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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1970:19700718b

19700718 - 18 Luglio

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Il Maestro dei maestri

[1] La festività di Guru Pūrnimā è sacra per varie ragioni: il ricercatore che s’identifica con l’irreale mondo oggettivo, in questo giorno viene iniziato alla Realtà dall’Ispiratore Invisibile che ha dentro di sé; coloro che non si sentono spinti a percorrere il sentiero spirituale, oggi sono ispirati a ricercare la beatitudine che quel sentiero conferisce. In questo giorno gli aspiranti spirituali sono aiutati a conseguire la consapevolezza dell’Uno, noto con molti Nomi e Forme, in molte lingue ed in paesi diversi. Con il sorgere del Sole, il mondo è immerso nella luce e nel calore. Analogamente, con l’approssimarsi di questa festività, il cuore umano è inondato di pace e sicurezza. Il Guru Pūrnimā non è soltanto un giorno dell’anno segnato sul calendario; si verifica tutti i giorni, se la mente (la Luna è la divinità che vi presiede) diventa piena ed imperturbabile, interamente illuminata dalla luce del Sole che rappresenta l’intelligenza e il discernimento.

[2] La contemplazione della morte è fondamentale per la disciplina spirituale; senza di essa, l’uomo è certo di precipitare nella falsità perché rincorrerà gli oggetti dei sensi ed accumulerà ricchezze materiali. La morte non è una calamità infausta, è un passo verso lo splendore propizio dell’aldilà. La morte è inevitabile, non può essere ‘comprata’ o posticipata grazie a certificati di buona condotta o a referenze fornite da persone influenti. Una volta nati, la morte è la fine certa. È possibile, però, evitare la nascita e quindi anche la morte. La nascita è una conseguenza del karma, perciò svolgete quelle attività che non implichino conseguenze o vincoli, così non dovrete rinascere nuovamente. Impegnatevi nell’attività come dovere, oppure come offerta e adorazione del Signore: tali azioni non causeranno conseguenze o legami. Sfuggire alla morte e raggiungere l’immortalità è l’essenza della ricerca spirituale. Quando le azioni sono svolte come ‘offerta a Dio’, non esaltatevi del successo né scoraggiatevi del fallimento, poiché è Dio che sprona, aiuta, dona gioia o dolore, secondo la Sua volontà. L’individuo non deve avere alcun attaccamento al frutto dell’azione, così non sarà vincolato dalle conseguenze; in tal modo non rimarrà alcuna traccia nella sua personalità che lo forgerà dopo la morte.

[3] ‘Gu’ significa oscurità e ‘ru’ significa luce. Il Guru è colui che dissipa le tenebre mediante la luce e concede la saggezza che sradica l’ignoranza. Rendetegli il rispetto che si merita, ma niente di più.

Voi ripetete spesso i versi:
Guru Brahmā gurur Vishnu
Gurur dhevo Maheshvarah
Guru sākshāt Parabrahma
Tasmai Śrī Gurave namah

Il cui significato è generalmente interpretato come:
Il Guru è Brahmā, Vishnu e Maheshvara
Egli è il Parabrahman (lo Spirito Supremo)

Questi versi però possono essere esposti in modo più elevato:
Brahmā è il Guru, Vishnu è il Guru, Maheshvara è il Guru ed in verità il Parabrahman è il Guru

[4] Non cercate dei guru o maestri fra gli uomini, per quanto grande sia la loro reputazione; essi non saranno ‘gu’ - guṇātīta, al di là dei tre guṇa (tamas, rajas, sattva), perché legati dalle qualità che hanno sviluppato. Non saranno neanche ‘ru’ - rūpa-varjita, conoscitori del Divino senza forma, perché hanno ancora bisogno della Forma per poter concepire la Realtà. Essendo essi stessi limitati, come potranno farvi conoscere l’Illimitato? Pregate il Dio che risiede in voi, Maheshvara, Vishnu, Brahmā o il Principio del Parabrahman affinché si riveli. Accettate Quello come Guru e sarete illuminati.

[5] Se il guru stesso lotta contro le tenebre, come potrà guidare gli altri? Se egli stesso è un mendicante alla ricerca di uomini facoltosi, come potrà essere libero da vincoli e rigoroso come precettore? Se infatuazione ed attaccamento predominano, la liberazione è irraggiungibile, è solo una chimera. Voi potete anche accontentarvi di mangiare un piccolo granello di zucchero come fa la formica ed esserne soddisfatti, ma in realtà dovete crescere e trasformarvi in elefanti che mangiano con gusto un intero fascio di canna da zucchero!
Il Gāyatrī mantra è una preghiera che sviluppa gradualmente l’intelligenza in modo che il ricercatore possa comprendere la Verità. Subordinate la mente all’intelligenza pura, la quale non è che il riflesso del Dio interiore. Così come Guida avrete il Maestro dei maestri.

Prashānti Nilayam, Guru Pūrnimā, 18.07.1970

discorsi/1970/19700718b.txt · Ultima modifica: 2016/07/15 20:39 da sathyamax