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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1996:19960827

19960827 - 27 agosto

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La Divinità dà valore all’intera creazione

“La verità è la madre, la saggezza il padre,
la rettitudine il fratello, la compassione l’amico,
la pace la moglie e la tolleranza il figlio.
Queste sei qualità sono le vere relazioni dell’uomo.”

Focalizzate tutto il vostro amore su Dio

Incarnazioni dell’Amore!
Per l’uomo è naturale avere genitori, fratelli e sorelle, moglie e figli in questo mondo, ma ciò che è importante per lui è avere le relazioni spirituali, sacre, vere ed eterne. Chi è la vostra vera madre? È la madre che vi ha fatto nascere e vi ha allevati? Quella madre può lasciarvi in qualunque momento. Vostra madre effettiva è la Verità.

“La Verità non cambia nei tre periodi di tempo,
cioè nel passato, nel presente e nel futuro.”

“La Saggezza è il vostro vero padre.”

Che cosa s’intende per Saggezza?

“L’esperienza del non dualismo è Saggezza.”

Ciò che è uno senza secondo è la Saggezza vera, è vostro Padre.

“Il Dharma è vostro fratello, la Compassione l’amico, la Pace è la moglie, la Tolleranza il figlio.”

Queste sono le vere relazioni dell’essere umano.

“Far fluire l’Amore Divino verso i vostri simili è il segno della devozione suprema. La vita dell’essere umano sarà santificata quando egli vivrà con la consapevolezza di esser nato per servire la società e non per condurre una vita egoistica; egli troverà compimento quando si dedicherà al servizio degli altri dimenticando se stesso. A che serve essere nati come esseri umani se non si colma il cuore d’Amore immacolato e non si servono i propri simili? Che altro si può comunicare a questa assemblea di anime nobili?”

Liberatevi del non Sé

Incarnazioni dell’Amore!
L’essere umano compie molte pratiche spirituali per avere la visione dell’Âtma, per essere in comunione con l’Âtma e per sperimentare la Beatitudine Atmica. Egli segue le nove vie della devozione, cioè Shravanam (l’ascolto delle storie di Dio), Kîrtanam (il canto delle Sue lodi), Vishusmaranam (la contemplazione del Signore Vishnu), Pâdasevanam (agire offrendo tutto ai Suoi Piedi di Loto), Vandanam (l’atteggiamento di profondo rispetto verso tutte le forme di vita), Arcanam (l’adorazione rituale), Dâsyam (l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio), Sneham (il sentimento d’amicizia con Dio), Âtmanivedanam (l’affidamento totale a Lui), e pensa di poter così ottenere la visione dell’Âtma, ma questo è un grande errore: la Divinità non si può raggiungere semplicemente effettuando delle pratiche spirituali. Esse servono ad aiutarvi nella rinuncia a tutto ciò che non è il Sé. Una volta che vi siate liberati del non Sé, il Sé diverrà manifesto in ogni dove. Il fuoco diventa visibile quando soffiate via la cenere che lo ricopre; non c’è bisogno di fare uno sforzo speciale per vedere il sole: lo si vede quando le nuvole che lo ricoprono se ne vanno. Voi vi illudete di eseguire le pratiche spirituali per avere la visione dell’Âtma. Di fatto, esse non hanno lo scopo di condurvi alla visione dell’Âtma, ma quello di separarvi dal non Sé e unirvi con il Sé. Voi pregate Dio dicendo:

“Tvameva mâtâca pitâ tvameva,
tvameva bandhusca sakha tvameva,
tvameva vidyâ dravinam tvameva,
tvameva sarvam mama devadeva.”

O Signore! Tu solo sei mio padre e mia madre,
l’amico e il parente,
la saggezza e la ricchezza.
Tu sei il mio tutto.

Che cosa fa questa preghiera? Che risultato ne ottenete? Questa preghiera dichiara che voi siete differenti da Dio e avete una relazione secolare con Lui. Questa relazione di tipo terreno è la causa del legame: il padre non può diventare il figlio e il figlio non può diventare il padre. Il padre è il padre e il figlio è il figlio, non possono diventare uno; rivolgersi a Dio come padre o madre è quindi segno di ignoranza.

