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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2000:20001002

20001002 - 02 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

CONDUCETE UNA VITA VIRTUOSA PER GUADAGNARVI LA GRAZIA DI DIO

La luna illumina la notte, il sole illumina il giorno.
La rettitudine è la fonte di luce per i tre mondi
ed un buon figlio illumina tutta la comunità.
(Detto Telugu)

Incarnazioni dell'Amore Divino!
C'è una grande luce nella notte che dissipa l'oscurità ed illumina, aiutando in questo modo l'umanità. Quella luce altro non è che la luna. Il sole è la luce che illumina durante il giorno. Indica la giusta via ad ogni uomo, gliela rivela, lo mette in grado di camminare e lo guida verso la meta che questi deve raggiungere. Per i tre mondi, la rettitudine è la luce (detto Telugu). Il Dharma dà la luce ai tre mondi, la diffonde all'umanità, definisce le qualità umane e le rende manifeste e indica il sentiero da seguire.

Suputra-un buon figlio

Un buon figlio illumina la stirpe (detto Telugu). In una comunitá c’è un figlio. Ci sono tanti figli. Dhurtarasta ebbe numerosi figli. Che cosa accadde loro? Suka non ebbe alcun figlio ma ottenne la grandezza (detto Telugu).

Si dice che un figlio è come una luce per l'intera comunità. Non qualsiasi figlio. Non qualsiasi tipo di figlio. Non un figlio di qualsiasi genere. “Suputra” significa “buon figlio”. Con “buon figlio” non s’intende un figlio “buono” solo nella parola, o solo nel comportamento, e neppure “buono” solo nelle pratiche. Uno viene chiamato “Suputra” quando rappresenta un ideale sotto ogni aspetto. Un “Suputra” è colui che è di esempio a tutti per il suo comportamento positivo e le sue buone abitudini. Egli non illumina solo la propria vita ma anche quella degli altri. È una luce vitale che nutre la propria famiglia.

Sapete come dovrebbe essere quel Suputra? Dovrebbe essere come una luce sul sentiero. Non soccombe all'illusione e non cambia il suo modo di vedere. Egli sente che la creazione è il Creatore. Non solo illumina la propria vita (il proprio Sé), ma è colui che dà luce anche a coloro che vagano per il sentiero, ad ogni singola creatura. Questo é un Suputra.

Dai tempi più antichi il figlio che viveva una vita di questo genere veniva denominato “Suputra”; egli sperimentò tutto questo, sperimentò la beatitudine ed incarnò quell'ideale. I tempi sono cambiati, e così pure sono cambiati anche il modo di comportarsi ed il modo di vivere. L' uomo sta persino cambiando il Dharma.

Nei tempi antichi, persino senza alcun potere (“Shakti”) e capacità, si viveva basandosi sulla fiducia in se stessi, procedendo con fermezza ed emanando luce come un Atma Joti (luce del Sé).

Perdita della felicità e della pace

Nel Kali Yuga, sfortunatamente, la scienza e la tecnologia si sono sviluppate, ma non è stato possibile raggiungere la pace, neppure per chi ha un nome famoso, per chi è ricco, neanche per chi ha tutti i motivi per essere felice ed ha potere.

Qual è la ragione di questo allontanamento dalla felicità e dalla pace? Oggi si può ottenere l’istruzione che si desidera, si possono avere le ricchezza e l’intelligenza di cui si ha bisogno; nonostante ciò, l'uomo d’oggi si è allontanato dalla sicurezza e dalla pace. Non è che nelle famiglie non ci sia istruzione; non è nemmeno che manchino gli intellettuali, né mancano i ricchi. Ma se ci sono tutte queste cose, com’è che non c’è né felicità né pace?

Dasaratha era finemente istruito, di grande coraggio e valore, ed era un guerriero formidabile. Nessuno gli era eguale. Con tutta la sua conoscenza, la sua ricchezza, la sua agiatezza, qual è stato il motivo per cui è caduto in una situazione così orribile?

Perdita della tolleranza e della solidarietà

Anche le situazioni che si presentano al giorno d’oggi sono simili. Quando quattro famiglie vivono insieme in una casa non c’è né tolleranza né solidarietà. La perdita della tolleranza e della solidarietà sono la causa principale di queste afflizioni. Qual è il motivo della perdita della tolleranza e della solidarietà? L’uomo sta permettendo che la vita umana, che è sacra, si sciupi a causa dell’incremento dell’egoismo; egli utilizza il suo intelletto per ricavare vantaggi personali e lotta, utilizzando a questo scopo l’istruzione ottenuta, per affermare i suoi interessi egoistici.

In questo mondo non esiste più una casa nella quale i valori della tolleranza e della solidarietà non siano stati perduti. Anche nelle famiglie poco numerose non è più possibile trovare la tolleranza e la solidarietà. Da questo deriva il fatto che ogni famiglia è immersa in qualche tipo di preoccupazione da quando si alza alla mattina fino a quando va a letto alla sera.

Se in una casa ci sono quattro figli, non c’è unità fra quei quattro, non c’è solidarietà, non c’è integrazione, non c’è affatto solidarietà. Perciò, ognuno va per la propria strada. Sebbene egli sia nato come essere umano, abbia ottenuto la denominazione di essere umano e viva la vita di un essere umano, l’uomo di oggi si comporta peggio degli animali.

Almeno gli animali hanno tolleranza e conoscono la solidarietà. Almeno gli animali hanno un “motivo” ed una “stagione” per il loro comportamento. L’uomo di oggi non solo non ha tolleranza e solidarietà ma, a giustificare il suo comportamento, non ci sono nemmeno la “stagione” ed il “motivo”. Perciò si può affermare che gli animali sono migliori dell’uomo d’oggi.

Questo egocentrismo è aumentato senza misura in ogni singolo uomo. Egli non s’interessa di nient’altro all’infuori della propria felicità e della propria gioia. Non c’è nessuna considerazione per la felicità e la gioia degli altri; non solo in famiglia, in qualsiasi casa, la tolleranza e la solidarietà sono inesistenti.

Questi due valori sono il respiro vitale dell’uomo. La tolleranza e la solidarietà sono come l’inspirazione e l’espirazione. Se queste due componenti del respiro non sono presenti, che vita sarà la sua? L’uomo senza tolleranza e solidarietà è un “morto vivente”. Dopo aver studiato tanto, aver conseguito tanti titoli di studio, aver accumulato ricchezze materiali, che cosa ha raggiunto l’ uomo alla fine? Solo afflizioni. L’uomo è incapace di conseguire uno stato di beatitudine. In conclusione, la tolleranza e la solidarietà sono valori essenziali per ogni singolo uomo ed in ogni famiglia.

