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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1963:19631208

19631208 - 08 dicembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il giro della chiave

[1] Il compito attuale è di imprimere il Dharma in ogni cuore ed illuminare ogni via attraverso il risveglio del Vedānta. Il mondo è come una persona affamata in attesa di un banchetto, come la terra riarsa che aspetta la pioggia. Ho visto e sentito l’atmosfera di questa terra sovraccarica di insoddisfazione e di disonestà; l’ho visto da Kanyākumari [estremo Sud dell’India] alle regioni Himalayane. Per questo motivo, migliaia come voi cercano la visione, il contatto, la parola del Divino; sono solo sorpreso che altre migliaia respingano una simile occasione. L’uomo diventa ogni giorno più avido di conoscere la vita degli altri, ogni giorno più estroverso. L’uomo vuole sfuggire a sé stesso interessandosi agli altri. Non vuole preoccuparsi dei dettagli della propria vita o del problema della propria redenzione. A cosa serve tutto questo fardello di informazioni che cercate di stipare nella testa? A che serve conoscere le regioni del mondo quando non sapete nulla della regione del vostro Sé, che è il centro di tutto l’interesse che manifestate? Non va bene vagabondare per tutto il mondo, entrare in contatto con gente di varie razze, darsi da fare per guadagnare e spendere, senza essere in grado di conoscere la propria identità!

[2] L’albero del corpo umano realizza la propria funzione quando genera amore; quel dolce frutto è lo scopo per il quale è cresciuto e lo si è sostenuto. Esso ha tratto la propria sostanza dalla terra e dal sole, e con l’amore ricambia i doni ricevuti da loro e dalla comunità umana. Il frutto è dolce, ma la buccia può essere amara; la scorza dell’ira, della malizia, dell’invidia e dell’avidità deve essere tolta per assaporare il frutto. Usate l’amarezza presente in voi per proteggere e sviluppare la vostra dolcezza interiore. Dall’esperienza dei santi e dei saggi, potete rendervi conto che la gioia ricavata dal mondo esterno è insignificante se paragonata alla beatitudine ottenibile attraverso la disciplina spirituale. Per conquistarla è essenziale un impegno spirituale e totale distacco. Quando si effettua una trivellazione per estrarre acqua dalle profondità della terra, occorre estrarre l’aria dai tubi per permettere all’acqua di risalire; se l’aria invade il tubo, l’acqua non sale. Assicuratevi che gli attaccamenti alle cose terrene non disturbino la pratica spirituale; l’amore non scaturirà se i piaceri sensuali e l’orgoglio personale invadono la mente.

[3] Finché c’è vita, sarete sempre alle prese con alti e bassi, con il buono e cattivo, con il giusto e sbagliato. La dualità è inevitabile, perfino necessaria. L’eroe risplende contro uno sfondo di cialtroni; la fede di Prahlāda dovette essere provata a fronte della miscredenza di Hiranyakashipu; i Pāndava dimostrarono la forza della mitezza solo quando fecero fronte alla prepotenza dei Kaurava. Una città è dotata di tubazioni per l’acqua potabile e di altre per le fognature; l’uomo ha un sistema di arterie ed uno di vene per la circolazione del sangue puro e di quello impuro: entrambi i sistemi contribuiscono alla sua salute. L’errore consiste in questo: voi sapete che una cosa è disdicevole, tuttavia continuate a farla mortificando la vostra coscienza e sopprimendo gli impulsi più nobili. Il mondo è solo orientato al profitto, come se fosse il mezzo più veloce per conseguire la gioia: profitto veloce, facile, copioso! L’idea del profitto è il vostro chiodo fisso, non il servizio! Il problema non è come vivere così sfarzosamente da suscitare invidia, bensì come vivere gloriosamente, o meglio ancora, come morire gloriosamente, così gloriosamente da non subire di nuovo l’umiliazione di un’altra morte! Cosa portate con voi quando morite? Mahamud di Gazni1 ordinò al suo ministro di portare il suo cadavere al luogo di sepoltura con le mani alzate, affinché tutti potessero vedere che se ne andava a mani vuote com’era venuto, nonostante avesse saccheggiato cento città.

[4] La pratica spirituale va intrapresa sotto la guida di un esperto che conosca il vostro carattere ed il vostro stato di salute. L’entusiasmo esagerato e l’irregolarità sono entrambi da evitare. Se la discriminazione è fasulla, la disciplina spirituale diventa una trappola. Una negligenza nel controllo della temperatura fa rovinare un’intera infornata di mattoni, come qualche manciata di soda in più rovina tutto il bucato; quattro parole di troppo con la vostra vicina senza pensare al tempo che passa, e tutta una pentola di riso è stracotta e da buttare. Vigilanza, attenzione, circospezione sono assai importanti per l’aspirante spirituale. Lo yoga si trasforma in un malanno se manca l’autocontrollo continuo. Un uomo che pianga perché è stato morso dal cobra in un sogno può essere curato col semplice risveglio; non serve il dottore. Allo stesso modo, quando Arjuna soffriva in preda all’ignoranza, gli venne somministrata la conoscenza spirituale; egli si riebbe e svolse il suo compito. Il dolore ed il serpente spariscono quando il sognatore si sveglia; egli sta solo immaginando che un serpente l’abbia morso. Se invitate a cena un cieco ricordatevi di disporre due piatti, non solo uno per l’ospite, perché certamente sarà accompagnato da una guida. Il cieco è Arjuna e la guida è Sujñāna2 che lo dirigerà bene. Entrambi si trovano nella stessa persona, ma Sujñāna deve prevalere e condurre.

[5] Girate la chiave verso destra: aprite. Girate verso Dio e verso la rettitudine: il lucchetto si apre e la catena si scioglie. Girate la chiave verso sinistra e resterete legati; l’arco del lucchetto resterà inserito e la catena rimarrà ben chiusa. È solo una questione di punti di vista: guardare fuori o guardare dentro? Ricerca esteriore o interiore? Innanzitutto è necessaria la fede. Fede in voi stessi! Potrete smuovere montagne a livello sociale se conquisterete la mente a livello individuale. Controllate le vostre forze e dirigetele verso obiettivi utili; questo porterà gioia a voi ed agli altri. Per ottenere la fede, dovete conoscere la vostra Verità; per conoscerla, aggrappatevi al grande Sé di cui siete parte mediante il costante ricordo del Nome divino.

Dhronāchalam, 08.12.1963

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da DISCORSI 1963 (Sathya Sai Speaks-Vol.III) ed.Mother Sai Publications
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