“Voi siete Me e Io sono voi.”

Questa è la preghiera migliore. Tattvamasi (Quello tu sei) è una delle affermazioni più profonde dei Veda e dichiara la vostra unità con Dio. Se comprendete questo sarete liberi da qualunque relazione che vi leghi. Voi sperimentate, dalla mattina alla sera, relazioni terrene che vi legano; perché dovreste allacciare una relazione di questo tipo anche con Dio? Solamente Dio è presente in tutti.

“Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie che pervadono ogni cosa, Egli permea l’universo intero.”

Se Dio è presente in tutti, come potete dire che Egli è vostro padre e vostra madre? Dovete acquisire lo spirito di unità. “Io sono presente in tutti gli esseri come Âtma”, dice il Signore. Lo stesso Âtma è presente in voi, in Me e in tutti. L’Âtma non ha differenze di casta o religione, non è legato al tempo, allo spazio o alle circostanze.

Tutti i nomi e le forme appartengono a Dio

Dio è uno ed è lo stesso per tutte le nazioni, per tutti i popoli, per tutte le religioni, per tutte le comunità e per tutti i tempi; è per questo che i Veda dichiarano:

“La Verità è una, ma il saggio vi si riferisce con nomi vari.”

Dio è uno, ma voi Lo chiamate con molti nomi; da dove sono scaturite queste differenze? Voi concepite queste differenze e vi ingannate perché vedete delle diversità nella forma; giorno dopo giorno, vi ingannate sempre di più. Fintantoché avete bhrama (l’illusione), non potete avere Brahma (Dio); se vi liberate dell’illusione, diventate Dio voi stessi.

“L’Uno volle diventare i molti.”

Dio è uno e tutti sono uno. Tutti sono presenti in Dio e Dio è presente in tutti; tutte le forme e i nomi sono Suoi. Voi adorate Dio recitando i mantra “Keshavâya Namah, Nârâyanâya Namah, Mâdhavâya Namah, Govindâya Namah, Madhusûdanâya Namah”, ma, recitando questi Nomi diversi, offrite l’adorazione allo stesso idolo.

“Io sono Brahman.”

I devoti dovrebbero maturare una fede così forte. Oggi ci sono tante differenze tra essere umano ed essere umano, ci sono moltissime differenze tra i modi di pensare delle varie persone: come potete sperimentare l’unità? Possono esserci differenze tra una persona e l’altra nella forma, ma dovrebbe esserci unità nel modo in cui esse pensano. Brahman pervade il mondo intero. Gli scienziati dicono che tutto il cosmo è fatto di atomi e molti di essi affermano che è sciocco attribuire una forma a Dio e adorarLo. Dovreste indagare su quale sia la realtà. Tutto il mondo ha una forma e anche ogni atomo che lo costituisce ne ha una.

“Brahman è più sottile del più sottile e più vasto del più vasto.”

L’atomo stesso non è privo di forma, per cui in questo mondo non c’è niente che non abbia forma.

“Tutti i nomi e le forme sono manifestazioni dell’Essere Supremo
che è l’Incarnazione della pace e  della prosperità.
Egli è Esistenza, Conoscenza, Beatitudine Assolute e Non dualità.
Egli è Verità, Bontà, Bellezza.”

È Dio ad assumere tutte le forme. La stessa verità è dichiarata nel Purusha Sûkta:

“L’Essere Cosmico ha migliaia di teste, occhi e piedi.”

Tutte le forme appartengono a Dio e l’uomo riduce se stesso al livello di un animale se non comprende questa verità e non ha armonia tra pensiero, parola e azione. Questa non è umanità.

“Lo studio adatto all’umanità è l’uomo.”

Dovrebbe esserci unità completa tra pensieri, parole e azioni; in questo consiste il vero significato della natura umana.

