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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1998:19980419

19980419 - 19 aprile

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Gloria della femminilità

In questo paese di Bhârat nacque Sâvitrî, che affrontò Yama, il Dio della morte, e riportò in vita il suo defunto sposo.
Chandramatî, grazie al suo senso di verità, estinse un vasto fuoco nella foresta; anch’ella appartiene a questo paese.
Sîtâ, la divina figlia della Madre Terra, dimostrò la sua purezza uscendo indenne da un fuoco divorante.
Damayantî, un’altra nobile anima di questo paese,poté aver la meglio su tutti i maligni con il potere della sua modestia.
Questo paese di Bhârat è la sacra terra di ogni castità, di ogni santità.

In questo sacro paese di Bhârat il potere delle donne è stato salvaguardato fin dall’antichità.

Le Sacre Scritture dei Veda sono le figlie spirituali del Gâyatrî Mantra. Gâyatrî è considerata la Madre dei Veda. Essa è la potenza divina diffusa ovunque. Tale potenza divina non è soltanto appannaggio dell’India: è presente ovunque nel mondo. Anche in tutti i paesi stranieri ogni essere umano può farne esperienza e gioirne.

Gâyatrî viene adorata in differenti modi e con nomi diversi. Tutti beneficiano della grazia divina della divina Madre Gâyatrî.

Gli abitanti dell’India hanno reso libera la propria esistenza rendendo culto a Gâyatrî con nomi diversi e differenti forme.

Il primo di questi nomi è Satyavati. Il secondo è Angavati. Il terzo è Anyavati e il quarto Nidânavati.

Gli uomini del passato adorarono la Dea sotto questi differenti nomi e operarono così per la loro redenzione.

Satyavati, altro non significa che il principio atmico che è in ogni individuo, come ogni goccia di latte contiene del burro, ogni particella rivela il suo contenuto di burro.

Gli anziani credevano fermamente nella presenza del principio atmico in quel grande recipiente che è il mondo, come il burro sta nel latte. Non esiste un solo essere che sia senza Âtma. È per tale motivo che Satyavati viene descritta come presente in tutti gli esseri. Ella prova anche il fatto fondamentale secondo il quale lo stesso principio atmico assume una moltitudine di forme umane.

La Verità è Una, nonostante sia espressa con svariati nomi.

Anyavati simboleggia la Divinità dei cinque elementi. Essi sono distribuiti equamente e si irradiano sia nel povero come nel milionario.

Senza questi cinque elementi, non esiste vita alcuna. In tutti i paesi, soprattutto nei continenti e in tutte le epoche, i cinque elementi costituiscono il principio di base dell’esistenza.

Essi formano, quindi, il principio fondamentale dell’intero universo; tale principio è rappresentato da Anyavati.

Angavati si riferisce a un particolare nome e a una forma precisa. Per esempio, gli attributi e i simboli che vengono assegnati al Signore Îshvara sono il tridente, i tre occhi, ecc. Vishnu è rappresentato come detentore dei simboli dei chakra, della conchiglia, dell’arco, della mazza e del fiore di loto. Tutte le statue che Lo rappresentano dimostrano ciò.

Sarasvatî è rappresentata con una vînâ. Ella è onnipotente e indica il principio della Divinità tenendo fra le mani la vînâ, meraviglioso strumento, e suonando una musica melodiosa, il suono (nâda) di Brahman.

Ganapati è rappresentato con la testa d’elefante, il pancione e diversi simboli nelle mani. Egli è venerato da tutti. In ogni occasione propizia e prima di cominciare un’attività, si invoca Ganapati, poi si indirizzano le adorazioni alle altre divinità.

Conseguentemente, Angavati simboleggia i diversi aspetti dei princìpi e delle discipline che devono essere osservati.

