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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1989:19890912

19890912 - 12 settembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Dalla devozione all'Unione

Baba canta:

Possedere i sentimenti di purezza di colui che ha la suprema esperienza religiosa, e quindi la devozione; pensare sempre al benessere degli altri e fare del bene agli altri, che è come adorare il Signore, sono le tre qualità di cui era dotato Bali Chakravati.

Egli è la vera incarnazione di queste tre qualità.

Incarnazioni del Divino Amore!

Devozione, in sostanza, significa coltivare un sentimento di “intimità col Signore”, fondandosi sulla comprensione della Trimurti, - ossia della Triplice Forma: Brahma, Ishwara e Maheshwara, e vivere nella purezza dei tre strumenti (si intende il pensiero, la parola e l'azione, N.d.R.).

Devozione vuol dire nutrire amore e amicizia per il Signore, conservando pure quelle tre attrezzature. La devozione è di tre tipi.

Il primo riguarda una devozione ordinaria, il secondo è una devozione basata sull'adorazione dell'eremita, il terzo è la devozione totale, esclusiva, che include tutti nell'unità, senza alterità.

La devozione di tipo ordinario, detta anche Samanya Bhakti, comprende nove specie di devozione, che sono:

  1. l'ascolto delle glorie di Dio,
  2. il canto delle lodi di Dio,
  3. l'incessante ricordo del nome del Signore,
  4. il mettersi ai piedi del Signore per servirLo,
  5. il prostrarsi in adorazione a Dio,
  6. l'adorazione dell'immagine del Signore,
  7. il servizio,
  8. l'amicizia,
  9. la resa.

1 - La Devozione dell'ascolto

Il primo tipo di devozione è la disponibilità all'ascolto.

Il Maharajah Parikshit fu un re assai famoso, che, sulle orme di Shuka - un saggio che aveva dimenticato il proprio corpo, la casa e tutto il resto, - si concentrò completamente sul Signore per sette giorni per ascoltarne le glorie, non pensando più al proprio regno, alla propria famiglia e alle cose del mondo, completamente assorto nel Signore per raggiungere il massimo livello della Divinità.

Non basta però il solo ascolto: occorre anche riflettere su ciò che avete ascoltato e, dopo aver riflettuto, mettere in pratica.

Sono tre passi ben precisi: ascoltare, riflettere e mettere in pratica. La strada maestra per raggiungere il Divino è una sola che, però, si basa su questi tre passaggi.

Il re Parikshit dimostrò al mondo in modo esemplare come si possa giungere al Signore seguendo il sentiero dell'ascolto.

2 - La Devozione della preghiera

Narada dimostrò ampiamente al mondo quanto sia glorioso il canto del Nome del Signore, recitando il nome in ogni momento, in ogni circostanza, incessantemente.

Narada fu colui che mostrò come con la semplice attuazione di questa pratica ripetitiva si possa santificare la propria vita.

E Narada appunto santificò la sua, dando a tutti la prova che la via regia che lo condusse a Dio fu il cantare sempre ed in ogni occasione la gloria del Nome di Vishnu.

3 - La Devozione della mente fissa in Dio

Prahlada, in ogni circostanza, aveva sempre in mente Dio.

Baba canta:

Quando i servi del re demone torturarono in ogni modo Prahlada, trafiggendone il corpo, il principe non disse altro che questo: “O soldati, Mahavishnu dimora nelle vostre armi, in voi ed anche in me. Poiché questa è una verità inconfutabile le vostre lance non mi fanno male.”

E Prahlada non versò una lacrima, né mai temette i tormenti che gli inflissero.

Prahlada fu un devoto eccellente: nonostante il padre Hiranyakashipu gli fosse ostile, nutrì un'incrollabile devozione per il Signore Vishnu. Era innamorato di Dio.

Anche il Mahabharata tesse un identico elogio della devozione di Prahlada. Egli ha insegnato al mondo che il ricordare il Nome del Signore è la strada più sicura per raggiungerlo.

4 - La Devozione del servizio ai Piedi del Signore

Nonostante Lakshmi avesse ordinato e tenesse a propria disposizione ogni genere di ricchezze, lussi e comodità, dichiarò al mondo che tutto ciò non ha importanza e che la cosa più importante è prostrarsi ai Piedi di Loto del Signore per servirLo. Perciò, dedicò tutta la sua vita al servizio mettendosi a disposizione di Dio.