Dio è presente ovunque

Noi diciamo che tutte le forme appartengono a Dio, ma affermiamo anche che Egli non ha forma.

“Egli è privo di attributi, immacolato, dimora finale,
eterno, puro, illuminato, libero e incarnazione della sacralità.”

Qual è il significato profondo di questo? La diversità ha valore solamente quando è associata con l’unità. Se aggiungete uno 0 all’1, esso diventa 10; se continuate ad aggiungere zeri, il valore diventa 100, 1000, 10.000 ecc. Come fa lo zero ad acquistare valore? Lo fa legandosi all’uno, per cui l’uno è “hero” (eroe) e il mondo è “zero”. Il mondo ha valore solamente grazie a Dio che è l’Hero; è soltanto la Divinità a dare valore a tutto. Senza Dio non può esserci alcun mondo. Egli è la Causa e il mondo è l’effetto; questa creazione non è altro che la manifestazione di causa ed effetto. Com’è che l’essere umano è incapace di comprendere questo Principio Divino avendo ottenuto una nascita umana? C’è Divinità in ogni atomo dell’universo: questa è la verità che dovete comprendere. Come potete comprendere la verità di essere voi stessi Dio se vi identificate sempre con il corpo, la mente e l’intelletto? Il corpo, la mente, l’intelletto ecc. sono semplici strumenti; voi siete il padrone, l’Âtma. L’Âtma è onnipervadente; Brahman e Âtma sono la stessa cosa. Brahman indica il Principio Divino onnipervadente e sempre espansivo. La stessa verità fu proclamata molto tempo fa da Prahlâda quand’era bambino; egli era figlio di Hiranyakashipu e Virocana era suo figlio. L’imperatore Bali, nel cui nome si celebra oggi la festività di Onam, era figlio di Virocana. Bali era l’incarnazione della rettitudine e del sacrificio; egli considerava il benessere dei suoi sudditi come suo stesso benessere. Il ministro che ha parlato poco fa ha detto che il servizio all’essere umano è servizio a Dio; anche l’imperatore Bali seguiva questo nobile principio. Una volta, alcune persone andarono da Buddha e chiesero: “Tu, che hai a lungo compiuto pratiche spirituali, puoi dirci qualcosa su Dio?” Buddha rimase in silenzio, il che significa solamente che non c’è scopo nell’argomentare e replicare su argomenti relativi a Dio. In effetti, che cosa sapete di Dio da affrontare una discussione? Dio è presente nel sì come nel no, è presente nella verità e nella rettitudine come nella menzogna e nella disonestà; come potete discutere di Dio che è presente in tutto? Quindi non imbarcatevi in alcun tipo di discussione su Dio: è puro spreco di tempo e sciocchezza assoluta. Dio è l’Incarnazione della Verità, della Rettitudine e della Non violenza; per questo le Scritture insegnano:

“Di’ la verità, sii retto.”

La Verità, la Rettitudine e la Non violenza sono le vere forme di Dio. Alcune persone andarono da Râmakrishna Paramahamsa e chiesero: “O maestro, tu sei in comunicazione costante con Dio: Lo hai visto?” Ridendo di cuore, egli disse: “Sì, io ho visto Dio. In effetti, sto vedendo voi come la forma effettiva di Dio. Dio è presente proprio qui davanti ai miei occhi nella vostra forma. Tutti sono incarnazioni di Dio, ma il vostro modo di vedere è diverso; voi vi considerate esseri umani, considerate ciò che vedete intorno a voi come il mondo.

“È sciocco chi vede eppure non riconosce la Realtà.”

Ciò che vedete intorno a voi è solamente Dio; come potete negare Dio se Lo vedete sempre e dovunque? Come può la gente non vedere Dio? Gli individui desiderano la vita, la moglie, il marito, il potere, il nome e la fama, ma desiderano veramente Dio? No. Se desidererete Dio quanto le cose materiali, Egli si manifesterà immediatamente davanti ai vostri occhi. Voi avete una devozione parziale per Dio, mentre ne avete una totale per il mondo; per le cose terrene, siete pronti a sacrificare tutto. I Veda dichiarano:

“L’immortalità non si ottiene tramite l’azione, la progenie o la ricchezza: si ottiene solamente con il sacrificio.”

