SathyaSaiWiki - Italia

Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Strumenti Utente

Strumenti Sito


discorsi:1970:19700815

19700815 - 15 Agosto

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Il potere del sacrificio

[1] L’oratore precedente vi ha appena spiegato che l’imperatore Bali aveva sviluppato un’enorme presunzione; di conseguenza fu punito da Dio che gli pose un piede sulla testa facendolo sprofondare nelle regioni inferiori. Come consolazione gli fu concesso di risalire durante la festività di Onam e di gioire nel vedere la prosperità del suo antico regno. L’arroganza è un’erbaccia velenosa che va ad infestare ogni campo d’azione. Aham, l’«io» (l’ego) è il fulcro attorno al quale è strutturata la personalità; esso è la forma essenziale e necessaria per ogni essere incarnato, e nell’ego ogni essere deve temporaneamente restare, finché non è liberato. Non gravatevi dell’attaccamento a proprietà, potere o autorità; potete averli in affidamento come responsabilità sacre, quali detentori temporanei, ma non attaccatevi ad esse disperandovi se calano o esultando se crescono! Ovviamente ci sarà il sentimento di aham, dell’io, finché, grazie alla costante contemplazione che questo ‘io’ è Lui, i due si fonderanno e alla fine ci sarà solo ‘Noi’ – Egli e Io.

[2] Esaminate la parola Aham! ‘A’ (come in Alpha ma più breve) è la prima lettera dell’alfabeto, la prima vocale che emerge dalla gola quando si apre la bocca; il secondo suono ‘ham’ viene prodotto dalla bocca chiusa ed è netto e conciso. Le vocali e le consonanti che stanno in mezzo sono dette A-kshara - [parola che indica] l’Indistruttibile, l’Eterno, l’Onnipresente. Perciò Aham (l’Io) è A-kshara, il Sé Indistruttibile che è tutto questo e molto di più. Identificarlo con cose minori o concetti irrilevanti è un sacrilegio a danno della Sua gloria. A causa dell’illusione che ha preso il sopravvento sulla ragione, sulla volontà e sulla mente, voi immaginate di essere questo fragile corpo con tutte le sue parti componenti. Arjuna riconobbe di essersi liberato da tale illusione o moha e proclamò: “La mia illusione se n’è andata, ho riacquistato la capacità di ricordare la mia Realtà.”

[3] Mettete in pratica l’introspezione: “Chi sono io? Sono la sostanza mentale, la volontà, la facoltà di discriminazione, l’intelletto, i sensi, il corpo e le sue membra?” Rendetevi conto che non siete né alcuni di questi né tutti questi! Voi siete il respiro di Dio. È grazie a Lui che siete vivi, attivi, consapevoli. Tuttavia, se vi chiedono dov’è Dio, voi puntate il dito verso il cielo e dite: “È lassù!” Se qualcuno vi chiede dov’è Swami, voi rispondete: “È di sopra” - ed indicate la stanza al primo piano! Ma sapete bene che Io sono anche al vostro fianco. Voi vi ricordate di Dio quando l’angoscia vi assale e vi dimenticate di Lui quando ne siete liberi. Non riuscite a comprendere che Io sono ovunque, sempre; che Dio non è confinato alle regioni superiori del cielo o ad una stanzetta dove voi tenete la Sua immagine. Egli può essere realizzato ovunque, mediante la preghiera sincera. Pregatelo con la massima concentrazione, invocando qualsiasi Forma o Nome, ed Egli risponderà; tuttavia non cambiate il Nome o la Forma secondo i guizzi della vostra fantasia poiché in tal modo la concentrazione risulterà impossibile. Tutti i nomi sono Suoi, tutte le forme sono Sue, ma se vi sforzate di realizzarlo è meglio scegliere il Nome e la Forma che più vi attraggono.

