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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1958:19580324

19580324 - 24 marzo

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Molte strade

[1] Non sono venuto tra voi per tenere una conferenza, poiché non credo al valore delle semplici parole per quanto erudite, pompose o prolisse possano essere. Sono venuto solo per condividere il Mio amore con voi e per essere partecipe del vostro. Questo è ciò che apprezzo di più e che più serve. Oggi il tifone dell’odio e della menzogna sta disperdendo le nubi della rettitudine, della giustizia e della verità ai più remoti angoli del cielo e la gente pensa che il Sanātana Dharma, l’Eterna Legge Universale, sia in pericolo d’estinzione; ma ciò può verificarsi solo se il Signore lo decide, ed il Signore che ha istituito il Dharma, non permetterà che vada distrutto. Ovunque si dia importanza alla Verità, alla Rettitudine, alla Pace ed all’Amore, in qualsivoglia religione o lingua, presso qualunque maestro di qualsiasi paese, ebbene là si manifesterà il Sanātana Dharma. Finché l’uomo sarà capace d’amare, il Dharma esisterà, non c’è dubbio alcuno. Se il suo amore si fissa su Dio, la sua attitudine mentale subirà gradualmente ma costantemente una trasformazione rivoluzionaria; allora egli saprà condividere le sofferenze e le gioie con il suo prossimo, ed in seguito riuscirà a mettersi in contatto con la vera fonte della beatitudine che trascende i temporanei successi ed insuccessi di questo mondo. L’amore diretto verso Dio è detto Bhakti, devozione, ed è la via più semplice per realizzare la Meta.

[2] La devozione ha diversi stadi. Mukhya-bhakti è il primo e significa servizio disinteressato svolto per amore del Signore, in cui il servizio stesso è la ricompensa. Il devoto non cerca null’altro all’infuori del servizio all’Altissimo, e lo presta al massimo delle proprie capacità. Gradualmente questo stadio si trasformerà in Parabhakti, la devozione del tipo più elevato ove non si ha cognizione di nulla eccetto che del Nome e della Forma dell’Amato. C’è anche la cosiddetta Gunabhakti, ove la devozione si colora dei tre Guna, le tre qualità interiori, in cui rientrano quattro categorie di devoti: Ārta, l’infelice che si rivolge al Signore per avere sollievo alle sue sofferenze; Arthārthi, il devoto che desidera la ricchezza ed i piaceri materiali; Jijñāsu, il devoto che cerca la conoscenza e la realizzazione; Jñāni, il saggio che ha raggiunto la Conoscenza Suprema e ha compreso che tutto è Dio.

[3] Per procedere sul sentiero della devozione non servono erudizione, ricchezza né i rigori dell’ascetismo. Ditemi per esempio quale fosse il lignaggio di Vālmīki, la ricchezza di Kuchela, la cultura di Sabarī, l’età di Prahlāda, la posizione sociale di Gajarāja ed i conseguimenti di Vidura. Puro amore era tutto quello che possedevano e di cui avevano bisogno. La grazia di Dio è come l’oceano, vasta ed illimitata. Con la pratica spirituale, con le preghiere, la meditazione ed il continuo sviluppo delle virtù, quella divina grazia si trasformerà in nuvole di verità che faranno discendere sull’umanità scrosci d’amore che, come fiumi di beatitudine, scorreranno e ritorneranno nell’oceano della Grazia di Dio. Quando l’amore abbraccia l’umanità intera si chiama dayā, compassione, che non è pietà, bensì quel sentimento di solidarietà e comprensione che ci rende felici della felicità altrui e tristi del dolore altrui. Avrete visto certamente dei mendicanti cantare per le strade. In una mano hanno un paio di cembali con i quali battono il tempo, e nell’altra uno strumento ad una sola corda col quale si accompagnano. Il loro canto sarà stridente se è stonato, confuso se fuori tempo. Anche la canzone della vita è così; perciò svolgete accuratamente i vostri doveri quotidiani e cantate con gioia seguendo la melodia di Prema, l’Amore puro. Solo così la vostra musica avrà valore.

[4] È la mente che eleva l’uomo o lo rovina; se è immersa nella mondanità conduce alla schiavitù, se invece considera il mondo solo temporaneo, grazie a tale distacco diventa leggera e libera. Allenate la mente a non attaccarsi a cose o situazioni che subiscano cambiamenti in meglio o in peggio. Non mettetele davanti lo sfavillio della fama e delle ricchezze terrene; attraetela piuttosto verso la gioia duratura che nasce dalla vostra realtà interiore. Così otterrete grandi risultati; la mente stessa diverrà il vostro guru e vi guiderà sempre più in alto, dopo che avrà provato la dolcezza dell’ascolto della Gloria di Dio, della riflessione e della costante meditazione. È la mente che colma di Divinità l’idolo di creta modellato dal vasaio, ed è ancora la mente che riempie la stanza delle preghiere con la fragranza della sacralità. Praticare dà forza, come il cibo quando è digerito, o come l’allenamento che promuove la salute. Il santo Thyāgarāja era solito cantare che Dio è la Forza motrice interiore sia della formica sia dell’universo; ma pur essendo d’accordo con tale affermazione, se una formica vi morde, voi non pensate certo di essere in contatto col Signore in quella forma! Non proclamate, dunque, grandi verità troppo enfaticamente, ma col vostro comportamento mostrate piuttosto che attribuite loro valore e che ne siete guidati. Badate per lo meno a questo: non commettete gli stessi errori che rimproverate ad altri. Non chiedete loro di conseguire certi livelli che voi stessi siete riluttanti a raggiungere! Se vivrete seguendo questi due principi, anche se non vi prostrerete davanti alle immagini sacre o non parteciperete regolarmente ai riti religiosi, vi potrete comunque assicurare la Grazia di Dio.

