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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19631206b

19631206 - 06 dicembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il lavoro come preghiera

[1] Io vivo della gioia che sentite quando cantate il Nome divino e glorifi- cate la Forma del Signore. Quello è il Mio cibo, il Mio sostentamento quotidiano. Quindi non ho neanche bisogno di parlarvi; è sufficiente che mi sieda qui ed attinga alla felicità che provate quando cantate i bhajan. Vi siete radunati qui da ogni angolo del Paese, da ogni stato ed unità linguistica per unire le vostre singole capacità manuali ed intellettuali al fine di realizzare questa grande opera che provvederà cibo e felicità a migliaia di fratelli e sorelle per secoli. Questa è una grande opportunità per voi, un’opportunità che viene data solo a pochi, per quanto dotati possano essere. È una rara opportunità riservata solo a poche persone in ogni nazione. Il lago che riempirà questa gola con le acque del fiume Krishna quando la diga sarà costruita, sarà il vostro Nishkāma Karma, un grande lago di lavoro altruistico. Tutti voi lo vedrete e sentirete la sua freschezza, profondità e forza. Vi rallegrerà ed ispirerà, facendovi perce- pire che la vostra vita è stata degna d’essere vissuta. Non intraprendete questo sacro lavoro con scarso impegno, senza fede e devozione. Con quella fede e quella devozione dovete domare questo fiume possente che si è scavato la via attraverso queste dure rocce fin dall’inizio dei tempi, e dovete controllare la sua velocità e la sua forza per il bene di uomini e bestie. Con le sue capacità ed il suo coraggio, l’uomo deve costringere questo indocile figlio della natura ad arrestarsi per un attimo prima di proseguire.

[2] Questa impresa diverrà più semplice se l’uomo terrà a freno i propri difetti di incostanza, egoismo, rabbia, cattiveria, invidia, avidità e l’impetuoso fluire delle sue passioni. Arginateli nei vostri cuori e dirigeteli verso obiettivi utili. Utilizzate la potenza di quelle qualità negative per conseguire migliori risultati dai vostri sforzi e dalla pratica spirituale. Coltivate in quei campi i frutti della Pace e dell’Amore. Quella è l’agricol- tura che gli aspiranti devoti conoscono e che anche voi potete apprendere con facilità, poiché è una scienza antica che i vostri antenati hanno prati- cato per secoli. Io sono venuto a ricordarvela e ad avvisare tutti voi che bisogna ancora seguire quel sentiero. Il sangue, la flemma e la bile determinano, nelle rispettive proporzioni e secondo la loro predominanza, la salute fisica dell’uomo. Analogamente, ci sono tre qualità che determinano, secondo la loro proporzione e pre- dominanza, la salute mentale dell’uomo. Come osservate le regole della salute per paura di ammalarvi, così dovete praticare certe restrizioni e regole mentali in modo da poter conseguire pace, soddisfazione, gioia, entusiasmo e fede. Dovete tenere a freno la mente indocile e caparbia in modo che non vi conduca al disastro. Lavorate sempre all’ombra fresca di due timori: il timore del peccato e il timore di Dio.

[3] Voi non vi rammentate di essere in realtà Pace e Beatitudine, di essere fondamentalmente – e quindi anche mentalmente – Verità, Eternità e Purezza. L’ansia e la paura che vi inseguono ora sono causate dalla perdi- ta della memoria. L’intenzione del Signore è che voi possiate godere di Pace e Beatitudine in ogni momento della vostra vita, ma voi dimenticate la sorgente che portate dentro di voi, la cui origine è la Divinità custodita nel vostro cuore; così vi struggete per quello che pensate di non possede- re. Tutti voi qui riuniti potete attribuire al Dio che adorate Forma e Nome diversi; potete avere abitudini, usanze, maniere e stile di vita differenti, ma la gioia che ne ricavate è la medesima. Tutte queste cose sono state con- cepite dalla saggezza dei secoli per conferirvi sicurezza e soddisfazione. Anche se la parola cambia, la sostanza resta invariata. Ad esempio la parola ‘acqua’ è conosciuta come pāni nell’Uttar Pradesh, tanīr a Madras, nīru in Andhra, ma la sostanza è la stessa. Potete pertanto parlare lingue differenti o utilizzare segnali vocali diversi ed avere diverse abitudini alimentari, di abbigliamento, di culto e di preghiera, ma sono tutti stru- menti per la vostra elevazione e per il vostro progresso, credetemi. Vi rivelerò una ricetta che vi darà la pace e la contentezza che cercate: è il ricordo costante del Nome di Dio. Mettete sulla lingua uno dei mille Nomi del Signore usati in qualsiasi parte del mondo ed in ogni comunità di devoti. Ripetete il Nome per un po’ di tempo almeno ogni giorno come parte del vostro dovere verso voi stessi; è una disciplina che darà buoni risultati, un’abitudine che dovreste coltivare per compensare la dura fatica che fate con il vostro corpo dall’alba al tramonto.

