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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2000:20000926

20000926 - 26 settembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

I Cinque Valori Umani

Formarsi pensieri puri
ci serve ad avere il giusto sapere.
È nella virtù il vero significato della cultura. Scopo dell’istruzione è
far crescere lo spirito di uguaglianza e di equanimità.
La buona condotta è il marchio di autenticità
di un vero essere umano.

Istruzione ed educazione

Incarnazioni dell’amore, Jumsai ha fatto riferimento all’educazione nei valori umani. Dobbiamo comprendere appieno il significato di queste due espressioni – educazione e valori umani – in modo che possiamo rispettarlo nella vita concreta.

Abbiamo due forme di educazione: una è l’istruzione, l’altra è l’educazione vera e propria, nel senso di allevare, far crescere. La prima serve a trasferire o comunicare delle nozioni ai bambini: è la conoscenza libresca, che è anche una conoscenza superficiale, tutta proiettata all’esterno. La moderna società annovera molte persone altamente istruite in quel senso.

I valori umani, però, fanno parte dell’edu­cazione, dal latino e-ducere, che significa “portar fuori dall’interno”. Tali valori umani, per tutti gli uomini, fin dai tempi più remoti, sono insiti nel cuore di ognuno; non vi sono stati posti dall’esterno, ma partono dall’in­terno. Le qualità divine radicate all’interno dell’uomo sono: verità, rettitudine, pace, amore e non violenza.

L’uomo, avendo dimenticato queste qualità latenti, è incapace di estrarle. “Educare”, infatti, significa “tirar fuori” il meglio dall’interno, laddove le virtù giacciono nascoste, immanenti. È necessario estrarle e portarle all’esterno e ciò significa tradurle in azione.

Verità e Giustizia

Nel linguaggio vedico, per sorgente della vita s’intende l’energia vitale (jîva shakti). Una volta che la verità interiore viene portata all’esterno, non rimane semplicemente verità, satya, ma è ritam, cioè giustizia. Il principio della vita è satya, mentre l’energia divina è ritam. Nessun essere umano può esistere senza questa verità; senza forza umana non esisterebbe alcuna energia.

Ciascun uomo deve fare uno sforzo per riconoscere il potere della verità. In molti hanno fatto ricerche sul principio della Verità e ne hanno fatto esperienza, lieti per la sua manifestazione. Ad ogni essere umano il Divino si manifesta sotto forma di Verità. Gli antichi saggi l’hanno sperimentata, dichiarando che la sua presenza pervade uniformemente tutti gli esseri viventi: la Verità è unica ed è la stessa in tutti. Questo è quanto intendiamo con l’espressione “la Verità è Dio”: l’incarnazione della Divinità in ogni uomo sotto forma di Verità.

Cinque Princìpi Vitali

Ci sono cinque princìpi vitali nell’uomo, in ciascun uomo. Sono cinque energie divine o soffi vitali (pañchaprânâ): prâna, apâna, vyâna, udâna e samâna. Queste energie, che appartengono al mondo sottile, sono state identificate con i cinque valori umani perché fossero spiegate; ma gli uomini non li comprendono sprecando la vita.

La verità è l’energia che trova espressione nel­l’in­telletto e, quando viene considerata come il fondamento della vita concreta, si chiama satyâchâra, “vero modo di vivere”, dharma, rettitudine. Mentre la verità si esprime con la parola, il dharma è vita pratica. Gli antichi Veda l’hanno detto con l’aforisma: Satyam vada dharmam chara, «Di’ la verità, pratica la rettitudine». In effetti, il dharma si fonda sulla verità; non c’è verità senza giustizia. Secondo i Veda, non c’è altra giustizia al di fuori della verità: Satyam nasti paro dharmaha. Come si può pensare che regga l’edificio della rettitudine, se manca la verità? Quindi, per essere giusti ci si deve basare sulla verità. Il dharma consiste nella pratica della verità, nell’attenersi alla verità. Questo è il solo vero dharma, ed è uguale per tutti. Da qui parte come riflesso la pace.

