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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1957:19570711

19570711 - 11 luglio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Un grande Santo

[1] Agli incontri come quello di oggi è diventata ormai una consuetudine rivolgersi al pubblico dicendo ‘Fratelli e sorelle!’ – sebbene nessun oratore sia disposto a vivere secondo l’ideale che tale appellativo implica. Molte di queste vuote formalità sono entrate a far parte dell’uso quotidiano; ad esempio è appena stato menzionato che oggi è un giorno da segnare in rosso nella storia di Tirupati. I giorni da segnare in rosso e quelli da scrivere a caratteri d’oro stanno oggi diventando abbastanza dozzinali. Ricordatevi che solo quattro giorni meritano tale onore: il giorno in cui i devoti si radunano per cantare le glorie del Signore; il giorno in cui vengono nutriti gli affamati; il giorno in cui s’incontra un grande saggio, ed il giorno in cui il discernimento si manifesta nell’individuo. La giornata odierna rientra sicuramente in una di queste categorie e quindi la descrizione data dal segretario è, una volta tanto, corretta. Sono soddisfatto del lavoro che il vostro comitato sta svolgendo, perciò mi sono affrettato a venir qui da Bangalore dove ieri molti devoti hanno tenuto una sessione ininterrotta di canti sacri per ventiquattro ore. Amo il santo Tyāgarāja ed il Mio affetto per lui non è certo nato oggi, ma si protrae da secoli. Tyāgarāja e Tirupati sono strettamente connessi; infatti proprio qui egli pregò affinché l’ostacolo che gli occultava la luce interiore potesse essere rimosso dalla grazia del Signore. I membri del comitato stanno cercando eroicamente di erigere una costruzione per venerare il santo ed un auditorio dove poter celebrare la festività in suo onore, incoraggiando così lo studio e la pratica dei suoi canti. Sono rimasto dispiaciuto di apprendere dai loro rapporti che hanno dovuto intraprendere viaggi in luoghi lontani, ma che le donazioni sono arrivate solo col contagocce.

[2] Quei rapporti evidenziano la loro devozione ed il loro spirito di sacrificio, ma rivelano anche il falso senso dei valori che la gente oggi ha sviluppato. Il denaro deve circolare proprio come il sangue, altrimenti provocherà cattiva salute. Promuovere la devozione è il metodo migliore per utilizzare i soldi, poiché l’intero sistema, sia individuale sia sociale, ne trarrà beneficio. Di contro, accumulare denaro senza farlo circolare provocherà un ‘ingorgo’ sociale che può trasformarsi in un bubbone e quindi scoppiare. Ho saputo che i segretari, presi dalla disperazione, hanno pensato di organizzare una lotteria per riuscire a completare la costruzione. Io sono molto contrario a questa idea. Una lotteria richiama soldi da persone spinte dalla cupidigia, prospetta l’attrattiva di un arricchimento facile e tenta l’uomo da un punto di vista sbagliato. Vendere i biglietti della lotteria, distribuire i premi e poi usare i soldi che rimangono, significa utilizzare del denaro impuro. Anche se il denaro viene poi impiegato per una buona causa, i mezzi devono essere sempre puri. Chiunque doni anche un solo centesimo, lo deve fare mosso da vera devozione e deve sapere che quel centesimo sarà utilizzato per la costruzione che egli stesso desidera. Non accettate denaro dato con poco entusiasmo o per qualche altra ragione che non sia la devozione. Solo così la costruzione sarà degna di Tyāgarāja, il quale disdegnò la ricchezza donatagli dai reali di Tanjore e preferì la vicinanza del Signore ai favori offerti dai benefattori umani.

[3] È quando le malattie dilagano che servono i medici! Ora che il livello della condotta morale è in forte declino, la gente deve rivolgersi ai ‘medici’ come Tyāgarāja, i quali somministrano il farmaco del Nome di Rāma in dolci e gradevoli versioni; tutti hanno pari diritto di condividere le proprietà risanatrici di quel medicinale. In tutte le comunità linguistiche abbiamo grandi ‘dottori’ che curano la malattia dell’esistenza terrena con successo: Surdas per l’hindi, Rāmalingaswami per il tamil, Purandharadhasa per il kannada, tanto per citare solo un esempio per ogni lingua.

[4] Tyāgāraja era più unico che raro, non perché cantasse in telugu, ma perché le sue canzoni erano un insieme di rare eccellenze: sincerità nella devozione, bellezza poetica e melodia musicale. Il motivo si adattava al ritmo appassionante del tema descritto, il tempo era perfettamente in sintonia col significato, le parole dettavano il ritmo automaticamente, guidando il musicista attraverso le note e lungo l’intero brano, e favorendo l’insorgere dell’anelito per il Divino in chi cantava. Una così spontanea padronanza della scienza e dell’arte sia della musica sia della disciplina spirituale si riscontra raramente nella storia di una lingua o di un paese. Tyāgarāja cantava inconsapevolmente, dalla pienezza della sua realizzazione, e quindi i suoi canti possiedono quella straordinaria forza comunicativa che infonde beatitudine al cantore come pure all’ascoltatore.