Nidânavati, rappresenta i nove sentieri della devozione:
Shravanam (l’ascolto delle storie relative a Dio).
Kîrtanam (il canto delle Sue lodi).
Vishnusmaranam (il costante ricordo di Dio).
Pâdasevanam (il servizio ai Suoi Piedi di Loto).
Vandanam (l’atteggiamento reverenziale verso tutti e tutto).
Archanam (l’adorazione rituale).
Dâsyam (l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio).
Sneham (il sentimento di amicizia per Lui).
Âtmanivedanam (la resa totale al Divino).
Nidânavati ci insegna questa verità fondamentale secondo cui dobbiamo mirare alla Liberazione seguendo uno dei nove sentieri della devozione.

Il mondo, dunque, è rappresentato da queste quattro forme: Satyavati, Anyavati, Angavati e Nidânavati.

È per tale motivo che Prakriti, la Natura, è rappresentata da una forma femminile. In qualunque paese, si parla di ‘Madre Patria’. C’è, in ciò, tutta l’importanza e la forza che si attribuisce alla madre. Non solo: anche le grandi Divinità sono descritte, innanzitutto, con il Nome che ne identifica l’aspetto femminile. Ad esempio, Lakshmî-Nârâyana, Pârvatî–Shiva, Râdhâ–Krishna, Sîtâ–Râma. In tutti, al nome femminile è riservata la priorità: esso viene prima di quello maschile.Non si dice mai Krishna–Râdhâ, oppure Shiva–Pârvatî, ecc. I nomi femminili rappresentano Prakriti, la Natura.

Almeno oggi, l’importanza della donna dovrebbe essere riconosciuta dagli indiani. Le donne non sono deboli, ma forti. Bisognerebbe riconoscere bene questo fatto. Ciascun ambiente familiare deve migliorare, crearsi una dignità, per essere stimato e rispettato; le donne sono la causa prima di questa dignità.

Dunque, per il focolare domestico, per il paese e per l’intero universo, il ruolo delle donne è essenziale.

Fin dai tempi antichi, gli indiani hanno tenuto le donne, che consideravano le regine della casa, in grande considerazione. Per avere una famiglia felice, essi attribuirono alle donne il nome di Grihalakshmî, la Dea del focolare. Le donne sono sempre pronte a sacrificare tutto per risparmiare a ognuno preoccupazioni, ansie e problemi.

La donna possiede sette virtù: Satya (la Verità, Prema (l’Amore), Dharma (la Rettitudine), Tyâga (il Senso di Sacrificio), Sahana (la Tolleranza), Ânanda (la Gioia), Svânubhûti (la Compassione). Ciò che si chiama ‘donna’ è l’interazione di queste sette facoltà o virtù.

In tutto il paese, la donna è la grande artefice della pace, della prosperità, del progresso, del benessere, della reputazione e del rispetto, sia a livello individuale nell’ambiente familiare che attraverso la sua prole. Per questo motivo gli indiani dicono: “Prima di tutto pensiamo alla casa e alla donna che vi regna”.

Per la donna, la casa rappresenta un rifugio prestigioso, stabile: un tempio. Per questa ragione, ella porta il titolo di Grihalakshmî. Quando il marito affronta problemi e difficoltà, la moglie ne condivide tutto il peso e s’ingegna ad andargli in aiuto.

La donna è pronta a sacrificare la vita per il rispetto e la reputazione della famiglia; è l’incarnazione stessa del sacrificio. Negli uomini, non c’è un uguale senso di sacrificio; anche quando si sacrificano, restano profondamente egoisti. Nelle donne, il senso di sacrificio è disinteressato: non si sacrificano mai per interesse.

Gli indiani dovrebbero essere orgogliosi delle loro donne, perché esse sono degli esempi da seguire. È grazie alle donne che l’India ha potuto mantenersi, attraverso gli anni e a dispetto di tutte le invasioni straniere, di tutti i problemi e le difficoltà, a questo livello di dignità.

Come hanno potuto, esse, realizzare ciò? Come ha detto poc’anzi la signora Gita Reddy, le donne sono state come un esercito di soldati e possedevano le armi della Verità e della Rettitudine. Una donna non si mette mai a dire bugie; quando commette degli errori, ciò avviene a sua insaputa.

