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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19630907

19630907 - 07 settembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Dall’inerzia alla penitenza

[1] In questi tre giorni Orungati Narasimha Yogi vi ha spiegato il Principio di Krishna. I pandit sono gli strumenti attraverso i quali potete ottenere la chiave per comprendere il mistero di Dio; vi offrono l’essenza delle sacre Scritture in modo semplice e comprensibile e le interpretano alla luce delle loro esperienze. Dovete ascoltare le loro parole con fede e devozione, animati da umiltà. Arjuna disse a Krishna: “Sono arrivato in questo campo di battaglia come un prode, mentre ora sono un povero disperato, ma in realtà sono uno strumento nelle Tue mani.” Arjuna era un’incarnazione della Divina Consapevolezza e non, come egli riteneva, un corpo fatto di argilla. Egli era pervaso di Consapevolezza Divina, non di inerzia terrena, ma non ne era consapevole. Un uomo ha le compagnie che si merita, non è così? E voi lo potrete giudicare a seconda di quelle compagnie. Bene, Arjuna aveva il Signore stesso come compagno! Arjuna aveva una fede così salda da potersi concentrare sugli insegnamenti della Gītā persino in mezzo al campo di battaglia, proprio la sera dello scontro che avrebbe deciso le sorti della sua famiglia. Aveva una devozione così profonda da obbligare Krishna a mostrargli la Sua Forma Universale, anzi la Sua Forma Cosmica. Ebbe l’umiltà di dichiarare che avrebbe preferito mendicare piuttosto che uccidere i suoi parenti ed amici, e di prostrarsi ai piedi di Krishna quando non sapeva più cosa fare.

[2] Sviluppate queste qualità ed anche voi potrete godere della compagnia del Signore. Krishna fece riemergere in Arjuna le qualità ragiasiche [della volontà di azione] pungolandolo e deridendolo per la sua codardia e per il suo atteggiamento poco guerriero di rinuncia; in questo modo le qualità tamasiche dell’inerzia e dell’ignoranza furono rimosse. Successivamente lo trasformò in un eroe sattvico, nobile e virtuoso, adatto a combattere la guerra del Dharma. La Īshāvāsya Upanishad proclama che l’ignoranza è il peccato più grande. Il termine ‘Kārpanya dosha’ (debolezza meschina), menzionato nella Gītā, è un’altra espressione per indicare lo stesso tipo di ignoranza. La Gītā è il farmaco specifico per questa malattia mortale che affligge la maggior parte degli esseri umani. Voi tutti dovete studiare la Gītā ogni giorno. Leggetene pochi versi e meditate da soli sul loro significato; esso si rivelerà a voi nel silenzio del vostro cuore. Non vi serve leggere commentari elaborati. Ogni parola della Gītā è una gemma, dunque non vi serviranno altre pietre preziose per ornare le orecchie, il naso ed il collo; custodite la gemma dei versi della Gītā nel cuore e lasciate che essi operino attraverso le mani e l’intelletto.

[3] Finché sarete intrappolati nel mondo oggettivo, non sarete in grado di distinguere il reale dall’irreale. Dovete scoprire il reale attraverso il discernimento; non potrete eludere tale responsabilità: prima o poi dovrete farlo. Il potere, la posizione sociale, la ricchezza, l’autorità sono inutili in questa avventura. Alessandro Magno, durante la sua campagna nel Punjab, era ansioso di incontrare un grande saggio; perciò si recò nella grotta dove viveva l’eremita aspettandosi di essere ricevuto in pompa magna; ma il saggio gli disse semplicemente di andarsene via. A lui non interessava il famoso conquistatore greco che faceva tremare il mondo. Alessandro andò su tutte le furie, minacciò di uccidere il saggio e sfoderò la spada, ma quest’ultimo ridendo con calma disse: “Io non muoio, non posso morire.” Quelle parole fecero rinsavire Alessandro che ripose la spada.