I devoti d'oggi si stanno trasformando in devoti di “Siri” e non di “Hari”, cioè della ricchezza, non del Signore. La vera ricchezza si guadagna mettendosi al completo servizio del Signore, ma oggigiorno i devoti non Io fanno.

O stolti, dipendere dalle ricchezze e non dai Piedi di Loto del Signore non è una via sicura e saggia! Lakshmi esortò gli uomini a santificare la vita, ponendo tutto il loro cuore ai Piedi del Signore, sorgente di ogni ricchezza.

5 - La Devozione dell'inchinarsi a Dio

Akrura, (zio di Krishna), mostrò la via dell'obbedienza e dell'adorazione al Signore con l'inchinarsi a Lui nel Namaskara (l'atto di adorare il Signore inchinandosi con le mani giunte). Il significato intrinseco del Namaskara è la rinuncia all“ego, immergendosi completamente in Dio e divenendo una sola cosa con Lui. Namaskara significa coordinare fra loro i 10 organi sensoriali, e cioè i 5 organi di azione (la parola, le mani, i piedi, gli organi della vita e gli organi di escrezione, N.d.R.) ed i 5 sensi, e quindi offrire interamente se stessi al Signore. Ecco cosa significa. Da un punto di vista esteriore, il Namaskara potrebbe avere scarso valore, ma se si va a fondo del suo significato si comprende che attinge alla fonte primaria dell'Atma, la Divina Essenza. Ed Akrura fu colui che fornì il giusto senso del Namaskara: portare le mani giunte al cuore, facendo un inchino al Signore, significa che a Lui si offrono e si dedicano il cuore e i 10 organi sensoriali. 6 - La Devozione del culto L'imperatore Prithu, seguendo il sentiero dell'adorazione nelle 16 espressioni di culto all'immagine del Signore, ne ottenne la visione e la Grazia. Egli mostrò al mondo che, fra tutti i tipi di culto, l'offerta del corpo è tra le più efficaci. Pregava dicendo: “Offro i miei occhi di loto, le mie orecchie di loto, le mie mani di loto e ogni parte del corpo al Signore, al Suo servizio.” In quest'era di ignoranza, invece, dite a parole che offrite i vostri occhi di loto al Signore, ma poi, di fatto, non è così. Dire che si offrono gli occhi ai Piedi di Loto del Signore, significa trasformare la propria visione in una visione divina. Offrire le proprie orecchie significa prestare ascolto solo a ciò che ha attinenza col Divino e agli insegnamenti spirituali, perché ciò santifica l'udito. Fu questo lo spirito con cui l'imperatore Prithu aveva offerto tutte le sue membra al Signore, insegnando a tutti questa forma di culto e santificando in questo modo la sua vita nella realizzazione di Dio. 7 - La Devozione del servire Questo tipo di devozione fu seguita in particolar modo da Hanuman, uno dei devoti più virtuosi e zelanti. Nonostante le sue spiccate qualità e perizie, non era mai affetto da “ego”. Era sempre molto umile e si definiva “servo”. Oggi, invece, anche gli incapaci, i disonesti e gli inerti si gonfiano d”ego.

Quando Hanuman entrò nella foresta di Ashoka, tutti i cittadini di Lanka gli chiesero: “Chi sei?”. Ed Hanuman rispose umilmente che era soltanto il servo di Sri Rama Chandra. In tutta la vita Hanuman fu per il mondo un grande ideale di servo del Signore Rama, dimostrando quello zelo in ogni circostanza. Egli non aveva altre aspirazioni che quella di servire il Signore Rama. In questo, non c'è nessuno al mondo che eguagli Hanuman.

8 - La Devozione dell'amicizia

Un esempio di amicizia col Signore l'abbiamo con Arjuna, il quale in ogni istante non faceva altro che accattivarsi l'amicizia di Krishna. Uno dei significati della parola “amicizia” è “amore”.

Arjuna aveva riservato tutto il suo amore a Krishna e fu questa la ragione per la quale gli riuscirono molte imprese. Fu un eroe cosi valoroso ed ebbe una devozione tanto sconfinata, che meritò un gran numero di onorificenze al termine di tutte le ardue imprese che gli furono assegnate.

