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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19630501

19630501 - ?? maggio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Verità, Bontà, Bellezza

[1] Per ottenere la grazia di Dio dovete pregare il Potere Incarnato, dotato di Nome e Forma. È il vostro anelito che decide in quale Forma Dio vi apparirà. Voi lo chiamate ed Egli risponderà; se non siete seri e ferventi, se vi mostrate indifferenti e dite: “Verrà quando vuole, nella Forma che più gli piace e con il Nome che preferisce” – Egli non verrà affatto. Chiamatelo con struggimento, di certo risponderà! Nel Rajastan c’era un bramino che si chiamava Devesha, il quale venerava l’idolo di Krishna bambino nel tempio adiacente al palazzo di Udhaipur. La sua storia non si trova da nessuna parte, ma Io lo conosco molto bene perché è intimamente legato a Me. Ogni sera egli ‘metteva a dormire’ il piccolo Krishna con un rito adeguato e poi chiudeva la porta del santuario; prima di uscire toglieva la ghirlanda di gelsomino con cui nel pomeriggio aveva adornato la testa di Krishna e la indossava, poi si dirigeva verso casa. Nei giorni in cui il Maragià faceva visita al tempio, ovviamente la ghirlanda veniva offerta a lui. Un giorno, non appena Devesha si era messo la ghirlanda nei capelli, ecco che il Maragià giunse al tempio. Quando il re gli chiese i fiori, il bramino entrò nel santuario, furtivamente tolse la ghirlanda dai capelli e gliela porse con grande riverenza. Felice di averla ricevuta, il Maragià rimase però sconcertato perché tra i fiori trovò un capello grigio! Sospettando qualche raggiro, incollerito gridò: “Com’è possibile! Il nostro piccolo Krishna è invecchiato e si è ingrigito?” Per salvare la pelle, il bramino rispose: “Sì, è così!” Allora il Maragià replicò: “Non voglio disturbare ora, ma domani mattina presto tornerò per vedere se i Suoi capelli sono veramente grigi!” Quella sera Devesha non mangiò e non dormì; addolorato, pianse calde lacrime poiché, per la gran paura, aveva accollato vecchiaia e grigiore all’eternamente giovane Signore. Il mattino seguente il re corse al tempio per aprire il santuario. Entrambi guardarono dentro ed ecco che i capelli di Krishna erano veramente grigi! Il Maragià sospettava però che i capelli fossero finti, probabilmente applicati dal bramino stesso; così li strappò e li tirò, col solo risultato di vedere delle gocce di sangue alla radice. Dio aveva risposto al pianto disperato del bramino ed al suo angosciato appello.

[2] L’Informale assumerà qualunque Forma e si sottoporrà a qualsiasi trasformazione per soddisfare l’ardente desiderio dell’aspirante dedito. Il proposito primario è di rendere divini tutti gli esseri soggetti alle conseguenze del Karma. L’uomo deve desiderare ardentemente la visione di Dio; solo allora avrà diritto alla condizione di umanità. L’essere umano deve conseguire il Divino, deve conquistare la mente: egli è il signore della mente, non il suo schiavo. Chi si assume il ruolo di educatore sin dall’inizio della vostra vita? La madre, non è vero? Prakriti1 è la Madre, il Principio Femminile, Māyā. È la grande Maestra. Se non imparate bene le lezioni, la Natura vi punirà, vi prenderà a schiaffi e vi colpirà sulla testa. È un’istruttrice severa e senza pietà, ma se imparate bene, vi condurrà orgogliosamente alla Presenza dello Spirito Supremo, il Purushottama. Obbedite e permettetele di educarvi, così potrete ereditare la gloria del Supremo. Se non tenete conto dei Suoi insegnamenti, la Madre avrà repulsione per voi ed anche il Padre ignorerà le vostre suppliche. I comandamenti della Natura dati per il vostro bene si chiamano Dharma. Considerate quel Dharma come il testimone di tutti i vostri pensieri, parole ed azioni. Fatevi guidare in ogni istante dai suoi Principi ed il successo sarà assicurato!

[3] Ai bambini piccoli bisogna insegnare con l’aiuto di grandi lettere scritte su cartoncini e lavagnette. I templi, le immagini o le pietre sacre sono le lavagnette per bambini avanzati spiritualmente. Se vi trastullate con un elefante-giocattolo, non potrete trarne l’esperienza di conoscere un elefante vero, non è così? Allo stesso modo, potrete comprendere il Divino Informale solo se voi stessi avrete trasceso la forma! Se vi trovate nel mondo delle qualità, potete attaccarvi solo ad un Dio dotato di qualità e di attributi.

[4] Anche un ladro non ama essere chiamato tale e si vergogna o si arrabbia se lo fate. Perché? La Verità è la sua reale natura e quest’ultima si ribella contro un simile appellativo. Il Sé è sempre benefico e di buon auspicio, quindi protesta vivamente se il veicolo in cui risiede è definito infausto o privo di vita; inoltre il Sé è anche bellezza. Ecco perché quando è definito brutto, deforme o disgustoso, china il capo in segno di vergogna perché gli viene attribuito qualcosa che è in contrasto con la sua vera natura. Voi stessi siete Verità, Bontà, Bellezza; non lo avete ancora realizzato a causa dell’illusione, dell’ignoranza e di deduzioni sbagliate. Liberatevi di tutto questo ed immergetevi nel vostro Sé reale.

Brani tratti dai discorsi del Maggio 1963

1)

1)
da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
discorsi/1963/19630501.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:18 da 127.0.0.1