“Casa” e “famiglia”

Vengono costruite quattro mura per una famiglia e a questa costruzione si dà il nome di “Bhavana” (costruzione, o casa). Ma nei tempi antichi il nome “Bhavana” non esisteva. Cinque o sei famiglie andavano a vivere insieme in una piccola casa, e ci vivevano all’insegna della tolleranza e della solidarietà. La chiamavano “focolare domestico”. (Qui si sottolineano i diversi significati fra le parole “house” -casa, nel senso di “costruzione”- ed “home” -casa, nel senso di casa dove si abita, focolare domestico, famiglia- n.d.t.).

C’è molta differenza fra “Bhavana” e “focolare domestico”. Solo quando ci sono la tolleranza e la solidarietà si ha un “focolare domestico”, ed in questo caso veniva chiamato Nivaasa Sthalam (Nivaasa=dove si vive; sthalam=posto: posto dove si vive). Solo questo era una vera Bhavana, perché c’erano tolleranza e solidarietà. Senza questi due valori, il “Bha-” di Bhavana se ne va, e resta -vana, che significa foresta.

Il destino di Dasaratha fu questo: con la partecipazione a molti riti e offrendo molti sacrifici ottenne che gli nascessero dei figli, ma in casa, fra le sue tre mogli, non c’era tolleranza e solidarietà. Da qualsiasi causa la cosa fosse dipesa, fatto è che la pazienza e la tolleranza se n’ erano andate. Così, quale fu il risultato finale di questa esperienza? Fu che egli morì dal dolore. Dolore per che cosa? Il dolore per la sua separazione da Rama.

Dhruva

Lo stesso accadde ad Uttanapada. Quando questi richiamò a sé suo figlio Dhruva, le due mogli, che avevano perso la tolleranza e la solidarietà reciproca, litigarono fra di loro. Incapace di fronteggiare il dolore data la sua giovane età, fece Namaskar (saluto, n.d.t.) a sua madre e disse: “Madre! Non devi star male per causa mia! Avrò fede in Dio e meriterò la Sua grazia. Quando questo accadrà, ritornerò.” Poi le chiese di dargli la sua benedizione. Quindi Dhruva, che aveva sei anni, se ne andò nella giungla selvaggia, smise di mangiare e bere e visse nella continua contemplazione di Dio, adempiendo alla promessa fatta a sua madre.

Figli che provocano dolore ai propri genitori

In ogni singola famiglia il bene ed il male sono in aumento a causa del declino della tolleranza e della solidarietà. Che significato hanno la famiglia e la vita mondana? Felicità ed infelicità. Buono e cattivo auspicio. La vita del mondo è una combinazione di buono e cattivo auspicio. Ci sono sia la felicità che il dolore. C’è il buon auspicio ma c’è anche il cattivo auspicio. La ragione principale di questi due è la perdita della tolleranza.

A questo mondo davvero non mancano i figli che criticano i loro genitori, e che danno loro dolore e preoccupazioni (“baadha”). I genitori li hanno messi al mondo, li hanno allevati, li hanno portati all’età adulta, a costo di stenti e sacrifici. I figli che provocano “baadha” ai genitori oggi sono in aumento. Da una parte fanno soffrire i loro genitori e dall’altra adorano Dio. È devozione (“Bhakti”) questa? O non è piuttosto una furbizia (“Bhukti”), oppure uno stratagemma (“Yukti”), o potere (“Shakti”)?

Che cosa è la liberazione (“mukti”)?

No, questa non è vera devozione. Loro hanno desideri di questo tipo: “Per mezzo di questa devozione (“Bhakti”) vogliamo la liberazione(“Mukti”). Che cosa pensate che sia la liberazione? Gli sciocchi credono che significhi unirsi a Dio o raggiungere Dio. Liberazione significa diventare liberi dal dolore o dalle preoccupazioni che affliggono l’uomo e raggiungere la beatitudine. Questa è liberazione. Liberazione (“Mukti”) è dar da mangiare a coloro che soffrono la fame e la sete e sollevarli dalle loro sofferenze.

Così pure è liberazione dare un po’ di soldi alla gente povera che non ha esperienza della felicità e del dolore, gente che conosce solo la sofferenza, derivante dalle loro numerose preoccupazioni, gente che non ha un soldo in mano e che sta male. Sollevarli dalle ansietà, dall’affanno, dall’angoscia e dalla schiavitù e dar loro gioia, felicità e pace, questa è liberazione.

Cioè, liberazione (“Mukti”) non è qualche posto separato. Allontanare la mancanza di pace (“Ashanti”) dal cuore di ogni uomo e riempire il cuore di pace suprema è liberazione. Per un uomo che soccombe alle numerose afflizioni (“Baadha”), la scomparsa di queste è liberazione (“Mukti”). Gli uomini non perseguono questo genere di liberazione, così sottile, facilissima da ottenere, alla portata di tutti. Invece dicono: “Voglio la liberazione! Voglio la liberazione!” Ma quando la liberazione? Liberazione dopo la morte? No, no! Questa gioia va sperimentata mentre si è vivi.

Il sollievo di Yashoda

Anche Yashoda soffrì molto. “Che cosa significa questo? A me basta avere la liberazione. Perché dovrei passare attraverso tutte queste afflizioni (“Bhaada”)? Kamsa mi ha portato via il figlio. Akrura è venuto, gli ha insegnato così tante belle cose ma se l’è portato via. Il Krishna che mi è stato portato via non è più tornato. Il solo poter “desiderare” che mi venga restituito costituisce già una liberazione”.

Oggi molta gente desidera diversi tipi di liberazione da così tante cose diverse. Yashoda aspettava, aspettava, aspettava pensando: “Oggi… domani… quando tornerà?” Alla fine, soccombendo alla perdita di ogni speranza, cosa che l’aveva fatta appassire, quando Yashoda sentì le parole: “Krishna è tornato!” andò in estasi. Quale altra liberazione può esserci oltre a questa? Dare una gioia immediata a chi è immerso nel dolore è una sorta di liberazione. Questo genere di liberazione “mondana” é raggiungibile solo dagli esseri umani.

Fate buon uso di questa breve vita

La vita di un essere umano è superiore. È bella, virtuosa e preziosa. Comunque, Dio ha dato una durata molto breve a questa sacra nascita umana. Ha concesso una vita limitata. Usate i sensi del corpo che Lui vi ha dato in questa vita limitata per compiere delle buone azioni. Lui vi ha insegnato che dovete prendere parte alle buone azioni, che dovete compiere buone azioni.

Se prendiamo in considerazione la lunghezza della vita, ci rendiamo conto che essa è molto corta. Ma se rivolgiamo la nostra attenzione alle azioni, vedremo che esse sono infinite. Anche il potere dato a chi si trova al comando, a chi detiene l’autorità, è enorme. Il potere intellettivo dell’uomo può condurlo ovunque. Se uno è determinato può davvero persino volare per il cielo, può tenere tutto il mondo dentro una mano. Un tale potere è in lui. Sebbene l’uomo sia dotato di queste facoltà, le sta perdendo.

