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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1993:19930421

19930421 - 21 aprile

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Percorrete la via dell'Amore per sperimentare l'Amore di Dio

“La tolleranza è verità, la tolleranza è rettitudine, la tolleranza è insegnamento dei Veda, la tolleranza è non violenza, la tolleranza è sacrificio, la tolleranza concede felicità e beatitudine celestiale. In effetti, essa è tutto in tutti i mondi.”

“L’Âtma è onnipervadente come il fuoco nella legna e l’olio nel seme di sesamo. È la Parola di Sai che rappresenta la Verità.”

Fate il vostro dovere con sentimenti divini

Incarnazioni dell’Amore!
La vita umana è molto nobile ed elevata; è colma del profumo delle virtù. Un paese non è un pezzo di terra; è la gente che lo costituisce e si trasforma se le persone si trasformano. Il progresso della nazione richiede quello delle persone. Il progresso secolare e scientifico non costituisce il progresso reale, né questo dipende da quello economico o dai cambiamenti sociali. Il progresso reale dipende dalla trasformazione della mente dell’uomo.

Brahman permea tutto il cosmo
La parola sanscrita mânishi (uomo) deriva da manas (mente). La mente è un aggregato di pensieri/desideri o sankalpa; tutte le azioni sono i loro riflessi e causano piacere o dolore. Se vediamo che la nazione non va bene, significa soltanto che il suo popolo non va bene; se il popolo diventa buono, anche il Paese lo diventa. Il Paese non è separato dal suo popolo, ma un individuo non rappresenta la società come un albero non può essere considerato una foresta e una casa non costituisce un villaggio; solamente una moltitudine di alberi forma una foresta, un gruppo di case costituisce un villaggio e molte persone sono una società. Sin dai tempi antichi, i bhâratîya hanno chiamato l’universo Brahmânda. Brahma è la Divinità onnipervadente; anda indica una sfera, come una palla di ferro. Se si mette una palla di ferro nel fuoco, il calore non rimane in un punto della palla, ma si spande in tutta la sua massa; in modo simile, Brahman è immanente in tutto il cosmo che è concepito nella forma di un uovo. Questo è il significato di Brahmânda e Brahman è presente all’interno e all’esterno di ogni cosa, dal granello di polvere alla stella gigante. Questa verità può essere compresa solamente da un essere umano che dà un significato speciale alla vita umana. Si dice “nel mondo, l’uomo è legato all’azione”, e “la nascita umana è la più nobile”. La sua validità può essere confermata solamente se l’uomo comprende che “un solo Âtma risiede in tutti gli esseri”. Le cinque facoltà conosciute come udito, tatto, vista, gusto e odorato sono comuni a tutti gli esseri incluso l’uomo. Anche gli involucri concentrici del corpo, conosciuti come annamaya kosha (involucro del cibo), prânamaya kosha (involucro vitale), manomaya kosha (involucro mentale) e anandamaya kosha (involucro della beatitudine) sono comuni a tutti gli esseri, ma l’involucro conosciuto come vijnanamaya kosha (involucro della saggezza) appartiene solamente all’essere umano. Per la presenza di questa buddhi, o intelletto, la vita umana è considerata molto sacra.

La Divinità è presente nell’uomo come Bhûr Bhuvah Svah
Il mantra della Gâyatrî comunica la verità del fatto che i tre mondi, Bhûr (materialità, corpo), Bhûvah (vibrazione, prâna, principio vitale) e Svah (radiazione, conoscenza suprema, Âtma) sono presenti nell’essere umano; quindi Dio è presente in lui in tre forme. Bhûr è la forma materiale, o corpo, che, in sé, è jada o inerte; Bhûvah è la forza vitale, o vibrazione, che fa muovere il corpo e Svah è la radiazione, o potere interiore dell’Âtma, che causa la vibrazione. Quindi la Divinità, nella forma di materializzazione, vibrazione e radiazione, è presente nell’uomo. La vibrazione è causata dall’assunzione di cibo che è quindi considerato come Dio, Annam Brahmâ, ma non può esserci vibrazione senza l’impatto della radiazione dell’Âtma; la radiazione è presente nell’uomo come Consapevolezza o Prajñâna.

Prajñânam Brahma
“Brahman è la Consapevolezza Suprema.”