Il silenzio della mente

Finché si affoga nei desideri, non si può provar pace, anche fra mille riti sacri. I desideri sono nati come pensieri e volontà; a loro sostegno c’è la mente. Per godere pace, si deve neutralizzare la mente, controllarla. «Il silenzio della mente – si dice – è pace». In effetti, una mente tenuta sotto controllo si fa silenziosa, osserva il silenzio. Lo stato in cui non ci sono più rumori o suoni si chiama “pace”. Non la potete forzare; la pace fa parte della sorgente della vita, dipende dai sensi fisici, e solo nel dominio di queste realtà trova manifestazione la Divinità sotto di esse nascosta. Si prega e si fa ogni cosa per aver pace, ma voi di fatto non l’avete. La potete ottenere solo quando avete sotto controllo la mente.

Poi c’è l’amore, che, in realtà, è il fondamento di ogni sorgente di vita, sta alla base del Sé. Per questo, Dio, o la verità, è il sostegno della mente, il suo fondamento. L’amore ha le sue origini in Dio ed è la vera personificazione e manifestazione della verità: «fulgida espressione della verità, splendida luce, sommamente sacra, al di là di ogni attributo, arcaica, eterna, immortale, immacolata, infinitamente pura». La Verità risplende tra le nove descrizioni vediche: nirgunam, niranjanam, sanatanam, niketanam, nitya, suddha buddha nirmala svarûpanam. L’amore non conosce odio, non tiene le distanze, unisce tutti. Il mondo intero può raggiungere l’unità per mezzo dell’amore: Yekâtma darshanam prema.

La corrente sottomarina della Non-violenza

A guisa di corrente sottomarina che scorre attraverso tutti i princìpi dell’Amore, della Pace, del Dharma e della Verità, trovate la Non-violenza. La violenza è inconciliabile con ciascuno di quei valori: se nella verità c’è violenza, non c’è verità e, dove c’è violenza, non c’è neppure giustizia. Non c’è vera pace se solo si lascia spazio alle offese; non c’è assolutamente amore laddove si provoca dolore. La non-violenza è una corrente che passa sotto gli altri quattro valori; esclude che si faccia del male ad alcuno ed è la conditio-sine-qua-non perché ci siano verità, rettitudine, pace e amore.

L’uomo di quest’era ha dimenticato i pañchaprâna, i cinque princìpi vitali che fanno parte della sua natura e sono alla base della costituzione di tutto il genere umano.

Energie di base

Quale sarà l’esperienza dell’uomo che ha dimenticato di avere una natura composta dai cinque princìpi vitali? Egli compie molte attività, senza però rendersi conto delle conseguenze che esse comportano. Per essere veri uomini, bisogna riferirsi ai valori umani come a princìpi vitali.

Infatti, non c’è vita senza verità; non c’è sentimento senza rettitudine; non si può assolutamente vivere senza pace; senza amore non c’è prâna. I cinque valori umani non sono altro che sorgenti di vita, energie fondamentali per il vivere. Ma l’uomo, che ha perso di vista queste energie di base, ritiene le qualità fisiche, terrene e materiali essenziali in assoluto alla vita.

Fin dall’antichità, i grandi saggi del tempo compresero appieno la verità dei cinque princìpi vitali; sapevano che erano stati disposti per il bene del mondo. Non è possibile comprendere il senso dell’umanità prescindendo da questi cinque princìpi vitali.

Valori sostenuti dagli Avatâr

Come si è giunti alla loro scoperta? Nel Treta Yuga, Râma s’incarnò per insegnare l’osservanza di due virtù: la Verità e la Rettitudine. Satyam vada dharmam chara: «Di’ la verità e pratica la giustizia». Fu per sostenere la verità di suo padre che Râma andò in esilio nella foresta. «Debbo far sì che mio padre Dasharatha tenga fede alle sue promesse», addusse Râma come ragione. E in quel modo, l’Avatâr del Treta Yuga onorò le due virtù della Verità e della Giustizia. In quell’epoca non c’era molta gente malvagia e quel po’ di malvagità che c’era fu completamente rimossa dalla pratica delle due virtù, la verità e la rettitudine, che Râma seppe diffondere come sorgenti di vita.

Nell’epoca successiva, nello Dvâpara Yuga, s’in­car­nò Krishna, che esaltò la Pace e l’Amore. A quel tempo non c’era pace e si diffondevano sempre più tendenze diaboliche fra la gente. Per questo, Krishna si propose e si sottomise alla devozione dei fedeli per dar prova del Suo amore. In una incarnazione, il Divino portò in auge la Verità e la Rettitudine; nella seguente incarnazione, protesse la Pace e l’Amore.