Qual è il motivo di tale perdita? Il fatto che egli non riesce a mantenere i sensi corporei stabili, sotto controllo. Non riesce a liberarsi delle sue debolezze. La durata della vita che fu data all’uomo è diminuita proporzionalmente alla velocità con la quale il controllo dei sensi è andato perduto. La durata della vita è diventata molto corta nell’uomo d’oggi; qual è il motivo di questa repentina perdita della longevità? Il motivo è che l’uomo sta perdendo il controllo sui suoi organi di senso. A causa di questo egli sta anche distruggendo l’energia che si trova dentro di lui. In un tempo molto breve egli diventa vecchio e sperimenta la morte. Se si vuole rimanere immortali, se non si vuole invecchiare, il controllo dei sensi dev’essere rinforzato. Si deve prendere un po’ di distanza da questo attaccamento al corpo.

Se da un lato si ha una perdita del controllo dei sensi e dall’altro un aumento dell’ attaccamento al corpo, come diventerà questo corpo? Le buone qualità nell’essere umano sono queste due, tolleranza e solidarietà. La vita è inutile senza di esse. Se facciamo due buchi in una brocca e poi la riempiamo d’acqua, dopo qualche tempo l’acqua colerà via e la brocca resterà vuota.

Allo stesso modo Dio ha versato il nettare della Sua Grazia in questa brocca che è il nostro cuore. Perciò, qual è il nome dell’essere umano? “Figlio dell’immortalità” (“Shun Vanthu Visve Amruta Sya Putraha.”) (Verso sanscrito).

“Oh Uomo! Tu sei figlio dell’immortalità. Solo a causa del fatto che sei immerso nei tuoi sensi stai diventando un figlio della menzogna (“Anrutha Putra”). Perciò Dio vuole che voi proteggiate il vostro corpo. La mancanza di tolleranza e solidarietà può essere paragonata al fare dei buchi nella brocca. A causa di questo, la durata della vita che Dio ci aveva concesso si è gradualmente ridotta. E allora, con questa vita così corta, quale buon lavoro potrà svolgere l’uomo? Quali cose potrà fare, che siano di aiuto? Come potrà desiderare la prosperità della società e della comunità? Non potrà desiderare un bel niente.

L’energia dei sensi

L’energia (“Shakti”) dataci da Dio dev’essere usata appropriatamente perseguendo la retta condotta (“Satpravarthana”) e frequentando le buone compagnie (“Satsangha”). Si deve seguire una retta condotta, si deve fare servizio disinteressato alla società (“Seva”). Solo allora la vostra energia (“Shakti”) aumenterà, si moltiplicherà. Le energie date all’uomo sono molteplici. L’uomo le sta sciupando con le sue stesse mani. In che modo? A causa dell’ uso errato che egli fa delle energie dei sensi corporei.

Se ci si sofferma a considerare i sensi, ci si rende conto che essi sono molto potenti. Arjuna chiese: “Swami, che cosa devo fare per ottenere il controllo dei sensi?” Krishna replicò: “Perchè, Arjuna?” Poi rispose:”La mente non sta mai ferma, Krishna! La sua forza è così tremenda da renderla pericolosa, a causa dell’irrequietezza della mente non riesco a restare impassibile nelle situazioni pericolose.”

I dubbi diventano polvere

Se la fede in Dio è forte abbastanza, perché non c’è stabilità? I dubbi vengono di minuto in minuto. Quando i dubbi aumentano oltre ogni limite, si diventa “sporchi”. Non c’è alcuna possibilità per i dubbi di pervadere un cuore sincero e puro. Al cuore è puro non verranno mai dubbi, in qualsiasi situazione.

I sentimenti sporchi, i dubbi, quando vengono portati nell’interiorità, diventano polvere. Tutto ciò che si vede diventa oggetto di dubbio. Si dubita persino quando si vede la propria madre: “Sarà veramente mia madre o no?” Se uno coltiva dubbi di questo genere, come potrà avere tolleranza e solidarietà?

Marionette nelle mani dell’egoismo

L’egoismo entra in ogni azione di ogni singolo uomo, a prescindere di quale azione possa trattarsi. A qualsiasi cosa si pensi, l’egoismo entrerà in quel pensiero. L’egoismo avrà a che fare con qualsiasi cosa venga detta, e lo stesso dicasi per qualsiasi azione che venga compiuta. L’ uomo d’oggi vive come una marionetta nelle mani del demone dell’ egoismo. Nessun progresso è possibile per l’ uomo caduto sotto il controllo dell’ egoismo.

Colui che è privo di egoismo emerge vittorioso da ogni azione che intraprende. I Pandava, nonostante tutte le difficoltà e le umiliazioni che dovettero subire, nonostante il disonore, ottennero la vittoria a causa della loro ferma fede in Krishna. Allo stesso modo molti saggi di quei tempi svilupparono la fiducia in se stessi, la risolutezza incrollabile, la tolleranza e la solidarietà.

Discutere e contraddire sono una moda

Al giorno d’oggi la tolleranza e la solidarietà sono essenziali in qualsiasi famiglia. Tutti devono crescere con tolleranza (comprensione reciproca) come fratelli maggiori e minori, o come sorelle maggiori e minori. Invece, se uno dice: “Sì”, l’altro dirà: “No”. Questo è l’effetto del Kali Yuga. È diventata una moda. Non importa quello che uno dice, perché controbattere: “Non è così” é una moda. È bene argomentare solo se è utile per affermare la verità. È anche giusto arrivare a capire quale sia la verità tramite una discussione. Ma argomentare con la determinazione di “controbattere in qualche modo a qualsiasi cosa venga detta” è pura stupidità. Questo non va bene.

Alla corte dell’Imperatore Janaka arrivò Panchashikha, un grande studioso. Panchashikha era un eminente letterato. Doveva incontrare l’imperatore per discutere sui Sastra e sui Veda. Un discepolo (uno “scolaro”) di Janaka prese una ferma decisione: “Con i grandi letterati che verranno qui, argomenterò dicendo sempre: ’Non è così’, in risposta a qualsiasi cosa essi diranno”.

Nel sentire questo, Panchashikha rise. Rispondere ‘no’ a tutto è stupidità, non erudizione! Uno scolaro è colui che impara a memoria i Veda, i Sastra (scienze), l’ Iti Hasa (storia) ed i Purana (le imprese degli Dei), e che capisce l’essenza di verità in essi contenuta, ed una tale persona è equanime.