Non solo in India, ma in tutto il mondo le donne dicono la verità, si adeguano alla verità e rispettano la verità.

Sono le donne ad applicare, incoraggiare e sostenere il Dharma.

Esse proteggono il codice di condotta di tutti gli stadi dell’esistenza, allo stesso modo di un capofamiglia, di un anacoreta o di un rinunciante.

I Veda indicarono al mondo:

Di’ la Verità, agisci con Rettitudine.

Un giorno, durante un’assemblea, il re Janaka volle scegliere una persona che gli conferisse una laurea honoris causa. Benché fossero presenti grandi eruditi e saggi come Yâjñavalkya, il re accettò il titolo da parte di Gârgî, una donna che egli riteneva essere la persona più qualificata per conferirglielo.

Ciò prova, chiaramente, quanto, a quei tempi, le donne fossero tenute in alta considerazione, sia da parte dei saggi, che dei re, che dei semplici cittadini.

Ogni giorno di più, gli uomini, sotto la spinta dei loro egoismi e degli interessi personali, si misero a mancare di rispetto alle donne. Non soltanto gli uomini semplici, ma anche gli spiriti elevati, i grandi rinuncianti, i saggi misero sempre più la donna in disparte.

Quando il saggio Matanga volle ammettere Sabarî nel suo âshram, numerosi discepoli sollevarono delle obiezioni. Sabarî era una donna virtuosa, casta, nobile, di carattere deciso. Il saggio Matanga sapeva perfettamente ch’ella era un’anima molto speciale e desiderava farla entrare nel suo eremo.

In realtà, bisognerebbe che gli uomini diventassero sufficientemente meritevoli per conoscere la castità e il carattere delle donne, ma, a causa del Kali Yuga, per effetto dell’educazione odierna, gli uomini considerano le donne come giocattoli o marionette.

No! Le donne rappresentano, in realtà, l’ideale di verità. Esse, nella loro natura, hanno acquisito tutte le migliori qualità. Soltanto le donne!

Gli uomini si considerano eccezionali! Non fanno alcuno sforzo per riconoscere le virtù delle donne, e, quelli che le riconoscono, nella vita di tutti i giorni, non ne tengono conto. Essi si sono resi colpevoli di una tale negligenza!

Mentre le donne, entro le quattro mura della loro cucina, sono trattate come serve, gli uomini, approfittandone, si divertono, dimenticando completamente le loro capacità, le loro potenzialità e i loro poteri. Qual è la causa principale di tutto ciò?

La donna è chiamata illâlu, colei che, in casa, cuoce il cibo per la salute e il vigore del marito e dei figli e che si prende cura di loro.

L’attuale Governo assegna, ad alcuni cittadini eletti, appellativi come Padmashrî, Padmabûshan, ecc. Le donne del passato, però, si videro attribuire titoli ben più onorifici, come Grihalakshmî (Dea del focolare domestico), Dharmapatnî (sposa del Dharma), Ardhangi (metà sacra del consorte), ecc.

Chi riceveva quei titoli onorifici? Le donne li ricevevano in virtù del loro spirito di sacrificio, del loro rispetto della tradizione, delle loro buone disposizioni interiori. Tuttavia, gli effetti del Kali Yuga si imposero.

“Se le donne lavorano fuori, negli uffici,
chi curerà il loro focolare e compirà il lavoro domestico?
Se uomo e donna, per lavorare, si allontanano entrambi dal focolare domestico,
chi si prenderà cura della famiglia?
Se le donne si recano nelle scuole per insegnarvi,
chi insegnerà ai loro figli le cose della vita?
Senza dubbio, i problemi finanziari saranno risolti,
ma tante altre cose ne risentiranno”.

Le persone lavorano per risolvere i problemi finanziari, ma non si preoccupano della buona reputazione della famiglia. Le donne devono certamente studiare! Bisogna che esse studino e mettano tuttavia in pratica tutto ciò che hanno imparato e lo condividano con tutti.