Nell’attuale era, il Kali Yuga, di che cosa c’è bisogno? All’uomo è stato dato il potere di salvaguardare tutti e cinque i valori fondamentali: Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non-violenza.

Proteggere ciò che ci appartiene

È necessario che ciascun uomo li viva in pratica: è un comandamento di Dio il dovere di seguire questi cinque valori umani, al fine di salvare i cinque princìpi vitali. Qui sta il significato fondamentale della propagazione dei valori umani.

Non è necessario attendere Dio; non avete bisogno di aspettare Shakti.Dovete semplicemente proteggere ciò che è vostro: la verità, la giustizia, la pace e l’amore. Sono questi i vostri averi: tocca a voi difendere le vostre proprietà; se non lo fate voi, chi volete che venga a farlo per voi? È una responsabilità che spetta all’intero genere umano.

I demoni d’un tempo si contavano sulle dita di una mano e Dio s’incarnò anche per distruggere le qualità demoniache dell’epoca. Non si può stabilire chi abbia caratteristiche diaboliche e chi ne sia esente, perché ogni essere umano ha in sé l’angelo e il demone.

Purezza, Unità e Divinità

La principale pratica spirituale a cui dobbiamo attendere è la purezza. Per sviluppare purezza dobbiamo stare uniti; infatti, non c’è purezza laddove c’è disunione. Quando tante gocce d’acqua si mettono insieme, formano una pioggia copiosa. Così pure, quando ci si prende tutti per mano, c’è unità, e quindi purezza; una purezza che diventa un incessante flusso. Dove c’è purezza, Dio prende dimora. Oggi non ci serve altro che quella purezza nell’unità.

A ben guardare, nel mondo odierno non c’è unità, non c’è purezza, non c’è divinità. Solo ostilità, che non si trova isolata nell’umanità, ma insieme alla comunità. Si è formata una collettività che vive nell’inimicizia; una comunità dove si lavora per l’inimicizia. Perché? Si viene a creare ostilità, perché s’è persa di vista la divinità. Dobbiamo dunque far rivivere nei nostri cuori il senso del Divino. Non lasciamo posto alla discordia. Il nostro cuore non è una sedia per il gioco della musica, non è un divano a due posti. Se vogliamo crescere in unità, dobbiamo prendere coscienza della Divinità che c‘è in noi. Deponendo ogni contrasto, potremo crescere in Dio.

Per sviluppare la divinità, bisogna far sì che i sacri valori umani abbiano risalto e siano messi in pratica. In effetti, la verità è l’autentica manifestazione dell’energia vitale, che prende il nome di jîvâtma quand’è protetta, nutrita e cresciuta.

Il fine dell’educazione

Bisogna fare in modo che il Divino latente in noi si manifesti all’esterno: è il processo dell’e­ducare, così assente oggi. Si pensa solo ad istruire, ma che significa “istruzione”? Ordinariamente si crede che istruire significhi acquisire delle conoscenze. Ma la vera istruzione, che è educazione, significa sapere nei fatti, nella vita concreta.

Qual è il fine dell’educazione? È la formazione del carattere. E qual è l’essenza dell’edu­ca­zione? È la formazione e lo sviluppo delle forze divine, dell’energia soprannaturale. La chiamano anche concentrazione, perché per mezzo di questa è possibile sperimentare il Divino.

Qual è l’obiettivo dell’istruzione? L’istruzio­ne, per essere educazione, non si limita alla conoscenza e alle capacità umane, ma è esperienza della Divinità. In ciò sta l’essenza dell’edu­cazione, che è per la vita, non già per sopravvivere. Che bisogno c’è di studiare tanto per vivere alla giornata? Anche gli uccelli e le bestie sanno vivere in quel modo, e senza studi! Non sanno forse mantenersi? Quindi,

L’istruzione è per la vita
non per vivere.
Tenete bene a mente prima di tutto questa verità.