“Uno scolaro è colui che possiede la visione dell’uguaglianza”(“PanditaSama Darshanah”) (Verso Sanscrito). Cioè tutti sono uguali ai suoi occhi. Panchashikha pensò fra sé: “Questo pazzo dice: ‘Argomenterò su qualsiasi cosa venga detta!’ Una persona di questa fatta non dovrebbe trovarsi vicino a Janaka. Con questa convinzione, Panchashikha fece innanzitutto una domanda al discepolo. Chiese: “Mio caro! Sei nato da tua madre, non è vero?”.

Lo scolaro tenne la bocca chiusa. Dopo, Panchashikha gli pose un’altra domanda: “Sei un essere umano, non è così?” Sì, un essere umano: come è possibile negare una cosa simile? Per via di queste argomentazioni Janaka divenne molto felice. “Panchashikha!”, disse. “Tu sei un grande erudito. È stato estremamente giusto da parte tua prendere la decisione di fare quelle domande al mio discepolo. Era l’unico modo di interrogare quello stupido scolaro”.

Non è erudizione studiare i grandi Sastra e ripetere pedissequamente i versi in essi contenuti. Tutti dovrebbero essere trattati con uguaglianza. Solo uno che si comporta così è un vero erudito. Panchashikha disse al re Janaka: ”La reputazione di un grande imperatore, quale tu sei, è stata rovinata dal fatto di tenere a corte uno scolaro così stupido. A causa di questo sei stato condotto su un sentiero errato”.

Una volta Nammalvar disse in Tamil: “Noi siamo i testimoni della mente. Gli Attributi sono i testimoni del corpo. Swami è il testimone di tutto!” (Applauso). La stupidità è il testimone degli stupidi. Gli stupidi hanno solo la loro stupidità come testimone.Lo scolaro prese alfine il ‘titolo’ di “stupido”(“Murkar”). Solo lui poté conferire quel titolo, nessun altro può farlo.

Il servo stupido

C’era una volta un servo di un re, e questi lo proteggeva con molto amore. Il re aveva una malattia gravissima. Lo stupido servo gli si avvicinò e gli chiese: “Swami! Che cosa vuoi? Che cosa dovrebbe essere fatto? Che lavoro desideri che io faccia?” Il re rispose: “La fine si avvicina, figlio mio! Ho esaurito il tempo prezioso che l’Onnipotente mi ha concesso, devo seguire il Suo ordine, e sono pronto ad andarmene.”

Che cosa rispose lo stupido servo? “Swami! Aspetta, aspetta, aspetta! Sei così debole! Come farai ad andare?” Andò a prendere un cavallo. “Siediti sul cavallo per andar via”.

Allora il re gli rispose: “Oh stupido! Il cavallo non può venire nel posto in cui vado io. Nemmeno il cocchio, né alcun altro veicolo. Quello non è un posto in cui si può andare trasportati da un veicolo”. Il servo allora disse: “Swami! Che cosa non può venire? Allora, perché tu puoi andarci?” Molto tempo fa la gente chiamava i servi di quel genere: “Stupido, stupido, stupido!”

Poi, quello sciocco continuò: “Tu dici solo ‘me ne sto andando’. Ma non ci dici dove e come te ne vai. Perciò, o re, non sono io lo stupido, tu sei lo stupido!”(Il pubblico ride)

“Tu affermi che te ne stai andando. Poi dici che il cocchio non può accompagnarti. Uno come te, che sa così tante cose, come mai non sa dove sta andando?”

Molti sciocchi continuano ad argomentare in questo modo, col solo risultato di snaturare la loro intelligenza. Oggi, a causa dell’influenza del Kali Yuga, l’intelligenza viene corrotta a causa di domande, sentimenti e pensieri inutili.

I quattro fratelli

Un piccolo esempio. Stamattina, mentre tornavo dal Mandir, è venuto da me Ramana Rao, Raman Rao di Hyderabad. Mi ha detto: “Swami! Quando qualche episodio della tua giovinezza viene menzionato nei Tuoi Discorsi, ci dai una gran gioia, i nostri cuori ne sono felici!” È per questo motivo che oggi ve ne parlo. (della Sua infanzia, n.d.t.).

Dapprima c’erano Kondama Raju e suo fratello più giovane, Subbaraju. Il fratello più giovane morì presto. Lasciò due figli, Subbaraju e Venkata Rama Raju. I figli di Kondama Raju erano Pedda Venkama Raju e Chinna Venkama Raju. Questi quattro vivevano insieme. Kondama Raju abitava per conto proprio. Un giorno venne a parlare con me. Io ero un bambino. Mi disse: “Figlio, tu hai un cuore puro. Le tue parole sono sincere. Ho preso una decisione.”

Io chiesi: “Che decisione?”

“Voglio separare quei quattro”.

Risposi: “Ottima idea! La tolleranza e la solidarietà mancano in queste quattro famiglie. Hanno vissuto a lungo nello spirito di tolleranza e di solidarietà, ma visto che questi due valori non sono più presenti, è meglio che si separino”.

Mi chiamò dolcemente vicino a sé, mi diede una pacca sulla schiena e mi chiese: “Figlio! Come fai a sapere tutto questo?” Risposi: “È talmente evidente che non ha senso chiedersi come sia possibile che io lo sappia. Basta guardarli con gli occhi. Le loro parole possono essere udite con le orecchie. Posso raggiungere la conclusione col mio pensiero. Lo posso sentire col cuore. Quale testimonianza è necessaria? Si tratta di un’esperienza diretta”.

Lui mi disse: “Hai dato un’ottima risposta. Tu lo hai detto, perciò lo farò senz’altro, oggi stesso.”

Andò e chiamò quei quattro. “Miei cari, vi metterò in case separate. Vivete le vostre vite felicemente, accettate le vostre responsabilità. È molto importante che vi prendiate le vostre responsabilità.”

Bene. Tutti erano pronti. Perché era successo? Perché le signore non avevano tolleranza e solidarietà. Dissero: “Va bene, faremo ciò che dici”. Una casa a loro, un’altra a questi, questa agli altri, insomma, divise le proprietà.

Allora i quattro gli chiesero: “Ma quale sarà la tua situazione (visto che aveva dato le case a loro, n.d.t.)?”

“Io non voglio avere proprietà. Datemi Sathya. (Applauso). Se ho quel ragazzo, sarà lui a prendersi cura di me”. Mi chiamava sempre così: “Sathya, Sathya, Sathya”. Quel Sathya (verità) fu il suo unico sostegno.

Servire il nonno

Quando mi trasferii là, avevo otto anni. Al mattino presto cucinavo per lui e gli servivo i pasti. Poi prendevo i libri e correvo a Bukkapatnam. Non c’erano scuole in questo villaggio. Bisognava andare a Bukkapatnam. Là suonavano la campana per la pausa del pranzo all’una. Dovevo correre velocissimo a casa. Mangiavo qualcosa anch’io, poi tornavo di corsa a scuola. Lui si accorse che la situazione era difficile, ed una mattina mi disse: “Sathya, hai un sacco di problemi per causa mia. Non c’è bisogno che tu torni. Il pranzo me lo preparerò da solo. Prendi qualcosa da mangiare per te e vai”.