[4] Bhārat, l’India, è la Terra dove tutti hanno attaccamento per Bha o Bhagavān (il Signore), ma oggi la gente non lo apprezza più e sta perdendo quell’attaccamento. Potreste dirmi che siete così occupati da non aver tempo. Non posso crederci; so che trovate il tempo, nonostante il duro lavoro della giornata, per frequentare i cinema, perdervi in chiacchiere, promuovere e prendere parte a fazioni e litigi e per molte altre distrazioni che vanno a sommarsi alle vostre preoccupazioni. È meglio che vi teniate alla larga dai compagni che vi trascinano in tali distrazioni che vi debilitano e vi preoccupano. Dedicate pochi minuti ogni mattina ed ogni sera, nel silenzio del vostro tempio o della vostra casa, al Potere Supremo. Rimanete nella Sua compagnia che eleva ed ispira, adoratelo mentalmente, offritegli tutti i lavori che fate; uscirete da quel silenzio più nobili ed eroici di quando vi siete entrati. Provate a pensarci: quando uscite da un teatro o da un cinema, godete di più pace, siete più puri, nobili e coraggiosi di quando siete entrati? No. Al contrario, le vostre passioni si sono risvegliate, i vostri impulsi animali sono stati soddisfatti e la vostra natura inferiore è stata nutrita. Non c’è niente che possa conferire la ricca ricompensa che la preghiera, il silenzio e la comunione col Maestro possono dare, neanche un rispettabile conto in banca, una fila di lauree o dei muscoli da lottatore.

[5] C’è una storia relativa alla costruzione del grande tempio a Kālahasti. Secondo la tradizione, fu fatto edificare dal saggio Agastya con l’aiuto di Bhrigu e Bharadvāja. Ogni giorno, al calar del sole, Agastya chiamava i lavoratori dove lui sedeva in riva al fiume e, in base alle sue istruzioni, i due saggi versavano in grembo ad ogni operaio della sabbia presa dal letto del fiume: quella era la paga! Quella sabbia si trasformava in oro nell’esatta proporzione del lavoro che l’operaio aveva svolto quel giorno. Chi aveva lavorato di più, riceveva più oro, chi aveva lavorato di meno, otteneva meno oro; se poi aveva sprecato l’intera giornata, la sabbia re- stava tale. Con questo metodo non c’erano ingiustizie, favoritismi o scon- tentezze. Tutti lavoravano alla presenza di Colui che tutto vede e quindi tutti accettavano l’oro che elargiva l’Onnipotente, poiché era l’esatto dovuto, nulla di più e nulla di meno. Il lavoro onesto è quello svolto con lo spirito della costante presenza del Signore, il quale ricompenserà con la sua Grazia il lavoro svolto sincera- mente e lietamente, e non quello svolto per paura dei superiori o dei capisquadra. Se il vostro cuore è puro, anche il vostro lavoro sarà puro.

