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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19631026

19631026 - 26 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Non durerà

[1] La cosa che stupisce di più è che nessuno conosce sé stesso e nessuno si sforza di farlo, neanche coloro che spendono la vita intera a cercare di conoscere gli altri. Il vostro Sé è qualcosa di più sottile dell’acqua, dell’aria e persino dell’etere; deve pervadere l’occhio per permettervi di vedere, deve essere nella mano in modo che possa afferrare, deve essere nei piedi affinché possiate camminare. I sensi sono materia inerte e l’«Io» deve operare in modo che possano funzionare. Quell’«Io» è Dio, che viene frainteso e considerato un’entità separata! Nel Tretā Yuga le scimmie potevano parlare ed agire come gli uomini; nel Dvāpara Yuga l’essere umano fu trasformato in Divino per grazia di Dio; nel Kali Yuga si dichiara che l’uomo è Dio stesso.

[2] Lo spazio racchiuso in un vaso e lo spazio interno ad un monastero sono identici allo spazio esterno dell’immenso cielo; solo i ‘contenitori’ – ovvero il vaso ed il monastero – continuano a dare l’illusione della separazione. I sensi sono i responsabili perché provocano l’illusione che voi siate il ‘contenitore’, cioè il corpo. Imbrigliateli come si sottomette il toro con l’anello al naso, il cavallo con il morso in bocca, l’elefante con il pungolo. Mentre i Pāndava stavano attraversando le regioni Himalayane, andando incontro alla loro fine, Dharmarāja soffriva ancora d’ansietà mentale, quindi pregò Krishna di trascorrere un po’ di tempo con loro. Quando Krishna si accomiatò, lasciò a Dharmarāja un appunto da leggere ogni qual volta provasse gioia o dolore. La nota diceva: “Questo non durerà!” Ecco un metodo con cui placare le agitazioni mentali!

[3] Prendete la vita nel mondo come un obbligo che vi è stato imposto. Voi ora siete in carcere per una condanna a causa dei crimini commessi in una vita passata. Il Soprintendente assegna vari compiti: cucinare, attingere l’acqua, spaccare la legna, ecc. Dovete svolgere il lavoro assegnatovi al meglio delle vostre capacità, senza aspettarvi alcuna ricompensa. Se vi comportate bene, se non causate problemi e svolgete i vostri doveri senza esitazione, forse un giorno la vostra condanna sarà annullata e sarete rilasciati prima con un certificato di affidabilità e bontà. Un tale atteggiamento vi indurrà a compiere azioni non egoistiche e disinteressate, ed è molto valido per tenere a freno i sensi. Se parlate di Dio con delle persone, qualcuno potrebbe osservare: “Noi crederemo solo se potremo vederlo.” Quando gli studiosi vedici si recheranno nei villaggi per svolgere la loro missione di diffondere le verità dei Veda, emergerà tale questione. In quel caso dovete replicare: “Non crederò che soffrite di dolori fino a quando non vedrò il dolore con i miei occhi.” Dio è beatitudine, come può la beatitudine essere vista o mostrata? Che gli altri ci credano o no, 2 + 2 fa 4. Potete concordare o rifiutarvi di farlo, ma è un fatto comprovato dall’esperienza di tutti quelli che ci credono. Lo stesso vale per Dio.

[4] Dovete vivere col pensiero costante di Dio e della morte. Il corpo è il veicolo col quale state andando verso la morte. Mentre siete in viaggio, potete incontrare la morte ad ogni istante: può essere causata da un albero, da un camion o dal fango. Ricordatevi della morte. Ricordate che il tempo si consuma ad ogni istante, così non sarete tentati di sprecarlo in conversazioni sterili o in propositi vani, in cattiverie gratuite o in passatempi volgari. In auto dovete guidare con attenzione, lentamente, con il dovuto rispetto per quelli che incontrate lungo la strada; non tentate di superarli con impazienza o di competere in velocità; siate consapevoli dei limiti del veicolo e della strada. In tal caso non avrete incidenti ed il vostro viaggio sarà un’esperienza felice per voi e per gli altri.

[5] Nel suo discorso, Jonnalagadda Satyanārāyanamūrti vi ha esortato ad insegnare, riformare, ricostruire ed a fare molte altre cose. Non tutti, però, possono assumersi questo impegno.

Prima di tutto sé stessi: aiutate voi stessi, miglioratevi, insegnate a voi stessi e ricostruitevi, poi potrete dedicarvi a risolvere i problemi del prossimo. Questa ricostruzione è abbastanza facile, purché analizziate con calma la vostra personalità: “Sono il corpo o i sensi, la mente o l’intelletto, ecc?” Avrete sentito la storia di Shivaji a cui la Dea Bhavānī diede la spada. Questo Shiva-Shakti vi darà la spada della saggezza e dell’istruzione spirituale che distruggerà le forze dell’ignoranza. Prendetela e divenite saggi e felici!

Prashānti Nilayam, 26.10.1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
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