A quei tempi non esistevano neppure i contenitori di acciaio per trasportarsi dietro il pranzo, né contenitori di qualsiasi altro tipo e neppure le ciotole di plastica. Persino l’alluminio era difficilissimo da trovare.

Questo era un villaggio piccolissimo e remoto. Qui le polpette di ragi le avvolgevamo in un canovaccio, lo annodavamo per ottenere un fagottino, ce lo mettevamo di traverso sulle spalle e così ci mettevamo in cammino. Non appena la campana annunciava la pausa del pranzo, tutti i bambini del villaggio solevano andare al fiume Bukkapatnam. Alcuni bambini erano di Janakam Palli, altri erano di Karnatakapalli, altri ancora di Puttaparthi. Ce n’erano alcuni che venivano da Kamma Vari Palli.

Si ritrovavano tutti in quel posto. Io non volevo disonorare la mia famiglia facendo vedere quella roba. Tutti avevano dei piccoli fagotti, dai quali prendevano il riso, lo mescolavano con Pacchadi (una salsa piccante, n.d.t.) e così mangiavano.

Tenere su il prestigio della famiglia

Nel mio fagottino non c’era riso. C’erano solo delle polpettine di ragi (Sankati). Sì, polpette di ragi. Ci ero abituato da sempre. Al pensiero che se fossi stato visto mangiare le polpette di ragi tutti avrebbero pensato: “Ma che cosa è questo, dev’essere un bambino molto povero”, e che il prestigio della mia famiglia ne sarebbe stato rovinato, per mangiare mi appartavo lontano dagli altri.

Ogni bambino dovrebbe cercare di proteggere il prestigio della propria famiglia. Se vi comportate in modo sbagliato, la vostra famiglia acquisirà una brutta fama. Avrebbero potuto dire: “Tu mangi polpettine di ragi con Pacchadi, allora la tua è una famiglia povera!” In questo modo la reputazione della famiglia ne sarebbe stata danneggiata. No, no!, la reputazione della famiglia dev’essere salvaguardata.

Attenendomi a questo modo di vedere, dissi a Kondama Raju: “Nonno! Se vado là e mangio le polpettine di ragi davanti a tutti, mi considereranno inferiore agli altri. No. Il mio fastidio (di andare avanti e indietro, n.d.t.) è solo un bene. A mangiare tornerò qui. Anche quando c’è un problema, c’è felicità in esso. Il piacere è un intervallo tra due dolori. Se vogliamo raggiungere la felicità dobbiamo sperimentare anche il dolore.

O, se desideriamo estrarre l’oro per fare una collana, esso dev’essere messo sul fuoco. Dev’essere battuto con un martello. Bisogna fare il taglio. Dev’essere forgiato. Bisogna farne pezzi di diversi tipi. Dopo aver fatto tutto questo, finalmente la tua collana sarà pronta e potrai mettertela al collo. Quindi, nonno, non soffrirò per nulla. Sono assolutamente pronto per questo incomodo. Questo non è un problema per me. È una cosa molto positiva.”

Ma lui non voleva sentirne parlare. Ripetei: “Nonno! Andare avanti e indietro è un buon esercizio per Me”. Lui disse: “Ma che dici! Perché dovresti fare così tanto esercizio a otto anni?” Ma Mi amava intensamente. Non era uno che aveva fiducia in chiunque. Sathya era venuto e qualsiasi cosa dicesse, lui sapeva che era la verità. Per quel motivo il suo destino fu un ottimo destino.

Di tanto in tanto veniva anche Eashwaramma. “Onorevole nonno! Vieni a stare a casa nostra! Ci sono quattro fratelli, tu puoi vivere e mangiare quattro mesi da ciascuno. Siamo tutti d’accordo. Non siamo degni di cucinare per te e di servirti?”

Quando sentiva queste cose, egli soleva rispondere così: “on voglio questo. Quando vi ho fatto vivere separatamente, desideravo che voi aveste la vostra propria felicità. Non voglio interferire nella vostra vita. Se Sathya è con me, ho tutto ciò che desidero”.

Gli esercizi di kondama raju

Così forte era la sua fede. Quando mi trasferii dal vecchio al nuovo Mandir, dissi che l’inaugurazione di Prashanti Nilayam sarebbe stata il 23 di novembre. Lui veniva sempre due volte al giorno, al mattino presto ed alla sera, Mi vedeva e se ne andava.

Proprio come lui una volta aveva detto a Me, gli dissi: “ Perchè tanto incomodo per venire? Siediti in un posto, ed io verrò a trovarti.”

“Oh, no! (Ayyo!)” rispose, dandosi dei colpetti alle guance (il modo indiano per mostrare contrizione per aver fatto qualcosa di sbagliato, n.d.t.) “TU (‘Tamaru’, la forma più cortese e rispettosa per dire “tu”, n.d.t.) venire da me?!”. “Sarò io a venire! Questo è un esercizio alla mia età.” (Il pubblico ride).

Disse: “Oggi dico io a Te quello che tu allora dicesti a me”. Proprio così, e lui a quel tempo aveva 112 anni. A 112 anni, camminava bene e veniva al Mandir a piedi. Io avevo l’abitudine di masticare una foglia di Paan (una miscela di noce e foglia di betel e di limetta, n.d.t.). Masticavo da quando mi alzavo al mattino a quando andavo a dormire alla sera. Masticavo, masticavo, masticavo. Consumavo grosse quantità di questa miscela. Anche lui cominciò a farlo e così un giorno, quando arrivò, gli offrii noce e foglie di betel e limetta in polvere. “Swami! Perchè polvere per me? Non sono mica vecchio!” Così dicendo prese una noce di betel e la masticò, (col suono di: n.d.t.) ka-ta, ka-ta, ka-ta. Era ancora molto energico e capace.

Il controllo dei sensi conferisce forza

I denti erano molto forti nelle persone anziane a quei tempi. La vista era perfetta. A prescindere da quanto lontano dovessero guardare, non avevano bisogno degli occhiali. Avevano forza e capacità.

Il controllo che avevano sui sensi era fortissimo. Non avevano attaccamento per il corpo. L’atteggiamento era: “Devo adempiere il mio dovere nel mondo”, e vivevano con quella risoluzione. In tutte le famiglie si potevano trovare persone di tale levatura morale.

