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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1958:19581220

19581220 - 20 dicembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Educazione e pace

[1] Il Governatore, dott. Rāmakrisna Rao, ha parlato con accorata preoccupazione dell’impellente necessità di coltivare i valori spirituali. Quando il progresso economico avanza senza essere accompagnato da una trasformazione spirituale, l’egoismo, la competizione e l’avidità trascinano la comunità umana nella sofferenza. Qui a Trivandrum, invece, non si è dimenticato il retaggio spirituale; il tempio di Padhmanabham domina sia la città sia la vita quotidiana della gente, non solo in questa zona, ma in tutto lo stato. Il Kerala è una terra sacra, la cui santità è stata ulteriormente arricchita dall’avvento di Shankarāchārya e dai suoi insegnamenti. Il paesaggio è veramente incantevole, come ho potuto constatare durante tutto il viaggio da Coimbatore alla capitale. Lo scenario delle lagune interne e delle piantagioni di cocco che si estendono da una estremità all’altra dello Stato è come il gigantesco dipinto eseguito da un grande artista su una tela immensa. Il Signore gioisce di queste cose proprio come farebbe un pittore, apprezza le proprie opere mentre contempla i propri dipinti e le proprie sculture. Per cogliere la leggiadra bellezza del Signore nei paesaggi incantevoli che vi circondano, non ci vuole la visione esteriore, bensì quella interiore; se svilupperete la visione interiore, camminare sulla terra o viaggiare per mare sarà come fare un pellegrinaggio in una terra santa, che vi mostrerà uno scorcio di Dio in ogni nube ed in ogni prato verde. Tutta questa divina bellezza deve però condurre l’uomo alla Verità, e la Verità sarà dispensatrice di buoni auspici. Questo è il percorso naturale. La bellezza delle opere del Signore vi porterà a riconoscere la Sua gloria, poiché il quadro vi indurrà ad interessarvi del Pittore. Quando si comprende la Sua Verità, il Signore dona la beatitudine che ha in sé ogni buon auspicio.

[2] Ho notato inoltre che la gente qui lavora sodo ed è operosa. Da un capo all’altro dello Stato ho visto persone occupate lungo i bordi delle strade, nei negozi, nei campi, nei giardini e lungo i canali. Un’altra cosa che ha attirato l’attenzione di tutti coloro che erano in viaggio con Me, è stata la fiumana di bambini e bambine che s’affrettavano ad andare a scuola con le loro lavagnette e le cartelle dei libri sulle spalle. So che la percentuale di alfabetismo qui è la più alta di tutta l’India ed in ogni famiglia ci sono uomini e donne che hanno ricevuto un’educazione di grado superiore; infatti Trivandrum è il centro di molte importanti istituzioni educative e culturali. Tuttavia, trovo qui molta inquietudine nonostante le antiche tradizioni di conquiste spirituali, le attività e le industrie, l’ardore nei confronti dell’educazione scolastica e tutte le opportunità che vi vengono offerte. In questo luogo non prevale la pace interiore, dove invece ci si aspetterebbe di trovarla in larga misura. Naturalmente, come dice il proverbio: “Una tigre, seppur vecchia, mantiene le sue strisce.” Lasciatemelo dire: il respiro sussiste ancora, ma la forza se n’è andata da questo antico forziere di saggezza spirituale che in passato insegnò il segreto dell’equanimità e della pace a tutti.

[3] Tutti i dischi sono fatti dello stesso materiale, come tutti i cuori sono costituiti dalla stessa Consapevolezza Suprema. Come i solchi appaiono uguali in tutti i dischi, anche i solchi scavati nel cuore dalla sofferenza e dalla gioia sono più o meno gli stessi. È la puntina del grammofono che passando sui solchi del disco produce buona o cattiva musica. La puntina è la mente che scorre sulla felicità o sul dolore, interpreta od esagera il responso e vi fa sentire euforici o avviliti. Se la puntina è ben aguzza, la musica sarà un piacere per l’orecchio, ma se è logora o rotta il suono sarà una tortura gracchiante. La mente è il vento che porta l’odore del mondo, fragrante o nauseante; quando la mente si volge verso qualcosa di volgare provoca in voi disgusto, quando si volge verso qualcosa di soave vi rende felici. Come il vento raccoglie le nuvole provenienti dalle quattro direzioni, così la mente porta alla vostra coscienza le delusioni di molte speranze. Ed ancora è sempre la mente che, come il vento, disperde le nubi che la oscurano e la fanno sentire persa nella notte del dubbio. Controllate la mente e sarete imperturbati; questo è il segreto della pace, ed è questa l’educazione che l’uomo deve volere e possedere. Oggi invece si può osservare che chi ha conseguito un grado superiore di educazione è la persona più insoddisfatta ed infelice. Che cosa ha ricavato allora da tutto lo studio fatto sui libri, sugli uomini e sulle cose?