Gli uomini diranno che le donne non devono studiare fino al punto di poter occupare posizioni importanti; che non devono ricevere una formazione tale da permetter loro di assumere responsabilità nella società. Ciò viene detto in perfetta malafede.

Infatti, le donne sono in grado di controllare il mondo intero e di assicurarvi la pace e la sicurezza, perché esse non hanno solo spirito di sacrificio, ma anche amore.

Se una donna, talvolta, esprime avversione,questa non è che momentanea.

Benché gli uomini e le donne siano, in tutte le cose, su un piano di eguaglianza, le donne superano gli uomini in nobiltà, ideali, ecc.: insomma, in sacre qualità.

Considerate la storia di Sâvitrî: ella fu capace di affrontare Yama, il Dio della morte, per riportare in vita il marito defunto.

In tutta la letteratura sacra, non c’è un solo esempio di uomo che si sia sforzato di riportare in vita la moglie morta. Non appena la moglie è deceduta, l’uomo è pronto a passare a seconde nozze!

In questa epoca moderna, l’immoralità è aumentata. Gli sposi seguono comportamenti opposti: le diverse intenzioni portano loro numerosi problemi.

Per restaurare il dharma e l’antica cultura, il 19 di ogni mese è stato proclamato ‘Giornata della donna’. Non è soltanto un giorno speciale; in questo giorno, molte donne partecipano ad attività di servizio, incoraggiano e collaborano con tutti. Le donne vengono inserite, in gran numero, nei servizi sociali. Se lavoriamo tutti insieme in questa direzione e collaboriamo al progresso generale, l’intero paese conoscerà la prosperità.

Le donne possono solo lavorare in favore del Dharma, del codice di condotta, della cultura, dell’idealismo. Infatti, le donne reggono la fiaccola dell’antica cultura.

Da tempo immemorabile, le donne hanno operato per l’emancipazione e lo sviluppo del paese.

La signora Gita Reddy ha opportunamente citato l’esempio della regina Padminî di Jhansi. Sapete che tipo di battaglia condusse. Ella era pronta a sacrificare la vita; non intendeva assolutamente perdere la reputazione e piegarsi davanti al nemico. Grazie al suo senso di sacrificio, aderì all’insegnamento dei Veda, secondo cui:

Le donne sono gocce di nettare,
perché esse, attraverso il sacrificio,
operano per l’immortalità.

A causa degli effetti del Kali Yuga è possibile che alcune donne facciano eccezione, ma, nell’insieme, esse sono il sacrificio stesso. Secondo i tempi e le circostanze, in ragione della situazione, è possibile che esse, in questo campo, evidenzino qualche debolezza, perché non ricevono l’aiuto necessario né la collaborazione di cui avrebbero bisogno.

Se una donna si lancia in un’attività positiva e benefica, sul suo cammino incontra una gran quantità di ostacoli. Non soltanto in società, ma anche in casa: ovunque, le si mettono i bastoni fra le ruote. In tali condizioni, come volete che le donne prendano iniziative?

In famiglia, esse dovrebbero ricevere tutto l’incoraggiamento necessario, dovrebbero essere assecondate in tutto ciò che pensano di dover intraprendere;. e non soltanto in casa o entro i confini del paese!

È un principio ideale che bisognerebbe difendere per il progresso dell’intero universo.

Ci possono essere alcune donne sprovviste di queste nobili qualità, ma non fateci caso. Si dice che il piacere sia un intervallo fra due sofferenze. Necessariamente, esistono persone malvagie. Senza il male, non potrebbe esistere il bene.

Prendete un’arancia. Essa contiene succo dolce, ma la buccia è amara. Bisogna togliere la buccia per gustare la dolcezza del frutto.

Così, l’albero della vita umana porta il frutto della pace. Ma, per sperimentare questo frutto, dobbiamo togliere la buccia che è cattiva e amara, oltre ai semi che sono i tratti negativi. Allora, saremo in grado di ricevere in noi il dolce succo della pace.