Nel Vedânta, Brahman è chiamato anche Coscienza; quindi Dio è presente in tutti come Coscienza. La vibrazione e la materializzazione sono le Sue forme derivate che sostengono il corpo. Il corpo umano è fatto di materia, di materializzazione; è simile a una macchina. La macchina, per quanto costosa sia, non può lavorare senza la corrente elettrica. La vibrazione è come l’interruttore principale; il Potere Divino della radiazione è la corrente elettrica che fa muovere la macchina inerte. Un pezzo di ferro è inerte, non ha gambe per muoversi né ali per volare, ma, se gli si avvicina un magnete, si muove in quella direzione. Che cos’è che lo fa muovere? È il potere della radiazione. La radiazione diffonde la vibrazione. Così, le tre forme della Divinità, cioè Bhûr, Bhûvah e Svah, sono presenti nell’essere umano. Il successivo aspetto della Gâyatrî, “Tat Savitur Varenyam”, è un’invocazione diretta alla Divinità radiante. Tat significa “Quello”, la forma effettiva della Verità, Savitur indica la Divinità radiante e Varenyam significa “estremamente fausto e venerabile”. Gli aspiranti manifestano quindi la loro decisione di meditare sulla forma luminosa della Divinità con le parole Bhargo Devasya Dhîmahi. Dhîmahi vuol dire “meditare”.

I Veda promuovono l’unità del genere umano
Il mantra della Gâyatrî si conclude con la preghiera “Dhiyo Yo Nah Prachodayât”, cioè “che la Radiazione Divina guidi i nostri intelletti nella direzione giusta”. Dhî indica l’intelletto. La Divinità viene invocata nel senso di Nah che significa “noi”. Sfortunatamente, oggigiorno, le persone non mostrano questo senso di unità o unicità; questo concetto di collettività è stato comunicato da tutti i Veda, le Shâstra, le epiche e i Purâna che sono ignorati dalla generazione attuale. In nessuno di questi testi di preghiera c’è mai stato un senso di ego. L’egoismo cresce ed è questo che provoca le differenze nella società. Un pesce (fish) è migliore di un egoista (selfish man). Le persone dovrebbero capire che l’individuo non può sopravvivere ignorando la società. In una casa vivevano un gatto, un topo e una gallina. Un giorno il gatto uccise il topo e il proprietario della casa ne fu contento perché la minaccia del topo era stata eliminata. Il giorno dopo, lo stesso gatto uccise la gallina, ma questa volta il proprietario divenne furioso; perché questo atteggiamento diverso? Il padrone della casa provava attaccamento per la gallina e avversione per il topo.  Una volta ci fu un incidente ferroviario. Una persona lo vide in TV e ne fu molto angustiata perché sapeva che un suo parente stretto stava viaggiando su quel treno. In preda al panico, corse sul luogo dell’incidente e fu sollevato dalla preoccupazione nel constatare che il parente era salvo, dopodiché cominciò a raccogliere statistiche sugli incidenti ferroviari. Osservate come la persona, molto angustiata poco prima, si impegnasse ora a raccogliere informazioni sull’incidente. L’individuo si angustia quando i suoi sono coinvolti, ma il suo atteggiamento cambia quando si tratta di altri. Questo evidenzia i sentimenti egoistici dell’essere umano. Chi cammina sul sentiero del Dharma non vedrà differenze di questo tipo. I Veda affermano: “Il Dharma protegge chi protegge il Dharma.”