A che cosa dovete rinunciare? Non occorre che rinunciate alla casa e alla vita famigliare; ciò di cui dovete liberarvi è l’illusione.

“La rinuncia non consiste semplicemente nell’abbandonare i propri averi e la famiglia per andare nella foresta: rinunciare significa abbandonare le qualità malvagie. Questa è vera rinuncia e unione con Dio.”

Eliminate dalla mente le qualità malvagie: questo è il vero sacrificio. Quanta gente lo fa? Potete sperimentare la Realtà solamente mettendo in pratica questo principio; se qualcuno vi impedisce il sacrificio, chiunque sia, dovete disconoscerlo. L’imperatore Bali vide entrare Vâmana nello yajñashâlâ (lo spazio in cui si celebra lo Yajña, il sacrificio rituale – N.d.T.)). Egli lo accolse offrendoGli da sedere con rispetto e disse: “Swami, quale tuo desiderio posso soddisfare?” Vâmana rispose: “Non voglio nient’altro che tre passi di terra.” Bali, allora, chiese: “Che cosa significa ciò? Hai bisogno di venire fin qui soltanto per tre passi di terra che chiunque ti avrebbe dato?” Vâmana replicò: “Io voglio tre passi di terra solamente da te.” Il precettore di Bali, Shukrâcârya, che era in piedi dietro di lui, lo avvertì: “O re! Egli non è un uomo comune. Non fare l’errore di esaudire la Sua richiesta.” Bali rispose: “C’è un errore più grande del mancare a una promessa? Io Gli ho già dato la mia parola: posso persino disobbedire al mio guru, ma non posso mancare a una promessa.” Perciò, tenne fede alla promessa fatta a Vâmana. Egli era l’incarnazione della verità; era quello che non si sarebbe mai rimangiato la parola data. Per questo la gente del Kerala conserva la sua memoria nel cuore e celebra la festività di Onam ogni anno. Che cosa dovete adorare? Dovete adorare la Verità. Nient’altro che la Verità ha valore.

“Senza la Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore, il valore di tutta la vostra educazione è zero.
Senza la Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore, il beneficio di tutti i vostri atti di carità e gentilezza è zero.
Senza la Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore, l’utilità di tutte le vostre posizioni di potere è zero.
Senza la Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore, il risultato di tutte le vostre buone azioni è zero.
La Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore sono il fondamento effettivo della vita umana.
Che altro si può comunicare a questa assemblea di anime nobili?”

Dovete riconoscere l’importanza della Verità, della Rettitudine, della Pace e dell’Amore (Satya, Dharma, Shânti e Prema) che sono i veri Valori Umani. La Verità è Dio, la Rettitudine è Dio. Si dice: “Râma è il Dharma personificato.” Il Dharma assunse la forma di Râma. Allora la Pace dov’è? Non è all’esterno; fuori, nel mondo, ci sono solamente “pieces” (pezzi), non “Peace” (pace). La Pace è la perla preziosa e l’ornamento dell’essere umano. Voi siete l’incarnazione della Pace.

Dio solo è il vostro vero amico

“L’Amore è Dio. Vivete nell’Amore.”

Senza amore non c’è vita. L’amore è la principale forza vitale dell’essere umano, ma, sfortunatamente, le persone ne fanno un uso improprio. C’è amore tra moglie e marito, tra madre e figli, con gli amici e i parenti; in questo modo la gente frammenta l’amore. Riunite tutti questi pezzi e dirigete tutto il vostro amore verso Dio. (Swami mostra il Suo fazzoletto - N.d.T.) Potete vedere come sia forte questa stoffa grazie al fatto che tutti i fili sono uniti; se i fili sono separati, potete romperli con le dita. Quindi focalizzate tutto l’amore su Dio.

