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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1967:19670114

19670114 - 14 gennaio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Ripetenti della stessa classe

[1] Quando il Sole, la Deità che presiede alla vista, si muove verso Nord, anche l’uomo deve seguire la direzione a Nord e sviluppare l’anelito per il Divino, impegnandosi in attività, che lo conducano più vicino a Dio. Ecco il significato di dividere l’anno in due metà: una a Sud ed una a Nord. In ogni caso tutto ciò rappresenta solo un avvertimento ed un’esortazione, poiché l’uomo è in grado di superare le limitazioni dettate dal Sud e dal Nord, avendo dentro di sé, per tutta la durata dell’anno, il Nord o anelito al Divino, che lo spinge in avanti ed in alto. Non ha bisogno quindi di attendere che il Sole inizi il suo viaggio verso Nord o di fermare il viaggio del Sole verso Sud.

[2] Lo sforzo spirituale ha come obiettivo di attirare su di noi la Grazia di Dio. Ecco perché, quando entrate in un tempio e sostate davanti al santuario maggiore, suonate la campana ivi appesa, in modo che l’attenzione del Signore venga attirata sul supplicante appena arrivato. Il suono della campana deve essere accompagnato da una preghiera sincera proveniente dal cuore. Infatti, la pratica spirituale non dovrebbe diventare la ripetizione meccanica di formule stabilite o l’esecuzione di sterili formalità.

[3] Un saggio vissuto molto tempo fa aveva un gatto nel suo romitaggio; ogniqualvolta offriva oblazioni agli dei nel fuoco consacrato, il gatto saltellava intorno al fuoco, causandogli un sacco di guai. Pertanto era solito prendere il gatto in anticipo e tenerlo sotto un cestino capovolto per tutta la durata del rito. Suo figlio, che aveva osservato tale operazione per anni, pensava che prendere il gatto ed imprigionarlo fossero parti vitali del rituale stesso. Così si dava sempre un gran da fare a cercare un gatto prima dell’inizio di ogni cerimonia ed era felice quando ne trovava uno e lo poteva tenere sotto un cestino capovolto. Ciò è un esempio di meccanicità priva di significato.

[4] È mâyâ, illusione, che induce l’uomo a considerare il nome e la forma come reali. L’attaccamento deriva soltanto dall’illusione, che agisce come un velo e cela la Realtà dietro la molteplicità. “Mâyâ” è la veste di “Mâdhava”, Dio; chi crede in ciò è “Mânava”, l’uomo. Per mezzo della pratica spirituale l’uomo può sfuggire alla seduzione di “mâyâ” e comprendere che tutto ciò è falso, perché non continua ad esistere nel tempo. Potharaju sapeva che tutto è Dio e scrisse che la Bhâgavatha fu composta da Dio in lui. Egli è Uno in tutti; “Mâm ekam”, solo l’Uno, come proclama la Gîtâ; Potharaju si arrese completamente a Dio. Shrinatha, suo cognato, un grande poeta, pregò Potharaju di dedicare la Bhâgavatha al re, che certamente lo avrebbe ricompensato con una gran quantità di gemme preziose. Potharaju, tuttavia, rifiutò e chiese a Shrinatha, come fosse possibile tenere il piede contemporaneamente in due scarpe. La sua mente si rifiutava di distogliersi dai Piedi di Râma, dove aveva assaporato il nettare.

[5] Anche Gopanna non aveva altro pensiero che l’abbellimento della residenza di Râma a Bhadhrachalam ed il servizio a Râma. Solo la rinuncia può concedere l’immortalità di fondersi in Dio. Dovete essere distaccati, sempre in uno stato di quieta gioia nella profondità del vostro cuore; non importa se le onde giocano in superficie, si alzano e ricadono, ciò è dovuto unicamente all’azio-ne del vento sull’acqua! Non perdete l’equanimità interiore, mantenetela con tutte le vostre forze.