Ai tempi di Tyagaraja, questi fu invitato da Re Travancore a partecipare ad una riunione. Quale fu la canzone che Tyagaraja cantò prima di tutto? “Ci sono tante grandi anime, porgo la mia salutazione a tutte loro” (“Endaro Mahanubhavulu, Andariki Vandanamulu”). (Canzone Telugu)

Rivolgersi al pubblico dicendo: ‘FRATELLI E SORELLE’

Prima che una riunione avesse luogo, tutti i grandi saggi nei tempi antichi porgevano a questo modo i loro saluti (facevano ‘Namaskar’) ai convenuti all’assemblea. Solo dopo il Namaskar davano inizio alla riunione. I ragazzi d’oggi (Swami lo dice in tono scontento n.d.t.) dicono: ‘Fratelli e sorelle’. Che significato hanno queste parole? Sono parole senza significato. Ci sono molte anziane ad una riunione. Quando mai possono essere vostre sorelle? Tutte queste parole sono dettate da sentimenti non autentici, finti. Molte persone sono venute ed hanno detto: ‘fratelli e sorelle’. Ad un’assemblea uno si alzò e rispose così: “Signore! Io sono molto povero. Ma sono Suo fratello, non è vero? Mi dia una quota della Sua proprietà! “ (Il pubblico ride rumorosamente).

Diciamo con la bocca ‘fratelli e sorelle’ ma che cosa diamo loro? Dimostriamo il sentimento di essere fratelli? Proviamo loro che è autentico? Che necessità c’è di dire ‘fratelli e sorelle’? È diventata un’ abitudine. È una cosa artificiosa. Non mi piace proprio questo modo di vivere così finto.

Sono un servo

Io vi chiamo sempre ‘Incarnazioni dell’ Amore’ (‘Prema Swarupulara’). Il Mio è solo amore. Solo amore. Anche in voi c’è solo amore. Per questo vi chiamo ‘Prema Swarupulara’. Non sono mai un Padrone. Sono sempre un servo. (Applauso). Perché, per esaudire i desideri dei devoti, devo essere sempre con loro.

Eccovi un piccolo esempio. Qualcuno di voi viene forse da Me a fare ‘Namaskar’? No, no! Sono io a venire da voi, camminando, camminando, camminando… vengo io. (Lungo applauso) Qual è il recondito significato di questo? Che io sono vostro. Non dovete alzarvi e venire da Me. Vengo io da voi. Prendo tutti i vostri problemi. (Applauso)

In ogni piccola cosa Mi comporto in questo modo e lo dimostro mettendolo in pratica. Faccio una cosa e la dimostro mettendola in pratica. Anche voi dovete comportarvi così. Qualsiasi cosa diciate, dev’essere detta, fatta e messa in pratica. Solo questa è verità. Lo studio appropriato dell’umanità è l’uomo stesso. Ci dev’essere unità di pensiero, parola ed azione, le tre cose devono essere una. Questa è la cosa fondamentale che gli studenti devono imparare.

Le buone qualità rendono una persona “dea”

Tutti pregano Lakshmi, Saraswati e Parvati. Durga, Lakshmi, Saraswati. Si diventerà Lakshmi, Durga e Saraswati con la mera ripetizione di parole, canzoni e versi (sloka)?

Se avete buone qualità, diventerete Lakshmi. Se controllate i sensi diventerete Lakshmi. se riuscirete a mantenere la mente sotto controllo diventerete Durga. Quando avrete entrambe le cose, tutte le cose che direte diventeranno verità. Allora sarete Saraswati.

(A questo punto Swami ha recitato un lunghissimo ‘sloka’ di lode a Saraswati. Il traduttore è rimasto zitto invece di tradurre, ed il pubblico ha riso; n.d.t.) In questo senso Lakshmi, in quanto sostanza di Saraswati, è grande.

Origine del nome di bharat

(Swami recita un altro verso in sanscrito (‘sloka’) che loda Saraswati e che contiene la parola ‘Bharati’) Da che cosa ha preso il nome questo paese di Bharati? (Bharat: India; n.d.t.) Alcuni affermano che sia derivato dal nome di Jada Bharata. Altri dicono che il nome derivi dal fratello minore di Rama, Bharata.

Questo non è il nome di nessuno. Oggi si dice che il nome è stato preso da quello del fratello minore di Rama, Bharata. Ma chi aveva dato questo nome a Bharata? (Il pubblico ride)

No. Qualcuno o qualcun altro ha impartito tutti i nomi che esistono al mondo. Ma chi ha avuto il nome dall’inizio dei tempi? Solo Saraswati. Fu detto: ‘Saraswati, Bagavati, Bagavati’ (Verso Sanscrito) (Nomi della Madre Divina)

Quindi, Brahma è il Creatore e Saraswati il sostenitore. Quindi il nome di Lei è il nome di tutti. Nessuno oggi ha pensieri sacri. Ci sono tanti segreti sottili nella nostra cultura di Bharat. Nessuno è interessato a scoprirli. I segreti vanno svelati. Troviamo innumerevoli segreti nei Sastra, negli Iti Hasa e nei Purana. Ogni volta che menzioneremo questi nomi, ve ne spiegherò il significato.

Abbiate tolleranza e solidarietà

A questa riunione è importante avere tolleranza e solidarietà. Nella casa in cui queste saranno assenti si creerà lo scompiglio. Quando uno non ha pace, entrambi non avranno pace. Alcune coppie possono dichiarare: “Siamo entrambi sereni, abbiamo la pace”, ma è una cosa momentanea. Chi è tollerante e solidale, solo questi avrà pace duratura. La ragione principale della perdita della tolleranza e della solidarietà sono i desideri. La tolleranza è in calo per via dell’ indiscriminato aumento dei desideri.

Preoccupazioni e dolcezza

Se usciamo vittoriosi su un desiderio, un secondo desiderio emerge o se ne usciamo sconfitti, invece di essere noi a sconfiggerlo, comincia la preoccupazione. La preoccupazione aumenta. Quanti diversi tipi di preoccupazione ci sono?

Essere nati è una preoccupazione.
La vita nel mondo è una preoccupazione.
La morte è una preoccupazione.
La gioventù è tutta una preoccupazione.
La vecchiaia è una preoccupazione.
Tutte le azioni sono una preoccupazione.
La felicità è una preoccupazione. Preoccupazioni, preoccupazioni.

Seduti sotto un albero Chinta (‘Chinta’ significa preoccupazione, pensiero o contemplazione; è anche il nome dell’albero del tamarindo), che ha 12 tipi di preoccupazioni, se uno vuole liberarsi da queste, come farà?

(Detto telugu).

Tutta la vita è un albero Chinta! Un albero di tamarindo! Noi non dobbiamo diventare un albero di tamarindo! Dobbiamo essere un albero che dà frutti dolci! Se acquisiremo tolleranza e solidarietà avremo diventeremo degli alberi che daranno dolci frutti, e le nostre parole, i nostri sguardi, il nostro udire, le nostre azioni, tutto sarà dolce. Dobbiamo sperimentare questa dolcissima qualità.

È detto:

“Parlare dolcemente, vedere dolcemente, udire dolcemente,
il Signore di Mathura, dolce, dolce!
(Verso sanscrito).

