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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1996:19960818

19930818 - 18 agosto

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Fate nascere in voi l'Amore per Dio

“La tolleranza è la vera bellezza in questa sacra terra di Bhârat. Di tutti i rituali, l’aderenza alla verità è l’austerità più grande. In questo Paese, il sentimento più dolce è quello dell’amore verso la madre, e il carattere è considerato molto più prezioso della vita stessa. Le persone hanno dimenticato i princìpi fondamentali di questa grande cultura e imitano la cultura occidentale. Ahimè! I Bhâratîya non sono consapevoli della grandezza della loro eredità culturale come il possente elefante non lo è della sua forza.”

“L’onore di una nazione dipende dalla moralità delle persone; la sua mancanza sarà causa di una cattiva reputazione per la nazione. La vera razza umana è quella che sostiene la moralità. Ascoltate questa verità, o valorosi figli di Bhârat!”

L’istruzione è inutile se manca il carattere

Il potere dell’intelligenza cresce nell’uomo con incredibile velocità; in effetti, alla sua intelligenza non ci sono limiti, ma, sfortunatamente, non c’è neppure un briciolo di sviluppo delle sue virtù. Grazie al progresso della scienza e della tecnologia e con il potere della sua intelligenza, l’uomo ha imparato a volare nel cielo come un uccello e a immergersi nell’acqua come un pesce, ma non ha imparato a vivere sulla terra come un essere umano.

Vedete l’unità nella diversità

Quale grande conquista è per l’uomo volare come un uccello? Più importante sarebbe imparare a vivere sulla terra come un essere umano perché la terra è il suo ambiente. Pensare di aver fatto grandi progressi solamente per avere imparato a volare nel cielo è un concetto errato; è solo un’illusione. In realtà, l’intelligenza dell’uomo è così snaturata oggigiorno che egli crea diversità dove c’è unità. Inoltre, il numero delle persone cosiddette intelligenti è in aumento. Oggi, l’uomo ha dimenticato le virtù che possono aiutarlo a vedere l’unità nella diversità, il che è suo dovere primario. Vedere la diversità nell’unità è segno di mentalità meschina. Tagliare una stoffa in molti pezzi è molto facile, ma cucire tutti i pezzi in un drappo unico è difficile. Soddisfazione, felicità e comodità vere nella vita si trovano solamente nell’unità. L’uomo dovrebbe comprendere la relazione tra l’unità e la diversità. Per avere una camicia su misura, voi prendete due metri di stoffa e andate dal sarto che la taglierà in un certo numero di pezzi; se non la tagliasse, la camicia non si potrebbe confezionare. Egli deve tagliare i polsini, le tasche, il colletto ecc., e poi metterli insieme. Con che cosa taglia i pezzi di stoffa? Con un paio di forbici. Che cosa lo aiuta a unire i pezzi e fare la camicia? L’ago. Oggi l’uomo si comporta come le forbici che dividono e non come l’ago che unisce; pensa di essere molto intelligente perché può dividere, ma questa non è intelligenza vera. Egli ha dimenticato che cosa sia la vera intelligenza e insiste nell’astuzia e nello sprecare la vita.

La vita umana ha lo scopo di raggiungere la libertà dalla nascita e dalla morte La vita è una mescolanza di felicità e afflizione. Felicità e afflizione, profitto e perdita, bene e male, luce e oscurità sono, in effetti, il riflesso l’uno dell’altro. Come afferma la Gîtâ: “Si dovrebbe rimanere equanimi nella contentezza e nella sofferenza, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta.” Qual è lo scopo della vita? A che serve questa vita? Essa comincia con la nascita e finisce con la morte e l’uomo è incatenato a questo ciclo infinito di nascite e morti; quindi, è da questo che egli dovrebbe pregare Dio di liberarlo:

“O Signore! Io sono legato a questo ciclo di nascita e morte e sperimento continuamente l’angoscia di stare nel ventre materno.
Attraversare questo oceano della vita nel mondo è davvero difficile.
Ti prego, portami al di là di questo oceano e concedimi la liberazione.”

