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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1993:19930422

19930422 - 22 aprile

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Fate tutte le azioni con sentimenti Divini

“Quando l’essere umano emerge dal grembo della madre non trova alcuna ghirlanda intorno al proprio collo, non ci sono gioielli di perle né ornamenti d’oro scintillanti, né collane tempestate di pietre preziose come smeraldi e diamanti, ma intorno al collo qualcosa c’è: Brahma unisce con un filo le conseguenze della sue azioni passate in una pesante ghirlanda e gliela mette al collo alla nascita.”

Le azioni sacre producono risultati sacri

Incarnazioni dell’Âtma Divino!
Qualunque bene o male l’uomo sperimenti nella vita è conseguenza delle azioni buone o cattive che ha fatto. Egli può vedere le sue azioni, ma può non vedere immediatamente le loro conseguenze. Tra l’azione e la conseguenza può passare del tempo.

Rendete sacro e sublime il presente

Tra l’azione e la conseguenza non c’è comunque alcuna separazione; esse sono intrecciate. Se abbiamo fame, mangiamo per soddisfarla, ma tra l’azione di mangiare e la digestione passa del tempo. Noi mettiamo il cibo in bocca, dopodiché esso va nello stomaco e viene digerito. Il processo della digestione richiede un paio d’ore; solamente dopo, il cibo dà forza e nutrimento. In modo simile, può passare del tempo tra le azioni e le conseguenze. Un seme non diventa albero appena lo mettete nella terra: prima germina, poi diventa un virgulto, quindi, col tempo, si trasforma in un albero. Tutto l’albero è all’interno del seme, ma l’uomo vede solamente questo e non la pianta intera che vi è nascosta; in modo simile, il futuro è contenuto nelle azioni che vengono fatte nel presente. L’uomo vuol conoscere il futuro e lo aspetta, ma non ha bisogno di aspettarlo perché il futuro si trova nel presente. Il presente determina il futuro; quindi egli dovrebbe rendere il presente sacro, sublime e utile.
Uno studente sostiene la prova nella sala degli esami, ma aspetta un mese o due per conoscerne il risultato; di questo non ci sarebbe bisogno perché esso è già palese nel modo in cui egli ha risposto alle domande. In modo simile, chi fa azioni buone non avrà mai risultati cattivi, mentre se fa azioni cattive non può aspettarsi buoni risultati. Si può avere un mango se si è interrato un seme di nîm? Il frutto è come il seme.
Tutti dovrebbero esser pronti a fare buone azioni in modo da ricevere buoni risultati e così vivere una vita sacra. L’uomo non dovrebbe essere attaccato al corpo; che roba è questo corpo? Se lo osservate da vicino, scoprite che è uno scheletro coperto di carne e sporcizia, che emette cattivo odore, non profumo. Se mettiamo del riso nel mulino, otteniamo la farina di riso; se ci mettiamo del grano, ricaviamo farina di grano. La farina corrisponde al materiale che ci mettiamo. Il corpo umano è simile a un mulino, ma, se ci mettete della frutta, produce escrementi maleodoranti. Quindi esso è molto peggiore di una macchina inerte: se mangiate un sottaceto al mattino, esso, la sera, sarà digerito e trasformato in escremento. Lo stesso sottaceto rimane buono per un anno se lo mettete in un barattolo; il corpo è quindi peggiore persino di un barattolo.

L’Âtma residente dà valore al corpo

Questo corpo però contiene la sacra gemma della Divinità come un gioiello prezioso è conservato in una cassa di ferro di poco valore. L’essere umano dovrebbe sapere che Dio è presente nel corpo come Âtma. La cassaforte non ha valore, ma i gioielli che vi sono conservati ne hanno molto; il corpo è come una cassaforte senza valore in cui Dio ha posto i preziosi gioielli delle buone qualità. Voi comprate la cassaforte per tenerci i gioielli preziosi; se non ne avete, essa non vi serve. In modo simile, noi dobbiamo aver cura di questo corpo senza valore per le importanti qualità che contiene; il corpo senza valore contiene il prezioso Âtma. Noi dobbiamo proteggere il corpo per il bene dell’Âtma che vi è presente. Il corpo è il tempio di Dio; questo è ciò che dicono le Scritture: “Il corpo è un tempio e l’abitante è Dio.” Noi ci entusiasmiamo nel guardare il tempio, ma non tentiamo di vederci Dio. Voi potete costruire un tempio di marmo grande e bellissimo, ma ci andrete se non c’è l’immagine della divinità? Il tempio non è importante; lo è l’immagine di Dio. In modo simile, il corpo non è importante; ciò che importa è l’Âtma che vi risiede. Senza l’Âtma, nessuno terrebbe il corpo in casa neppure per un momento perché esso sarebbe un cadavere. Fin quando il corpo è un tempio?  Finché Dio vi è presente nella forma dell’Âtma. Esso è chiamato shivam (propizio) quando c’è l’Âtma; diventa shavam (cadavere) quando l’Âtma lo lascia.
Finché nel corpo c’è vita lo si chiama shivam; quando la vita se ne va, è chiamato shavam. Nessun deterioramento lo minaccia finché in esso c’è l’alito vitale; può essere mantenuto fino a ottanta o novant’anni. Quando l’alito vitale se ne va, esso comincia a deteriorarsi e un’ora dopo inizia a emettere cattivo odore. Nessuno tiene un corpo morto in casa, neppure coloro che gli hanno dato la vita. La moglie, che passava le ventiquattro ore del giorno godendo della compagnia del marito, si spaventerebbe a vederne il corpo morto. Perché ne ha così paura? Ha paura perché in esso non c’è shivam. Finché c’è shivam, essa lo protegge ed è molto contenta di vederlo, ma, quando la vita se ne è andata, ella non vuole neppure guardarlo. Che relazione è questa? Che cos’è l’amore vero? Chi sono i parenti veri? Riflettete per un po’ per comprenderlo.

