l'amore di Kunti per Krishna. Dopo il nirvana (estinzione dell'aspetto individuale) di Krishna, Arjuna fece ritorno ad Hastinapura in uno stato di estrema depressione e gli si presentarono persino molti presagi infausti. Giunto al palazzo, comunicò la notizia che Krishna aveva abbandonato il Suo corpo e tutti i Pandava furono afflitti da una tristezza infinita. Sebbene Arjuna fosse una persona molto forte, dopo la dipartita di Krishna non riusciva più nemmeno a tirare con l'arco ed allora comprese che tutta la forza che gli aveva fatto vincere la battaglia del Mahabharata e per mezzo della quale aveva sterminato i Khandavana, era in realtà dovuta alla vicinanza di Krishna e che, da solo, egli non aveva alcuna forza intrinseca. Arjuna si stava anche chiedendo come dare la ferale notizia alla vecchia madre cieca. Appena giunse al palazzo Kunti fu informata del suo arrivo. A causa dell'età, era normale che ella non vedesse né udisse bene ma appena capì che egli era arrivato, cominciò a tempestarlo di domande per avere notizie di Krishna. Arjuna era molto preoccupato su come comunicarle l'accaduto e, non riuscendo a rispondere, scoppiò a piangere e disse che Krishna non era più vivo. Non appena udito questo, Kunti abbandonò la vita, come se fosse andata a cercare Krishna. Non potè sopravvivere neppure un istante senza di Lui.

La sacralità di Krishna ed il suo rapporto con i Pandava
I Pandava non erano persone ordinarie ed amavano profondamente il Signore. Per Lui essi erano come le cinque energie vitali (prana) ed Egli era il loro sostegno. Una volta Dhritarashthra disse a Krishna che non avrebbe dovuto fare parzialità, in quanto Pandava e Kaurava erano ugualmente importanti ai Suoi occhi. A ciò Krishna rispose senza timore né cerimonie dicendo: “Non si possono paragonare i Pandava ai Kaurava. Ora ti svelerò che tipo di connessione ho Io con i Pandava: del corpo, Dharmaraja è la testa, Arjuna le spalle e Bima lo stomaco, mentre Nakula e Sahadeva ne rappresentano le gambe. Di tale corpo, Io sono il cuore e la forza motrice. Senza il corpo non può esistere un cuore e senza il cuore non può esistere un corpo. Questa è la relazione inseparabile esistente tra Me e i Pandava!” Krishna, che aveva dato tale risposta, trattava i Pandava con grande affetto ed i Pandava, a loro volta, trattavano Krishna come la loro forza motrice. In effetti, in ogni occasione, nel dolore e nel piacere, nella gioia e nella sofferenza, nei tempi facili come in quelli difficili, essi vivevano pensando sempre a Krishna. Ecco perché, quando seppero del Suo nirvana, i Pandava rimasero così enormemente scossi e turbati. Il tipo di distacco verso il mondo da essi maturato dopo questo fatto non si può trovare in nessun' altra famiglia. Dharmaraja adagiò sul suo grembo la testa della madre appena trapassata, quindi si rivolse ad uno dei fratelli chiedendogli di organizzare il rito funebre, dando nel contempo disposizioni ad un altro fratello affinché arrangiasse l'incoronazione di Parikshit ed incaricando il terzo fratello di preparare la loro partenza per la foresta, dove avrebbero condotto una vita eremitica. Mentre organizzava il rito funebre per la madre, contemporaneamente Dharmaraja dava disposizioni per l'incoronazione e si preparava a condurre una vita di distacco e solitudine! Una simile combinazione di eventi è molto insolita e strana. Responsabile ne fu l' Amore che i Pandava nutrivano per Krishna. Il Bhagavata ha tramandato alla gente questa loro sacra devozione. Krishna era una grande persona e nutriva per i Pandava un sentimento di intenso affetto. Per questo voi dovete cercare di comprendere le Sue azioni sacre ed inquadrarle nella giusta prospettiva. Il Krishna che oggi vediamo rappresentato al cinema e nelle commedie non è quello vero. Egli viene descritto talvolta come un moderno studente di liceo con numerose idee profane, che fa molte cose irresponsabili. In verità, l'aspetto di Krishna è fortemente sacro e le sue azioni sono ricolme di Amore Divino. Queste Sue azioni sacre, che si apprendono in molte parti del Bhagavata, devono essere comprese appropriatamente e correttamente da tutti voi.

Brindavan, 8 ottebre 1978

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