Ogni essere umano che nasce deve morire un giorno o l’altro. Come si dovrebbe condurre la vita? Qual è la meta della vita? Qual è lo scopo della vita? La nascita umana è considerata molto sacra.

“La nascita umana è la più rara tra quelle di tutti gli esseri viventi.”

Perché essa è ritenuta così rara? Essa è rara perché l’uomo, nascendo tale, può manifestare grandi ideali, quindi non dovrebbe sprecarla correndo dietro ai piaceri materiali. Nel suo discorso, il vicerettore ha detto che i figli celebrano shrâddha, l’anniversario della morte dei loro genitori, ogni anno in un giorno preciso, e manifestano loro la propria gratitudine. In telugu, questa cerimonia è chiamata “tat dinamu” (quel giorno). Si dovrebbe pensare ai genitori almeno nel giorno della loro morte e offrire loro qualche lacrima di gratitudine; questa è la vera tarpanam (offerta di acqua agli antenati). Dimostrare di essere grati ai genitori è il vostro primo dovere. Perché? Il vostro sangue, il cibo, la testa e il denaro sono doni dei genitori; quindi è vostro dovere mostrare loro gratitudine ricordando l’amore che hanno avuto per voi e i sacrifici che hanno fatto per crescervi. Se fate cerimonie sacre di questo tipo in memoria dei genitori, anche i vostri figli vi rispetteranno e vi ricorderanno; voi riceverete la reazione, la risonanza e il riflesso di qualunque cosa facciate nella vita. I figli vi ameranno se amate i vostri genitori e vi tradiranno se li tradite. Nessuno può evitare le conseguenze delle sue azioni in questo mondo; quindi voi dovreste conservare il senso di gratitudine nel cuore e trasmettere un ideale nobile.

Fate buon uso dell’intelligenza

Oggi, gli studenti cercano di sviluppare l’intelligenza, ma non le buone qualità; sono degli eroi nei risultati scolastici, ma degli zeri nelle virtù. Essi ottengono cento su cento negli studi, ma, se misurate le loro virtù, non ottengono neppure uno su cento. Il carattere costituisce i tre quarti della vita. L’istruzione senza carattere è inutile; quindi fate tutti gli sforzi possibili per sviluppare il carattere. Voi potete essere dotati di potere, ricchezza, intelligenza e forza fisica, ma tutti questi poteri si dimostreranno inutili se vi mancherà il potere della grazia divina. Tutti voi sapete ciò che accadde a Karna nella guerra del Mahâbhârata.

“Si può avere ardimento fisico e potere intellettivo,
ma si cadrà nell’afflizione se si manca della grazia divina.
Karna fu un grande guerriero, ma il suo fato quale fu?
Non dimenticate mai questa verità.”

Una volta un re fu impressionato dalla storia del Mahâbhârata e dal modo in cui i Pândava, pieni di virtù, sconfissero i malvagi Kaurava. Egli volle che anche la sua storia fosse scritta a modello di quell’epica, rappresentandolo come l’eroe del racconto. Per questo, organizzò un incontro di studiosi e poeti della sua corte e disse: “O grandi studiosi, vi darò un compenso magnifico se scriverete la mia storia sul modello del Mahâbhârata. Potete paragonare me con il fratello maggiore dei Pândava che era virtuoso e incarnava la verità.” Allora, uno degli studiosi domandò: “O re, chi dobbiamo rappresentare come tuoi fratelli minori?” Il re rifletté un attimo, poi disse: “Ci sono quattro ministri che mi sono cari; potete considerare loro come miei fratelli.” “O re, chi sono, allora, i Kaurava?” “Tutti i miei nemici sono come i Kaurava; ce ne sono centinaia”, rispose il re. Un intelligente poeta che ascoltava la conversazione si alzò e chiese: “O re, i Pândava erano cinque fratelli e tu scegli quattro fratelli tra i tuoi ministri. Chiunque sia dotato di forza fisica, lo considereremo come Bhîma; chi ha un intelletto acuto sarà considerato come Arjuna. Coerentemente, sceglieremo anche Nakula e Sahadeva. C’è, però, un altro aspetto che devi considerare: se tu sei rappresentato come Yudhishthira e tua moglie come Draupadî, ella deve essere rappresentata anche come moglie dei tuoi quattro ministri, perché Draupadî era la moglie dei cinque Pândava. Ora devi decidere il nome della persona che sarà descritta come Draupadî ed ella non sarà solamente tua moglie, ma anche quella dei tuoi quattro ministri!” Udendo questo, il re abbandonò immediatamente l’idea di far scrivere la sua storia in modo simile al Mahâbhârata. La morale della storia è che si dovrebbe comprendere la fonte di vita dietro quelle storie quando si leggono epiche come il Mahâbhârata. Tutti i personaggi e tutti gli aspetti di questa grande epica hanno una fonte di vita particolare; solamente quando la riconoscerete sarete in grado di comprendere il loro significato e il loro messaggio. Chi non comprende la fonte di vita subirà lo stesso imbarazzo del re. Oggi, la gente ha snaturato l’intelligenza; a che serve l’intelligenza se non la si usa nel modo giusto? Se essa è associata alle qualità buone, potete ottenere qualunque cosa nella vita.

