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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19631123

19631123 - ?? novembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il ruolo delle Scritture

[1] Qualcuno parla di due tipi di karma: quello fisico e quello spirituale, ma tale distinzione è assurda e perfino pericolosa. Tutte le azioni e le attività sono spirituali; il corpo è solo lo strumento per l’avanzamento spirituale. L’educazione moderna pone l’accento sull’aspetto fisico e trascura lo spirito, che è invece fondamentale. Essa insegna che solo la gioia derivata dai sensi ha valore, e non accenna neppure alla gioia più profonda e durevole che proviene dallo spirito che è il vostro vero Sé, la cui essenza è Beatitudine, Pace, Suprema Conoscenza, Verità, Bontà, Bellezza. Avrete notato che non mi rivolgo mai a voi chiamandovi ‘devoti’; come potreste essere solo dei devoti? Voi siete il Divino, e lo diventate liberandovi della vostra ignoranza che vi porta ad immaginare di essere limitati. Ecco perché mi rivolgo a voi chiamandovi ‘Incarnazioni della Pace’ o ‘della Beatitudine’ o ‘dello Spirito Divino’. Quella è la vostra autentica natura, anche se nessuno vi dice chi realmente siete. La vostra miserevole condizione è da attribuire a questa mancata conoscenza di voi stessi.

[2] Gli educatori moderni non insegnano i metodi e gli strumenti per attraversare il mare della tribolazione, per affrontare il successo e la sconfitta, per restare calmi e raccolti. Il cervello viene imbottito di informazioni, le mani sono esercitate ad essere abili, ma i sensi non sono domati, l’intelligenza non è tenuta sotto controllo ed alla mente si consente di vagare selvaggia. Ecco la causa dell’attuale tragica crisi del mondo. Siete nati in questo Karmakshetra, in questo campo dell’azione, ed il vostro dovere è di impegnarvi continuamente nell’attività, senza interruzione.

Non arenatevi nell’oscurità e nell’indolenza; agite pieni di gioia e di entusiasmo, considerando ogni atto come un’offerta ai piedi del Signore.

[3] L’India è il trono del Guru del mondo; questo è il ruolo che ha svolto e che deve svolgere. Purtroppo, per effetto dell’ingiustificato attaccamento ai sensi ed al mondo, alimentato dalla cieca ammirazione e dall’imitazione esibizionista, quel ruolo viene dimenticato con grave danno per noi e per tutta l’umanità. Le regole, le restrizioni e le direttive per la famiglia, l’individuo, la comunità, la nazione e tutta l’umanità non vengono più rammentate o sono scartate come obsolete. Eppure la gioia, la pace, la soddisfazione che nascono dall’osservarle testimoniano il loro valore. I pandit e gli studiosi riuniti qui per il grande convegno vedico che ora si inaugura hanno perciò una grossa responsabilità, perché devono restare aggrappati alla Pace suprema che lo studio e la pratica delle Scritture ha donato loro, e devono condividere quella Pace con tutta l’umanità. Essi devono essere sempre coraggiosi, liberi e felici, poiché sanno che tutto questo [mondo] è un sogno irreale; conoscono l’obiettivo della vita e ad ogni minuto marciano risolutamente verso di esso.

[4] Tutto ciò che è materiale va trasformato in spirituale: è il Mio Piano. La saggezza che le Scritture hanno conferito a questi studiosi deve essere condivisa; essi mancano però di fiducia in sé stessi perché stanno perdendo la fede in quello che hanno considerato finora inestimabile. Essi mandano i loro figli a studiare materie tecniche e secolari perché si trovano in gravi ristrettezze economiche. “Cosa c’è di buono nel possedere un ombrello che ti lascia bruciare dal sole e bagnare dalla pioggia?” – hanno cominciato a domandarsi, ma la cassaforte dei Veda custodisce ingenti ricchezze delle quali c’è urgente necessità. Questa grande Assemblea si inaugura oggi allo scopo di conservarle, svilupparle ed utilizzarle più intensamente.

[5] I Veda sono la base del Dharma, sono come una madre nella sua amorevole attenzione per l’uomo. L’India è terra di unione, azione e sacrificio spirituali, non di voluttà. I Kaurava furono sconfitti perché erano abbarbicati all’impero ed al potere, e la loro mente era rivolta ai piaceri. I Pāndava riuscirono ad assicurarsi la guida del Divino e vinsero perché vollero la gioia della spiritualità e mantennero un rigoroso autocontrollo, sincerità e semplicità; seguire quello stesso sentiero è segno di saggezza. Quella è la via del Dharma da cui l’umanità si è allontanata. Il dolore è il miglior amico dell’uomo perché gli apre gli occhi e lo sprona a ricercare il segreto della pace e della felicità.

[6] Una scimmia infilò la mano in un vaso di noci, se la riempì e serrò il pugno, ma poi non riuscì a tirare fuori la mano perché il collo del recipiente era stretto ed il pugno troppo grosso. L’unica possibilità era di lasciar andare le noci, rilasciare le dita e sfilare la mano dal vaso. Tale è la situazione dell’uomo oggi. La sua avidità gli causa immenso dolore, ma egli non ha ancora trovato la soluzione; così rimane avvinghiato ai suoi possessi mentre cerca di tirare fuori la mano al prezzo di enormi sofferenze. Non serve biasimare le noci o il vaso; la colpa è della scimmia stessa. Il mondo fenomenico è il vaso e gli oggetti sensoriali sono le noci. Un uccello è appollaiato tranquillamente su un minuscolo ramoscello: da cosa gli deriva quella fiducia? Non dal ramoscello, ma dalle ali che lo possono alzare in volo al minimo segnale di pericolo. Il ramoscello è il mondo oggettivo; sedetevi sopra con leggerezza, allegri e fiduciosi, ma confidate di più nelle ali, cioè nella grazia del Signore. Al primo segno premonitore di pericolo Egli vi può innalzare, allontanandovi dal mondo oggettivo. Il rametto non è molto affidabile, ma le ali sono sempre pronte a salvarvi.

[7] La rinascita del Dharma è un compito che i governanti non hanno pianificato; è un programma del quale la gente non è molto entusiasta, perciò chi lo può attuare? È stato detto che Io ho assunto questa Forma in risposta alle preghiere di anime nobili. Ci sono delle madri che allattano il bambino solo quando comincia a piangere; una madre più attenta ed amorevole sa quando il piccolo ha fame, non ha bisogno di essere sollecitata da un forte pianto. Questa Madre Sai è come quel tipo di madre: Io sono venuto perché ho sentito di dover venire, e così ho deciso. Ora non è necessario versare lacrime di disperazione né fra i depositari della saggezza vedica né fra i buoni che soffrono a causa dei venti crudeli dell’iniquità. Questa campagna avrà successo: non fallirà. Il bene del mondo sarà assicurato mediante l’incoraggiamento delle persone pie e devote di ogni paese, ed in particolar modo di questi sapienti, veri depositari dell’antica saggezza di questa terra.

Discorsi in occasione di Dashaharā, novembre 1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
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