La Bhagavad Gita ci ricorda che laddove si trovava Krishna, il “Maestro di tutti gli Yoga”, là c'era Arjuna. E dove c'erano Krishna e Arjuna insieme, c'erano anche vittoria, ricchezza, prosperità e tutti gli annessi e connessi. Arjuna era puro di cuore, aveva una mente rivolta alle cose pure. Il suo cuore era sacro.

Quando diventa sacro un cuore? Chi ritiene, senza mai ricredersi che l'amicizia intima col Signore sia la cosa più grande in assoluto, avrà sempre un cuore puro. Che si trovasse in battaglia o a casa, Arjuna non aspirava ad altro che all'amore e alla protezione di Krishna.

Una volta, per debolezza umana, dovette affrontare il proprio “ego” che tendeva ad avere il sopravvento, ma si corresse con questa invocazione: “O Signore Krishna, io obbedirò a Te e svolgerò il lavoro che Tu mi affiderai. Sarò sempre ai Tuoi ordini e non disobbedirò mai ai Tuoi comandi”.

Udite queste parole, Krishna disse: “Bene, Arjuna. Ora sei Mio devoto, anzi, sei Mio amico.” Così Arjuna, ad un tempo devoto ed amico del Signore, diede al mondo la dimostrazione che l'amicizia con Dio è la strada maestra che porta alla fusione con Lui.

9 - La Devozione dell'offerta totale di sé

Fu l'Imperatore Bali, l'eroe della celebrazione odierna, che seguì questo particolare sentiero. Diceva: “O Dio, tutto ciò che è mio appartiene a Te. Ti offro tutto me stesso, Accettami”. Questo era il suo modo di rivolgersi al Signore.

Baba canta:

O Vamana, vieni, Sei il benvenuto, vieni.
O nobile, dammi i Tuoi Piedi di Loto;
li laverò e verserò quell'acqua sul mio capo.

Shukra era un Brahmino onnisciente, ed era il precettore di Bali. La sua sapienza era vastissima e, perciò, aveva capito che Vamana non era altri che Vishnu in persona. Dotato di tutte queste conoscenze, raccomandò a Bali di non cedere a Vamana nulla di quanto gli avrebbe chiesto.

Spiegandogli poi il significato della completa offerta di se’, disse: “Sri Mahavishnu in persona ha assunto questa forma particolare per venire a chiederti qualcosa. Egli è il “Triplice Conquistatore” e può portarti via tutto. Perciò, non darGli ciò che ti chiede.”

Ma Bali era magnanimo. “O maestro - disse a Shukra - potrà mai esserci una fortuna più grande di quella di essere in vantaggio sul Signore che viene a chiedere l'elemosina? Non privarmi della nobile sorte di avere la mano di Dio sotto la mia. Venga pure, Io sono pronto a dare.” Nessuno intralci la via verso Dio

I Veda hanno insegnato che si deve opporre resistenza a chiunque si trovi ad intralciare la via verso il Signore. Si è vero, nelle Scritture dell'India sono stati affermati tre principi importanti, come: “Rispetta tua madre, rispetta tuo padre, rispetta il tuo maestro”.

Ma, quando una madre fosse la pietra d'inciampo sulla via tra voi e il Signore, dovete respingerla anche se si tratta di vostra madre. Fu questa la lezione insegnata dal re Bharata, quando rifiutò di dare ascolto alla madre Kaikey!

Quando il padre di Prahlada gli ingiunse di non pensare al Signore, il figlio disobbedì al comando paterno e si mise a ripetere il nome del Signore Hari. Anche Bali respinse il consiglio del proprio maestro ed offri se’ stesso, con tutto quanto gli apparteneva, al Signore Dio. Vibhishana respinse il fratello Ravana, allorché si intromise tra lui e il Signore Rama, e offrì se stesso al servizio di Rama.

La lezione di Mira, la quale non esitò ad abbandonare il marito quando questi si interpose fra lei ed il Signore, è che potete lasciare persino il marito, se vi ostacola nel vostro rapporto con il Signore. Nessuno ha il diritto di inserirsi nel rapporto fra il Signore ed il Suo devoto. Quando si parla di amicizia, si intende l'instaurazione di un rapporto personale con il Signore, che santifica così la vostra vita.