“Si può acquisire una qualifica accademica importante come un M.A. o un B.A. e occupare una posizione prestigiosa,
si può ammassare ricchezza, compiere atti caritatevoli e ottenere notorietà e fama,
si può avere forza fisica e godere di una vita lunga ed esente da malanni,
si può essere dei grandi eruditi studiando e predicando i Veda,
ma nessuno può eguagliare un vero devoto del Signore.”

Studenti!
Essendo nati in questa terra sacra, dovreste sforzarvi di sviluppare le virtù assieme all’intelligenza; mentre questa vi aiuterà ad assolvere certi compiti, le vostre virtù vi porteranno un buon nome. Ci sono solamente due cose vere ed eterne nella vita; che cosa sono? Sono la rettitudine e il buon nome.

“La vita nel mondo è temporanea, così come lo sono la gioventù e la ricchezza;
anche la moglie e i figli sono temporanei.
Solamente la rettitudine e il buon nome sono permanenti.”

Non fate cattivo uso del tempo

Questo mondo è transitorio e ogni cosa è temporanea come nuvole passeggere. Quando qualcuno nasce, lo chiamate bambino, dopo dieci anni è chiamato ragazzo; a trent’anni, si definisce uomo e, all’età di settantacinque anni, lo chiamiamo nonno. Nonostante sia chiamato bambino, ragazzo, uomo e nonno ai diversi stadi della vita, l’individuo è lo stesso. Il tempo è il potere più importante e prezioso che Dio ha dato all’uomo; il tempo è molto, molto importante.

“Non sprecate tempo: lo spreco di tempo è spreco di vita. Il tempo è Dio.”

Noi offriamo i nostri riverenti omaggi al tempo recitando:

“Ci inchiniamo rendendo omaggio al tempo,
all’Uno che è oltre il tempo, l’Uno che ha conquistato il tempo,
l’Uno che trascende il tempo, l’Uno che è l’incarnazione del tempo
e all’Uno che determina il tempo.”

Tutto è regolato dal tempo che è anche responsabile della nascita e della morte; quando qualcuno muore, la gente dice che il suo tempo è finito. Il tempo è responsabile anche della maturazione dei frutti. Esso è importantissimo ed è la base di tutto.

Studenti!
Le persone indulgono in pettegolezzi vani, parlano male degli altri e sprecano il loro tempo.

“Mettere gli altri in ridicolo è un grave peccato, e non potrete mai evitarne le conseguenze.
In effetti, gli altri non sono altri; sono in verità incarnazioni di Dio.
Ascoltate questo, o valorosi figli di Bhârat!”

Quando ridicolizzate gli altri, in verità mettete in ridicolo Dio Stesso. Perciò non ridicolizzate né criticate nessuno. Voi sprecate un mucchio di tempo nel criticare gli altri; non avete altro da fare? Se non avete nient’altro da fare, è meglio che andiate a dormire. Perché sprecare il tempo in chiacchiere malevole? Chi spreca il tempo è un grande peccatore.