Rinascita e non nascita

Ogni parola ha una sua etimologia sacrosanta, come “educare” (da e-ducere), che significa “trar fuori (ciò che è nascosto)”. Ciò che sfugge alla vista o all’udito, in quanto fa parte di un mondo interiore, non si può né vedere né sentire né percepire col pensiero, mentre tutto il sapere esistente può essere letto, udito, insegnato, pensato. Il sapere umano porta a nascere di nuovo; educare, invece, non fa nascere di nuovo. Il che significa che rende immortali. L’istruzione porta a rinascere; l’educazione chiude il ciclo, conferisce immortalità. Mi spiego. Potete vedere con gli occhi il dharma? Esser retti è un’energia divina, come la pace. Potete vedere la pace, o l’amore con gli occhi fisici? Riuscite a vedere la comprensione, la tolleranza o la pazienza? Non le vedete con gli occhi. Queste conducono alla non-nascita (quindi, all’immortalità).

Attaccamento e responsabilità

Nell’attuale educazione non si fa che incrementare i desideri. Più il tempo passa, più desideri ci sono, sempre di più, di più, di più. Si mantiene un bel mucchio di desideri, e il desiderio è l’origine di nuove nascite. Controllate i desideri; avete bisogno di essere distaccati, poiché l’attac­ca­mento è una schiavitù: con essa aumenta la responsabilità, e non solo; il peso delle responsabilità sfinisce e rende infelici trascinando su sentieri pericolosi. Tutto a causa del desiderio.

La voce della coscienza, informata dalla forza del Divino interiore, tiene sotto controllo il desiderio. La vita interiore non è condizionata da desideri, né li produce. Ciò che sta dentro al cuore dell’uomo è scevro da attaccamento e invita al distacco. È importante saper distinguere tra attaccamento e distacco ed esser liberi dalla schiavitù degli attaccamenti per poter vivere distaccati.

Da che parte va la mente?

Aprire e chiudere la porta di casa è un’azione abituale. Girando la chiave a destra, la porta s’apre; se la giriamo a sinistra, si chiude. Così, anche il nostro cuore è come una serratura, dove la mente è la chiave: se la si gira verso i desideri, c’è schiavitù; se invece si gira verso Dio, c’è liberazione. La differenza sta nella direzione in cui si aziona la chiave – verso la liberazione o verso la schiavitù – non nella chiave, che è la stessa. Infatti, la mente, la ragione, l’intelligenza, i sensi, il corpo, costituiscono una sola entità, mentre la liberazione e la schiavitù dipendono dalla direzione che prende la mente: verso il mondo, ed è schiavitù; verso Dio, ed è liberazione.

Lo stadio supremo

La liberazione, o moksha, non è una stanza confortevole, con l’aria condizionata; non è nemmeno un posto isolato a parte, ma è uno stato di pace infinita, suprema. Dove potete averla? Quando il cuore è puro, c’è somma pace. Potete godere questo stato quando siete interiormente stabili e il vostro agire è senza tornaconti. È uno stato di “super-pace”. Dovete raggiungere il massimo livello per arrivare a quello stato di Pace Suprema. In che modo? Crescendo insieme, restando uniti, con un cuore puro e aprendovi al Divino per mezzo dei tre princìpi di unità, purezza e divinità, giungerete al massimo livello.

Oggi, per effetto del Kali Yuga, le famiglie sono molto numerose e ci sono molti fratelli e, fra essi, molti si fanno chiamare Râma e Lakshmana. Tuttavia voi ben sapete come si comportarono veramente i due fratelli della storia sacra, Râma e Lakshmana. Nonostante tutte le difficoltà, in qualsiasi momento, Lakshmana seguì sempre Râma. Non c’era insuccesso, angustia, ostacolo o problema che impedisse a Lakshmana di seguire Râma; niente lo fermava, e in questo modo raggiunse il massimo livello di evoluzione. Come sono invece i moderni fratelli? Quando si tratta di dividersi un patrimonio, ricorrono ai tribunali. I Lakshmana odierni vanno alla Corte Suprema; il Lakshmana di Râma giunse allo Stadio Supremo! Sono i desideri a portarvi davanti al giudice di Corte Suprema. Se non ci sono desideri, non ci sono nemmeno conflitti e, se non ci sono conflitti, non c’è il minimo pensiero, ma solo massima pace.