[6] Per quanto tempo pensate di rimanere fermi, statici nella stessa classe? Non avete il desiderio di essere promossi e passare alla classe superiore? Nella devozione ci sono due classi: Sahajabhakti e Viseshabhakti. La prima viene soddisfatta con l’ado­razione, i canti di gruppo, la ripetizione del Nome del Signore, il mantenimento dei voti, pellegrinaggi ecc. La seconda desidera ardentemente purezza di carattere, soppressione degli impulsi, praticare compassione, amore, pace e non violenza, nonché indagare sulla provenienza dell’uomo. È proprio una vergogna che la gente rimanga incollata alla stessa classe d’anno in anno. C’è inoltre un’altra classe superiore, chiamata “Parabhakti” (devozione di tipo più elevato). L’intelligenza può correggere e risolvere i problemi esteriori, ma soltanto la disciplina spirituale concentrata può correggere e risolvere le crisi interiori.

[7] Una volta quattro amici, avendo intrapreso il commercio di cotone, avevano un magazzino per tenervi le balle. Si accorsero, però, che i semi del cotone attiravano i topi nel magazzino e quindi vi misero un gatto per tenere lontano i roditori. Essi legarono dei campanelli ai piedi del gatto e poiché lo amavano molto, i campanelli erano d’oro! Un giorno il gatto saltò giù dalla cima del cumulo di balle e cominciò a zoppicare da un piede. Pertanto vi applicarono un balsamo e legarono una lunga benda attorno al piede ferito. Il bendaggio si slegò ed il gatto inconsapevole della lunga, stretta benda, che trascinava dietro di sé, si sedette vicino al fuoco. Quando la benda cominciò a prendere fuoco, il gatto corse in ogni dove e fuggì nel magazzino, dove in un attimo l’intera partita di cotone fu ridotta in cenere. I quattro amici si erano assegnati a ciascuno un piede del gatto ed il piede ferito apparteneva così ad uno di loro. Pertanto gli altri tre gli addebitarono i danni subiti, di cui rivendicavano il rimborso. La questione fu portata in tribunale e dopo aver ascoltato le argomentazioni di entrambe le parti, il giudice asserì: “La gamba ferita non ha alcuna responsabilità, perché fu portata nel magazzino con lo strascico di fuoco dai tre piedi sani. Quindi, i danni devono essere pagati dai proprietari dei piedi sani al proprietario del piede zoppicante.” Ciò che può sembrare corretto a prima vista, può rivelarsi sbagliato in un secondo tempo. C’è una correttezza dal punto di vista del mondo ed una correttezza dal punto di vista di Dio. Trovate quale potrebbe essere quello di Dio, accompagnandovi a uomini divini; essi possono darvi consigli appropriati. Voi dovreste cercare gli uomini buoni e non evitarli.

[8] Nei mesi di Srâvana (luglio-agosto) e Bhâdrapada (agosto-settembre) il raccolto nei campi soffre la siccità; ma l’uomo è sempre colpito da una sete di tipo diverso, perché vuol bere la velenosa acqua dei piaceri sensoriali. Ogni uomo ha diritto a una corona dopo aver abbandonato, in totale arresa, i sei nemici che minacciano il suo regno: lussuria, ira, avidità, attaccamento, orgoglio ed invidia. Porta invece una corona con questi nemici ancora minacciosi dentro di lui e la sua fronte non è adorna di gemme, ma di pietre, che tranquillamente porta con sé. La vera incoronazione è di Vibhîsana, eseguita con gli auspici di Râmâ, che fu conquistata per mezzo dell’arresa e del sacrificio.

[9] La camera d’aria del pneumatico di una bicicletta viene perforata da chiodi, che si trovano sulla pista; “io” e “mio” sono i due chiodi che bucano il progresso dell’uomo. La discriminazione e il distacco sono le due guardie del corpo dell’uomo. Mantenetele vigorose e date loro pieno accoglimento, poiché aiutano l’uomo a vivere gioiosamente e senza pericoli.Un figlio, cui il padre chiese quale corso volesse fare dopo il diploma scolastico, rispose “Il corso della corse”. Ecco le conseguenze quando mancano le due guardie del corpo suddette.

