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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1968:19680301

19680301 - 01 marzo

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Fiducia in Dio

[1] L’uomo è Satyam, Shivam e Sundaram: Verità, Bontà e Bellezza ed è perciò attratto dal vero, dal buono e dal bello. Non sopporta d’essere considerato bugiardo, malvagio e brutto. Se intende seguire la via della falsità, deve subire molte pene; infatti, gli è più facile sostenere il vero che non il falso. L’uomo va contro il suo destino, quando trova piacere nella menzogna, nella mal­va­gità e nella bruttura.

[2] Benché nati da madri diverse, Râma e Lakshmana si sentivano legati da misteriosi legami di rispetto fraterno. Ancor infante, Lakshmana piangeva disperatamente quand’era con sua madre; Vashishta, il Guru di corte, interpellato in proposito, consigliò di metterlo nella stessa culla con Râma, che era nato pochi giorni prima; subito il bimbo si addormentò dolcemente. Erano entrambi legati dallo stesso destino. Anche l’uomo è legato a Dio dallo stesso destino, e può dormire sereno e tranquillo solo nel Suo grembo, mentre quando è lontano da Lui può solo gemere. Abbiate sempre sulle labbra e nel vostro respiro il Nome di Dio. Evocherete così la Sua Forma, Nucleo Interiore d’ogni cosa, pensiero ed avvenimento. Avrete così la Sua compagnia ed il contatto con la Sua indefettibile Energia e Benedizione. È questo il Sat-sanga (associazione con i buoni) che vi darà il massimo beneficio. Conversate col Dio che è in voi, deriverete da Lui coraggio e consolazione. Egli è il Guru più interessato al vostro progresso. Non andate a cercare il Maestro fuori di voi, in romitaggi ed in luoghi santi. Il Dio in voi è Padre, Madre, Precettore ed Amico.

[3] Voi sapete ciò che sentivano i Pândava per il Signore Krishna. Non appena Dhritarâshtra, capo del clan dei Kaurava, seppe che Krishna aveva promesso di star dalla parte dei cugini Pândava, andò da Krishna ed esclamò: “Oh, Krishna, tu sei anche parente nostro; perché allora getti sulla bilancia il Tuo peso dalla parte dei Pândava?” Krishna replicò: “Sì, parenti! Ma che differenza! Voi siete fuoco e loro l’acqua, che placa la sete dei viandanti nel deserto!” Dhritarâshtra osservò che l’attaccamento di Krishna per i Pândava aveva dell’inesplicabile. Krishna allora dichiarò: “Dharmaraja, il più vecchio dei fratelli Pândava, è come la Mia testa; il secondo, Bhîma, è come le mie spalle; Arjuna, il terzo, è come le Mie braccia; Nakula e Sahadeva, i due gemelli, sono come i Miei piedi!” Notate com’erano divenuti intimi con Dio! E questo nonostante la lunga serie di perdite, insulti, sciagure, esilio e miserie che dovettero sopportare, mentre erano affidati a Lui - come potrebbero osservare gli scettici. Tutto sopportarono con coraggio e con Gioia indefettibile.

[4] Se non si affidano fermamente a Dio Onnipresente, gli uomini non possono aver pace. Nei paesi Occidentali Dio viene negato, e l’uomo s’affida unicamente a se stesso; ingigantisce la sua intelligenza ed il senso d’avventura, e si gloria del progresso raggiunto nella scienza e nella tecnica. Tuttavia, l’intelligenza priva dell’equanimità riempie solo i manicomi. La pace sfugge dal cuore degli uomini e delle donne; l’armonia sociale è divenuta un sogno lontano, e l’accordo internazionale è solo un miraggio, che pochi inseguono. L’uomo va sulla luna, ma non è in grado di esplorare i suoi livelli interiori di coscienza, né sa capirli, ripulirli e controllarli.

[5] Lo strumento che gli permette di dominare la natura, in realtà non è compreso dall’uomo. Capito ciò, tutto quello che deve essere intuito attraverso di esso, diverrà chiaro. È ciò che fecero i Saggi dell’India; essi cercarono di conoscere quello che, se conosciuto, tutto il resto è conosciuto. Le Upanishad espongono il percorso verso tal obiettivo. Nella vita pratica, l’espressione di questa scoperta è l’Amore, perché è l’Amore che crea, sostiene ed abbraccia tutto. Senza Amore nessuno può vantarsi di riuscire a svelare Dio e la Sua opera, l’Universo. Dio è Amore, vivete in Amore; questa è l’indicazione data dai Saggi. L’amore può crescere solo in un campo ben lavorato, libero dai rovi. Il cuore deve essere preparato per mezzo della ripetizione costante del Nome di Dio, che si può ben chiamare Yoga, come Bhakti, Jñâna o Karma (devozione, saggezza, azione). Può essere denominato anche “Citta suddhi-yoga” – lo Yoga della purificazione della mente. Caricate ogni secondo del vostro tempo con la Divina corrente emanata dal Nome!

(Hyderabad, 1° Marzo 1968.Vijayanagar Colony.)

discorsi/1968/19680301.txt · Ultima modifica: 2016/10/23 13:55 da sathyamax