L'imperatore Bali fu un gran devoto. Egli regnò pensando sempre di procurare ogni benessere ai suoi sudditi, senza curarsi del proprio: li considerava come membra del suo corpo fisico ed essi lo ritenevano il vero cuore di tutto il corpo politico. Se la nazione si può paragonare ad un corpo, Bali ne era il cuore: tale era il rapporto fra lui e la sua gente, che lo aveva in grande stima. Durante il suo regno, per esempio, non c'era nemmeno l'ombra di un mendicante. Era un regno che prosperava fra piogge puntuali e messi abbondanti.

Il Kerala patria di tre Avatar

Ancor oggi, in questa stagione particolare dell'anno, il Kerala è verdeggiante e rigoglioso. Giacche il Kerala è una terra cosi sacra, Dio vi si è incarnato tre volte, nelle forme di Varaha, Narasimha e Vamana. Furono delle incarnazioni di breve durata, ma riuscirono a portare a termine la missione che si erano prefisse per quel periodo.

Varaha fu un'incarnazione del Signore che prese la forma di un cinghiale per svolgere il compito di uccidere Hiranyaksha; Narasimha nacque nella forma di leone per uccidere Hiranyakashipu e per proteggere Prahlada, e Vamana si incarnò per redimere Bali. È interessante notare come tutti e tre questi Avatar si fossero dedicati ad una missione che li vide impegnati nella redenzione di personaggi appartenenti alla stessa discendenza.

Hiranyaksha e Hiranyakashipu erano due Dei fratelli. Ebbero la fortuna di essere a stretto contatto con il Signore per servirLo, ma disgraziatamente disattesero le richieste di Saggi, umiliandoli; per questo, furono colpiti da maledizione.

A qualsiasi livello ci si trovi, non si deve mai cedere all“ego''. Per ogni malattia c'è il suo rimedio, ma per la malattia dell'ego non ci sono assolutamente medicine. Anche questi due Dei, a causa del proprio “ego”, dovettero rinascere come demoni. Erano le sentinelle di Mahavishnu, e si chiamavano Jaya e Vijaya; ma, per eccesso di “ego”, quando Sanaka ed altri eremiti giunsero per rendere omaggio al Signore, li fermarono alla porta di Vaikuntha, dimora del Signore.

Sanaka andò su tutte le furie e li maledì, destinandoli ad incarnarsi in tre vite successive come demoni: cosi nacquero sulla terra col nome di Hiranyaksha e Hiranyakshipu. Prahlada era figlio di Hiranyakashipu, ma mentre il padre era nemico del Signore, suo figlio ne era innamorato. Virochana era figlio di Prahlada e, benché fosse un demone, compì con grande devozione riti e cerimonie; la qual cosa gli meritò di divenire nonno di Bali, il quale ebbe una devozione ancora più grande del genitore.

I piani misteriosi di Dio

Tutte queste storie e passatempi del Signore sono così illimitati e misteriosi che non si riesce a descriverli e nessuno può capirli. Dal grembo di una persona malvagia nasce un virtuoso e da un virtuoso nasce un demone: sono fenomeni che non trovano una spiegazione razionale, ma che non sono insignificanti, perché anche la più piccola azione compiuta dal Signore è sempre pregna di significato. Nel piano di Dio nulla accade senza ragione.

Senza l'impulso del Divino, l'universo non sopravvivrebbe. Un professore ha detto che, se Dio si rifiutasse di agire, l'intera creazione si arresterebbe di botto. Sri Krishna dichiarò nella Gita: “O Arjuna, non c'è nulla al mondo di cui Io abbia bisogno, ma la Mia attività è incessante”. Gli ignoranti non comprendono il valore dell'Opera Divina e, quindi, continuano a criticarla e fraintenderla, perdendosi nei meandri di futili speculazioni e controversie.

Significato di Onam

La forza e la potenza di Bali furono profondamente sacre e divine. Il suo amore verso i sudditi era tale che gli uni non avrebbero più voluto vivere senza l'altro.Dopo aver dato tutto a Vamana, Bali aveva fatto questa promessa alla sua gente: “Cari cittadini, io non posso vivere senza di voi, né voi potete vivere senza di me; perciò, una volta l'anno, farò la mia apparizione nel regno del Kerala.” La fede degli abitanti del Kerala è tale che nella loro convinzione, Bali, sia nel profondo dei loro cuori sia in forme esteriori, appare loro una volta l'anno, e precisamente nel giorno di Onam.