Quattro tipi di conoscenza

Come dovremmo, dunque, impostare il nostro studio oggi? Non dev’essere una mera istruzione, poiché darebbe solo una conoscenza libresca. Ci sono quattro forme di conoscenza. C’è la conoscenza che si ferma ai libri di testo, ed è una conoscenza superficiale. Poi esiste una conoscenza generale, enciclopedica. Viene poi la conoscenza offerta dal discernimento. Infine, il quarto tipo, è la conoscenza pratica. È quest’ultima che si deve possedere. Non basta il discernimento; la ragione può indurre in errore e opera dei “distinguo” soggettivi, ingiusti. Serve avere una discriminazione oggettiva, fondamentale. Non essendo personale, è buona e vera per tutti.

Manca oggi questo tipo di discernimento fondamentale. Gli studenti d’oggi agli esami copiano, oppure scribacchiano sui fogli ciò che professori dettano, ma i voti che ottengono da quei compiti non sono gran che. Più che voti (marks), prendono note (remarks)! Il vero voto deve corrispondere al sentimento del cuore: è il vostro cuore che vi deve dire se avete fatto giusto. Comunque vi siate comportati, è la vostra coscienza che deve darvi l’approvazione; è lei il testimone.

Conscio, Coscienza, Consapevolezza

Tre parole: conscio, coscienza, consapevolezza. Quest’ultima è lo stato della Divinità: una consapevolezza diffusa dappertutto. È a causa della consapevolezza del Divino che la coscienza occupa il vostro corpo. Il Divino che dimora nel corpo è Coscienza, non la Consapevolezza che pervade occultamente ogni creatura vivente. La coscienza riguarda i sensi, e il conscio, che si riferisce ai sensi, dovrebbe evolvere verso lo stato della coscienza. Questa, espandendosi sempre più, alla fine esplode, come un pallone – così, paat! – nello stato della consapevolezza.

Avete mai visto i bambini che giocano a gonfiare i palloncini? E soffia e soffia, alla fine li fanno scoppiare. Il palloncino diventa sempre più leggero e alla fine esplode. L’aria che c’è dentro è la coscienza, la quale, una volta che il palloncino è scoppiato, va a mescolarsi con l’aria circostante, che è la consapevolezza.

La coscienza più comune oggi è quella di sentirsi corpo. Il corpo è il palloncino, è come una bolla di sapone. La mente è come una scimmia pazza. Non seguite né la mente né il corpo. Seguite la coscienza. Questa dobbiamo seguire. Finché rimarremo attaccati sempre di più al corpo, non ci attaccheremo al Sé reale. La più grande debolezza del giorno d’oggi sta nella mancanza di fiducia nel Sé, e quindi nella sfiducia in sé stessi. La gente pensa comunemente di essere al sicuro quando ha molti soldi e ricchezze. Ha fiducia negli averi, non nell’essere.

Fiducia in sé per realizzare il Sé

La fiducia in sé stessi è del tutto indispensabile, fondamentale, essenziale, ed è su queste fondamenta che dobbiamo erigere il muro della soddisfazione, mentre nella gettata sottostante dobbiamo porre l’abnegazione. All’in­terno dell’edi­ficio c’è la nostra vita. Dunque, dapprima gettiamo delle fondamenta solide di fiducia in sé, poi erigiamo il muro della soddisfazione di sé, ponendo alla base la radice del sacrificio di sé. È là che ha inizio una vita di pace, di realizzazione.

Per potersi realizzare è essenziale aver fiducia in sé stessi, e non in maniera discontinua, bensì stabile. Perché la vostra fiducia non è così forte? Avete una mente piena di desideri mondani, materiali, fisici; desideri inutili, sporchi, volubili. Quanto durano? Per quanto tempo potete considerarli veri, se passano velocemente come delle basse nuvole oscure? Nuvole, nuvole passeggere!

Tutto quello che oggi si dice diventa un programma di studio; ma non è l’unica cosa che dovete studiare. Accanto alla vostra cultura, insieme alle conoscenze delle materie che riguardano il mondo e che giustamente dovete possedere, nutrite e preservate i valori umani.