[6] Tenete a mente la grandiosità dell’opera in cui siete impegnati qui. Ricordatevi della potenza di questo fiume che volete persuadere ad obbe- dirvi. Ciò vi renderà umili e dediti. A Prashānti Nilayam i devoti stessi hanno portato a spalla i mattoni, la calce e la malta, e come risultato del loro servizio abbiamo ora un grande ospedale, una bella scuola ed un enorme auditorio. Queste costruzioni sono sature della loro devozione e, come dissi già una volta, i pazienti vengono curati dalla fragranza di quella devozione. Dovete utilizzare il denaro che guadagnate in modo utile e saggio. In ogni cantiere, ai lavoratori vengono distribuiti milioni di Rupie, ma quando il lavoro è terminato e tutti fanno i bagagli, il denaro rimasto da portare a casa è poco! Non sciupate i vostri soldi duramente guadagnati in fronzoli, intrattenimenti o svaghi temporanei. Pensate piuttosto al vostro futuro, ai vostri figli ed ai genitori. Pensate anche alle reazioni che queste attrazioni dissipatrici producono, al danno che causano al vostro prezioso carattere. Pensate a tutti quelli che dipendono da voi per il cibo e per l’alloggio, ed all’amore che solo voi potete offrire loro. Esaminate ogni vostra singola spesa tenendo conto di questi nobili compiti. Tali sono le caratteristiche dell’uomo saggio.

[7] Non consentite al demone dell’inquietudine di entrare nella vostra mente. Dirigete tutta la vostra ingegnosità ed intelligenza alla brillante realizzazione del grande dramma che state contribuendo a rappresentare. È la Sua commedia, Egli è il Regista, voi non siete che un personaggio, un attore che attua la Sua Volontà, che pronuncia le parole che Egli gli ha messo in bocca e che si muove diretto da Lui.

Tutto dipende dalla compagnia che frequentate. State attenti quando vi scegliete gli amici. Formate dei piccoli gruppi ed incontratevi regolarmen- te per cantare i bhajan e per consultarvi vicendevolmente su questioni spirituali. Leggete qualche bel classico come la Bhagavad Gītā. Colmate i vostri occhi con la bellezza della Sua Forma, le vostre orecchie con l’ascolto dei Suoi giochi divini, i vostri cuori con la dolcezza della Sua gloria e traete ispirazione nel vederlo ovunque. Pensate alla Sua presenza in ogni collina e vallata, in ogni essere umano, animale, albero, uccello ed insetto. Sarete davvero emozionati dalla gioia che nasce da una simile visione; essa renderà il lavoro leggero e soddisfacente come una pūjā1. Mentre costruivano il ponte sull’oceano, le scimmie vānara trasportavano grossi massi sulla testa, ripetendo il Nome di Rāma per tutto il tempo e ciò rese quei massi più leggeri. Si dice anche che scrivessero il Nome di Dio sulle pietre e che le facessero galleggiare! Ogni volta che sollevavano un grosso masso, cantavano all’unisono il Nome di Rāma e ciò le rendeva felici come se stessero facendo una pūjā e non un lavoro sgradevole. La Grazia di Rāma aiutò tutti a superare gli ostacoli. Ripetete il Nome divino e rendete il vostro lavoro più leggero; questo è il Mio consiglio per voi.

[8] Il vostro direttore mi ha dato ora una ghirlanda di fiori che è fatta di due cose: dai fiori che ieri erano boccioli, che oggi sono fioriti e che pri- ma di domani appassiranno, e dal filo che era, è e sarà. I fiori sono im- permanenti e rappresentano gli individui soggetti alla nascita, alla crescita ed alla morte. Il filo rappresenta l’eterno, il Brahman, l’Essere Assoluto che sostiene tutti gli esseri. Gli esseri, come i fiori, possiedono varie carat- teristiche, impressioni ereditate da vite passate e nature diverse, ma il filo è la base uniforme ed inalterata, è il Brahma-Sūtra2 che tiene tutti uniti in una comune creazione. Riflettete ogni giorno almeno per qualche minuto su quell’unità e questo vi salverà da ogni genere d’inquietudine. Vi state ora impegnando in un’opera che porterà benessere, felicità e prosperità a milioni di persone. Vi benedico affinché possiate completare questo sacro lavoro velocemente e con successo, senza ombra d’incidenti o di interruzioni e senza note discordanti.

Cantiere di Śrishailam, Discorso ai lavoratori, 06.12.1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
discorsi/1963/19631206b.txt · Ultima modifica: 2016/02/23 15:18 da 127.0.0.1