[4] L’imperatore Bali era il nipote di Prahlāda, il grande demone devoto del Signore! Bali era impegnato a conquistare regni, a impossessarsi delle ricchezze accumulate da altri, a sfruttare, a gioire dell’appagamento del suo ego e di altre attività demoniache. Egli doveva realizzare che la Divinità era la sua Realtà, che la consapevolezza della Divinità è il summum bonum dell’esistenza, e non mangiare, dormire, guadagnare, accumulare, spendere e spandere. La ricorrenza di Onam non deve essere trascorsa festeggiando e divertendosi, perché il suo significato è molto profondo e va compreso. Il rituale sacro che Bali aveva eseguito attirò il Signore nella forma di Vāmana, un giovane bramino nano. Yāga, il rito, è Tyāga, sacrificio, non il sacrificio di animali ma della propria zavorra, comprese le ricchezze e le proprietà. Il Signore era così compiaciuto di quel rito sacrificale che si presentò a Bali chiedendogli doni ed omaggi. Shukrāchārya, il prete di famiglia dell’imperatore, s’intromise e, come tutti quelli che ostacolano le buone azioni, fu punito e perse il suo unico occhio. Perché si devono contestare i doni a Dio? E poi, come si può parlare di ‘donare’ qualcosa a Colui al quale il ‘dono’ già appartiene? Chi pensa di potere regalare a Dio quello che Egli non possiede è ‘cieco’, non ha la ‘visione’ - e l’esperienza di Shukra insegna proprio questo!

[5] L’universo è composto dai cinque elementi ed è percepibile attraverso i cinque sensi di percezione. Colui che è il Padrone dei cinque elementi può schiacciarli tutti, ed è quello che fece l’Avatār Vāmana quando richiese ed ottenne da Bali tre piedi di terra. Con un piede misurò la Terra intera, con il secondo coprì lo spazio e pose il terzo piede sulla testa di Bali schiacciandolo nelle regioni inferiori. È possibile conseguire la saggezza e la conoscenza della Realtà attraverso la grazia, la preghiera o l’amore. In questo caso Bali l’acquisì attraverso la grazia.

[6] Non potrete raggiungere la Meta solo attraverso le opere buone. Nel Bene [‘Good’ in inglese] c’è una ‘o’ di troppo, che è uno zero, vale a dire il desiderio che vi sprona, il frutto che vi attrae, la fama che vi lusinga: questi sono tutti veri e propri zero. Liberatevene, così avremo ‘Good’ con uno zero in meno, vale a dire ‘God’, Dio.
Desiderio + vita = uomo. Vita – desiderio = Dio.
Bali fu benedetto grazie a Tyāga, il sacrificio, la rinuncia, il distacco. Egli divenne il monarca delle regioni inferiori e Dio acconsentì ad essere il suo custode, guardiano e guida! Che grande benedizione! Bali aveva l’ambizione di diventare Indra, il re degli Dèi, il Signore del Paradiso. Si afferma che chi esegua consecutivamente cento Yāga (riti sacrificali) con correttezza, seguendo i cerimoniali prestabiliti, diverrà automaticamente Indra. Chi viene così insediato sarà poi molto riluttante a cedere il posto a qualcun altro che abbia compiuto i cento riti, perciò farà di tutto per ostacolare e dissacrare gli ultimi rituali in modo che nessuno riesca a completarli per tempo. A Bali mancavano 36 minuti per completare il suo centesimo sacrificio, ma la crisi che avrebbe avuto luogo con l’incoronazione di un demone come Signore degli Dèi doveva essere scongiurata. Così Vāmana apparve sulla scena e chiese come elemosina solo tre piedi di terra! Improvvisamente il Suo piede s’ingrandì a dismisura, ed in tal modo Indra fu salvato e poté mantenere la sua posizione. Pertanto il centesimo Yāga o rito fu abbandonato a causa della disgrazia occorsa a Bali, della sua deposizione e trasformazione in umile servo di Dio.

