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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1970:19700304

19700304 - 04 Marzo

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Un fiore ai Suoi piedi

[1] Già prima d’ora vi ho parlato spesso degli ideali e della pratica del servizio umanitario e, ancora una volta, v’invito a sperimentarne la gioia. Non mi dilungo nuovamente sull’opportunità speciale che vi viene offerta qui. Rendete i vostri cuori sereni e colmi di gioia, condividete tale letizia con gli altri e adorate Dio in questa incantevole forma. Se esaminate le qualifiche necessarie a svolgere il servizio, vi renderete conto che è essenziale possedere un cuore puro, non contaminato dalla presunzione, dalla cupidigia, dall’invidia, dall’odio o dalla competizione, e che la fede in Dio quale sorgente di vitalità, virtù e giustizia è altrettanto indispensabile. Il servizio è l’atto di venerazione da offrire al Signore che risiede nel cuore di tutti. Non chiedete agli altri da quale Stato provengano, a quale casta appartengano o quale credo professino. Vedete in loro la forma di Dio da voi prediletta, perché in realtà essi non sono gli ‘altri’ ma la Sua stessa immagine, così come voi; non state aiutando un certo individuo, state adorando Me in lui. Io sono davanti a voi in quella forma, quindi che motivo ha il vostro ego di alzare la testa? Il dovere è Dio, il lavoro è adorazione! Persino il lavoro più piccolo è un fiore posto ai Piedi di Dio. Andate incontro ai pellegrini che vengono qui per celebrare la festività con il cuore colmo del tesoro dell’Amore.

[2] Non mettete in tasca il cartellino d’identificazione quando la festività è finita e quindi anche il vostro lavoro qui, o mentre fate ritorno a casa per riprendere le vecchie attività e le abitudini interrotte. Questa non è una fiera di tre giorni, è il pellegrinaggio di tutta una vita. Il distintivo deve essere inciso indelebilmente nel cuore, per sempre. Ovunque vediate una persona malata, abbattuta, sconsolata, quello è il vostro campo d’intervento. Ogni cellula sanguigna, ogni nervo deve fremere d’amore per l’entusiasmo di condividere quell’amore con gli infelici e i derelitti. Quando l’amore colma il cuore, questo viene trasformato in Divino, poiché Dio è Amore e Amore è Dio. È questo amore e la compassione che ne scaturisce che rese immortali i grandi santi indiani e di altri Paesi come Tukarām, Kabir, San Francesco e Rāmakrishna. Ci sono persone a Prashānti Nilayam che hanno trascorso qui dieci, quindici o vent’anni; i loro corpi sono diventati più vecchi ma il loro desiderio di servire non è diventato più intenso. Vivere a Prashānti Nilayam deve approfondire la fede nella via del servizio verso la salvezza. Quest’attitudine è essenziale! L’atto in sé può anche essere piccolo; non è detto che abbiate l’opportunità di partecipare a un immenso progetto umanitario grazie al quale milioni di persone possano trarre beneficio. Potreste aiutare un agnello zoppo a superare una staccionata o un bambino cieco ad attraversare una strada di gran traffico. Anche quelli sono atti di adorazione.

[3] Una copia della Bhagavad Gītā può essere reperibile per pochi centesimi, mentre un romanzo puerile può costare dieci Rupie. Quale dei due vale di più? Quale può trasformare il vile metallo in oro? Il servizio è più proficuo della preghiera e della ripetizione del Nome divino, della meditazione e dei riti sacrificali, pratiche generalmente raccomandate agli aspiranti spirituali, perché svolge due funzioni: elimina l’ego e dona la beatitudine. Se qualcuno seduto accanto a voi è in preda alla disperazione, potrete forse essere felici? No! Il pianto patetico di un bambino vi farà venire le lacrime agli occhi per la compassione. Perché? C’è un invisibile legame fra di voi. Solo l’essere umano possiede la virtù della solidarietà e della compassione; solo l’uomo è felice quando gli altri lo sono, ed è infelice se qualcuno soffre. Ecco perché egli è l’ideale della creazione, l’apice del progresso animale. L’uomo soltanto è capace di rendere servizio: questo è il suo particolare onore, un impareggiabile talento. Ogni anno prima delle festività di Dasara, del Compleanno e di Shivarātrī vi esorto a fare il voto di servire come pratica spirituale, ma devo dire che non sono soddisfatto dei risultati da voi raggiunti; tuttavia, non ho smesso di darvi istruzioni e di affidarvi incarichi in quanto spero che, un giorno o l’altro, riusciate a comprendere tale valore. Questo è un esempio della misericordia che è intrinseca in Me, che mi fa apprezzare anche i più piccoli sforzi da voi compiuti per mettere in pratica il servizio.

[4] Perché siete venuti qui da molto lontano, affrontando tutte le spese ed i problemi del viaggio? Per essere alla Mia presenza e per guadagnarvi la Mia grazia, non è così? Perché allora cercate altri contatti o il favore di altre persone quando arrivate qui? Perché divenire schiavi di abitudini che vi negano la Mia grazia e la Mia presenza? Dimenticate tutto ed attenetevi agli ordini che vi do. Voglio solo iniziarvi al sentiero spirituale del servizio e dell’amore. Non vergognatevi se vi viene chiesto di tener d’occhio un mucchio di sandali o di portare acqua a chi ha sete oppure di vigilare davanti ad un cancello. Il privilegio ed il piacere consistono nell’uso che fate delle vostre capacità e del tempo dedicato ad aiutare gli altri. Voi ambite a servire Me, ma lasciatemi dire che servire coloro che mi servono mi dà tanta soddisfazione quanto il servizio reso a Me. Servire l’uomo è servire Me, poiché Io sono in tutti. Il sollievo e la gioia che date a coloro che sono malati o tristi giungono a Me poiché Io sono nei loro cuori e sono Colui che essi invocano. Dio non ha bisogno del vostro servizio; soffre forse di dolori alle gambe o di mal di stomaco? Cercate di servire i devoti e i timorati di Dio, siate i servi dei servitori di Dio. Il servizio all’uomo è il solo mezzo attraverso il quale potrete servire Dio.