“Onora la madre, il padre, il precettore e l’ospite come Dio.”

Anche l’amico è Dio. Di fatto Dio solamente è il vostro vero amico. Dei nove gradini della devozione, l’amicizia precede l’abbandono; se stringete amicizia con Dio, avrete ogni cosa. Se volete affidarvi completamente a Dio, dovete prima diventare Suoi amici, il che significa rimettere a Lui le tre qualità di purezza, attività/passione, e inerzia (sattva, rajas e tamas); questa è amicizia. Gli amici terreni considerano la vostra tasca e la posizione di vostro padre. Se c’è denaro nella tasca e vostro padre è importante, avrete centinaia di amici che vi salutano “ciao, ciao”, ma, se la tasca è vuota e il padre è in pensione, tutti vi abbandonano senza nemmeno dire arrivederci. Potete chiamarli amici veri? No, no. Dio è il vostro vero amico. Egli è sempre con voi, in voi, intorno a voi, sotto di voi e non vi abbandonerà mai. Tutti gli amici e parenti vi seguiranno fino al cimitero; solamente il Nome Divino non vi lascerà mai. Dio è il vostro salvatore nei momenti di angoscia e vi segue dovunque andiate; quindi allacciate un’amicizia solamente con Lui. L’imperatore Bali considerava Dio come il suo amico e si affidava completamente a Lui. Molti in questo mondo, come atto di carità, donano terra, oro, cibo, indumenti, denaro e altre proprietà terrene, ma quello dell’imperatore Bali fu un atto di sacrificio supremo: egli offrì se stesso a Dio e questa è la forma più elevata di devozione. Egli non donò semplicemente tre passi di terra; donò se stesso. “Io offro la mia famiglia, la ricchezza e ogni cosa a Te. Io mi affido completamente a Te e offro anche me stesso. Proteggimi. Io Ti offro me stesso; fai qualunque cosa Ti piaccia fare. O Signore! Io offro il mio cuore a Te che me lo hai dato; che altro c’è per me da usare per adorare i Tuoi Piedi? Ti prego di accettarlo con i miei umili omaggi.” Bali disse: “Che altro posso offrirTi? Se penso di offrirTi l’acqua del Gange, comprendo che il Gange è proprio la Tua forma; se penso di adorarTi con dei fiori, capisco che Tu li hai creati; se vado a comprare dei frutti al mercato per offrirTeli, non sono essi una Tua creazione?” Il Vedânta insegna il significato recondito dell’offerta di fiori e frutti al Signore. Una volta, Rukminî pregò:

“Ti si può offrire una foglia, un fiore, un frutto o persino dell’acqua,
ma, se è vero che Tu offri Te Stesso a chi ha devozione,
o Krishna, possa Tu essere bilanciato da questa foglia di tulasî!”

Che cosa significa la foglia? Indica forse una foglia di bilva o di tulasî? No, il vostro corpo è la foglia. Quale fiore dovreste offrire a Dio? È un fiore di gelsomino o uno di calendula? No, no. Voi dovreste offrire il fiore del vostro cuore. Qual è il frutto che Dio gradisce? È la banana, la guava o l’arancia? No, non sono questi che dovreste offrire; dovreste offrire il frutto della vostra mente. In modo simile, Dio non si aspetta che Gli offriate l’acqua del Gange o di qualunque altro fiume o pozzo; dovreste offrirGli le vostre lacrime di gioia. Questi fiori e frutti non crescono sugli alberi; crescono sull’albero della vostra vita. Il corpo è la foglia, il cuore è il fiore, la mente è il frutto e le lacrime di gioia sono l’acqua. Ecco perché l’imperatore Bali offrì se stesso al Signore. Nessun’altra offerta può esser paragonata a quella di Bali. Se offrite un oggetto materiale, offrite qualcosa di transeunte, ma ciò che Bali offrì al Signore era qualcosa che non sarebbe svanito col tempo; ecco perché meritò grande nome e grande fama. Egli era discendente di Jaya e Vijaya che erano le guardie della porta del Signore Vi¹²u; essi si incarnarono come Hiranyâksha e Hiranyakashipu. Prahlâda era figlio di Hiranyakashipu.

