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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1996:19961022

19961022 - 22 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il valore della fede

Dovete conquistarvi l'amicizia di Dio. Una volta raggiuntala, avrete ottenuto tutto.

Sapete che Kuchela fu compagno d'infanzia di Krishna. A causa della sua numerosa progenie, si trovava in un mare di guai. Sua moglie gli rammentò che, se fosse andato da Krishna, suo amico d'infanzia e, al momento, capo di Dvârakâ, questi l'avrebbe liberato dai suoi problemi.

Egli si chiedeva se Krishna si sarebbe ricordato di lui e se lo avrebbe ricevuto. Superò poi le sue ansie e partì per Dvârakâ. Sebbene Kuchela indossasse abiti laceri, nell'attimo stesso in cui Krishna seppe dell'arrivo del Suo vecchio amico, corse ad abbracciarlo e gli chiese: “Quanto tempo è passato dal nostro ultimo incontro e dove sei stato in tutti questi anni? Come te la sei passata?”

Kuchela si ricordava del Signore solo quando si trovava in difficoltà.

Si può trovare un altro esempio nel Mahâbhârata.

Terminati gli anni dell'esilio, i Pândava fecero ritorno nella capitale. Felice perché i suoi figli erano tornati incolumi, Kuntî si recò a rendere omaggio a Krishna, il quale le disse: “Zia cara, sei felice? C'è qualcos'altro che desideri? Io esaudirò i tuoi desideri”. Kuntî rispose: “Krishna, non ho bisogno di nulla. Non mi resta che gioire per il Tuo aiuto, per la Tua guida e per la Tua perenne vicinanza: lascia solo che io sia sempre benedetta dalle avversità! Se i miei figli non avessero dovuto affrontare innumerevoli difficoltà durante l'esilio nella foresta, nutrendosi di frutti e radici, non avremmo capito che Tu sei sempre con noi, al nostro fianco e alle nostre spalle e che ci hai salvati moltissime volte! Se dobbiamo gioire della Tua vicinanza, è necessario che affrontiamo delle avversità”.

L'esperienza di due studenti

A questo proposito, lasciate che vi riveli un episodio significativo nella carriera di Sathya Sai, che pochi conoscono. Tutti gli anni si sono tenuti, a Brindâvan, dei corsi estivi. Poiché il numero degli studenti era in aumento, un giorno decidemmo di costruire un altro ostello. Quell'anno, portai tutti gli studenti ad Uty per l'estate. Completammo con successo tutti i preparativi per il corso estivo. Un giorno, prima di ripartire da Uty, Swami disse agli studenti: “Ragazzi, vi è stata data l'opportunità di venire ad Uty. Perché non andate ad ammirare la bellezza e la grandezza della creazione di Dio?”

Swami chiese loro di uscire, ma essi insistettero affinché Swami li accompagnasse. I ragazzi sono una razza cocciuta! Swami rispose loro che, se li avesse accompagnati, si sarebbero radunate grandi folle ed essi non sarebbero riusciti a vedere nulla. Ma i ragazzi d'oggi hanno una testardaggine tutta loro; infatti, dissero che non sarebbero usciti senza Swami. Swami acconsentì e dispose che ci fossero autobus per tutti gli studenti, in modo da potersi recare a Dodabetta, località che si trova ad oltre 8.000 piedi di altitudine. I ragazzi volevano scattare alcune fotografie con Swami in cima alla collina e Swami acconsentì: mezz'ora dopo, partì da Nandanavanam per Dodabetta. Due giovani, intanto, erano andati a Nandanavanam per vedere il Maestro e, avendo avuto notizia che Egli era partito per Dodabetta, saltarono immediatamente sulla loro motocicletta e cominciarono a correre ad alta velocità per incrociare la macchina di Swami sulla strada di Dodabetta. La loro unica preoccupazione era quella di poter avere un Suo sguardo.

