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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19631028

19631028 - 28 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La Volontà Divina

[1] Kalluri Virabhadra Shāstri ha annunciato che i riti sacrificali per conseguire la Suprema Saggezza cominciati il giorno 20 si sono ora conclusi. Ma per un sacrificio non c’è una conclusione: l’intera esistenza è un sacrificio. Quando ha termine il sacrificio? Ora ve lo dirò: quando si realizza il Brahman, in quel giorno, in quel momento, si può proclamare che il sacrificio della vita si sia concluso, non prima. La conclusione odierna indica soltanto la fine di questo rito. Continuate a compiere il sacrificio, ovunque voi siate, mediante l’ascolto delle sacre Scritture, la contemplazione e la meditazione profonda. Shāstri oggi ha narrato la storia del matrimonio di Rukminī. Questa non è semplicemente la storia di uno sposalizio, bensì dell’unione del Purusha con Prakriti, dello Spirito con la Materia. Il bramino che celebra il rito è il simbolo dell’autorità vedica attraverso la quale l’unione dei due può essere conosciuta. Rukminī è l’anima individuale e Krishna è il Sé Supremo. Rukminī soffriva a causa delle restrizioni e delle regole imposte dal mondo oggettivo; suo fratello era l’egoismo e suo padre la mondanità ma, grazie alla sua buona condotta, la sua mente restava concentrata su Dio, perciò fu in grado di concepire un modo per raggiungere il Signore. Le sue preghiere, il suo pentimento, il suo fervore e la sua perseveranza furono ricompensate. La sua osservanza del codice etico eterno, alla fine, la salvò. Quando uscì di casa per assistere al rito dedicato alla Madre divina Gaurī prima del suo matrimonio, nel tempio si immerse così profondamente nell’adorazione del Divino che fu liberata dai vincoli da Dio stesso [Krishna in persona] che la stava aspettando fuori! I suoi genitori, il fratello e tutti i parenti si opposero, ma ogni individuo è nato per compiere il proprio destino e non per interpretare un ruolo nel dramma di un altro. L’individuo è nato per scontare la propria condanna, e quando la condanna è terminata, ritorna libero. Non resterete in prigione perché un vostro compagno è ancora lì! Pensate solo a questo fatto: Rukminī non aveva mai incontrato Krishna prima, non c’era stato alcun corteggiamento preliminare. L’anima si struggeva ardentemente e vinse. In realtà, essi si erano incontrati nel regno dello spirito.

[2] Quello non fu un matrimonio comune, sebbene chi lo descrive nelle storie popolari ne parla come di un’avventura romantica fra una ragazza caparbia ed un giovane spavaldo e spensierato! Fu l’unione di Tat (Quello, il Divino) con Tvam (Tu, questo), ovvero di ‘Quello con questo’. Una cosa vicina viene indicata con ‘questo’, se è lontana con ‘quello’. Tat è uguale a Tvam, solo che è lontano, e perché lo è? Perché è al di là della comprensione dell’intelletto, dei sensi e delle parole. Per comunicare la propria esperienza di Dio, le parole sono inadeguate persino per i saggi che hanno avuto questa fortuna. Due pellegrini stavano attraversando una foresta; sedutisi sotto un albero, cominciarono a discutere sul debito che l’uomo ha nei riguardi delle varie ‘madri’. Uno dei due descrisse la lista di queste madri: la madre che ci ha dato la nascita, la go-mata [la madre mucca che dona il latte], la madre terra e la madre Veda. La conversazione scivolò sull’importanza del culto alla mucca, ed i due incominciarono a discutere su cosa s’intenda esattamente col termine ‘Go’ (mucca). Ne derivò un dibattito sulle sue caratteristiche: una coda, due corna, quattro zampe, le mammelle, ecc. Si alzarono e cercarono a lungo un animale con queste caratteristiche; alla fine trovarono un bufalo, a cui resero culto fino a sentirsene soddisfatti. Analogamente, il concetto di Brahman dipenderà dalle capacità ed esperienze di ognuno, ma ciò non significa che ci siano molti Brahman diversi. Un uomo può essere chiamato papà, zio, figlio, nonno, nipote, cugino e marito… ma questo non significa che egli sia più d’uno!

[3] La nostra Assemblea di Studiosi Vedici infonderà questa verità nelle menti di tutti. Non si tratta di condannare le altre fedi o di attirare la gente verso una nuova religione. Sarà invece un impegno a promuovere un’attitudine positiva in campo spirituale e, come il Sanātana Dharma, l’Eterna Legge Universale, ha sempre fatto, incoraggerà tutti a procedere dal punto in cui sono verso il Signore, liberi d’immaginarlo nella Forma che prediligono. Non bisogna mai usare parole dure quando si parla del credo religioso di altri, poiché la fede è una pianta preziosa e la durezza potrebbe farla appassire. Riconoscere la Verità e sperimentare la Beatitudine: ecco il messaggio che questi saggi trasmetteranno. Chi afferma che la beatitudine è la natura essenziale dell’uomo ha la responsabilità di essere egli stesso colmo di beatitudine. Se vedete una persona triste, le chiedete il motivo del suo avvilimento, ma non vi preoccupate minimamente se la vedete felice. Per quale motivo? Perché la depressione è innaturale, è contraria alla natura essenziale dell’uomo. L’acqua è fresca, quella è la sua natura; per questo le sorgenti calde che si trovano di fronte al tempio di Bhadrinath, vicino al gelido fiume Alakananda, sono guardate con meraviglia. Siate voi i primi a dimostrare col vostro comportamento quello che consigliate agli altri di essere. La gente seguirà solo chi parla per esperienza personale.