Il bene e il male dipendono dai sentimenti dell’uomo Tutto dipende dai propri sentimenti. Si dice: “I risultati sono consoni ai sentimenti.” Lo specchio ha la caratteristica di riflettere ciò che gli poniamo di fronte: se vi inchinate in un saluto, anche lo specchio saluta; se fate la faccia cattiva, lo specchio la riflette. In modo simile, la Natura ha la caratteristica di reagire, riflettere e risuonare.  Una volta, un giovane pastore portò una mandria di mucche a pascolare in una regione montuosa. Per passare il tempo, si mise a cantare e sentì il risuonare del suo canto provenire da qualche parte. Il giovane non conosceva l’eco, per cui rimase sconcertato e pensò: “Chi è che imita la mia voce e canta la canzone che sto cantando?” Poi gridò “Chi c’è? Ehi! Chi sei?” E sentì le sue parole venire di nuovo da chissà dove: “Chi c’è? Ehi! Chi sei?” Al che disse: “Dimmi il tuo nome”, e sentì le stesse parole. A questo punto, si arrabbiò e gridò: “Fai silenzio”, ma sentì rispondere di nuovo: “Fai silenzio”, per cui replicò: “Ora ti prendo e ti bastono”, ma le stesse parole gli tornarono indietro di nuovo. Egli cercò la persona che pensava stesse imitando le sue parole, ma non trovò nessuno e, pensando che ci fosse qualcuno di nemico che lo prendesse in giro senza farsi vedere, tornò a casa con la mandria. All’arrivo, disse alla madre: “Madre, c’è qualcuno che si burla di me e mi fa arrabbiare. Mi insulta imitando la mia voce e cantando la canzone che canto io. L’ho cercato ma non ho trovato nessuno.” Il giorno dopo, la madre andò con lui e comprese tutta la situazione. Era una donna saggia e spiegò la realtà a suo figlio dicendo: “Figlio caro! Non c’è nessuno che ti stia insultando o offendendo. Tu odi l’eco della tua voce.” In qualunque modo parliate o vi comportiate, sperimentate lo stesso nella vita; quindi non odiate né danneggiate nessuno. La felicità e il dispiacere, il bene e il male esistono nel mondo: voi stessi siete la causa di ciò che sperimentate. Comprendete questa verità. Le persone dovrebbero acquisire dei pensieri buoni, dire parole buone e fare azioni buone: allora otterranno ogni bene nella vita.

Non vedere il male; vedi ciò che è bene.
Non ascoltare il male; ascolta ciò che è bene.
Non parlare del male; parla del bene.
Non pensare al male; pensa al bene.
Non fare il male; fai il bene.
Questa è la via che porta a Dio.

Voi potete vedere Dio con la Luce dell’Amore
Dio è in tutti: servite tutti. Il modo migliore per amare Dio è amare e servire tutti. Allontanatevi dalle caratteristiche malvagie. Voi dite: “Io voglio la liberazione, voglio Sâkshâtkâra (Visione Divina)”, senza comprendere il loro significato. Che cosa intendete per liberazione? Dite: “Voglio la liberazione” senza saperne il significato. Prima sappiate chiaramente ciò che volete. Che cosa intendete quando dite: “Io voglio Moksha?” Capitelo: che cos’è Moksha? Moha Kshaya è Moksha. Non è qualcosa che trovate in una stanza climatizzata; la liberazione è l’estinzione dell’attaccamento.  Voi dite: “Io voglio la pace”; dov’è la pace? È dentro di voi. Dove la cercate? Da dove la ottenete? In nessun luogo! Per quanto cerchiate il fazzoletto che avete in mano, non lo troverete da nessuna parte; per trovarlo, basta che guardiate la mano. Quindi tutto ciò che desiderate è in voi.  Qualunque cosa facciate vi tornerà come reazione, riflesso e risonanza. Per ristrettezza mentale, voi cominciate a dire: “Dio mi sta mettendo alla prova. Qualcuno mi danneggia. Qualcuno mi punisce.” Dio non punirà mai; voi stessi vi punite. I pensieri e le preoccupazioni vi tornano come riflesso. Che forma ha la preoccupazione? È paura creata dalla mente; l’avete creata voi stessi. Dio non la dà. Egli è Verità Eterna, è l’Incarnazione dell’Amore e, per sperimentare l’Amore di Dio, dovete percorrere la via dell’amore. La luna splende fulgida. Se volete vedere la luna splendente non avete bisogno di una fiaccola, di una lanterna antivento o di una lampada molto potente: la potete vedere nel chiaro di luna stesso; non vi servono altre luci. Per vedere la forma dell’Amore, non vi serve altro che l’Amore; la luce dell’Amore vi permetterà di vedere la forma dell’Amore. Voi potete vedere Dio, che è l’Incarnazione dell’Amore, con la luce dell’Amore. Un diamante si taglia soltanto con un diamante e nient’altro. La caratteristica naturale di tutti è l’amore; esso è comune a tutti, che si tratti di teisti, atei, atei-teisti, di un povero, di un milionario o di un mendicante. Un eremita può rinunciare a tutto, ma non all’Amore. Perché? Perché l’Amore è Dio. Vivete nell’Amore. Le gopî pregavano Krishna:

“O Krishna, suona il tuo dolce flauto e semina i semi dell’Amore nel deserto dei cuori che non amano. Fa’ che la pioggia dell’Amore cada sulla terra e faccia scorrere i fiumi dell’Amore.”