[5] Devakī diede alla luce Krishna, ma il bimbo fu allevato da Yashodā a Brindavan, la quale poté deliziarsi della gioia che il divino fanciullo le donava. Allo stesso modo, gli appassionati di musica sacra di lingua tamil hanno ‘adottato’ Tyāgarāja e hanno praticato e studiato i suoi canti più della gente di madre lingua telugu. Essi possono quindi essere definiti gli ‘Yashodā’ di Tyāgarāja. I devoti tamil si sono specializzati nella melodia e nel ritmo e vi si attengono scrupolosamente, ma non essendo in grado, per questioni linguistiche, di comprendere pienamente il significato delle parole, incorrono spesso in qualche distorsione che suona stridente all’orecchio telugu; i devoti telugu invece dovrebbero imparare a cantare le melodie di Tyāgarāja in modo che le sfumature linguistiche contenute nei suoi brani non vadano perdute. Dopo tutto, il motivo, il ritmo e gli accordi musicali servono a capire più facilmente il messaggio del brano, nonché a trasmettere a chi canta ed a chi ascolta i profondi sentimenti che lo hanno originato; tuttavia questo è possibile solo se il significato viene chiaramente compreso. La musica è universalmente affermata come veicolo di pace; uomini, donne e bambini di tutti i paesi sono sensibili alla sua sottile influenza, e persino gli animali e le piante la recepiscono. Il Signore ha dichiarato: “Dove i Miei devoti cantano la Mia Gloria, Io lì mi seggo”. Le composizioni di Tyāgarāja, se cantate bene e con piena consapevolezza del significato, sono eccellenti mezzi per diffondere la devozione.

[6] Il motivo che mi ha spinto qui oggi è di incoraggiare e benedire questo Comitato che sta celebrando la festa in onore di Tyāgarāja. La combinazione di tre cose mi ha portato qui: il vostro anelito, la vostra fede e la convenienza! Il Tirumalai Tirupati Devasthanam deve sostenere i ‘santuari’ della devozione, ovunque essi siano. È per devozione che i pellegrini si accalcano sulla collina e pregano Venkateshvara, ma se le sorgenti della devozione si dovessero prosciugare, con cosa verrebbero irrigate le menti degli uomini? La devozione è il bacino di riserva di tutti i templi di questa nazione. Pertanto il Devasthanam può ben venire in aiuto di questo comitato il quale, nel divulgare i brani di Tyāgarāja che servono ad espandere lo spirito di devozione, sta svolgendo il lavoro del Devasthanam stesso. Tyāgarāja era Vālmīki stesso venuto nel Sud dell’India per cantare le glorie di Rāma e per diffondere il mantra di Rāma, attraverso il quale l’uomo può realizzare la divinità insita in lui. Tyāgarāja aveva sempre in mente il benessere dell’individuo e del mondo; poiché aveva l’esperienza della costante presenza del Signore, Rāma gli apparve e corse in suo aiuto innumerevoli volte. La sua devozione lo rese sempre gioioso e colmo di pace.

[7] La preghiera ed il pentimento sono le due discipline attraverso le quali la mente può essere purificata dall’egoismo e dall’odio, e Tyāgarāja è un ottimo esempio di come questo possa essere effettuato. Egli era sempre impegnato ad esaminare le proprie parole ed azioni per poi valutarle col metro della devozione. Come l’ape in cerca di miele vaga alla ricerca di un fiore, come un rampicante si aggrappa saldamente all’albero per non cadere, come il torrente scorre verso il fiume e quest’ultimo si riversa rapidamente nel mare, così Tyāgarāja agognava e si struggeva per Rāma. I suoi canti sono puri e fragranti fiori di devozione, e quindi immortali. Ogni uomo cerca la pace, ma la polvere dei desideri sensoriali si accumula nella mente producendo ruggine e minacciando di farla esplodere. Perciò di tanto in tanto egli deve esaminarla per mantenerla in forma perfetta; per rimuovere tutta quella ruggine, le composizioni musicali di Tyāgarāja sono molto utili. Mettete da parte per un attimo il vostro cinismo, ascoltate quelle incantevoli melodie e lasciate che i vostri sensi le assorbano. La scienza della cultura spirituale e del controllo della mente sono state sviluppate e praticate in questo paese per migliaia d’anni, ed è per questa ragione che la civiltà indiana ha resistito all’urto dei secoli ed alla furia dei tifoni che hanno spazzato via interi popoli. Alla soglia di una nuova era, l’India è ancora verde e vitale, sempre guidata dai suoi antichi ideali. Il gusto della buona musica oggi è scomparso con l’avvento di ritmi orecchiabili e di canzonette diffuse dal cinema, e la follia è arrivata al punto di volerli imitare persino nei bhajan! Cantate i brani di Tyāgarāja seguendo gli accordi classici! Sono sicuro che eserciteranno su tutti una forte attrattiva. Essi non sono semplici canti: sono un insieme di gemme preziose che vi condurranno verso Dio. Se Tyāgarāja sarà dimenticato, questo sacro colle perderà la sua altezza; infatti la collina è così alta perché poggia sul piedistallo della devozione. L’indifferenza nei confronti di Tyāgarāja si verificherà soltanto se la gente di questo paese diverrà disperatamente materialista e sorda al sussurro interiore di Dio.

Tirupati, Festival di Tyāgabrahma, 11.07.1957

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da DISCORSI 1953 - 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications
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