I Veda affermano che il cuore dell’uomo dovrebbe essere traboccante della dolce bevanda del sacrificio, della verità, della rettitudine. L’uomo che segue l’esempio della donna e s’impregna delle sue virtù crescerà anch’egli sul sentiero dell’esistenza. Voi credete che le donne siano inutili. Pensate: “Noi siamo uomini!” Qual è il potere dell’uomo? Siete pieni di presunzione pensando che la professione, l’impiego, sia appannaggio dell’uomo. Non vediamo molte donne assicurarsi un impiego? Non ci sono molti uomini senza? Tante donne lavorano. In effetti, ci sono più donne che uomini a lavorare.

Per esempio, guardate la fabbrica di telefoni di Bangalore. La maggior parte del personale è femminile. Un giorno, ho visitato quella fabbrica e ho chiesto al direttore: “Quante donne lavorano nel vostro stabilimento?” Egli rispose: “Swami, il 99% del personale è femminile! Gli domandai: “Perché non assumete uomini?”

Mi disse: “Perché le donne lavorano molto più degli uomini. Quando una donna comincia un lavoro, non l’abbandona prima di averlo finito. Le donne, nel lavoro, dimostrano una grande determinazione”. Esse hanno questo culto del lavoro e ciò è un vero potere.

Nessun testo sacro ha mai affermato che il lavoro professionale è riservato agli uomini e il lavoro in cucina alle donne. A seconda delle circostanze e della situazione, i ruoli possono essere interscambiabili. In caso di bisogno, un uomo può benissimo imparare a cucinare ed accudire la casa.

La coscienza è vita; è la totale comprensione di tutti i ruoli. Non possiamo stabilire né assegnare un compito particolare a uno o all’altro. Dovremmo imparare tutti i mestieri. Nel loro lavoro, le donne dimostrano entusiasmo e volontà.

Generalmente, pensiamo che coscienza significhi ‘comprensione’: ma in che misura? Certamente non comprensione o conoscenza parziale. La vera Coscienza è Comprensione Globale. Poiché siamo nati come esseri umani, dovremmo sapere tutto. Non sappiamo in quale lavoro, in quale compito ci imbatteremo.

Non consideriamo mai le donne deboli e inutili. Dovremmo sinceramente riconoscere che esse possiedono poteri divini; sono poteri nascosti, facoltà latenti e immanenti. A dire il vero, esse sono molto lontane dall’essere deboli: sono piene di forza.

Ecco un piccolo esempio: il Comandate in Capo controlla tutto l’esercito. Quando ispeziona le sue truppe, tutti tremano davanti a lui; ma, quando torna a casa e si trova davanti sua moglie, è lui che comincia tremare. (Risate).

Perché? L’uomo teme la donna a causa dei suoi stessi errori.

Un altro esempio: un uomo è direttore di scuola.

Davanti a lui, tutti i bambini sfilano con umiltà. Egli impone la sua autorità su tutti gli allievi e sui professori; ma, quando ritorna a casa e sua moglie gli domanda perché ha mezz’ora di ritardo, si fa piccolo piccolo.

Oggi, questo è un atteggiamento abituale. L’uomo non dovrebbe mostrare una simile debolezza. Poiché è nato come essere umano, come un Purusha (uomo), dovrebbe essere forte.

La parola Purusha non indica l’entità maschile, ma l’Âtma, la Coscienza, ed è presente in ogni individuo, nella donna come nell’uomo.

Il corpo, questo abito di carne, ha ricevuto in sé il principio dell’Âtma, presente ovunque, dalla testa ai piedi. Tale principio è presente in tutti. Se noi lo comprendiamo bene, possiamo considerare che le donne sono come gli uomini! La Coscienza, il Purusha, è presente in ognuno.

Le donne che comprendono questo Principio di Verità, lo sperimentano nella gioia. Esse vanno diritte a questo punto fondamentale.

Al contrario, gli uomini disperdono la loro attenzione sulle forme del mondo fisico.

Se pensate che gli uomini si distinguano dalle donne per i vestiti, vi sbagliate. Si possono vedere donne in pantaloni, allo stesso modo degli uomini!

