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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1984:19840722

19840722 - 22 luglio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Ferma fede e duro lavoro

ln questo messaggio che Swami indirizzò alle circa 500 persone che risiedono in permanenza nell'Ashram e che svolgono i servizi dello stesso, egli ha voluto sottolineare che il privilegio di essere nell'Ashram, alla Sua presenza fisica, non è ascrivibile a nessun merito in particolare, ma solo alla Sua Divina Grazia, e che se non si mette a profitto tale privilegio e si utilizza male il tempo concesso, il risultato sarà nullo.

Esorta quindi tutti a seguire un «sadhana» intenso per purificare le menti: ferma fede e duro lavoro

Ci sono tre domande che dovreste porre a voi stessi:

1 - Da dove vengo?

2 - Perché sono qui?

3 - Cosa sto facendo?

Io sono venuto in questo Ashram per fare sadhana al fine di ottenere la realizzazione del Sé.

Cosa sto facendo ora? Dalla mattina alla sera, cucino, mangio, vado ai Bhajans, faccio un piccolo Japa (rosario), medito e tutto questo meccanicamente.

Voi dite di avere rinunciato al mondo, ai vostri cari, per venire a risiedere in questo Ashram. Ma in effetti cosa state facendo? Allacciate nuove relazioni, create nuovi attaccamenti. A che scopo dunque la vostra rinuncia ai familiari e agli amici per poi farvene degli altri quando siete venuti qui? Queste amicizie non sono buone!

Voi preparate il cibo in casa vostra e poi Io inviate nelle altre case, a quale scopo?

Questa non è l'amicizia!

L'Amicizia è una cosa veramente grande e sacra! Gli amici veri sono quelli pronti a dare la propria vita per voi e questo tipo di amicizia è veramente raro. L'amicizia che contraete qui è solo per parlare, discutere e chiacchierare e ciò è male!

Dite Sai Ram in risposta a Sai Ram, dite Hello in risposta a Hello, «Come state?» in risposta a «Come state» e questo sarà sufficiente.

A che scopo indulgere in chiacchiere? Questo non vi sarà di aiuto. Non fate nessuna amicizia, parlate poco e quel poco fatelo con dolcezza. Quando parlate troppo il vostro fisico e le vostre energie spirituali si esauriscono come le batterie del registratore quando Io usate in continuazione.

Voi non avete realizzato la grandezza di Swami! Vi comportate come se fosse un umano come voi. Dato che siete cosi vicini a Lui pensate che i vostri tratti cattivi se ne vadano automaticamente. No! no!

Solo perché avete il riso in casa vostra, esso non soddisferà la vostra fame. Dovete togliere la buccia e quindi cuocerlo e anche questo non sarà sufficiente.

Solo quando Io mangerete potrete soddisfare la vostra fame.

Allo stesso modo se non fate un intenso sadhana, la vostra mente non diverrà pura. Prendete l'esempio del legno. Quando è solo un pezzo di legno avrà un certo valore, ma quando Io tagliate in tanti pezzetti, in listelli ben levigati, puliti e lucidati e ne fate una sedia, allora il suo valore sarà differente.

Un altro esempio:

questo è un pezzo di stoffa, il cotone viene ridotto in fili, e questi vengono a loro volta intrecciati fino a comporre questa stoffa.

Noi non possiamo vestire il cotone come tale ma esso deve passare attraverso varie lavorazioni per diventare stoffa, e solo allora diverrà utile per fare abiti.

Allo stesso modo, di fronte alle difficoltà che dovete superare sappiate che è il Signore che cerca di trasformarvi.

Dovete lavorare duro, al massimo delle vostre capacità, pazientemente, con fermezza, affinché Io scopo per il quale siete venuti qui sia compiuto.

La compassione, Daya, non è ciò che comunemente si crede. Dare via qualcosa per carità non è Daya.

Essa è qualcosa che viene dal profondo del cuore. Se fate qualcosa per aiutare, la tendenza è di renderlo noto. Questo tipo di orgoglio è dannoso. Se fate qualcosa per gli altri tenetevelo per voi!

La compassione non è questa. Il vostro cuore dovrebbe dolersi alla vista delle sofferenze altrui. Questa è vera compassione!

Upeksha (indifferenza) è l'opposto di Apeksha (coinvolgimento).

Quando Apeksha cessa, Upeksha incomincia. A questo stadio la persona sarà completamente libera dai desideri.

Per esempio, quando un dolce è messo nell'acqua, esso va subito a fondo perché anche in esso è contenuta dell'acqua.

L'acqua si unisce all'acqua.