[4] Per raggiungere l’equanimità non basta leggere: dovete praticare sistematicamente una disciplina spirituale; allora sarete felici, a prescindere che siate poveri o ricchi, apprezzati o respinti, fortunati o meno. Tale disciplina è un’armatura senza la quale è pura follia pensare di entrare nell’arena della vita. Chi entra in quell’arena solo per godere dei piaceri dei sensi, va incontro ad ogni sorta di tribolazioni; è come navigare su una barchetta priva di timone in un mare tempestoso. Pertanto, da questo preciso istante seguite il sentiero della disciplina spirituale! Ognuno di voi è dotato di un elevato livello di concentrazione; sapete bene come fare perché è indispensabile per ogni tipo di lavoro e tutti se ne servono: dal falegname al tessitore, dall’impiegato al barcaiolo, tutti hanno un grado di concentrazione maggiore o minore. Utilizzatela anche per questo compito: guidate la mente nelle sue funzioni, esaminatela ed addestratela a limitarsi solo alle buone compagnie, ai buoni pensieri ed alle buone azioni. Praticate la meditazione su una qualsiasi Forma del Signore e ripetete uno dei Suoi Nomi, consapevoli della sua dolcezza; questo insegnerà alla mente a diventare acuta e ad ottenere una buona musica sia dalle gioie sia dai dolori che sono inevitabili nella vita.

[5] Ricordate che, come l’acqua sotterranea, Dio è presente in tutti. Il Signore è lo Spirito interiore di ogni essere e pervade l’intero universo. Egli è l’Ātma, il Sé di ogni creatura, ed è sia in voi sia in chiunque altro: non è di più in un ricco o in un uomo grosso. La Sua scintilla divina illumina la cavità di ogni cuore. Come il sole risplende su tutti in ugual modo, così la Sua Grazia discende equamente su tutti. In realtà siete voi ad erigere ostacoli che impediscono ai raggi della Sua Grazia di riscaldarvi. Non biasimate il Signore per la vostra ignoranza, follia o perversità. Come l’acqua sotterranea scaturisce in una sorgente zampillante se si scava sino a quella profondità, così con la costante ripetizione del Nome di Rāma giungerete alla fonte della Divinità che un giorno zampillerà fresca e copiosa, portando una gioia inesauribile.

[6] La vita è un pellegrinaggio verso Dio. Il luogo sacro è là ed è lontano! La strada è davanti a voi, ma se non fate il primo passo e poi i passi successivi, come potrete raggiungerlo? Incominciate con coraggio, fede, gioia e costanza, e sarete destinati al successo. La mente e l’intelletto sono come due buoi aggiogati ad un carro; essi non sono abituati alla strada della Verità, della Rettitudine, della Pace e dell’Amore, perciò trascinano il carro lungo il percorso a loro più familiare: quello della menzogna, dell’ingiustizia, della inquietudine e dell’odio. Dovete addestrarli a seguire la via migliore affinché non causino gravi danni a loro stessi, al carro al quale sono aggiogati, nonché alle persone che vi viaggiano sopra.

[7] I giochi ed il chiacchierio del vostro bimbo vi danno tanta gioia, ma quando interferiscono col vostro lavoro o vi infastidiscono mentre siete impegnati in altre faccende, vi irritano molto; sono dunque fonte di felicità ma anche di sofferenza. Non esiste nulla che sia in grado di conferire pura felicità, ed anche se ci fosse, la sua perdita causerebbe dolore. Tutto ciò fa parte della natura delle cose. Allora, sforzatevi di correggere la vera e propria sorgente della gioia e del dolore: la mente. Controllatela ed allenatela a vedere la reale natura del mondo oggettivo che di volta in volta vi attrae o vi disgusta. Questo è il vero frutto dell’educazione!

Trivandrum, 20.12.1958

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da DISCORSI 1953 - 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications
discorsi/1958/19581220.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:17 da 127.0.0.1