Il termine Purusha, dunque, non è circoscritto agli uomini, sulla base di caratteristiche esteriori.

Quindi, il vero Purusha è l’essere umano che è colmo di divinità. Questo ideale di divinità dovrebbe essere dimostrato dalle donne. Ognuna dovrebbe compiere il proprio dovere, conoscere chiaramente le proprie responsabilità. Questo è ciò che si chiama Dharma. Il Dharma non è il giusto codice di condotta per le diverse situazioni della vita umana. Il Dharma è il Principio Atmico.

A questo proposito, la Bhagavad Gîtâ afferma:

“Il corpo si relaziona alle leggi fisiche,
mentre l’Âtma segue le leggi spirituali”.

Svadharma, il dovere individuale, significa a tutti gli effetti ‘il principio del Sé’.
Svabhâva, la propria natura o condizione, significa ‘la percezione del Sé’.
Svecchâ, la libertà personale, significa ‘la libertà del Sé’.
Sva significa il Sé, l’Âtma.
Quindi, il vero Dharma è il codice del Sé.

Il secondo obiettivo dell’esistenza è Artham (la ricchezza). Generalmente, si pensa che si tratti di beni materiali, di denaro da guadagnare. In realtà, si tratta della ricchezza della Saggezza. È l’esperienza della Non dualità o dell’Uno.

Il terzo obiettivo, Kâma (il desiderio), non ha niente a che vedere con i desideri del mondo fisico, effimero, temporaneo. Si tratta dell’ardente aspirazione alla Liberazione. Questa aspirazione è la stessa per ognuno.

Moksha (la Liberazione) è il completo distacco dal corpo. La Liberazione è l’abbandono dell’attaccamento al corpo. Fintantoché c’è attaccamento al corpo, la Liberazione è impossibile.

Il corpo è una bolla di sapone, la mente è una scimmia pazza.

Non obbedire al corpo; non obbedire alla mente,

ma segui la tua coscienza.

Ecco in che cosa consiste la Liberazione.

Questi sono gli obiettivi principali dell’esistenza umana: sono identici per le donne come per gli uomini e sono essenziali per tutti.

Non si dovrebbe mai attenersi alle apparenze, ma ricercare il profondo senso delle cose. Questi princìpi di verità devono essere trasmessi alle donne e allora il 19 di ogni mese potrà essere celebrato come ‘Giornata della donna’.

In futuro, le donne saranno le sole a ristabilire, nel mondo, i valori del Dharma.

Non pensate che si tratti di un dovere riservato alle donne; anche gli uomini hanno tale dovere: anch’essi dovrebbero partecipare con entusiasmo e incoraggiare tutti a migliorarsi. Allora, il mondo progredirà.

Se gli uomini non possono collaborare, che almeno si astengano dal creare ostacoli alle donne.

Non dovrebbero esserci differenze, né politiche, sociali o economiche, né morali, spirituali o religiose.

È il comandamento e la volontà di Dio. Infatti Egli dice: “Io ho donato a ogni essere umano il diritto alla Liberazione. Che ognuno possa beneficiare di questo diritto. O uomini, se ognuno di voi Mi riverisce, Io vi concederò la Liberazione. Mi prenderò cura di voi in tutti i modi possibili”.

Se non si può trovare un minimo di devozione neppure in seno alla famiglia e nella vita individuale, ciò è veramente molto triste. Se qualcuno lavora per il Sé e allo stesso tempo per la società, trasformerà la sua condizione.

Tutti gli esseri sono Uno. Il più alto livello di coscienza è quello che permette di comprendere il principio dell’Uno e dell’Unità.

Non basta soltanto recitare senza interruzione il Nome di Dio. Ciò non è la vera ananya bhakti, in quanto il termine significa: ‘trattare tutti con equanimità mentale’.

La Divinità dimora in ogni essere umano. Tutti gli esseri umani sono uguali. Dio non si trova in qualche luogo di pellegrinaggio né in qualche posto particolare.