La chiave del cuore

Non c’è bisogno di studi preliminari per avere i valori umani: essi sono già dentro di voi, sono nati insieme con voi. Non li vedete, perché sono nascosti dentro di voi. Come sono? Noi abbiamo una cassaforte d’acciaio, dove sono riposti vari gioielli. La cassaforte non ha un gran valore, ma ce l’hanno invece i preziosi che vi si trovano. Così è del nostro corpo, che non ha valore; ha una durata limitata, ma al suo interno ci sono dei valori umani che sono preziosi, sacri, divini. Dobbiamo conservarli con cura e proteggerli giustamente. La cassaforte di quei valori è incastonata nei muri e dietro la porta del cuore. La chiave che dobbiamo avere è l’amore. Con l’amore potete aprirla.

Studenti, Educatori, sostenitori dell’istruzione, amministratori, dovete ottenere quella chiave per aprire la porta del cuore: la chiave dell’amore santo, l’amore divino. L’amore è Dio; vivete nell’amore. È una serratura quella che non ha pari. L’amore, infatti, è la chiave giusta, appropriata: forgiamola. Possiamo farlo se siamo uniti. Non abbiamo odio verso alcuno; non umiliamo nessuno; non indigniamoci con nessuno. Se proprio non vi è possibile, rimanete almeno in silenzio, ma non odiate. Conservate l’amore che c’è in voi, per condividerlo con tutti. È così che vi realizzerete sperimentando il Divino dentro di voi.

Incarnazioni dell’amore, si ritiene che la verità sia la fonte energetica dell’anima e che dalla verità abbia origine la rettitudine, la quale genera due figli: dapprima la pace e poi l’amore. L’amore, in realtà, è il più alto, il più grande di tutti. Con l’amore avrete tutti i poteri.

Tutto è Verità
Tutto è stato originato dalla Verità.
Tutto ha avuto inizio a causa della Verità.
Alla fine tutto s’immergerà nella Verità.
C’è un luogo ove non ci sia Verità?
C’è un luogo ove non ci sia Verità?
Il Principio Primo è la Verità senza macchia.

L’Universo intero è stato emanato dalla Verità, ed è la Verità stessa che lo produce e lo sostiene. Chi produce, mantiene e annienta è in definitiva la Verità. È a questa Verità che dobbiamo aderire come a piedistallo. Poi possiamo mettere in pratica la rettitudine e scopriremo che da noi sgorgheranno la pace e l’amore.

Lucrare i valori umani nei luoghi santi

Incarnazioni dell’amore, i sentimenti divini non si trovano staccati l’uno dall’altro. L’altro giorno, Jumsai ha detto: «I valori umani non si trovano in un hotel a cinque stelle». No, nemmeno in un hotel a dieci stelle, a mille stelle! I valori umani voi li potete trovare solo qui, in questo centro. Qui trovate la Pace Suprema, questa è l’Oasi della Pace, qui l’atmosfera è sacra e l’aria che respirate è nobile e fresca.

È soltanto in questo santo luogo che voi potete apprendere i valori umani. Non li trovate al supermercato, né nei grattacieli, né in lussuosi alberghi. I grandi alberghi procurano delle comodità solo fisiche. Mentre il vostro corpo sta in albergo, la vostra mente può vagare altrove. Il vostro corpo può stare disteso sul letto, nel fresco di una camera con l’aria condizionata, mentre nella vostra mente possono ribollire pensieri da far fondere il cervello.

Se volete sviluppare delle buone qualità, dovete stare in un luogo santo.

I benefici di una buona compagnia

Ecco quanto ci tramanda la cultura indiana: Satsangatve nissangatvam, nissangatve nimohatvam, nimohatve nishchalatatvam, nishchalatatve jîvanmukti. «Dalla buona compagnia la solitudine, dalla solitudine il distacco, dal distacco la stabilità, dalla stabilità la liberazione in vita».

Bisogna dunque far parte di buone compagnie. A qualsiasi club siate iscritti, di qualunque associazione siate membri, non avrete pace per questo. Andate tra buoni amici, frequentate la buona compagnia e fate amicizia con chi è buono. Solo allora avrete pace e il vostro cuore si santificherà, si libererà da qualsiasi contaminazione. Per cominciare, va purificato il cuore, perché ovunque c’è inquinamento. Credete di essere sul pulito, e invece, se guardate bene, c’è dello sporco anche là. Sporcizia dovunque!