Nessuna cattiva qualità in me

Se interiormente siamo pervasi dall’amore, le azioni dell’amore si manifesteranno; vedremo l’amore, udiremo l’amore, diremo parole d’amore, agiremo con amore. Non ci sarà posto per l’odio, la gelosia ed altre cattive qualità di questo genere.

Ogniqualvolta vedo qualcuno che sta bene, che è ricco, al pensiero: “Oh, è proprio ricco!”, io ne sono felice e non ho alcun senso di gelosia. Il Mio settantacinquesimo anno si avvicina, ma mai nella Mia vita c’è stato un momento in cui sono stato geloso. Neppure un momento. Queste cattive qualità non hanno alcuna presa su di Me.

Ho riempito il mio cuore d’amore. Non c’è più posto per la gelosia. Non ha alcuna possibilità di entrare in Me. Ma qualche volta faccio finta di essere arrabbiato. Perchè faccio finta? Per correggervi. Non esiste rabbia in Me.

(Swami parla con tono dolce ed amorevole) “Cari, sedetevi.” Se ve lo dico tranquillamente, non prestate attenzione alle mie parole. Se invece dico (lo dice con forza): “Hey, tornate indietro!“, vi spaventate e pensate che Io sia arrabbiato. Ma è rabbia? Tutti penseranno: “Swami l’ha detto con tanta rabbia!” Ma non si tratta di rabbia. È soltanto un cambiamento di tono nella voce. Io non conosco la rabbia. Non c’è ostilità. Non c’è gelosia. Se una qualsiasi di queste cattive qualità fosse presente, tutta questa gente non verrebbe qui da ogni parte del mondo. (Applauso) La prova diretta di tutto questo è solo il Mio amore. Vi do il Mio Amore ed accetto il vostro. Questo è il Mio maggiore dovere.

I sentimenti mondani causano malattie

Sono venuto con l’intento di parlarvi. Per tutto il percorso fin qui ho tossito. Anche quando mi sono seduto stavo ancora tossendo. I bambini che erano seduti proprio qui davanti a me hanno detto: “Quanto tossisce Swami! Come farà a parlare? Quando comincio a parlare con voi, però, ogni mia malattia se ne va. (Applauso)

Ma questa non è una malattia, proprio no. Io sono sempre sano. Ma qualche cosa di questo tipo, che a che fare con questo mondo materiale, a volte viene. Nell’uomo d’oggi, non importa quali azioni uno abbia compiuto, o quanto importante egli sia, o quanto intelligente ed istruito… le cose del mondo sono sempre presenti. Esse sono nel Prakriti Bhavam (sentimento della natura, o “mondanità”).

Che significa “Prakriti Bhava”? Sono i desideri e tutte le cose materiali che dimorano nell’uomo. Significa trovarsi nello stato in cui si hanno solo sentimenti di Prakriti (terreni, fisici, il mondo), l’attaccamento ai sensi… chi è immerso nel mondo è uno “di Prakriti”. Colui che ha una natura di questo genere si prenderà moltissime malattie. Soccomberà ad ogni genere di afflizioni.

I miei occhi

Molta gente Mi chiede: “Swami! Tu sei così vecchio! Non porti gli occhiali?” Io rispondo sempre: “Mi avete mai visto con gli occhiali? E allora, perché continuate a chiederMelo?” Non ne avrò mai bisogno. Perché mai dovrei usare gli occhiali? I Miei occhi vedono perfettamente.

Comunque, vi voglio raccontare Io stesso un recente episodio. Quest’occhio non vede. Perché? Non per un disturbo. Dopo essermi lavato i capelli, alcuni stranieri, affinché Me li asciugassi, mi hanno portato… ( Swami chiede alla gente che gli sta vicino: “Come lo chiamano quello? Da dietro qualcuno risponde: “asciugacapelli”) Ah, ecco, asciugacapelli. Mi hanno portato uno di quelli. Non so nemmeno come si chiama. (Il pubblico ride)

Hanno acceso l’interruttore e se ne sono andati. Se è acceso, funzionerà. Mi sono lavato i capelli e poi l’ho preso in mano. Non usciva aria da nessuna parte. L’ho guardato da una parte e dall’altra: “Che succede, l’aria non esce?”, ho pensato. Quando ho acceso l’interruttore, mi sono accorto che c’era un’interruzione della corrente. La corrente è tornata all’improvviso. Proprio mentre guardavo dentro, la corrente è tornata. È tornata… e l’aria calda è uscita, con il rumore: “BRRRRR”! È uscita con “BRRRRR”, e ha bruciato facendo il rumore: SRRRRR… e la retina se n’è andata. Da quel momento vedo da un solo occhio. Ma non importa con cosa vedo, Io vedo tutti comunque. Ma non con questo occhio.

Visione interiore e visione esteriore

Anziane signore e molte persone vengono da me e mi chiedono: ”Swami, non vedo da un occhio! Per favore, dai disposizioni affinché mi possa operare!” Io rispondo: “Un occhio se n’è andato, giusto? Un occhio funziona, vero? È sufficiente. Si possono vedere tantissime cose anche con un occhio solo! Dov’è la perdita, nel non avere un secondo occhio?” Loro ridono!

Con un solo occhio si può vedere qualsiasi cosa in tutto il paese. A qualsiasi distanza. Lo stesso con un solo orecchio. Si possono sentire una gran quantità di cose. Perciò, averne uno basta, di qualsiasi cosa si tratti.

Sono gli occhi della saggezza (Jnana Netra) ad essere necessari per vedere ciò che è importante vedere. Perché? Perché, per avvicinarti a Dio, devi chiudere gli occhi e sederti. ”Swami, non riusciamo a vederti con questi occhi fisici!” Chiudiamo questi occhi fisici e apriamo gli occhi della saggezza.

Dobbiamo fare uso degli occhi fisici per vedere in questo mondo. Questa è la visione esteriore (Pravritti Drishti). La seconda è la visione interiore (Nivritti Drishti). Finché siamo in questo mondo fisico (Prakriti) la visione esteriore (Prakriti Drishti) è necessaria.

Criticare gli altri è il peggiore dei peccati

Non dovete vedere il male. Non dovete ascoltare niente di male.
Non dovreste mai ascoltare nessuna critica agli altri.
(Il peccato più grande è criticare gli altri)
(Verso sanscrito)

Come risultato di vite nel peccato, si continua a criticare gli altri. Criticare gli altri è un peccato orrendo. Quanto ancora più orribile sarà il peccato se si critica Dio!

Non criticate nessuno! Non accusate nessuno. Non prendetevi gioco di nessuno. Parlate con tutti usando parole dolci e gentili. Questo è ciò che dovete fare.