[4] Alcuni uomini si trovavano sulla riva di un fiume; essendo forestieri s’informarono se il fiume fosse guadabile in quel punto e come. Uno storpio disse: “È pericoloso attraversarlo qui, andate più avanti” – ma non gli vollero credere perché quell’uomo non avrebbe mai potuto attraversarlo. Un cieco disse: “Sì, potete attraversarlo; dovete solo tenervi sulla sinistra per un po’ e poi passare a destra.” Essi non seguirono i suoi suggerimenti in quanto non poteva saperlo, doveva essere stato guidato da qualcun altro. Alla fine giunse un uomo che s’offrì di accompagnarli: “Io l’ho attraversato sovente perché vivo sull’altra sponda e posseggo delle terre da questo lato.” Lo seguirono con fiducia e poterono così raggiungere l’altra riva del fiume sani e salvi.

Un bambino apprende nomi e fatti dagli adulti: questo si chiama cane, quello è un albero e quella è una pietra. Quando glielo domandano, il bimbo dirà che quello è un uomo, ma come fa a saperlo? Perché gli è stato detto così. Le caratteristiche degli animali, delle piante, degli uccelli e degli esseri umani gli sono state insegnate dagli adulti, ed egli ci crede fiducioso. Allora perché non potete credere anche in Dio? Anche di Lui vi è stato detto da altri; da millenni vi è stato detto che esiste Dio e possiede molte caratteristiche grazie alle quali lo potete visualizzare. Le Scritture proclamano che il Signore possiede determinate peculiarità; esse si fondano sull’esperienza di praticanti della spiritualità e sono autentiche come qualsiasi altro testo. Si crede a molte cose solo per fiducia, basandosi sull’attendibilità, l’imparzialità ed i conseguimenti delle persone che le asseriscono. I Saggi sono imparziali, non hanno alcuna intenzione di fuorviare o ingannare.

[5] Se anche voi ritenete di avere bisogno dell’esperienza per poter credere, allora venite e sperimentate. Non serve rimanere qui un giorno ed andare via l’indomani dicendo: “Ho visto Sai Baba; indossa una tunica ed ha dei capelli magnifici.” Se trascorrete il vostro tempo nelle osterie del posto giocando a carte o ascoltando storie, come potrete capire? Siate determinati nel voler scoprire, decidete di apprendere, immergetevi profondamente ed allora potrete conoscere. A migliaia sono venuti qui ora e negli anni passati; molti non nutrono il desiderio di conoscere, altri hanno quel desiderio, ma non sono consapevoli che devono prestare più attenzione all’esperienza e non alle impressioni dei sensi. Se fissate qualcosa, ma la vostra mente non è concentrata, non potrete conoscerlo. Se il vostro corpo è in questo auditorio, le vostre orecchie nell’hotel ed i vostri occhi in giro per l’āshram, come potete apprendere qualcosa?

[6] Solo l’Amore può comprendere l’Amore. L’Amore è il modo di parlare, la Verità è l’essenza, il Dharma è il linguaggio e la Pace è il risultato cui aspirare. In realtà, Io sono l’Incarnazione dell’Amore. Non ho bisogno di riposo per gli sforzi che faccio nel donarvi beatitudine. Il rito sacrificale, il raduno degli studiosi e la grande Assemblea Vedica, tutto è per la vostra gioia. Se questi incontri si fossero tenuti in qualche altro luogo, avrebbero sollevato un gran fermento! Certe persone avrebbero setacciato la zona con liste di possibili donatori ed avrebbero importunato questo e quello per poi vantarsi dei risultati ottenuti. Invece qui, solo pochi ne erano al corrente. È stata la Volontà divina che si è concretizzata grazie alla forza della propria bontà. E voi cosa mi portate? Solo lacrime! Lacrime di dolore quando arrivate e lacrime di gioia quando partite! Io non sono attaccato ad alcun progetto o avvenimento e non sono preoccupato per il timore di fallire perché so che il Mio Piano avrà successo. Questa grande Assemblea di Studiosi Vedici non è una cosa nuova, è eterna; l’unica particolarità è che ora sta impegnandosi nuovamente nella sua antica missione. Questa opera di ristabilire il Dharma si ripete sempre di nuovo; ora avete l’opportunità di condividerla, quindi partecipate a questo grande lavoro dando così valore alla vostra vita. Questi discorsi pomeridiani Miei e dei pandit si concluderanno domani perché dovrò cominciare ad incontrare chi fra voi ha portato con sé enormi fardelli di sofferenza, di scontentezza e di difficoltà per sottopormeli. Anche questo fa parte del Mio lavoro e lo svolgerò con gioia.

Prashānti Nilayam, 28.10.1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
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