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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19631021

19631021 - 21 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La prosperità del mondo

[1] Un significato popolarmente accettato del termine Karma è ‘destino o fato’; si tratta delle ineluttabili ‘sentenze’ che ognuno porta scritte sulla fronte e che devono compiersi, cui nessuno può sfuggire. Tuttavia la gente dimentica che non sono state scritte da una mano sconosciuta: tutto è scritto dalla propria mano. E la mano che le ha scritte può anche cancellarle. L’involucro che ricopre il riso, con lo sforzo può essere eliminato. Il potere dell’illusione (Māyā) che vi ha spinto a scrivere quel destino può essere conquistato in un istante e l’intera pagina può essere così cancellata. Gli uomini si tessono un bozzolo attorno e soffrono perché non riescono ad uscirne e ad entrare in un mondo di luce. Sono come le scimmie catturate da un mendicante vagabondo che danzano legate all’estremità di una corda, elemosinando qualche soldo dalla gente seduta lì attorno. Shankara disse di voler offrire spontaneamente la scimmia (la mente) a Shiva in modo che Egli le insegnasse dei giochi a Lui graditi e la utilizzasse per chiedere l’elemosina per Sé; in altre parole, Shankara si propose di colmare la sua mente di pensieri divini, in modo che la ‘scimmia’ potesse essere domata per servire il proposito divino. Anche voi dovete rendere la vostra mente serva di Dio, e non schiava dei sensi.

[2] Avrete osservato un uccello posato sul ramo di un albero che oscilla al vento; non ha paura perché ha più fiducia nelle sue ali che nel ramo e sa che in ogni momento può ricorrere alle ali e volare via. Il ramo sta per la creazione, il mondo oggettivo, mentre le ali sono la grazia del Signore.

Sviluppate forza nelle ali e posatevi su qualsiasi albero: non correrete alcun pericolo. Se invece confidate nel mondo oggettivo e fate affidamento solo sulla protezione che può darvi, cadrete. [3] I due oratori precedenti hanno sottolineato quanto sia complesso definire esattamente cos’è il Dharma e quale criterio si debba adottare per determinare il Dharma individuale. Il Dharma che dovete seguire è di essere quello che professate di essere, e ciò è facile e comprensibile. Se pensate e credete di essere un Bramino, dovete seguire la linea di condotta prescritta per un Bramino; se pensate e siete convinti di essere il Sé, il vostro dovere è essere consapevoli della vostra natura divina ed agire in conformità. Se invece siete persuasi di essere il corpo, allora il vostro Dharma riguarda i doveri relativi al corpo. Tuttavia tutti devono assimilare valori più elevati, convincersi di essere il Sé e seguire il Dharma divino. Questa è la missione per cui sono venuto ed è anche il compito della grande Assemblea di Studiosi Vedici. Ovunque siano le formiche, si metterà lo zucchero vicino all’ingresso che conduce al loro formicaio. Tutti gli uomini sono Miei, quindi il mondo intero deve essere salvato dalle conseguenze dell’ignoranza o di una conoscenza limitata. Avrò i Miei popoli vicino a Me, poiché tutti sono Miei ed Io sono loro; perciò comincerò ad istruirli e ad educarli finché diventeranno completamente liberi dall’ego. Negli ultimi 25 anni tutto è stato dolcezza, gentilezza, delicata persuasione, ma d’ora innanzi sarà diverso. Io li trascinerò, li metterò sul tavolo operatorio e comincerò ad operare. Non ho ira né odio, ho solo Amore. È l’Amore che mi spinge a salvarli, a far aprire loro gli occhi, prima che affondino nel pantano ancor più profondamente.