Non perdete la tolleranza e la solidarietà. Tolleranza e solidarietà sono essenziali. Solo allora la vera natura umana risplenderà. Devono essere usate alla giusta maniera. Potete anche avere tolleranza per gli altri, ma se non la mettete in pratica, a che cosa servirà? Praticatela!

Dimostrare solidarietà

Solidarietà… In una casa, qualcuno morì. Qualcuno mostrò la propria solidarietà: “Amma! Come è morto? Di quale malattia? Chi gli ha prescritto le medicine?” Se qualcuno parla a questo modo, la famiglia ne sarà contenta. Diranno agli altri: “È venuta, si è informata un po’ sulla nostra situazione e poi se n’è andata”. ‘Di quale malattia è morto? Quale medico lo aveva in cura?’ Ha chiesto cose di questo genere”. Ma questo è un conforto temporaneo.

Se andate da chiunque a dire: ”Che importanza ha di quale malattia è morto? La morte è venuta. Niente l’ha causata. La morte è una cosa inevitabile, la morte è verità.”, diranno: “Che persona crudele!” Quando dite la verità, vi definiscono “rudi”. Se si parla in modo magnanimo e solidale, si verrà giudicati gentili.

Io non parlo a quel modo solo per dare conforto.

Quando vengono a dire: “Swami! Mio marito è morto!”, io rispondo: “Molto bene!” (Il pubblico ride). O mi dicono: “Swami! Il medico mi ha detto che ho un tumore allo stomaco!”, io dico: “Molto felice!” Per qualsiasi cosa, io rispondo che sono molto felice, felice, felice!

(Swami lo dice ridendo) - Un uomo si arrabbiò molto. Disse: “Swami, io sto morendo e tu dici che ne sei felice? Che cosa significa?”

Replicai: “Se non è oggi, un giorno o l’altro non potrai fuggire dalla morte! Solo la verità è l’incarnazione della felicità! (Satyam Santhosham Swarupam ) (Verso sanscrito) Perciò ti sto dicendo la verità”.

Allora capirà e avrà consolazione. Dire realmente quello che abbiamo nel cuore può soddisfare gli altri.

Prima, nel discorso, uno studente ha detto… che cosa ha detto?…“Cominciate presto, andate piano, arrivate sicuramente…”

“No.” (Swami corregge) “ Non mi riferivo a quello. Ha detto: “ Seguite il Maestro” Chi è il Maestro? Il vostro stesso cuore è il vostro Maestro. “ Affrontate il demonio “ Allontanate ciò che è negativo e malvagio. “Combattete fino alla fine”. Raggiungete il traguardo. “Portate a termine il gioco” la vostra vita è un gran gioco. Ottenete la vittoria in questo gioco.

Questi sono i veri significati. Ma persone diverse percepiscono significati diversi e danno interpretazioni differenti. La medicina giusta deve essere prescritta ad ogni singolo paziente.

La ricetta giusta a seconda della malattia

Quattro persone vanno dal dottore. Uno dice: “Ho il mal di pancia”. Poi viene un altro e dice anche lui: “Signore, ho il mal di pancia!” Il terzo: “Dottore! Mi fa male la pancia.” E ancora: “Dottore! Ho il mal di pancia.” Il dottore li invita tutti a sedersi.

Visita il primo, e gli dice: “Non è nulla. Prenda una borsa d’acqua calda e la tenga sulla pancia. Col calore il mal di pancia se ne andrà. Può andare!”

Il secondo ha problemi gastrici. Per lui il medico mescola un po’ di bicarbonato di soda con del solfato di magnesio. Poi glielo dà e lo manda via.

Al terzo il dottore dà del sale e gli dice: “Vai di corpo due volte e starai bene.” (Swami ride e il pubblico pure)

Quando è il turno del quarto, il medico gli va vicino, preoccupato. “Lei deve chiamare i suoi parenti subito bisogna operare immediatamente. Si tratta di appendicite. Appendicite! Perciò l’operazione va fatta subito!”

Quest’ultimo paziente pensa: “Ma che cosa succede qui?! Siamo venuti tutti e quattro col mal di pancia. Al primo il medico ha prescritto un impacco caldo, al secondo ha dato della polvere, a quello dopo del sale… E a me vuole aprire la pancia! Questo dottore non è imparziale!!!”

Miei cari, le medicine vanno prescritte a seconda delle malattie. Ma questo lo sa il dottore, non lo sanno tutti. Chi è il dottore? Dio è il dottore. (Vaidyo Narayana Harih ) (Verso Sanscrito)

Solo Dio è il dottore.(Applauso)

Solo lui sa di che cosa hanno bisogno l’uno o l’altro. Non tutti lo sanno. Quale medicina deve essere data e a chi, deve deciderlo Chi lo sa.

La debolezza dei sensi fa sbagliare

(Swami dice ridendo) Un’altra cosa… Se qualcuno dei sensi non è a posto (ride di nuovo) si hanno alcuni problemi. Il nostro Al- (Swami si interrompe per uno scoppio di risa, ed il pubblico lo segue) Il nostri Alreja (ride ancora) Un ragazzo… ( ridendo) Lui è un uomo molto buono. Lavora con calma. Ancora oggi, a novant’anni, si fa tutta la strada a piedi fino all’Ospedale, dove lavora come medico.

È sordo. Si è messo un apparecchio per sentire meglio ma non è servito a nulla. Non ci sente neppure con quello. Un ragazzo è andato da lui e gli ha detto: “Signore! Ho il mal di pancia!” (Swami si corregge) No, non ha detto ‘mal di pancia’, ha detto che aveva la diarrea. Ma il Dr. Alreja non ha sentito. “Oh-oh! Mal di pancia? Va bene…” Gli ha dato una medicina contro la costipazione. Prima il ragazzo aveva la diarrea (il pubblico ride), e dopo ancora più diarrea… (Tutti ridono nuovamente).

Anche i medici incorrono in tanti errori come questo, che vengono fatti per non aver ascoltato. Comunque il Dr. Alreja dà le medicine sbagliate con un cuore puro. Perciò, il mal pancia del ragazzo è guarito lo stesso. Tutto ciò che è fatto dalla gente buona, ha comunque un buon risultato.

Tutto ciò che io faccio è bene per voi

Quando mi arrabbio è per il vostro bene. Qualsiasi cosa io dia è solo per il vostro bene, qualsiasi cosa io pensi è solo per il vostro bene. Se c’è rabbia, è per il vostro bene. Se vi sgrido, è per il vostro bene. È tutto per voi e non per Me. Io non ho alcun desiderio. Io non ho preferenze di alcun genere. Quasiasi cosa Io faccia è per il vostro bene. Tutto ciò che Io faccio, fa bene a voi !

(Bhagavan conclude il Suo discorso cantando il Bhajan: Prema Muditha Manase Kaho…)

Prashanti Nilayam, 02 ottobre 2000

Dasara Sandesh

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