Troverete un’assoluta pulizia, purezza e santità alla presenza del Divino, da nessun’altra parte. La Divinità è autentica purezza. Dove c’è il Divino non c’è ostilità e, una volta che siete fuori da ogni ostilità, sperimenterete la Pace Suprema. Pace Suprema, Pace Suprema. Quella è la pace che avrete. Oggi manca la pace; la pace è solo a pezzi, a pezzi, a pezzi! Ecco tutto. Abbiamo bisogno di pace, ma dov’è? Noi siamo incarnazioni della pace. Cerchiamola dunque dentro di noi!

“Chi sono io?”

È ciò che insegna il Vedânta: «Conosci te stesso», e conoscerai ogni cosa. A che scopo conoscere tutto il resto se non conosci te stesso? Non si fa altro che curiosare sugli altri: «Chi sei?», si chiede in giro. Chiudi gli occhi, guarda dentro a te stesso e poniti la stessa domanda: «Chi sono io?». Avrai la risposta.

Chi sono io? Questo è il mio corpo, il mio capo, la mia mente, la mia vita, il mio intelletto, il mio pensiero, i miei sensi, i miei sensi interiori. Dunque, chi sono io? Voi volete conoscere tutto, ma non sapete nulla di voi. Se dico “il mio fazzoletto, il mio fiore”, significa che il fazzoletto o il fiore è separato da me. E allora, chi sono io? chi sono? Se tutto il resto può essere distinto da me, solo la Verità non può essere separata.

Voi siete l’incarnazione della pace; siete l’incarnazione della verità; siete l’incarnazione dell’amore; siete l’incarnazione della non-violenza. Voi siete l’incarnazione del dharma, la rettitudine. Voi siete ogni cosa e tutto è dentro di voi.

Abbiate vedute di largo raggio; non siate di mente ristretta. Il nostro amore è espansione, non contrazione. Nell’espansione, tutto si unisce. Di solito si dice «Io e voi siamo una sola cosa». In che senso? Dal punto di vista divino, voi ed Io siamo una sola cosa, ma secondo il linguaggio umano, Io e voi siamo “noi”. Dunque, noi e noi siamo una sola cosa. Un “io” è qui, là, un po’ dappertutto: “io” qui, “io” là,…lo stesso “io” è in tutti “noi”.

Rinuncia

Incarnazione dell’amore, crescete sempre più nell’amore e staccatevi dall’odio. Riducete i vostri desideri. Incominciate a fare qualche rinuncia, fino ad un certo punto, facendo leva sui vostri sentimenti divini. Na karmana na prajayâ dhanena tyâgena ekena amritatvamânasuh: «L’immortalità non può essere ottenuta dalle opere rituali, dalla nascita o dalle ricchezze, ma solo col sacrificio e la rinuncia».

Avete mangiato, avete riempito lo stomaco e, dopo la digestione, avete gettato della materia inservibile. Ciò è salubre. Respirate inalando aria, ma se non la esalaste anche, soffochereste. Guadagnate denaro e ne ricavate conforto, vi sentite più forti. La vostra ricchezza, però, quel denaro che avete acquistato e guadagnato, deve andare a beneficio di tutti.

I tre quarti della vita

Oggi abbiamo ricchezza, forza e amicizia. Vogliamo sempre più ricchezze, forze e amicizie, ma che ne è della virtù? Dovete crescere nel carattere, poiché, senza carattere, a che vi serviranno le amicizie e i soldi?

Il carattere rappresenta i tre quarti della vita; il carattere è la vita stessa, ed è quello che dobbiamo cercare di migliorare. Tutto il resto, come viene, passa. Nuvole di passaggio. C’è un sacco di cose che dobbiamo ancora conoscere: ci sono molte maniere in cui si dovrebbero mantenere i valori umani.

Incarnazioni dell’amore, vi sto chiedendo troppo? Per oggi, termino qui. Vedremo in seguito di considerare altri argomenti.

Volete cantare i bhajan?

(Tutti in coro: Sì!)

(Prema muditha manase kaho…)

Prashânti Nilayam, 26 Settembre 2000.

Seconda giornata del Seminario con tema: “Consolidamento del Programma di Educazione ai Valori Umani”

Versione integrale.

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