Bhârat è la terra dell’abbondanza

In questa sacra terra di Bhârat, non c’è penuria di alcunché. Bhârat è considerata annapûrnâ (la terra della generosità). In questa terra non manca il terreno fertile o i fiumi perenni; tutti i tipi di messi possono essere coltivate qui. Le risorse disponibili in Bhârat non lo sono in alcun altro luogo. Se i Bhâratîya lavoreranno sodo, Bhârat può diventare realmente la terra della generosità. Bhârat è costretta a prendere prestiti dalle altre nazioni perché le persone non sono disposte a lavorare duramente. Perché dovremmo prendere dei prestiti? Noi abbiamo tutto in abbondanza; la sola cosa che serve è fare un uso corretto delle risorse. Santificate il tempo lavorando con impegno; tutti possono avere il necessario se lavorano sodo. Non è forse possibile riempirsi la pancia se si lavora con le due mani? Nonostante Dio vi abbia dato due mani, voi non riuscite a procurarvi ciò che necessita a causa della vostra indolenza. Lavorate sodo, fate il vostro dovere onestamente e avrete sia la salute sia la gioia. Oggigiorno le persone sono pronte a mangiare, ma non a lavorare e, per di più, indulgono in discorsi vani. Coloro che si perdono in chiacchiere inutili hanno la testa piena di fango. Se la testa è piena di fango, a che serve tutta la conoscenza che c’è nei libri? Voi potete riempirvi la testa della conoscenza che c’è nei libri, ma non fate un libro anche di essa. Solamente coloro che mancano totalmente di conoscenza indulgono nelle discussioni; essi sono veramente dei grandi sciocchi. Non perdetevi mai in argomentazioni vane; come potete discutere di qualcosa che non conoscete? Voi cominciate a immaginare che cosa ci sia dietro la luna, ma non l’avete mai visto: come potete quindi discuterne? Come potete decidere che cosa vi sia? Se qualcuno vi chiede che cosa ci sia sotto i vostri piedi, voi dite che c’è la terra perché ne avete conoscenza diretta. Che cosa ottenete, però, discutendo di qualcosa che non conoscete? Sprecherete solamente tempo, energia, memoria e, inoltre, invecchierete prematuramente. Tra i Miei pensieri, parole e azioni c’è armonia perfetta, la Mia memoria è perfetta e non ho debolezze di alcun tipo. Come appaiono i giovani moderni di diciassette, diciotto o vent’anni? Hanno una faccia lunga con le guance incavate. Gli studenti dovrebbero essere sempre contenti, allegri e attivi, e anche accorti. Fate qualunque lavoro con l’attenzione dovuta; solamente così potrete avere pace e contentezza, e anche la nazione sarà prospera e sicura.

Studenti!
A causa della mancanza di persone che lavorino con impegno, noi siamo costretti oggi a dipendere dall’aiuto di altre nazioni. Se guardate indietro e fate un’analisi, vi rendete conto che gli Inglesi sottomisero questa nazione; come poté una nazione piccola come l’Inghilterra vincerne una grande come Bhârat con un’enorme popolazione? La ragione è che i Bhâratîya tradirono il loro Paese per egoismo e avidità di denaro. Erano indolenti e impreparati a fare qualunque lavoro duro; per questo gli Inglesi poterono fare di tutta l’India un sol boccone. Gli Indiani sono come il possente elefante che non conosce la sua forza: con una frustata della coda, può scaraventare lontano il mahout. Questi controlla un simile animale così forte per mezzo di un piccolo pungolo di ferro perché l’elefante non è consapevole della sua forza. Tutti gli individui, tutti gli studenti sono dotati d’immenso potere e grande energia, e possono portare a termine qualunque compito per quanto grande sia; in effetti non c’è niente al mondo che non possano ottenere se si impegnano con determinazione, ma le persone non si sforzano di manifestare il loro potere innato. Una formichina può camminare per miglia se vi si impegna, mentre neppure un’aquila può muoversi di un centimetro se non fa uno sforzo. Tyâgarâja cantava:

“O Râma! Nella Tua forma d’Amore pura e immacolata,
Tu pervadi tutti gli esseri dalla formica a Brahmâ, come anche Shiva e Keshava.
Ti prego, sii anche il mio protettore.”