Dio è più vicino dei parenti

Un figlio di vent’anni ama molto la madre; ella gli è molto cara. Dopo un po’ di tempo, la madre muore ed egli siede vicino al suo corpo e si lamenta: “Madre, io mi sono affidato a te per tanto tempo. Tu mi hai protetto e allevato. Chi si prenderà cura di me ora? Madre, perché mi hai lasciato?” Chi è che se ne è andato? Se il corpo è la madre, il corpo è lì; chi dice che è andato via? Chi è andato via in realtà? Soltanto Jîva, l’anima individuale. Il figlio ama la madre perché Jîva è presente in lei; dal momento che il Sé individuale è perduto, lo stesso figlio crema il corpo della madre senza alcuna pietà. Chi è la vera madre? Chi è andato via? Solamente Jîva. Allora chi è la madre? Jîva è la madre. Se non c’è Jîva, nessuno rispetta il corpo. Quindi chi è la madre vera? È Dio! Dio è la madre, Dio è il padre.

“Dio ti è più vicino di tua madre. Dio ti è più vicino di tuo padre.
Dimenticare Dio è un grave peccato. La parola Sai è la parola di Verità.”

Potete avere una vicinanza stretta con vostra madre; ella può essere vicina al corpo, mentre Dio è dentro il corpo. Quindi Egli è più vicino persino di vostra madre. Non dovete mai dimenticare Dio che vi è più vicino del più vicino. Dio è responsabile di tutta la creazione, Dio è l’ideale della vita. È il vostro respiro effettivo e voi dovete ricordarLo sempre, adorarLo e seguirLo in qualunque momento.
Il corpo è solo uno strumento che deve essere usato al meglio; se uno strumento è in condizioni buone, potete usarlo per qualunque lavoro. Se volete scavare un pozzo, la trivella che portate deve essere affilata; in caso contrario, non potrete mai scavare la buca a dispetto di tutta la forza delle mani. Quando la vostra forza si unisce a quella dello strumento, potete scavare bene; quando lo sforzo umano si unisce alla grazia di Dio, si può compiere qualunque lavoro.

Fate tutte le azioni per far piacere a Dio

“Nel mondo, l’uomo è legato all’azione.”

L’essere umano è legato all’azione, è sostenuto dall’azione, e può ottenere qualunque cosa per mezzo di essa. Il suo raggiungimento dipende dalla capacità di compiere azioni e queste possono essere compiute tutte con il Potere Divino. L’uomo otterrà risultati uguali e appropriati alle azioni che compie: non può evitare le conseguenze delle sue azioni.
Egli può lasciare il mondo da un momento all’altro, ma le conseguenze delle sue azioni non lo lasceranno; saranno con lui, per cui noi dobbiamo compiere azioni buone, concepire pensieri buoni e frequentare buone compagnie. Solamente così otterremo buone ricompense. L’albero è come il seme, il frutto è come l’albero. Dovete impegnarvi in buone azioni fin dagli anni giovanili. Che cosa sono le buone azioni? Le azioni che piacciono a Dio sono buone. Se fate azioni che piacciono a Dio, avrete la ricompensa che vi piace. Se, al contrario, non fate azioni gradevoli, non avrete mai ritorni piacevoli. Ecco perché vien detto: “Fai tutte le azioni per compiacere Dio.” Se offrite tutte le azioni a Dio, il cuore diventa sacro e con un cuore sacro si può vivere pacificamente. Per mantenere il cuore sacro bisogna avere una forte determinazione e questa necessita di tre “P”: Purezza, Pazienza e Perseveranza. Dobbiamo osservare sempre la Purezza, la Pazienza e la Perseveranza; la loro pratica rende sacra la vita.

Incarnazioni dell’Ātma Divino!
Tutte le nostre azioni dovrebbero essere sacre e nobili; quelle non sacre danno risultati non sacri. Non abbiate fretta: “Parti presto, guida piano e arriva sano.” Esaminate con tranquillità e fate tutto senza fretta; le persone vanno incontro a molti problemi per colpa della fretta. Quindi non abbiate fretta; non è bene. La fretta porta allo spreco, lo spreco causa preoccupazione. Perciò, non abbiate mai fretta; controllatela.

“Qualunque lavoro facciate, è meglio che soppesiate i pro e i contro prima di cominciare.
Non abbiate fretta perché la fretta porta soltanto preoccupazione.”

Non abbiate mai fretta. Se siete affrettati, anche l’amrita diventa veleno. Cominciate ogni cosa con sentimenti pacifici, analizzate se sia buona o cattiva, giusta o errata. Esercitate la discriminazione. Tutte le azioni fatte con sentimenti divini danno buoni risultati, ma oggi l’uomo non ha considerazione per i sentimenti divini, persegue scopi meschini e rovina la sua preziosa vita. Quando agiamo pacificamente con sentimenti divini, la vita si riempie di pace e letizia. Considerate ogni azione sacra e preziosa. Prima di compierne una qualunque, indagate profondamente e fate del Nome di Dio la base di tutte le vostre azioni. Il Nome di Dio fa diventare sacre anche le azioni che non lo sono.

Kodaikanal, 22 aprile 1993
Sai Shruti 
 Da “Sanātana Sārathi”, gennaio 2017

discorsi/1993/19930422.txt · Ultima modifica: 2017/02/07 17:55 da sathyamax