È difficilissimo capire il significato intrinseco dell'Opera del Signore. Chi è in grado di farlo? Soltanto coloro che hanno una fede completa nell'Onnipotenza di Dio.

Le nove devozioni, di cui abbiamo parlato sopra, sono di tipo ordinario, anche se in verità non sono poi tanto “ordinarie”. Esse comprendono ogni aspetto, in esse trovate tutte le forme devozionali: infatti, tutti coloro che hanno raggiunto il Signore, hanno santificato la propria vita seguendo una di queste strade.

La Devozione incondizionata

Altro tipo di devozione è quella che va sotto il nome di Ananya Bhakti: la devozione di chi in tutto il Creato non vede altro che Dio, considerando tutte le cose come una vera incarnazione del Signore.

Baba canta:

Tutto il mondo è pervaso da Vishnu.
Vishnu è il mondo stesso.
Non esiste un solo atomo che non ne sia imbevuto.

Tutte le cose sono la vera immagine di Vishnu. Il mondo è il Suo profilo. C'è una sola realtà. Questo tipo di devozione è di colui che sostiene le persone nell'opera di santificazione della loro vita, circondandole di sacri sentimenti. In tutto ciò che guardate vedete il Signore. In tutto ciò che udite sentite il Nome del Signore. In tutto ciò che fate servite il Signore. In qualunque luogo andiate fate un pellegrinaggio verso il Signore.

Ananya Bhakti è la devozione di colui che considera ogni sua azione come fosse un atto di culto a Dio. Ma non è così facile; non tutti sono in grado di dedicarsi ad una siffatta devozione. C'è quello che lo dice un milione di volte a parole, ma in pratica è difficile: si fa presto a dire che Dio pervade ogni cosa, ma è piuttosto difficile sperimentare questa onnipresenza.

In tutto il mondo ci sono devoti di Rama; a malapena, però, si trova qualcuno che abbia conquistato il Suo Amore. La parola ” Rama“ è composta da due sillabe: RA si riferisce all'Atma, lo Spirito di Dio; MA si riferisce all'anima individuale. Il significato dell'espressione Rama Tattva è l'unificazione dell'anima individuale con lo Spirito Universale o Atma.

La via della perfezione sta nell'unione di quest'Anima divina individuale con l'Essere supremo. È davvero una cosa assai rara imbattersi in persone che si comportino in modo coerente a questa convinzione. Così pure, mentre è semplice trovare persone che affermano l'Onnipotenza, l'Onniscienza e l'Onnipresenza di Dio, è molto difficile trovarne una che viva nella propria vita la fede in questi attributi.

Facile a dirsi, dunque, ma non a mettersi in pratica. Il vero devoto è colui che mette in pratica ciò che predica, e ciò viene descritto come purezza dei tre comportamenti: pensieri, parole ed azioni. Grande è l'anima che li sa coordinare. Chi vive questa vera devozione incondizionata è un devoto che, mediante la purezza di quel triplice corredo, riconosce l'esistenza di Dio in ogni luogo e vede in ogni essere la Sua vera forma.

L'amore esclusivo per la Divinità

Quando il devoto ha compreso che la Divinità manifestata dal mondo esteriore è la stessa che dimora nel proprio cuore e vi crede fermamente, la sua devozione si chiama Ekhanta Bhakti. Dio trova posto sia nell'universo manifesto, sia nell'intimità di un cuore. La Divinità che si scopre dovunque, è Dio che assume una forma collettiva; quella che si riscontra nel cuore di ognuno, è Dio che assume una forma individuale.

Occorre fare una distinzione fra individuo e collettività. Prendiamo, per esempio, un albero. Ne potete mettere insieme a centinaia; ognuno di essi rappresenta un'individualità, ma quando vengono raggruppati, quell'insieme si chiama foresta. Una pianta singola non fa una foresta, né ci può essere foresta senza un insieme di piante. La foresta consistente di numerosi alberi rappresenta la forma collettiva. Noi definiamo casa un'abitazione singola, ma quando ve ne sono molte diamo il nome di villaggio. La differenza tra casa e villaggio è la medesima che tra l'individuo e la collettività.