Chi ha il principio vitale è Shiva, chi non lo ha è shava (cadavere). Quindi l’uomo è veramente l’incarnazione di Shiva. Egli fa ogni cosa, come camminare, parlare, leggere, scrivere ecc., solamente per mezzo del suo innato potere divino. Una volta, Tyâgarâja era sgomento dovendo affrontare una grande prova: il fratello maggiore aveva gettato nel fiume Kâverî la statua di Râma che egli usava adorare. Tyâgarâja si lamentò: “O Râma! Perché mi dai una prova così dura? Non ho forse io devozione o non hai Tu il potere di proteggermi? Se hai davvero questo potere, perché devo subire tutta questa sofferenza? Io ho devozione perché non passa momento senza che io pensi a Te o Ti preghi; quindi in me la devozione c’è, ma non c’è il potere in Te.” In questo modo, egli divenne orgoglioso della sua devozione, facendo come il ballerino che imputa al percussionista le proprie incapacità. Più tardi, Tyâgarâja si pentì di questo errore e disse a se stesso: “Vergogna! La mia devozione non è autentica; il Signore Râma è certamente onnipotente.” Dopodiché cantò:

“Fu solo per il potere di Râma che una semplice scimmia riuscì ad attraversare il possente oceano,
Lakshmî Devi, la Dea della ricchezza, diventare la Sua consorte, Lakshmana adorarLo
e l’intelligente Bharata offrirGli i suoi ossequiosi tributi?
Tutto questo poté accadere grazie al solo potere di Râma?
Evidentemente il potere di Râma è al di là di ogni descrizione.”

Tyâgarâja disse: “O Rama! Descrivere il Tuo potere è impossibile. Ma non poté una scimmia attraversare l’oceano semplicemente grazie al Tuo potere? Tutti adorano la Dea della ricchezza Lakshmî, e non c’è nessuno che non la adori. Anche un pazzo stende la mano per aver denaro. Ti avrebbe adorato una Lakshmî così potente se in Te non ci fosse stato potere? Noi non possiamo sapere quanto grande sia il Tuo potere. Il recipiente del mio cuore è molto piccolo, per cui posso ricevere solamente una minuscola quantità della Tua grazia. Non è colpa Tua; la colpa è mia perché il mio recipiente è piccolo. Se potessi espandere il mio contenitore, potrei riempirlo con il Tuo Amore e con la Tua Grazia quanto voglio.”
Dio è l’Incarnazione dell’Amore: vivete nell’amore. Dovete espandere il recipiente del cuore per poterlo riempire dell’Amore e della Grazia di Dio. Incolpare Dio del fatto di non esser in grado di ricevere la Sua grazia illimitata è un errore madornale.

Gli studenti dovrebbero sviluppare i valori morali

Il nostro sistema educativo è così difettoso che non promuove i valori morali, etici e spirituali negli studenti. Una volta c’era uno studioso che officiava meticolosamente il Sandhyâ Vandanam (l’adorazione cerimoniale di Dio), recitava il mantra della Gâyatrî e conduceva la sua vita in modo sacro. Egli aveva un figlio che frequentava cattive compagnie.

“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.”