[4] Narasimha Yogi ha narrato il miracolo divino in cui Brahmā1 fece scomparire l’intera popolazione di Brindavan, compreso tutto il bestiame. Tuttavia Krishna, con il Suo Potere miracoloso, creò uomini, donne, bambini e bestiame identici a quelli scomparsi, i quali continuarono a vivere indisturbati per un intero anno! Brahmā non è diverso da Vishnu o da Krishna; Essi non operano in contrasto l’uno con l’altro, anzi lavorano allo stesso progetto. Questa forma è quella forma, questa manifestazione e quella manifestazione appartengono alla medesima Energia Divina. Lo scopo fondamentale di tale ‘Gioco Divino’ era di conferire beatitudine. Infatti, l’Uno rapisce la popolazione tramite una manifestazione chiamata Brahmā, e ne crea i sostituti mediante un’altra manifestazione chiamata Krishna, il tutto per conferire beatitudine ai partecipanti, ai presenti ed a chi avrebbe ascoltato la storia in futuro. Questo è un modo per annunciare la Divinità dell’Avatār, e deve accadere affinché gli uomini possano prestare ascolto ed obbedire. L’uomo comune si sentirà pieno di stupore ed il suo turbamento maturerà poi nella fede; anche se in seguito comincerà a domandarsi ed argomentare sui pro ed i contro, l’Avatār ne sarà solo felice perché la fede verrà così confermata.

[5] La mente è sempre instabile e deve essere educata, la sua natura imprevedibile come l’argento vivo deve essere imbrigliata; in realtà, essa è Chaitanya Svarūpa, essenza della Pura Consapevolezza, e si placherà solo quando si fonderà in Chaitanya, ossia nel Divino. Ci può essere del ghiaccio su un lago; quel ghiaccio è materia inerte, ma se lo spingete tutto da una parte, la naturale forma dell’acqua, ovvero la Pura Consapevolezza, si rivelerà. La Pura Consapevolezza (Chaitanya) non ha gioia né dolore, è sempre in perfetto equilibrio. Io sono ‘Quello’: non sono influenzato dalla gioia né dal dolore. Il Mio intelletto è stabile, imperturbato, è Saggezza immutabile. Rimuovete la cataratta e la visione diverrà chiara. Analogamente, eliminate quel sentimento d’inferiorità che ora vi fa sentire piccoli ed insignificanti; dovete pensare di essere l’incarnazione del Sé, dell’eternità e della beatitudine; allora ogni vostro atto diverrà un sacrificio, un rito di adorazione. Le orecchie, gli occhi, la lingua, i piedi diverranno strumenti della vostra elevazione, non trappole per la vostra distruzione. Trasformate la qualità dell’inerzia e dell’ignoranza nella qualità dell’austerità e della penitenza, e salvatevi!

[6] Siete davvero molto fortunati che questi studiosi condividano con voi la loro cultura e la loro gioia. Riflettete continuamente sul significato delle parole che avete ascoltato: questo è il modo migliore di dimostrare la vostra gratitudine. Non solo, otterrete anche un altro vantaggio: grazie all’esperienza acquisita saprete comprendere meglio il Bhāgavata. Come avete potuto constatare, la natura di Swami è Vishvaprema, infinito Amore Universale che tutto pervade, ed il Bhāgavata è proprio la narrazione della storia di tale Amore. Io proclamo che sono in tutti, in ogni essere, quindi non odiate nessuno e non criticate nessuno. Diffondete Amore sempre ed ovunque, questo è il modo migliore di riverirmi. Non cercate di analizzarmi o di valutarmi: sono al di là della vostra comprensione. Pregate o adorate per la vostra soddisfazione e contentezza, ma dire che risponderò solo se sono chiamato o che salverò solo se sono pensato, è un errore.

Sarvatah pāni pādam
Ovunque sono le Sue mani ed i Suoi piedi.

Non avete sentito questa asserzione? Potete sentire i Miei passi perché cammino con voi, dietro di voi, accanto a voi. Quando piangete disperati, non sentite i gemiti del Mio cuore? Siete diventati così duri di cuore? Di certo le Mie orecchie saranno lì ad ascoltare. Chiedete di essere protetti come la pupilla degli occhi, ed i Miei occhi saranno lì a vigilare ed a salvaguardarvi. Accendete un incenso per pregare ed Io ne sentirò la fragranza. Risponderò a qualsiasi Nome invochiate ed a qualunque richiesta facciate con un cuore puro ed una motivazione sacra.

Prashānti Nilayam, 07.09.1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
discorsi/1963/19630907.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:18 da 127.0.0.1