Il carattere è la vostra più grande ricchezza

Gli studenti devono conoscere la grandezza e nobiltà di Prahlâda. Egli era la personificazione del carattere più elevato. Una volta, egli sconfisse Indra e cominciò a regnare sul suo regno, il paradiso. Avendo perduto il Suo regno, Indra era molto scoraggiato, per cui andò dal Suo precettore e gli chiese: “Swami, come posso riconquistare il Mio regno? Mostrami gentilmente come fare.” Il precettore rispose: “Ora Prahlâda sta compiendo il rito chiamato Vishvâjit. In questo periodo, egli darà in elemosina qualunque cosa gli si chieda; quindi vai da lui nel momento giusto e chiedigli il suo carattere come carità.” Perciò, Indra assunse la forma di un bramino e andò da Prahlâda che Lo accolse e Gli chiese che cosa desiderasse. Seguendo il consiglio del Suo precettore, Indra chiese a Prahlâda il suo carattere. Questi domandò a che Gli servisse il suo carattere e il bramino rispose che non c’era bisogno di questa precisazione: Egli aveva presentato la Sua richiesta a seguito dell’offerta ricevuta da Prahlâda di dare qualunque cosa Gli venisse chiesta da chiunque in occasione del Vishvâjit Yajña. “Sei disposto a darmelo o no?” - Egli domandò. Prahlâda Gli dette immediatamente ciò che Egli chiedeva con la cerimonia dovuta. Dopo pochi minuti, una forma splendente emerse da Prahlâda. A questa egli chiese: “Chi sei?” La figura splendente si prostrò davanti a lui e disse: “Io sono il tuo carattere. Finora sono stato in te, ti ho procurato nome e fama; ora tu mi hai dato come regalo, per cui ti lascio.” Poco dopo, un’altra figura bellissima e luminosa prese forma da lui. Prahlâda chiese: “Chi sei tu, o re?” La figura raggiante rispose: “Io sono la tua reputazione; per il fatto che il carattere ti ha lasciato, io non ho più posto in te. Io sono il servitore del carattere; essendo esso andato via, io devo fare altrettanto.” Prahlâda era sbalordito. A seguire, un’altra forma femminile bellissima e splendente si manifestò da lui, ed egli chiese: “Madre, chi sei tu?” Ella rispose: “Dopo la partenza del carattere e della reputazione, io, Râjya Lakshmî (la Dea della prosperità regale), non ho più un posto dentro di te.” Dopo questo, un’altra forma luminosa emerse da lui e gli chiese di lasciarlo; quando egli chiese chi fosse, la figura luminosa disse di essere il Dharma, al che Prahlâda gli negò il permesso perché, se il Dharma lo avesse lasciato, in lui non sarebbe rimasto più niente. Egli si aggrappò al Dharma e lo pregò di non lasciarlo. Il Dharma esaudì la sua preghiera e rimase con lui. In seguito alla sua decisione, la Dea della ricchezza regale, la reputazione e il carattere tornarono da lui dicendo che sarebbero rimasti dove c’era il Dharma. In questo modo, Prahlâda dimostrò che il Dharma è della massima importanza per l’essere umano. Da questa storia, potete vedere che dove c’è il Dharma, si trova tutta la ricchezza, il nome e la fama. Prahlâda era dotato dei sei tipi di opulenza, cioè la rettitudine, la ricchezza, la fama, il potere, la saggezza e il distacco, ma egli li perse tutti e sei avendo perduto il carattere. Qual è la vera ricchezza? È la ricchezza della Saggezza, dell’Amore e della Rettitudine. Prahlâda era uomo di grande carattere e rettitudine. Dovreste comprendere l’importanza del carattere anche dal punto di vista spirituale. Si può abbandonare qualunque qualità, ma non il carattere. Dovete offrirvi solamente a Dio e a nessun altro, perché Dio è l’Incarnazione dell’altruismo.