[5] So che voi desiderate ardentemente massaggiarmi i piedi, ma se lo concedo a tutti quelli che sono ansiosi di farlo, cosa succederà ai Miei piedi? E attorno a Me che confusione ci sarà? È nella natura delle cose: non tutti coloro che hanno questo desiderio potranno essere esauditi; ma sappiate che i Miei piedi sono ovunque.

La Gītā proclama: Sarvatah Pāni pādam Tat Sarvatokshi Shiro mukham, Sarvatah Srutimalloke, Sarvam āvrtya Tishthati Con mani, piedi, occhi, teste, bocca ed orecchie che pervadono ogni cosa, Egli compenetra e permea l’intero universo
(Bhagavad Gītā 13.14)

Il Purusha Sūkta dei Veda asserisce:
Sahasra Sīrshā Purushah Sahasrāksha Sahasrapād
L’Essere Supremo ha mille teste, mille occhi e mille piedi 
Le teste, gli occhi e i piedi delle migliaia di persone radunate qui sono le Mie teste, i Miei occhi ed i Miei piedi. Prendetevi cura di loro, rispettatele e siate solleciti nel soddisfare le loro necessità. In tal modo avrete eseguito la ripetizione del Nome, la meditazione e l’adorazione!

Un mantra afferma:
Sarva deva namaskāram Keshavam pratigacchati
L’adorazione rivolta a tutte le Divinità fluisce verso l’Uno, Keshava

Vorrei elaborarlo ulteriormente e darvi questo nuovo mantra:
Sarva jīva namaskāram Keshavam pratigacchati
La riverenza ed il servizio che offrite ad ogni essere vivente fluisce automaticamente verso l’Uno, Keshava

Cosa significa Keshava? Significa la Divinità Suprema, di cui un solo capello rappresenta la trinità di Brahmā, Vishnu e Shiva: la potenza creatrice, conservatrice e distruttrice del Divino. Servite con amore, intelligenza, umiltà ed efficienza le persone che si radunano qui, così quando torneranno ai loro villaggi diranno ad amici e parenti: “I volontari che abbiamo incontrato a Prashānti Nilayam ci hanno trattato più amorevolmente dei nostri parenti stretti: ci hanno fatto sedere all’ombra, si sono informati del nostro stato di salute, se qualcuno era malato hanno chiamato il medico e distribuito i farmaci; ci hanno parlato con gentilezza e dolcezza ogni volta che abbiamo chiesto delle informazioni.”

[6] Il distintivo che portate non vi dà l’autorità di capeggiare su chi ne è sprovvisto, non deve essere oltraggiato dall’arroganza, dall’orgoglio o dall’asprezza. Una volta benedetti con quel distintivo, non dovete indugiare in chiacchiere inutili, sregolatezze, comportamenti lascivi o in cattive abitudini come fumare, giocare d’azzardo, bere e scandalizzare gli altri. Non potrete raggiungere una posizione di comando, se tale è la vostra ambizione, senza prima aver svolto un servizio sincero per anni. Se non costruirete la vostra carriera su queste fondamenta, il comando sarà solo una sagra di cinque anni! Vi darò alcune indicazioni sul servizio che potrete svolgere qui: prestate attenzione che gli anziani ed i malati non rimangano seduti sotto il sole cocente; senza creare scompiglio, portate acqua da bere a chiunque ne abbia bisogno; fate attenzione ai disturbatori e ai borseggiatori che arrivano ancor prima dei devoti per rifarsi dei debiti che hanno pagato nelle loro vite precedenti. Organizzatevi in gruppi per fare il giro d’ispezione dell’āshram e dei dormitori di notte, per assicurarvi che tutto sia a posto. Prendete ogni precauzione per mantenere l’area pulita e per tutelare la quiete dell’ambiente. Non urlate a chi urla, nel tentativo di mantenere il silenzio. Parlate voi stessi sottovoce e consigliate agli altri di fare altrettanto. Spiegate a quelli che parlano ad alta voce il motivo per cui devono abbassare il tono. Se ne spiegherete la ragione, essi saranno d’accordo con voi e comprenderanno la vostra motivazione. Rispettate tutti e parlate come se fossero degni della vostra più grande considerazione. Nessuno è piccolo o inferiore. Sai è in tutti, e se insultate qualcuno, quell’insulto è diretto a Sai. Non trascinate via di forza i bambini se si mettono a piangere ad alta voce; cercate piuttosto di calmarli con dolcezza. Impegnatevi a dare conforto e sollievo a chi è malato nel corpo. Io m’impegnerò a dare conforto e sollievo a chi è malato nella mente e nello spirito.

Prashānti Nilayam, 04.03.1970

discorsi/1970/19700304.txt · Ultima modifica: 2016/07/15 15:33 da sathyamax