Swami notò i ragazzi e volle sapere chi fossero. Qualcuno, all'interno della macchina, affermò: “Forse sono teppisti”. Swami invece rispose: “No, no! Non dovresti fare certe affermazioni senza conoscere la verità. Potrebbero essere ragazzi desiderosi di avere il darshan di Swami”. I ragazzi riuscirono ad avvicinarsi molto alla macchina e, in una curva, la motocicletta cadde lateralmente ed essi furono scaraventati a terra. Feci fermare l'auto immediatamente, Mi avvicinai a loro, tolsi loro la terra di dosso e domandai: “Ragazzi, vi siete feriti? Perché andavate così veloci? Non dovevate! Se volevate vederMi, potevate venire a Nandanavanam”. Cercai di confortarli e diedi loro da mangiare due arance “kamala” (Applausi prolungati). I due, che erano studenti di un college locale, dissero: “Swami, eravamo venuti per il Tuo darshan, ma, grazie a questo incidente, non solo abbiamo potuto vederTi, ma anche avere con Te un contatto fisico, uno scambio di parole e abbiamo altresì ricevuto del cibo consacrato. Se non fosse accaduto questo incidente, Swami ci avrebbe forse avvicinati, avrebbe tolto la terra dalle nostre schiene e parlato con noi tanto amorevolmente? Swami, avevamo un intenso desiderio del Tuo darshan; Ti abbiamo cercato sinceramente ed abbiamo avuto la visione di Dio (darshan), il tocco di Dio (sparshan) e un colloquio con Dio (sambhâshan). Vale la pena di correre qualunque rischio, se poi si ottengono queste tre cose! Per favore, dacci sempre questi problemi!”

Anche kuntî pregava Krishna in questo modo. La benevolenza che il Signore dimostra ai devoti è soprattutto riservata a certi loro particolari momenti di difficoltà. Ovviamente, il Signore pensa ai devoti anche quando sono felici. Per Lui non esistono né piaceri né dolori.

La Benedizione illimitata ricevuta da Kuchela

Quando Kuchela si trovò nel palazzo di Krishna, dimenticò di chiederGli ciò per cui si era recato lì, anche se il Signore conosce tutto. Dopo averlo ospitato con tutti gli onori, Krishna dispose che Kuchela fosse ricondotto a casa su una portantina. Mentre era sulla via del ritorno, Kuchela riflettè sulla propria pochezza: “Ho beneficiato della sontuosa festa con cui Krishna mi ha accolto, dimenticando completamente le condizioni miserevoli in cui versano i miei figli. Ho scordato di chiederGli ciò per cui ero andato da Lui. Che sciocco sono stato!”

Alla fine del viaggio, scorse un magnifico palazzo proprio là dove prima sorgeva la sua casa. Sua moglie, che indossava abiti eleganti e gioielli preziosi, tanto da far dubitare Kuchela che si trattasse della stessa donna, si diresse verso di lui per accoglierlo e gli chiese: “Mio signore, che cosa ti ha dato Krishna?” Kuchela parlò dell'amore con il quale Krishna si era affrettato a riceverlo e ad abbracciarlo. “Come posso descrivere il Suo amore supremo? Egli è l'Amore stesso. Esiste qualcun altro che, in cambio di una manciata di riso tostato, ti ricambia con infinita benedizione?”

(Swami canta una canzone in telugu:“Che stolto sono stato a non comprendere la grazia del Signore!”)

Meditando su ciò, Kuchela girò intorno al palazzo, profondamente toccato dall'amore dimostratogli da Krishna.

Chi crede veramente non soffrirà

A chi crede in Dio non mancherà nulla. Molti non credenti, nella vita, hanno dovuto soffrire in diversi modi; chi invece ha avuto fede assoluta in Dio, non ha conosciuto mai il dolore. Purtroppo, molti soffrono per mancanza di fede e, spesso, subiscono perdite disastrose. D'altra parte, i devoti dotati di vera fede vengono spesso recuperati dagli abissi della vita ed innalzati fino alla dimora del Signore.

Quindi la fede è estremamente importante; la fede è tutto. Essa va acquisita e consolidata per mezzo dell'amore.

Gli abitanti dei villaggi dell'Andra Pradesh e la loro devozione

Nei quattro giorni passati, innumerevoli devoti provenienti da ogni parte dell'Andra Pradesh sono giunti qui ed hanno sperimentato il paradiso in terra (Applausi). Essi sono tutte persone assolutamente pure, dal cuore innocente e senza macchia. Hanno una fede incrollabile in Dio. La cultura indiana sopravvive oggi, in qualche misura, solamente nei villaggi.

Nessuno può descrivere in maniera adeguata la gioia sperimentata dagli abitanti di questi villaggi. Questa è vera devozione! Tutti gli altri devoti presenti a Prashanti Nilayam sono rimasti profondamente colpiti dalla devozione di questa gente. Li benedico tutti, affinché conducano una vita felice, serena e santa.

Swami ha concluso con il bhajan: Prema mudita manase kaho

Prashanti Nilayam, 22 Ottobre 1996

Mandir, Sai Kulvant Mandap,

(Trad. da Sanathana Sarathi, n. 11/96)

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