Non abbandonate mai Dio

Dio non si aspetta niente da nessuno. Qualunque persona del mondo vi ama in modo più o meno interessato. Solamente l’Amore di Dio è privo completamente di egoismo e interesse personale. Anche i genitori vi amano in seguito alla vostra relazione fisica con loro, mentre Dio non ha relazioni simili; la Sua relazione è da cuore a cuore e da amore ad amore. Egli non ha alcun motivo egoistico nel Suo Amore; quindi voi dovreste offrire la vita solamente a Lui. Questo è l’ideale che mostrò l’imperatore Bali. Onorate la madre, il padre, il precettore e l’ospite finché essi non intralciano la vostra relazione con Dio. Kaikeyî si comportò strumentalmente nell’impedire l’incoronazione di Râma e mandarLo nella foresta; in seguito a questa azione malvagia, Bharata le disobbedì. Come si può onorare la propria madre come Dio se ella vi allontana da Lui? Bharata sta a significare che, se vostra madre intralcia la vostra relazione con Dio, la dovete abbandonare. Hiranyakashipu cercò in molti modi di far smettere suo figlio dal recitare il Nome Divino “Om Namo Nârâyana”. Prahlâda era pronto ad abbandonare persino suo padre, ma non avrebbe smesso di recitare il Nome del Signore. In modo simile, l’imperatore Bali disobbedì al suo precettore e offrì se stesso al Signore. Si deve fare qualunque sacrificio per rimanere legati a Dio. Quando Mahârana impose a Mîrâ di allontanarsi dal tempio di Krishna, ella ebbe un dubbio su quale fosse il suo Dharma: rimanere con il marito o andar via e offrire se stessa a Dio. Tramite un messaggero, ella inviò a Tulsidas, che era suo contemporaneo, una lettera in cui manifestava quel dubbio. Il saggio viveva allora sul monte Citrakûta. Mîrâ chiedeva “Swami, che cosa dovrei fare ora? Devo abbandonare mio marito o Dio?” Tulsidas le inviò una risposta dicendo: “Mogli e mariti cambiano di vita in vita; solamente Dio è con te in tutte le tue incarnazioni; quindi puoi abbandonare tuo marito ma non Dio.” Così, ella decise di andar via di casa e cantò: “O mente! Vai sulle rive del Gange e dello Yamunâ.” Prayâg è la confluenza dei due fiumi, ma non c’è bisogno di comprare un biglietto per andare a Prayâg: Gange e Yamunâ indicano i canali sottili Idâ e Pingalâ. Il punto in mezzo alle sopracciglia (bhrûmadhya) è la vera Prayâg, in cui i tre canali nervosi Idâ, Pingalâ e Sushumnâ si incontrano.

“L’acqua del Gange e dello Yamunâ è molto fresca e pura, il che rende sereni e pacifici.
Quindi, o mente, vai sulle rive del Gange e dello Yamunâ.”