Un giorno, egli andò dal padre e disse: “Voglio andare in America come fanno tutti i miei amici.” Il genitore, allora, lo avvertì: “Mio caro, in America non è possibile seguire le nostre sacre tradizioni. Là non potrai recitare il mantra della Gâyatrî od officiare il Sandhyâ Vandanam. Anche se tentassi, la gente si prenderebbe gioco di te dicendo ‘c’è un indiano pazzo’, per cui non ti consiglio di andare là.” Il figlio però era molto deciso e insistette per andare. Egli era figlio unico. L’uomo è intrappolato nella triplice trappola del desiderio di denaro, della moglie e della progenie. Il padre, non volendo dispiacere suo figlio, acconsentì e il ragazzo andò a Delhi ove ottenne il passaporto e il visto. Il giorno dopo doveva prendere il volo per l’America. Al momento della partenza, il padre gli disse: “Figliolo, dovunque tu vada, non dimenticare mai la deità della famiglia, Madre Kâlî, in alcuna situazione. Medita sempre su di Lei, fai ogni giorno il Sandhyâ Vandanam la mattina e la sera e recita la Gâyatrî regolarmente.” Il figlio assentì immediatamente a tutto ciò che il padre diceva e gli dette la sua parola. Sebbene promettesse a suo padre di seguire le sue istruzioni, il ragazzo non ne era in realtà convinto e il suo principale interesse era di arrivare in America. Egli aveva fretta di raggiungerla in ogni modo perché considerava l’America un paradiso in terra. In realtà non è così: là, la vita è artificiale. Al contrario, quanto è sacra e benedetta la terra d’India! Essa è la terra del merito, del sacrificio e dell’azione. Cinque anni dopo essere arrivato sul suolo americano, il figlio aveva dimenticato persino la sua lingua: parlando con la madre al telefono, era incapace di conversare in telugu ed ella non riusciva a capire che cosa il giovane stesse dicendo. Essendo una donna di abitudini tradizionali, ella non conosceva i modi di fare moderni, per cui passò la cornetta al marito. Il figlio parlò in inglese dicendo: “Padre, devo rimanere qui ancora cinque anni per proseguire gli studi superiori.” Che cosa stava studiando? In effetti, egli non completò il corso per cui era andato là e spendeva tutto il denaro che il genitore gli mandava nel mangiare e andare a zonzo. Come dice il proverbio telugu, “un barbiere senza lavoro cerca di radere la testa del gatto”, e così il figlio passava il tempo senza far niente di utile.
Suo padre pensò: “Questo sciocco non tornerà in India se lo lascio fare quel che vuole”, per cui ideò un piano. Gli inviò un telegramma urgente: “Le condizioni di tua madre sono serie. Vieni subito.” Per paura che il padre non gli mandasse più i soldi, il figlio decise di tornare e i genitori ne furono molto contenti. Nelle lettere che spediva, egli aveva scritto solo bugie sul fatto di non aver dimenticato la Madre Divina e di recitare il mantra della Gâyatrî regolarmente. Il genitore andò a riceverlo all’aeroporto e lo portò direttamente al tempio della Madre Kâlî con l’auto. Dato che aveva chiesto le benedizioni della Madre Divina nel mandarlo in America, egli voleva ricevere le Sue benedizioni prima di riportarlo a casa. Arrivati al tempio, l’uomo chiese al figlio di prostrarsi salutando la Madre Divina ed egli si rivolse all’immagine di Madre Kâlî dicendo: “Come sta, Signora?” Il padre fu sbigottito da quel comportamento e lo rimproverò severamente dicendo: “Vergogna! È questo che hai imparato in America? Tu non sei degno di essere mio figlio: esci immediatamente!” Che arroganza fu quella di rivolgersi alla Madre Divina dicendo: “Come sta, Signora?” È così che si comporta una persona istruita? Questo comportamento si addice forse a un essere umano? No, questo modo di comportarsi è demoniaco. Per quanto colte possano essere, persone del genere non sono degne di esser definite “esseri umani”. Oggi, molti studenti stanno degenerando così; prima di tutto, essi devono sviluppare i valori morali. La vita priva di valori morali non ha alcun senso. Oggi, la mancanza di carattere morale della gente è la causa di tutto questo caos nel Paese. La moralità è sommamente importante. Se acquisirete il principio uno e trino “amore per Dio, timore del peccato e moralità nella società”, diventerete l’incarnazione della Trinità Divina. Per quanto istruiti possiate diventare, non perdete mai la fede in Dio. Chi non ha fede in Dio è veramente un cadavere vivente. Un animale morto ha ancora qualche valore, perché la sua pelle può essere usata, ma il corpo morto di un essere umano non ne ha alcuno, per cui si dovrebbe cercare di guadagnarsi un buon nome da vivi. Quella è la vita ideale ed è possibile se si acquisisce amore per Dio. Se avrete amore per il Signore, avrete tutto nella vita.

(Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan “Prema Mudita Manase Kaho…”).

Prashânti Nilayam, 18 agosto 1996
Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, settembre 2013)

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