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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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19871124 - 24 novembre

Discorso Divino di Bhagawan Sri Sathya Sai Baba

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Discorso di chiusura della conferenza per i “lavoratori attivi” Sathya Sai

Unità nei quattro valori umani

“Io sono nella luce, la luce è in me, io sono la luce”.

Se questo pensiero venisse impresso nel cuore, l'uomo diverrebbe Dio stesso.

Le dichiarazioni delle Upanishads:

“Portami dalle tenebre alla luce, dalla morte all'immortalità, dalla non verità alla verità” non hanno alcun senso se permane il sentimento duale che oggi prevale nel mondo.

Se uno studente rimane nella stessa classe per anni non potrà certamente avere un futuro brillante.

Se noi continuassimo a vivere nel sentimento della dualità quando potremmo raggiungere l'unità?

La dualità non è verità. Se non abbiamo una visione corretta ed esperimentiamo i valori della verità, della moralità, della pace, dell'amore e della non violenza, non potremo raggiungere Io scopo della vita umana.

L'uomo vuole essere rispettato dal prossimo ma egli stesso non lo fa. Egli è in cerca della pace che non troverà se non in se stesso.

Perderà il suo tempo prezioso se la cercherà nella religione o nel mondo esterno a lui.

La pace si trova nella sua mente!

Se siete in pace con voi stessi, vi sarà pace nella vostra famiglia, nella comunità e nelle nazioni. Questa pace si ottiene solo servendo gli altri.

Con la pace è possibile diffondere l'amore che è in noi.

Con il servizio cresce il seme dell'amore che è in noi e colui che ama non aspira a nient'altro nella vita che ad amare.

L'amore Io renderà immortale.

Nelle società di oggi occorre diffondere amore e ricevere in cambio la stessa moneta. Questa operazione di scambio eliminerà l'egoismo e svilupperà ampiezza di vedute.

Quattro stadi

Esistono quattro stadi nella vita umana: quello fisico, il mentale, l'intellettuale e lo spirituale.

Il corpo fisico è Io strumento per compiere il proprio dovere.

Un coltello non è in grado di tagliare la verdura senza colui che Io maneggia.

Così è per il corpo fisico che rappresenta uno strumento come il coltello. Esso con l'aiuto della mente compie varie attività; è quindi importante conoscere quest'ultima e sapere come essa funzioni.

Se essa commette errori il corpo ne sarà colpito per primo. Eccovi un esempio: una persona commette un delitto per il quale la punizione è l'impiccagione. Il corpo è quello punito mentre la mente che è la causa del delitto rimane impunita. Non esiste autorità al mondo capace di punire la mente. Per questa ragione viene punito il corpo. Questa è la legge degli uomini ma la legge di Dio è differente. Egli punisce la mente!

Il corpo fisico attraverso i sensi esperimenta la gioia che è della mente. “Io ho fame” dichiara la mente, e per soddisfarla devo riempire lo stomaco di cibo.

Ed ecco cosa succede: le mani prendono il cibo, i denti Io masticano, la gola Io inghiotte, Io stomaco Io riceve, ma chi ne gioisce veramente è la mente.

La mente pensa che per soddisfare il desiderio della fame deve prendere il cibo e fa qualsiasi cosa per procurarselo.

In questo senso si dice che la mente e cieca!

L'intelletto e la terza entità che può discriminare e decidere se il cibo é buono o cattivo.

Qualunque cosa si faccia occorre l'intervento dell'intelletto, se non esistesse tale intervento la mente diverrebbe cieca.

Ma chi dà vita al corpo, alla mente, all'intelletto e ai sensi é l'Atma, Io spirito.

La persona identifica se stessa con il corpo fisico e gioisce attraverso i sensi:

la persona che si basa sull'intelletto e discrimina fra ciò che e bene e ciò che e male, otterrà la conoscenza, ma colui che la fonda sull'Atma riuscirà ad avere conoscenza e saggezza.

Dobbiamo decidere cosa vogliamo.

L'Atma risiede in tutti.

Ove c'é un corpo, esiste un Atma e un nome: Rama, Buddha, Gesù, Sathya Sai, ma il vero nome di Dio è “IO” che è comune a tutti!

Tutti dovrebbero ricordare questo principio e compiere servizio nella società in cui vivono.

Quando abbiamo il sentimento di essere servi di Dio siamo sulla strada giusta e non quando crediamo di essere maestri!

L'ego conduce su di una strada tortuosa e pericolosa mentre l'Atma conduce sul retto cammino.

Gli antichi saggi iniziarono il loro cammino con il sentimento:

'Io sono il servo dei servi', e così riuscirono a vincere l'ego.

Ovunque in ogni uomo esiste la realtà dell'Atma, ma essa è coperta dal falso sentimento di essere qualcosa di diverso da esso.

Eliminare questo velo permetterà la visione vera.

Tutti i vari tipi di devozione esperimentati sono nati per rimuovere quel sentimento. Per fare ciò occorre una mente stabile che non ondeggia ad ogni più piccola cosa, che dubita e sospetta.

Occorre divenire “il servo dei servi il Dio”.

La religione dell'unità dichiara: “Io sono la Verità. Brahman è infinito”.

Shankara che era un grande assertore di quella religione, andava e predicava l'Advaita, ma alla fine dovette diventare un “bhakta” o un devoto: colui che ha un sentimento di devozione verso Dio.

La devozione divenne la pratica e l'Advaita l'insegnamento.

Dovremmo tutti diventare Yogi con il cuore pieno di devozione per sacrificare noi stessi al servizio degli altri.