Cose dello stesso tipo sempre si uniscono insieme. Un ladro si unirà con un ladro, un buono si unirà con un buono. Ma quando questo dolce sarà messo al sole seccherà e fluttuerà sulla superficie dell'acqua.

I vostri desideri saranno così asciugati da un intenso sadhana e così potrete fluttuare sul mare del Samsara (della vita).

Ma se rimarrete pieni di desideri e impurità come l'ira, la gelosia, l'invidia, allora potete stare certi che finirete in fondo all'oceano del Samsara!

Non crediate che se siete qui, nell'Ashram, non siate toccati da quelle brutte qualità. Le chiacchiere dentro e fuori di voi devono cessare. Che utilità essere qui mentre la vostra mente sta altrove? Per raggiungere quello stadio di silenzio, dovete udire cose buone, ponderare su di esse, contemplare i principi, praticarli e fare le cose con sentimento, dal profondo del vostro cuore.

Quando l'oro è estratto esso è grezzo e mischiato con sabbia e altri metalli e altre impurità.

Questo tipo di oro è chiamato Bangaru. Vi è uno stadio ulteriore nel quale l'oro viene lavorato per ottenere un gioiello e si chiama lthila Bangaru. Ma per ottenere l'oro puro è necessario separarlo dalle sue impurità e la sua forma viene chiamata Aparachi Bangaru.

Se anche voi volete raggiungere quello stadio di purezza dovete passare attraverso quegli stadi di trasformazione. Per questo deve essere fatto un intenso sadhana che purifichi i processi mentali.

Semplicemente sedere qui vicino a Swami e fare Japa (rosario) e Dhyana (meditazione) in modo meccanico non sarà di grande aiuto. Dovreste avere fermezza mentale e non perdere la fede, qualunque cosa accada. Dovreste essere equanimi di fronte al guadagno e alle perdite, al biasimo come alla lode.

Il tempo scorre veloce, utilizzatelo per contemplare Dio. Se dovete parlare, cercate di parlare di soggetti spirituali e anche di questi con moderazione.

Qualunque conoscenza abbiate ottenuto, cercate di condividerla con gli altri che cercano aiuto. Non dite, se qualcuno si avvicina a voi e vi domanda ciò che Swami ha detto:«Niente! Andate! Andate!»

Questa non è compassione! Se qualcuno viene in veranda per sfuggire alla calura del sole, non ditegli di andarsene. Che diritto avete di fare ciò? È forse vostra la veranda? Che utilità stare qui come una rana che sta sopra il fiore di loto senza conoscere niente del miracolo del loto?

Voi siete qui nello stesso modo, senza conoscere la grandezza di Swami. Guardate tutta quella gente che viene da ogni parte del mondo, da cosi lontano.

Essa riconosce Swami per quello che è ed approfitta della buona sorte come le api che vengono per portarsi via il polline del fiore di loto.

Il vostro cuore deve essere come una sedia sulla quale ci sta seduta una persona sola, ma ora invece è diventato come la sedia del gioco musicale sulla quale tutti si possono sedere. Oggi Dio, domani un altro!

Dovete invece capire che esiste un solo Dio che ha forme differenti. Non dividete l'Uno in molti! Realizzate invece che tutte le forme divine sono una. Se non fate del bene agli altri astenetevi dal fare loro del male almeno con le vostre parole, e i vostri pensieri e i vostri atti.

Voi dite: «Sono qui da tanti anni e Swami non mi parla». Dovreste chiedervi: «Ho eseguito gli ordini di Swami?» Se solo riuscite a eseguire gli ordini di Swami senza fallire allora non vi sarebbe più grande servizio, più grande sadhana che quello!

Vi racconto una breve storia per illustrarvi il caso.

Un ragazzo di 16 anni una volta andò da un guru e gli chiese Upadesha (insegnamento che si estrinseca in un Manthra).

In quei giorni il guru dava Upadesha solo quando l'aspirante avesse superato severe prove.

Così, questo guru disse al ragazzo: «Tu sei molto giovane, come posso darti Upadesha?»

Al che il ragazzo rispose prontamente: «O Guru! Upadesha è per l'anima e non per il corpo. È la sete, il desiderio che conta e non il corpo fisico, l'età, la casta, il credo! Come possono queste cose rappresentare un ostacolo per l'Upadesha?»

Il guru fu soddisfatto della risposta e gli disse: «Va bene. Ti prenderò nell'Ashram. Servimi, e dopo che avrò visto cosa sei capace di fare ti darò Upadesha al momento giusto».

Passarono dodici anni e il ragazzo, diventato adulto, continuava a servire il guru con pazienza, senza altri desideri e altri pensieri nella testa. La sua mente era concentrata solo sulla meta. Il guru sapeva che era giunto il momento di lasciare il corpo e quindi disse al ragazzo di andare a prendere una foglia di pamyra affinché potesse scrivere il Manthra su di essa e dargli così l'iniziazione.