Un individuo sarà sempre e solo un individuo. Ma poi c'è una società, che è l'insieme di una quantità di individui. Non esiste società senza individui. Dio, nella Sua forma collettiva, è la Divinità. Coloro che coltivano questo particolare sentiero di devozione (Ekhanta Bhakti) hanno la convinzione che il Dio della collettività sia il medesimo che risiede nel loro cuore e si comportano di conseguenza. Ogni volta che vi guardate attorno per cercare una forma e una manifestazione di Dio, state seguendo quel sentiero.

Il Nome è il vero fondamento di tutte le cose: è soltanto il Nome del Signore che dà pace a tutti gli esseri umani. Esso è di una dolcezza indescrivibile. Nome e forma sono indissolubilmente legati fra loro ed è indispensabile che voi ne comprendiate questa reciproca relazione.

La forma è qualcosa che potete vedere; il nome acquista le forme. Che cosa vi serve per comprare qualcosa? Col denaro potete comprare qualunque cosa. Il nome è denaro e la forma si può paragonare all'oggetto da comprare. Se solo aumentaste il patrimonio del Nome, comprereste la Forma in qualsiasi momento lo vogliate.

Perciò, è necessario che tutti gli esseri umani accumulino la ricchezza del nome.Questo obiettivo può essere raggiunto mediante il canto devozionale e la meditazione sul Nome del Signore: così potete offrirvi totalmente al Signore.La persona invocata col nome ed il nome stesso sono la medesima realtà e fra loro inscindibili. Tutti i devoti dovrebbero capirlo chiaramente.

Quattro qualità per i valori umani

C'è una sola via che porta a quello stato supremo, ed è quella delle qualità umane quali l'amicizia, la compassione, la generosa attenzione per le necessità degli altri e l'indifferenza di fronte ai sentimenti di simpatia e antipatia. Sono quattro parole - Maitry, Karuna, Mudita e Upeksha - in apparenza semplici, ma di esse sono intrisi tutti i valori umani.

1) Prendiamo la prima: Maitry o l'amicizia.

Sta a significare che si deve crescere nell'amicizia col Divino. Quando c'è dello sporco per terra, se il vento si allea con esso, lo spazza via. Se il vento “fa amicizia” con l'acqua, questo va a finire in un canale. La sporcizia non ha ali per volare né gambe per muoversi o per andare su e giu.

È l'amicizia che vi fa volare in ogni direzione. L'amicizia dei deboli vi distruggerà, portandovi ad una completa rovina. L'amicizia dei buoni invece eleverà il vostro stato. Maitry dunque significa coltivare amicizia con le persone buone. Chi può essere un buon amico? Solo Dio è l'amico vero. Coltivate la vostra amicizia con Lui. Gli amici d'oggi sono amici delle ore liete e, se avete il portafoglio pieno o vostro padre occupa una posizione influente, vi circuiscono continuamente e vi salutano con degli: “Oh! Salve, carissimo!”. Ma se vostro padre va in pensione e voi non avete il becco d'un quattrino, non c'è un'anima che vi dica “Ci vediamo”, e si tengono tutti alla larga.

In una vasca dove c'è acqua potrete trovare anche mille rane, ma nel momento in cui lo stagno si prosciuga, anche le rane spariscono. Ecco l'amicizia dei tempi moderni! Non è certo genuina un'amicizia come questa!

Dio è sempre con voi come una parte di voi stessi per proteggervi, e Dio vi protegge davvero. Alla vostra morte, gli amici e i parenti vi accompagneranno soltanto fino alle soglie del cimitero: non sono pronti ad andare oltre, ma Dio si, perché è sempre con voi. Intuite questa verità e percepite un'amicizia di questo tipo con il Signore: la qual cosa significa che non dovete nutrire per nessuno sentimenti di inimicizia. Non abbiate mai ostilità verso chicchessia.

Come potreste essere amici del Signore e serbare contemporaneamente sentimenti di rancore verso gli altri? È molto facile dire “Salve! Ciao”, ma, quantunque sia necessario come convenevole, è prudente che non vi lasciate trascinare oltre quel saluto. Se vi fate coinvolgere in amicizie esagerate, vi impegolerete nell'illusione. Parlate sempre con dolcezza: non potrete imporlo agli altri, ma a voi stessi si.

2) La seconda parola è Karuna, ossia la compassione.