[7] La donazione è un atto meritorio se fatto ai poveri nel momento del bisogno, in modo da soddisfare le loro necessità; deve essere compiuta senza orgoglio o pubblicità, senza assumere un’aria di superiorità da benefattore, senza far pesare al fruitore che viene aiutato affinché possa stare sulle proprie gambe, e senza che il disprezzo contamini la mente di chi dona. Donate come atto di venerazione del Divino che adorate nella persona alla quale date ciò che Dio vi ha concesso proprio a quello scopo! Un uomo in cielo domandò ad un angelo in che modo fosse riuscito ad andare in Paradiso e a sedersi proprio sul trono di Indra! Quando apprese che le donazioni da lui fatte sulla terra gli avevano conferito quel diritto, l’uomo donò il Paradiso stesso all’angelo, così ascese ad un livello ancora superiore!

[8] Le qualità del distacco e dell’amore aumenteranno in voi se vi atterrete scrupolosamente ad una disciplina: la ripetizione del Nome Divino. Tenete il Nome sulla lingua e nei vostri pensieri durante tutte le ore in cui siete svegli. Vedete tutti come la Divinità il cui Nome adorate; ascoltate tutte le storie che la gente vi racconta come le storie della Sua gloria, dei Suoi giochi divini. L’amore rimuoverà l’egoismo ed espanderà la vostra coscienza attraverso la solidarietà e la compassione. Oggi è Onam, la grande festività del Kerala. Pregate in modo particolare durante questa giornata: domandate a Dio di approfondire il vostro senso di distacco, chiedetegli di mettervi sulla via che conduce alla realizzazione del Sé, supplicatelo di donarvi la luce e l’intelletto per comprendere e sperimentare la più sublime beatitudine.

[9] Un giorno Tyāgarāja fu invitato dal sovrano di Thanjavur, il quale intendeva fargli molti doni preziosi. Ma il poeta, santo e mistico, prese l’invito come una prova, un tentativo per indurlo nell’errore. Perciò il santo si pose una domanda: “Sono i doni che conferiscono più gioia o è più utile la Presenza Divina?” La risposta fu ovvia. Il fratello di Tyāgarāja, che invece faceva assegnamento sul tesoro che il re intendeva regalare al santo, si adirò molto quando apprese che suo fratello aveva rifiutato di recarsi alla Corte, tanto che lo buttò fuori casa e non gli permise più di rientrare; poi gettò nel fiume in piena tutte le immagini che Tyāgarāja venerava e attraverso cui aveva realizzato Rāma come il Residente di ogni essere! Un giorno Tukarām fu onorato con il dono di una magnifica portantina e di uno scrigno colmo di gioielli da parte del re Shivaji. Ma Tukarām disse: “Rāma! Non toglierò le mani dai Tuoi Piedi, poiché so bene che Tu intendi fuggire da me nell’istante stesso in cui abbandono la presa per afferrare qualcosa che non siano i Tuoi Piedi divini.” Quando Tyāgarāja stava spirando, sua moglie teneva la testa del marito in grembo e mentre egli invocava: “Rāma, Rāma” - in un’agonia estatica, tre grosse lacrime scesero dagli occhi della donna e scivolarono sul volto del morente. Allora Tyāgarāja esclamò: “Oh, io sono proprietà di Rāma, ma tu sei ancora proprietà di Kāma, il desiderio!” Devozione significa resa totale, non è una faccenda ‘part-time’ a orario ridotto o qualcosa che viene preso a credito! Ogni più piccolo dettaglio deve essere guadagnato e depositato sul conto, non esistono scoperti di conto. La grazia viene conquistata attraverso la disciplina spirituale ed un buon carattere. Sublimate l’amore che avete per i piaceri del mondo e per gli oggetti materiali, e trasformatelo in Amore per Dio. Non sprecate neanche un singolo secondo parlando di pettegolezzi infondati o elogi vani. Chinate la testa davanti a Dio e accettate di buon grado qualunque sia la Sua Volontà, così anche voi potrete avere il Signore come guida e custode.

Prashānti Nilayam, 15.08.1970

discorsi/1970/19700815.txt · Ultima modifica: 2016/07/15 21:24 da sathyamax