Il ragazzo corse prontamente, ma sfortunatamente aveva imparato a fare tante cose ma non a salire un albero di palmyra. Così impiegò del tempo per trovare un persona che salisse sull'albero.

Intanto il Guru, vedendo che il giovane non tornava, scrisse l'Upadesha sulla sabbia ed esalò l'ultimo respiro.

In quel preciso istante un'acrobata passava da quelle parti con la sua troupe. Vide l'uomo morto e Io scritto sulla sabbia e si incuriosì. Si tolse un orecchino fatto di foglie di palmyra e con l'aiuto del fermacapelli, dipinse l'esatta foto di ciò che c'era scritto sulla sabbia.

Qualche minuto più . tardi sopraggiunse il giovane e vide che il Suo guru era morto e diventò triste e sconsolato.

Subito dopo arrivarono alcuni bambini che avevano visto tutta la scena e gliela raccontarono. Il giovane, allora, dopo avere fatto le esequie al suo maestro, si incamminò in cerca dell'acrobata e la trovò.

Egli era così fermo nella sua fede e sapeva che l'Upadesha non doveva essere ottenuta con la forza, e così, con tutta umiltà, spiegò la sua posizione. Ma l'acrobata rispose: «Hai servito il tuo guru per 12 anni per avere questo, ora che ce l'ho io, servi me per altri 12 anni e io te Io darò». Il ragazzo non si arrabbiò perché il suo scopo era solo uno: avere il suo Upadesha, e per fare ciò era disposto e deciso a qualsiasi cosa. Così Egli incominciò a servire e lavorare per lei (l'acrobata).

Il Re di quella terra non aveva figli. Un grande saggio una volta gli disse che se voleva avere un figlio doveva mettere una grossa campana davanti al palazzo e dare da mangiare ai poveri. Ogni qualvolta un'anima povera e pura avesse desiderato mangiare, la campana avrebbe suonato automaticamente. Quando questa anima si fosse presentata, egli avrebbe potuto avere un figlio. Da quel giorno il Re iniziò quel rito e attese.

La campana però non suonava e il Re cominciò a deprimersi e un giorno decise di porre fine a quel servizio dichiarando che quello sarebbe stato l'ultimo giorno.

Ordinò che tutti i piatti venissero puliti e ritirati e il cibo quel giorno fu messo su di una pietra.

In quel giorno il giovane passava da quelle parti stanco e affamato, vide il cibo e Io mangiò. Subito la campana si mise a suonare.

Il Re inviò felice alcuni servi a vedere. I servi andarono e videro il giovane mangiare e Io portarono a palazzo.

Il Re offerse persino il suo regno ma il giovane non voleva niente da lui. Raccontò la sua storia e disse che ciò che desiderava era l'Upadesha del suo guru, ma, soggiunse, quest'ultima non doveva essere ottenuta con la forza.

Il Re rimase pensieroso e perplesso. Nel frattempo la Regina rimase incinta e il Re colse l'occasione per aiutare il giovane. Fece una festa nel palazzo alla quale invitò anche l'acrobata a fare il suo spettacolo. Ella arrivò al palazzo e mentre stava esibendosi, seduta sulla cima di una canna di bambù, il Re, per mostrare la sua soddisfazione per il di lei talento, le gettò degli orecchini d'oro. Essa immediatamente li raccolse e gettò via quelli che portava. Il Re fu pronto a raccoglierli e porgerli al giovane, che lesse l'Upadesha. ln tal modo ottenne istantaneamente la salvezza.

Così dovreste lavorare duro con la meta sempre in mente e non perdere tempo, con pazienza, qualunque cosa accada.

Con fede ferma senza ondeggiamenti di fronte a tribolazioni e problemi.

Kasturi ha detto che siete potuti venire qui perché avete sostenuto degli esami. Io vi ho permesso di venire qui senza sostenere alcun esame, ciononostante voi non utilizzate questa fortuna ma perdete il vostro tempo in frivole chiacchiere senza scopo.

Per terminare mi rivolgo alle donne. Le signore sono molto fortunate di essere nate donne perché a loro è stato dato un posto importante nel nostro paese. Ma ora dovrebbero comportarsi secondo quell'alto rango e non avere tendenze a fare scandali.

Questa tendenza è più per le donne che per gli uomini. Esse dicono persino di aver visto camminare una pietra rotonda o una stella cadere durante la notte. Queste tendenze dovrebbero essere controllate e vinte

Prashanthi Nilayam Mandir 22 luglio 1984

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