Ogni individuo dovrebbe sviluppare il sentimento dell'unità e quindi identificarsi nella gioia degli altri e nelle loro sofferenze.

l dirigenti dell'Organizzazione dovrebbero interrogare se stessi e vedere se il lavoro svolto sinora sia stato secondo le attese e ricavarne soddisfazione interiore.

Se quest'ultima non esiste vuol dire che le attese sono state deluse.

Per ottenere questa soddisfazione dobbiamo avere il sentimento di essere servi.

Passare il tempo a fare discorsi e conferenze non farà che farci perdere la nostra umanità.

Il corpo umano che non venga usato per lavorare duro, diviene come una macchina arrugginita. Ma anche il corpo ha bisogno di riposo come una macchina ha bisogno di rimanere ferma.

Ma riposare non vuol dire “relax” o rimanere a letto a dormire.

La corretta definizione di riposo è: cambiare lavoro!

Semplicemente rimanere seduti a pregare o meditare, o andare in pellegrinaggio non ci farà raggiungere la meta.

Quest'ultima è raggiungibile con il servizio.

Ognuno di noi è un Arjuna, egli veniva chiamato anche “Partha” o figlio della terra.

Ognuno di noi è figlio di questa terra.

Krishna comandò ad Arjuna: “Compi il tuo dovere con sincerità! e Arjuna allora chiese: “Come faccio a ricordarmi sempre di Te?”

e Krishna rispose: “Mentre stai combattendo ricordati di Me!”.

Mentre lavorate e servite, cantate e abbiate il Nome del Signore sempre con voi e allora giustificherete la vostra presenza sul campo di battaglia. Arjuna vuol dire “purezza', o “colui che ha un cuore puro”.

Ecco come dovreste lavorare: con il cuore puro!

Allora, come adesso, il Signore sta recitando insieme a voi questo dramma usandovi come strumenti.

Se il vostro nome è associato con quello di Swami avrete fama e notorietà.

Dal 60° anniversario in poi sarò impegnato a diffondere il pensiero dell'Advaita.

Da oggi dovete portare avanti questa religione dell'unità, avete passato la scuola elementare e dovete andare nella successiva.

Non fermatevi!

Sotto questo profilo sono stati necessari alcuni cambiamenti nell'Organizzazione.

Migliaia di occhi ci stanno guardando, occhi critici, ma noi dobbiamo essere liberi da difetti e diffondere con il lavoro quel messaggio.

Prima vi era il rapporto “Capo e lavoratore”, oggi vi è il rapporto “lavoratore e lavoratore”.

Dovete essere uniti da mutuo amore e affetto fraterno e dimostrare al mondo l'unità nella diversità.

Certi codardi vanno in giro a scoraggiare la gente che lavora.

Essi non hanno diritto di rimanere nell'Organizzazione.

Chiunque ha un buon motivo per lavorare deve farlo e ascoltare solo la voce della propria coscienza.

Vi racconterò una storia:

Un vecchio uomo e suo nipote stavano recandosi al villaggio con l'asino. Durante il viaggio incontrarono una persona che disse loro: “Siete senza testa! Invece di camminare entrambi, uno di voi potrebbe salire sull'asino!”.

Il vecchio uomo pensò che fosse giusto e montò quindi sulla groppa dell'asino.

Dopo qualche chilometro incontrò un'altra persona che gli disse:

“Ma perché non salite entrambi sull'asino?”.

E così fecero.

Infine una persona ancora vedendo i due sull'asino esclamò:

“Siete veramente due crudeli a far sopportare a quel povero animale i vostri due pesi!”.

Entrambi allora scesero e quando Io fecero stavano attraversando un ponte su di un fiume.

In quel momento alcuni giovinastri incominciarono a ridicolizzarli e l'asino si spaventò, fece una mossa brusca e i due finirono in acqua.

Ecco cosa succede a dar retta a tutte le opinioni e ai consigli degli altri: si finisce nei guai!

Dovreste invece avere una sola parola e un solo pensiero.

Per il buon funzionamento dell'Organizzazione vi ho dato tre principi: “timore del peccato, amore per Dio e moralità nella società”.

La moralità non può esistere senza l'Amore per Dio e senza temere il peccato.

Da dicembre, come ha dichiarato Indulal Shah, ci saranno cambiamenti nell'Organizzazione.

Fino ad oggi c'è stato bisogno del Consiglio Mondiale, ma ora la sua funzione è terminata e quindi non ci sarà più in futuro.

L'Organizzazione e i suoi metodi di funzionamento nei Paesi oltremare verranno stabilite secondo la loro convenienza e i loro bisogni peculiari. Tuttavia per evitare che si possano commettere errori tutto sarà riferito all'lndia e rapporti dovranno essere inviati al Quartier Generale che verrà istituito a Prashanti Nilayam.

Tutti questi cambiamenti vengono presi per aiutare il progresso dell'Organizzazione in tutto il mondo.

Io spero che vi comporterete da veri fratelli e sorelle per fare dell'Organizzazione un modello per il mondo.

Io non ho niente a che vedere con “Organizzazione”; essa è stata stabilita per voi e per aiutarvi nel vostro cammino spirituale.

Se voi siete felici io lo sarò con voi.

Cercate di capire quanto sta avvenendo sotto la giusta prospettiva e partecipate al lavoro dell'Organizzazione con entusiasmo e interesse, santificherete così le vostre vite.

Prashanti Nilayam, 24 novembre 1987

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