[5] Per giungere a Madras ci sono molte strade, così come ce ne sono molte per arrivare a Dio. Esse sono l’amore, la verità, il servizio, la compassione ed il ricordo del Suo Nome. Esiste poi il seguace del non-dualismo che realizza di essere la sostanza fondamentale di tutto il creato, ossia il Brahman stesso. Tutte le vie vanno bene; alcune sono più semplici mentre altre sono più tortuose ed ardue. Il modo più facile per afferrare la Realtà fondamentale è vedere Dio in ogni creatura, ovvero comprendere che Dio si manifesta in questa molteplicità come Realtà di base, come il Residente interiore di ogni essere. Potreste chiedervi o persino dubitare come possa Dio dimorare in ogni essere. Bene, non avete notato che un singolo seme di mango piantato nel terreno cresce fino a diventare un grosso albero che a sua volta dà tanti frutti, in ognuno dei quali c’è un seme uguale a quello dell’albero inizialmente piantato? In modo analogo il Signore si trova in ogni essere creato dalla Sua Volontà.

[6] Ricordate che la vostra natura è uguale a quella degli altri; anzi l’altro è voi ma con un altro nome. Quando fate una buona azione, la state facendo a voi stessi, e se fate un brutto tiro a qualcuno, state facendo del male a voi stessi; evitate quindi di nuocere agli altri. Mi viene in mente cosa soleva fare Hussain, il figlio di Rabbia Malik di Persia. Egli si alzava all’alba e si recava alla moschea per pregare diligentemente e con devozione. Al suo ritorno trovava i servi della casa che ancora dormivano sulle loro stuoie e s’infuriava, imprecava e li malediceva perché trascuravano i loro doveri religiosi. Suo padre una volta lo rimproverò: “Figlio, perché ti arrabbi con quelle povere anime che sono troppo stanche per alzarsi presto? Non annullare i buoni frutti che hai maturato seguendo le prescrizioni divine, incolpando quei servi innocenti. Preferirei piuttosto che tu ti svegliassi tardi e non ti recassi alla moschea; sei diventato orgoglioso perché pensi di essere più pio e devoto di loro ed osi biasimarli per colpe di cui non hanno alcuna responsabilità.” Dovete fare attenzione a questi dettagli, poiché la devozione non è una posa, ma una serie di piccoli atti motivati dalla riverenza per la Divinità che dimora in ogni essere. State quindi attenti alla bugia che può trovarsi in agguato sulla lingua, alla violenza che si nasconde dietro il pugno, all’ego che si cela dietro l’azione. Teneteli sotto controllo prima che si trasformino in abitudini e si consolidino nel carattere fino a rovinare il vostro destino.

[7] Rāmaswami Reddy ha asserito che Io compio numerosi miracoli e che voi tutti siete molto fortunati per aver avuto l’opportunità di ascoltarmi. Bene, Io sono come un negoziante la cui bottega è piena di tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno, ma proprio come un negoziante, vi do solo ciò che mi chiedete: se un cliente mi chiede un asciugamano, posso forse dargli una camicia? Ma queste cose materiali non sono affatto importanti! Chiedete invece la devozione e la saggezza spirituale, ed Io ne sarò felice. Molti, però, non anelano a queste cose, ed è proprio una grossa sfortuna perché sprecano una così preziosa opportunità! Probabilmente sono gli adulti da biasimare per questo stato di cose; infatti è loro dovere dimostrare alle nuove generazioni, con il loro stesso esempio, che la disciplina spirituale e lo studio li hanno resi più arditi e più gioiosi nell’affrontare l’avventura della vita. I giovani imitano sempre gli adulti e quindi diventeranno inclini al litigio se vedranno gli adulti trarre piacere dalle liti, e cavilleranno sulla santità se gli adulti non onoreranno i santi e le istituzioni religiose; perciò non condanno tanto i giovani quanto gli adulti.

[8] La fede in Dio e nelle discipline spirituali è in declino a causa della mancanza di entusiasmo da parte degli adulti. Tutti i credenti hanno la responsabilità di dimostrare, con l’esempio della loro vita, che la pietà non è debolezza ma forza perché dà origine ad una ricca sorgente di potere, e che una persona con fede in Dio riesce a superare le difficoltà molto più facilmente di chi non ne ha. Non insisto sul fatto che una persona debba avere fede in Dio, e rifiuto di chiamare chiunque ateo. Tutti gli esseri esistono per Sua Volontà ed in base al Suo Piano, quindi nessuno è escluso dalla Sua Grazia. Inoltre tutti amano qualcuno o qualcosa, e tale amore è una scintilla della Divinità. Prima o poi tutti dovranno basare la loro vita su qualche verità, e quella verità è Dio. La vita non può essere vissuta in totale assenza di verità. L’uomo dovrà prestare attenzione alla verità e dovrà pur dire la verità a qualcuno al fine di rendere la sua vita degna. Quando ciò accadrà, quello sarà il momento di Dio, ed in quel momento nel quale l’uomo pronuncia la verità, ama, serve o s’inchina, ebbene egli è teista. Pertanto, persino la devozione non è così essenziale. Amore, verità, virtù, desiderio di progredire, di servire, di espandere il proprio cuore, di abbracciare col proprio amore l’umanità intera e vedere tutti come forme della Coscienza Divina: ecco quello che è veramente essenziale.

Y.M.I.A, Mylapore, Madras, 24.03.1958

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da DISCORSI 1953 - 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications
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