[4] L’Organizzazione che è stata inaugurata ieri si avvicinerà alla gente, a chi ancora non conosce i grandi insegnamenti dei Veda e del Vedānta e non ha sufficienti capacità per digerirli ed assimilarli; così, con amore e comprensione, questi principi verranno somministrati a piccole dosi facilmente assimilabili. Ogni pandit darà il suo contributo per eliminare l’ignoranza. La parola d’ordine sarà l’antica preghiera vedica:

Tamaso mā Jyotir gamaya
Dall’oscurità conducimi alla Luce.

In tal modo si accenderà una luce di villaggio in villaggio, si accenderanno piccoli lumi da queste grandi lampade. Questo lavoro deve essere compiuto, ma i governanti non se ne curano ed i cittadini non lo richiedono. Finché il bambino non si mette a piangere, la madre non gli dà da mangiare. Ma questa Madre è diversa, sa che il figlio deve essere nutrito e quando dovrà esserlo. Il Mio stesso Avvento è accaduto per Mia Volontà, ogni passo di questo Avatār avviene per Mia Volontà, non è dovuto alle preghiere o alle richieste dei devoti: raramente essi sanno cosa è bene per loro.

[5] Poiché i Bramini sono i custodi dei Veda e delle sacre Scritture, sostenerli sarà come sostenere i Veda ed i sacri testi, assicurando così la prosperità del mondo. Alcuni affermano che i Bramini abbiano monopolizzato i Veda e le sacre Scritture e che abusino di tale esclusiva per il loro prestigio personale. Inoltre dicono che i Veda siano un enorme complotto ideato da una combriccola di Bramini per promuovere la ricchezza di tale comunità. Questo è molto lontano dalla verità. Date un’occhiata alle regole ed alle prescrizioni, ai divieti ed ai dinieghi che i Bramini devono osservare; questi regolamenti sono stati redatti dai Bramini stessi. Mangiare, bere, muoversi, dormire, conversare, lavorare, dare, ricevere, guadagnare, spendere….tutte le varie attività della vita sono controllate da centinaia di restrizioni; ciò non dà l’impressione di una congrega dedita a divertirsi a spese del resto della comunità. Inoltre, la loro vita disciplinata, i riti, i voti, i digiuni e le preghiere che intraprendono come parte del loro dovere sono intesi per il bene del mondo intero, per garantire la prosperità dell’umanità. In realtà, dovreste incoraggiare un numero sempre crescente di Bramini a mantenere il loro modo di vivere tradizionale e regolato. Questo è anche uno dei propositi della grande Assemblea.

[6] La Dea Bhavānī diede a Shivaji1 una spada e lo indusse a proseguire la Sua opera di ripristinare il Dharma. L’attuale Shiva-Shakti mette nelle mani dei pandit la spada del coraggio e li sprona ad andare avanti in modo da rieducare la gente e rimuoverne l’ignoranza. La spada di Shivaji fu sempre utilizzata solo nell’interesse del Dharma. Una volta, quando Shivaji con il suo esercito fece visita all’āshram del Saggio Samartha Ramadas, i suoi soldati invasero un campo di canne da zucchero che si trovava di fronte all’āshram, le raccolsero e mangiarono l’intero raccolto. Quando il proprietario protestò, essi lo colpirono con le canne stesse. Venuto a conoscenza dell’accaduto, Shivaji non solo punì i soldati per quel saccheggio, ma dietro raccomandazione del suo guru, rese quel terreno esente da tasse per sempre. Questi pandit conoscono il medicinale che può curare i mali del mondo; apprendetelo da loro ed incominciate ad assumerlo. Andate agli incontri che essi terranno nei villaggi, ovunque il vostro Comitato di distretto li organizzi, ed accettate tutto il bene che hanno da offrire. Diventate soldati di Prashānti e cacciate via dai vostri cuori il male che compromette la realizzazione del Sé. Onorare questi Bramini sarà come onorare Me; ignorarli è come ignorare i Veda e le Scritture, ed è stolto quanto negarmi.

Prashānti Nilayam, 21.10.1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
discorsi/1963/19631021.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:18 da 127.0.0.1