Il nostro corpo è come un flauto con nove fori. Un devoto deve diventare totalmente umile o vuoto in modo da meritare la vicinanza di Krishna. Il Signore trasforma allora il corpo in uno strumento sacro colmandolo con il Suo respiro d’Amore. Una gopî cercò di sapere chiedendo al flauto: “O flauto supremamente benedetto! Puoi dirmi il segreto della tua vicinanza a Krishna? Egli non si separa mai da te, ti tiene vicino alle labbra ed emette il suo alito attraverso di te. Anche se è occupato, ti infila nella cintura. O flauto, ti prego, dimmi il segreto così che io possa emularti per ottenere la vicinanza di Krishna.” Krishna decise di rivelare la verità alle gopî. Un giorno, mentre una di esse si avvicinava, Egli fece finta di dormire. La gopî pregò di nuovo il flauto di rivelarle il suo segreto e il flauto rispose: “O gopî! Io non ho fatto austerità, non conosco i mantra né ho conoscenze speciali; non faccio altro che mantenermi vuoto, e lascio tutto alla Sua Volontà.” La gopî comprese che il piacere dei sensi è il vero ostacolo sulla via che conduce a Krishna.

Acquisite la discriminazione fondamentale
I desideri eccessivi o illeciti non vanno bene.

“Meno bagaglio e più comodità rendono il viaggio piacevole.”

Qual è il bagaglio? I desideri. Liberarsi dei gravami terreni è vairâgya (rinuncia). Portare una banconota da cento rupie è più facile che portare lo stesso valore nella forma di diecimila monete da un paisa. La qualità è più importante della quantità e Swami vuole la qualità. Una tazza di latte di mucca è preferibile a un barile di latte d’asina. Che cos’è l’immoralità?

“La rimozione dell’immoralità è l’unica via all’immortalità.”

Fate sempre il vostro dovere con sentimenti divini senza dare spazio alle distrazioni. Dio è uno; Gesù, Allah, Râma, Krishna, Zoroastro e Buddha sono i Suoi differenti Nomi, ma Dio è uno. Non si deve odiare o criticare alcuna religione.

“Aiuta sempre, non ferire mai.”

Se si matura questo modo di pensare, non c’è bisogno di cercare Dio. Questo è conosciuto come discriminazione fondamentale. La discriminazione individuale cerca di coprire i propri errori e di evidenziare quelli degli altri. Un ladro commette un furto e non si vergogna di rubare: pensa di fare la cosa giusta perché è povero, ma, se acquisisce un’apertura mentale maggiore, cambia atteggiamento. Egli provoca una sofferenza notevole a colui cui sottrae la borsa come se questi provasse l’angoscia della povertà.  Quando Râvana rapì Sîtâ e la imprigionò, sua moglie, che era una donna casta, lo consigliò di riconsegnarla a Râma dicendo: “Tu hai rapito la moglie di qualcuno: come ti sentiresti se rapissero me che sono la tua obbediente consorte?” Anche il primo ministro condivise il consiglio. Rispettate e ricevete rispetto, date amore e ricevete amore.

“Non si possono sempre fare delle gentilezze, ma si può sempre parlare gentilmente. ”

Questo, però, non è possibile a tutti. Alcuni hanno troppa rabbia e parlano sempre aspramente; tali persone vanno corrette con parole forti. Un panetto di burro si può tagliare facilmente con un dito, ma non si può tagliare il ferro nello stesso modo; per farlo occorre uno strumento adatto. Quindi noi dobbiamo agire in modo appropriato al tempo e alle circostanze.  Certe persone sono aspre per natura; non lasciano l’ira neppure quando siedono per cantare i bhajan. Battono le mani e dicono “pace, pace” mentre hanno pensieri rabbiosi nei confronti di qualcuno. A che serve cantare “pace, pace” con rabbia? Come possono ottenere la pace? Quel battito di mani può servire a uccidere le zanzare, non ad altro. L’uomo cerca di andare sulla luna anche se nutre odio verso gli altri; questo tipo di tentativo non può mai portare pace al mondo. L’uomo deve prima avere la pace nella mente e soltanto allora ci sarà pace nel mondo. Come può esserci pace se le persone urlano “pace, pace” con una bomba atomica in mano? La pace può prevalere solamente se c’è trasformazione mentale negli esseri umani. Se avete purezza, pazienza e perseveranza, potete ottenere qualunque cosa. Cantate il Nome di Dio con la pace nel cuore.

Kodaikanal, 21 aprile 1993,
Sai Shruti

(Da “Sanâtana Sârathi”, settembre 2017)

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