Là troverai il Signore Krishna che indossa una veste gialla, una corona di penne di pavone e orecchini luccicanti. In questo modo, Mîrâ rinunciò alla casa, alla famiglia e al marito per seguire il Signore. Non date mai ascolto alle parole di alcuno che vi consigli di abbandonare Dio. Anche se vi accade una calamità terribile, non lasciate mai Dio. Anche se doveste portare una palla di fuoco con le mani, non lasciate mai Dio. Anche se la terra diventasse il cielo e il cielo diventasse la terra, non lasciate mai Dio. In tutte le circostanze, la vostra fede in Dio deve rimanere salda; una fede simile, che non vacilla, è la vera protezione. Prima di andare sul campo di battaglia, Abhimanyu offrì il suo saluto reverenziale alla madre Subhadrâ e chiese le sue benedizioni, ma ella cercò di dissuaderlo dall’andarci dicendo: “L’armata dei Kaurava è stata schierata nella forma di Padmavyûha da Dronâcârya che ha il potere di sottomettere, a suo piacere, la fierezza dei nemici più potenti. Sostenere l’attacco furibondo di Bhîshma non è facile; inoltre, tua moglie aspetta un figlio. Noi non sappiamo se il momento ci sia favorevole o no. Tuo padre e lo zio Krishna non sono qui per aiutarti; quindi recedi da questa decisione di entrare nel campo di battaglia.” Quando la madre cercò di fermarlo in questo modo, Abhimanyu divenne furioso e disse: “Nel momento in cui io sto per balzare come un leone senza paura sull’esercito dei Kaurava e annichilirli con una pioggia di frecce potenti, è appropriato che tu mi dissuada dall’andare sul campo di battaglia invece di darmi le tue benedizioni e dirmi poche parole di incoraggiamento?” I giovani di allora sostenevano così l’onore della famiglia, con coraggio e valore. Essi erano pronti a fare qualunque sacrificio per proteggere l’onore della famiglia. Abhimanyu si prostrò davanti alla madre per avere le sue benedizioni chiedendole il permesso di andare in battaglia. Subhadrâ non ebbe altra scelta che porgli la mano sulla testa e benedirlo in questo modo: “Possa tu ricevere le stesse benedizioni che madre Gaurî dette al figlio Kumâra quando egli andò a combattere contro Târakâsura, le benedizioni che Bhârgavî sparse su suo figlio quando Shambarâsura doveva essere ucciso, le benedizioni riversate da Vinatâ sul figlio che partiva per la sacra missione di liberare sua madre dalla schiavitù, le benedizioni che madre Kaushalyâ dette al figlio Râma che andava nella foresta per proteggere il rito sacrificale di Vishvâmitra, e, soprattutto, tutte le più potenti e divine benedizioni di Râma siano con te e ti proteggano sul campo di battaglia.” Dando al figlio le sue copiose benedizioni per la sua protezione, Subhadrâ gli permise di andare in battaglia. Si possono avere tutti i tipi di benedizioni e protezioni, ma, se si manca della protezione di Dio, tutti gli altri tipi di protezione saranno inutili. Potete avere ogni tipo di poteri, ma, senza il potere di Dio, essi saranno inutili. Come descritto nel Râmâyana, non c’era nessuno più potente di Hanuman; allo stesso modo, nel Mahâbhârata, Bhîma è considerato il più possente. Se essi erano così forti, potete ben immaginare quale sia il potere di Dio. Esso può scuotere tutta la terra in un momento o causare il diluvio in un batter d’occhio, ed è lo stesso potere che dà luce al mondo intero tramite il sole. Non può esserci potere più grande di quello di Dio.

“Si può avere la potenza fisica e il potere dell’intelligenza,
ma si cadrà nel dolore se si manca della Grazia Divina.
Karna era un guerriero potente, ma quale fu il suo fato?
Non dimenticate mai questa verità.”

Il potere fisico, la forza lavoro e il potere dell’intelletto, la ricchezza e la posizione non sono importanti; il potere della rettitudine e quello di Dio sono importanti. Che seguiate o meno una disciplina spirituale, meditate sulla massima vedica: “Io sono Brahman” (Aham Brahmâsmi) e diverrete Brahman.

“Colui che conosce Brahman diventa veramente Brahman Stesso.”

Non concepite relazioni insignificanti con Dio. “Io e voi siamo uno”: dovete sforzarvi di sperimentare questa unità. Voi potete fare meditazione, recitare i mantra, cantare i bhajan e celebrare dei riti, ma tutto questo serve soltanto alla soddisfazione mentale. La mente è di natura instabile, quindi non cercate di soddisfarla; soddisfate la coscienza. Solamente così potete avere l’esperienza di Satcidânanda. Sat è l’Essere, Cit è la Consapevolezza e l’unione di Sat e Cit è Ânanda (Beatitudine). Dovreste ricordare sempre questo Principio Divino e meditare su di Esso.

Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari bhajana binâ sukha shânti nahin…”

Prashânti Nilayam, 27 agosto 1996 Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, aprile 2014)

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