Che cosa si intende per ” compassione“? Significa intenerire il cuore. Il vostro cuore dovrebbe sciogliersi alla vista di un povero, di un derelitto, di un bisognoso e dovreste intervenire in loro aiuto. Se coltivaste verso gli altri sentimenti di garbo e compassione, l'umanità rifiorirebbe.

Come un fiore di loto si apre alla luce del sole, così il vostro cuore con quel tipo di compassione sboccerà: essa è il sole ed il cuore è il loto. Aprite il vostro cuore alla compassione ed esso fiorirà come un loto ai raggi solari.

Naturalmente, sarete miti e compassionevoli. Solo quando in voi, avranno preso posto sentimenti divini per tutti gli esseri umani e quando, con una certa qual devozione, prenderete parte attiva a tutto ciò che c'è di buono. Purtroppo, a causa dell'influsso negativo di quest'era d'ignoranza e della sorte avversa, quando si parla di cose buone, sante, spirituali, filosofiche, la gente incomincia o ad annoiarsi o a sonnecchiare o a trastullare idee e pensieri malsani, per non dire degli sguardi che corrono qua e là senza posa. Così, sventuratamente, perdono la concentrazione su ciò che si sta dicendo.

3) Mudita vuol dire anche concentrare i propri interessi sulle cose buone, utili agli altri; porre la propria attenzione su tutto quanto di sacro e divino implichi il servizio altruistico.

Guardate un po' come si comporta l'uomo d'oggi. Promette di dare dieci rupie in beneficenza, ma rimanda l'offerta al giorno dopo. Poi, mentre torna a casa per prendere i soldi, viene assalito dal dubbio:“Perché proprio io?”

Il tempo di aprire il portafoglio e… le 10 rupie scendono a 5, poi ad una sola rupia. Una mente cosi labile non avrà mai una vera compassione e gentilezza. Nel fare la carità, ci dev'essere un sentimento di partecipazione alla miseria degli altri, insieme all'intento di lenirla con amore. Se ho promesso 10 rupie e mi accorgo che non bastano, devo dare di più. Soltanto quando i sentimenti dell'amicizia e della compassione si incontreranno nell'attenzione generosa per gli altri, nel cuore umano avranno sede l'amabilità e la misericordia.

4) Giungiamo ora alla quarta qualità, Upeksha, cioè l'indifferenza ai sentimenti di simpatia e antipatia;

qualità questa che presuppone le tre precedenti, e cioè l'amicizia, la compassione e l'attenzione per gli altri. Upeksha significa che i sentimenti di simpatia e di antipatia devono essere trattati con equanime distacco ed è una virtù che va messa in pratica in ogni momento della vita. Solo in quel caso germoglieranno in voi i valori umani, per i quali il requisito fondamentale è la fede in Dio: la “certezza” della Realtà, pur attraverso gli opachi veli che La oscurano (Shraddha). La festa di Onam a Prashanti Nilayam

In tutte le regioni del Kerala oggi si celebra la Festa di Onam ma, in verità, solo qui a Prashanti Nilayam si celebra il vero Onam, perché la maggior parte della gente del Kerala ha ridotto questa celebrazione ad una festa privata di famiglia, limitandosi a confezionare dei dolci. Persino nel Kerala non c'è un posto in cui non ci si imbatta in combriccole del genere, dove due o tre parenti si mettono insieme e fanno festa.

Qui, invece, Onam viene celebrato in una forma estesa alla comunità: l'opportunità è felicissima e solenne, in quanto tutta la gente del Kerala si ritrova insieme per celebrare la festa come in un'unica famiglia. E questo nel Kerala non accade. Questo ” celebrare in comunità“ è il modo migliore per sviluppare la propria amicizia con il Signore e per ottenere la Sua Grazia, festeggiando Onam in modo appropriato. Perciò, considerate la festa di Onam come viene celebrata qui, come un'occasione più unica che rara.

Imprimete nel vostro cuore l'immagine della Divinità nella Sua Forma Collettiva. Usate il Suo Nome come fosse un battello che vi serve per attraversare questo oceano dell'esistenza e per santificare la vostra vita, che benedico, a chiusura di questo discorso.

Swami intona il canto: Bhajana Bina Shuka Shanti Nahi

Prashanti Nilayam, 12 Settembre 1989 Festa di Onam

Versione integrale

da: Mother Sai n. 3/90

discorsi/1989/19890912.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:20 da 127.0.0.1