Dio è presente ovunque

L’uomo mette Dio, onnipotente e infinito, in una piccola cornice e Lo adora con piccoli gesti insignificanti. Certamente, le fotografie vi aiuteranno nelle vostre preghiere; esse non si devono abbandonare, ma non confinate Dio in quelle foto.

Dio è ovunque; dal macrocosmo al microcosmo. La Divinità permea tutte le cose. Se riconosciamo questa verità, comprenderemo che tutto è divino.

A chiunque rendiate omaggio, è come se lo rendeste a Dio. Se vi prostrate ai piedi di qualcuno, ciò equivale a farlo ai piedi di Dio. È vero anche il contrario: respingere o accusare qualcuno equivale a respingere o accusare Dio.

I fanatici e i fondamentalisti sono davvero meschini e di mente ristretta nel limitare Dio a un Nome e a una Forma come quella di Râma o Krishna. In verità,

Dio ha mille teste e mille piedi. Egli ha un’infinità di mani e di gambe

Noi possiamo preferire un Nome particolare, ma, non per questo, criticare gli altri Nomi.

Non limitiamo Dio a un solo Nome. Tutti i Nomi Gli appartengono, tutte le Forme sono le Sue.

Coloro che recitano i 1008 Nomi di Dio offrono un fiore ad ogni ripetizione e ciò davanti alla stessa rappresentazione divina. Tutti quei Nomi sono stati elaborati dai teologi per esprimere la stessa e unica Divinità.

Come il corpo ha più membra, così l’unico Dio ha numerosi Nomi; ma è Uno. Lo si può chiamare Râma, Krishna, Gesù, Allah, ecc. È sempre lo stesso Dio che viene invocato.

I Nomi attribuiti a Dio dipendono dalle vostre preferenze, dai vostri gusti e dalle vostre scelte. Abbandonate completamente la mente meschina. Se dite: “Io ho bisogno di questo Nome e di questa Forma!”, ciò significa, semplicemente, che limitate Dio.

Considerate tutti i Nomi e tutte le Forme come ugualmente divini.

In questa data del 19, occorrerebbe diffondere lo spirito di Unità e ci si dovrebbe tener lontani da tutte le differenze religiose. La Mia religione è una sola. Qual è questa religione?

C’è una sola casta: la casta dell’Umanità.
C’è una sola religione: la religione dell’Amore.
C’è un solo linguaggio: il linguaggio del Cuore.

Dovremmo considerarli come un unico principio.

Vi ho parlato dei cinque elementi e di Angavati, in riferimento ad essi. Nessuno può agire in opposizione agli elementi. A quale casta appartengono? A nessuna! Qual è la casta della volta celeste? Qual è la casta dello spazio, del Gange, della terra, dell’acqua, ecc.? Assolutamente nessuna. Allora, se i cinque elementi non appartengono ad alcuna casta, perché dovremmo anelare ad esse? Di fatto, noi tutti apparteniamo alla casta dell’Umanità. Poiché apparteniamo tutti alla stessa casta, dovremmo beneficiare tutti della grazia divina.

Noi, oggi, abbiamo il senso della comunità. Chi realizza il principio atmico possiede Unità e Purezza; allo stesso modo, Divinità.

Ai giorni nostri, questi tre princìpi sono stati dimenticati. Al loro posto si trova corporativismo e inimicizia. Questi due aspetti ci conducono al fallimento. Dio è al di là delle corporazioni e delle inimicizie; è al di là delle caste, al di là di tutte le differenze. Egli è unico, per tutti, in tutti i paesi e in tutte le epoche.

In passato, fra gli esseri, non c’erano differenze. La gente aveva la mente ampia e rispettava la cultura indiana.

Non lasciate che si insinuino differenze; non fissatevi sulle diversità di fazione. Non evidenziate le differenze di nazionalità e di sesso. Dio è identico per tutti; Dio è Uno.

La Divinità è uguale per ognuno e ogni individuo ha identici diritti.

(Swami conclude il Suo Discorso cantando il bhajan: “Hari bhajana binâ sukha shânti nahi…”).

Kodaikanal, Sai Shruti, 19 aprile 1998

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