[10] Quando Krishna balzò giù dalla carrozza armato di Cakrayudha (disco) per uccidere Bhisma, Arjuna saltò giù con Lui e, tenendoGli entrambi i piedi, Lo pregò: “Oh Signore, avevi promesso che non avresti impugnato alcuna arma. Fa in modo che non si debba dire che Tu non abbia mantenuto la parola per salvare me da Bhisma; io sono pronto a morire.” Quella era la misura della sua devozione. Anche Bhisma aveva uguale devozione; infatti, non fece un passo avanti per contrastare la nuova sfida, né fece domande al Signore. Rimase in piedi silenzioso, bevendo la Sua Divina Bellezza e colmandosi della visione della Sua magnificenza. Quella era la misura della dedizione alla Sua Volontà. Attaccatevi a Dio, sentite la Sua presenza, gioite della Sua Gloria. Non provocateGli “delusione” o “dispiacere” mediante atti o parole, che Egli non approvi. Non dateGli la benché minima “noia” o “preoccupazione”. Egli certamente non ne ha, ma se Lo amaste profondamente, vi preoccupereste di Lui, proprio come se Egli fosse il vostro Signore e Amore. Jatayu aveva un’ininterrotta corrente di pensieri per Râma e fu ricompensato; Râma andò da lui negli ultimi momenti della sua vita ed eseguì i riti funebri: un dovere che non aveva svolto direttamente neppure per Suo padre! Quando Krishna fece ritorno dalla corte di Duryodhana, dopo la Sua missione di Pace per conto dei fratelli Pândava, Sahadeva Gli disse: “Perdonaci, Signore. Immaginavo che i bricconi non avrebbero prestato attenzione alle Tue parole; Ti avrei fermato volentieri dal procedere verso il loro covo, ma tu eri così incantevole”. Dio vi servirà, vi salverà e sarà sempre al vostro fianco; voi dovete soltanto coltivare un buon carattere e purificare il vostro cuore, affinché Egli vi si possa riflettere.

[11] Sia fatta la Sua volontà: questa dovrebbe essere la vostra guida. L’imperatore del “Cholas” tentò di visitare il tempio di Shrirangam Gopuram, di cui aveva sentito molto parlare. In sei mesi molte volte fece preparare la carrozza e si mise in viaggio; ma ogni volta un asceta con la veste color ocra, un rosario intorno al collo ed un alone intorno alla testa fermava il suo veicolo. Ogni volta che l’imperatore scendeva dalla carrozza per rendergli i suoi rispetti, l’asceta lo teneva impegnato in una conversazione così affascinante che l’imperatore dimenticava il suo viaggio ed il suo obiettivo. Un giorno, mentre si lamentava per non essere ancora riuscito a riempirsi gli occhi della gloria di Shrirangam, il Signore gli apparve e disse: ”Perché ti lamenti? Io sono il maestro venuto a te ogni volta che ti mettevi in viaggio per Shrirangam; devi riconoscere Me in tutti, questo è il vero pellegrinaggio a Shrirangam”. Considerate tutti coloro che incontrate come il Signore di Shrirangam, vostro Maestro. Mostrate Amore senza macchia verso tutti coloro che vengono a voi. Che servizio fa l’oceano con tutta la sua massa di acqua? Non riesce a dissetare neppure un singolo essere umano. Che vantaggio c’è se un avaro vive cent’anni ? È questo il mio messaggio per voi oggi: non esibite ira o dolore o sofferenza. Siate felici, diffondete felicità intorno a voi. La dolcezza è l’unica offerta che piace a Dio.

[12] C’era una volta un uomo che per il matrimonio di sua figlia noleggiò un vecchio elefante per la processione nuziale. Finita la cerimonia, quando la processione fece ritorno a casa, la sposa discese dalla portantina fissata sul dorso dell’elefante; in quel preciso momento l’animale si accasciò a terra e morì. Il proprietario dell’elefante, scioccato nell’apprendere la notizia, rifiutò di accettare il fatto come un’inevitabile sfortuna, anzi insistette nel volere che un animale identico gli fosse restituito vivo. Tale disputa venne portata in tribunale. Il giudice aveva messo alcuni vasi di terracotta dietro la porta, che l’avido proprietario doveva aprire per entrare. Quando l’aprì, tutto il vasellame andò rotto. Il giudice insistette che egli doveva restituire proprio quegli identici vasi! In tale modo un po’ di buon senso fu infuso nel cervello di quell’individuo. Fate attenzione a non avere un così stupido fanatismo; modificatene il rigore con un po’ di discriminazione. Siate ragionevoli, rispettosi, comprensivi, pieni di tolleranza per il punto di vista degli altri. Giorno dopo giorno migliorate voi stessi. Questa è la mia benedizione per voi oggi.

(Prashânti Nilayam, 14 gennaio 1967 Uttarâyana)

discorsi/1967/19670114.txt · Ultima modifica: 2016/10/23 12:19 da sathyamax