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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1992:19920422

19920422 - 22 aprile

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Comprendete la vera natura del dolore e della felicità

Il cuore è il centro delle virtù

Il mondo è pieno di paure e diversità; ci sono caste, religioni, partiti politici, eccetera, differenti. Ovunque guardiate potete trovare vari tipologie e differenze. Ci sono differenze nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. La nascita stessa dipende dal principio delle differenze; infatti potete notare differenze persino tra due gemelli. Qual è il mistero di tutto questo?

La felicità e il dolore sono correlati

Le dualità in natura, come bene e male, ombra e luce, profitto e perdita ecc. sono correlate. Molti intellettuali si domandano come mai Dio abbia dato dolori e difficoltà secondo le diversità esistenti in natura, ma dovrebbero sapere che la vita umana non ha alcun valore se non ci sono differenze. L’umanità acquisisce valore solo alla luce delle differenze, come la luce ha valore a causa dell’oscurità. La felicità non avrebbe valore se non vi fosse il dolore; infatti felicità e dolore sono intrinsecamente legati. La felicità non trova la sua specificità nell’assenza del dolore, come il dolore non potrebbe essere sentito se non vi fosse la felicità.

“Il piacere è un intervallo tra due dolori.”

Molti hanno l’impressione che i valori umani siano sostenuti dall’intelletto, ma questa è un’idea assolutamente errata.  Un frutto contiene del succo dolce, ma quel succo è protetto dalla scorza esterna che è amara. Come potrebbe il succo essere protetto se mancasse la scorza? Similmente, è il male che protegge indirettamente il bene, così come avviene per altre cose: ad esempio le spine servono a proteggere un albero. In nome della scienza, dell’apparenza e della visione moderna, tutto viene interpretato in senso negativo; così la gente va perlopiù in cerca di cespugli spinosi piuttosto che di alberi che danno frutti succosi. Così si proteggono cose negative e si distruggono le cose belle della natura. Manca purtroppo la comprensione corretta del dolore e della felicità.
Dovreste riconoscere che il dolore e la felicità sono interconnessi; la fine del dolore segna l’inizio della felicità e viceversa. In termini tecnici, quando si preme un interruttore di spegnimento, la luce se ne va, ma l’oscurità non sopraggiunge da qualche altro posto; infatti la luce e l’oscurità non sono affatto separate l’una dall’altra. L’assenza di luce è oscurità, mentre l’assenza di oscurità è luce; se qualcosa è presente qualcos’altro sarà assente, o non visibile. Così durante il giorno non si possono vedere le stelle: questo significa che non ci sono stelle nel cielo durante il giorno? No di certo; voi non potete vedere le stelle a causa del bagliore del sole e potete vedere il bagliore a causa della vicinanza del sole al pianeta terra. Un cieco, però, non riesce a vedere il bagliore del sole, così come la mancanza di discriminazione rende l’umanità cieca rispetto alla sua vera natura.
Eccovi una breve storiella. C’era un uomo che non riusciva a camminare a causa di una zoppia, ma gli capitò di incontrare un cieco e, siccome il cieco aveva gambe buone mentre lui aveva una buona vista, pensarono di potersi aiutare a vicenda; così divennero amici e cominciarono ad andare in giro assieme. Il cieco portava lo zoppo sulle spalle e lo zoppo dirigeva il cieco con precisione da un posto all’altro. Un giorno passarono vicino a un campo coltivato a cetrioli e, alla loro vista, lo zoppo disse: “Qui ci sono un sacco di cetrioli e noi siamo affamati: andiamo subito a mangiarne un po’!” Il cieco, perciò, si informò se ci fosse un qualche tipo di recinzione attorno al campo. Lo zoppo rispose negativamente, quindi il cieco chiese se vi fosse qualche sorvegliante nei pressi, e ancora lo zoppo rispose di no. Allora il cieco disse: “Questi cetrioli devono essere amari e pessimi perché nessuno lascerebbe un buon campo coltivato così incustodito.” Come vedete, il cieco aveva buon senso e discriminazione nonostante fosse visivamente svantaggiato.

Riconoscete la vostra Divinità Immanente

Oltre all’istruzione, una persona dovrebbe sviluppare viveka (discriminazione). La cultura libresca è inutile senza viveka. C’era una volta un uomo stolto che venne attirato in un cespuglio da un coniglio e, dopo una lunga caccia, riuscì a catturarlo. Afferrandolo per una zampa, egli contò le altre - una, due, tre - così disse con molta sorpresa che il coniglio aveva solo tre zampe! Un suo amico lo stava osservando e gli disse divertito: “Ma guarda che dovresti contare anche la zampa che stai stringendo!” e toccò la zampa in questione cercando di convincere quello sciocco. Similmente, molte persone dimenticano la Divinità presente in esse e indulgono in azioni folli.
Istruzione e salute sono considerate importanti nella vita; quindi l’umanità ha bisogno tanto d’istruzione quanto di salute. La testa presiede all’istruzione e il cuore alla salute; la testa ha a che fare con questioni mondane (pravritti), quindi il tenore di vita, il cibo, il lavoro, gli affari ecc. sono cose connesse solo alla testa e tutte sono conosciute come pravritti. Le qualità come l’amore, la pazienza, la compassione, la gentilezza, ecc. sono pertinenti al cuore e il cuore è il centro delle virtù. Se la testa rappresenta pravritti, il cuore è nivritti (spiritualità). Pravritti è sostenuto da nivritti. Una persona che non ha fede in Dio è indubbiamente cieca, mentre persino un cieco può riconoscere l’esistenza del mondo. Gli studenti oggigiorno stanno acquisendo soltanto una conoscenza libresca, ma, mentre questa aumenta, la conoscenza pratica diminuisce. Essi siedono di fronte a un atlante e, tracciando una linea che va dall’Argentina all’Australia, dicono di aver visto questi Paesi. Ma che razza di esperienza possono maturare da una cultura di questo genere? La vera esperienza si ottiene quando si visitano effettivamente questi Paesi: senza la pratica, la conoscenza libresca ha poco valore. Coordinare bene quello che vediamo e quello che sentiamo è vera istruzione.
Le Upanishad ci dicono che la differenza e la variabilità sono insite nella natura. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad Gîtâ: “Anityam asukham lokam imam prâpya bhajasva mâm” (dato che il mondo è temporaneo e pieno di dolore, contempla costantemente solo Me).
Una persona che rimane per 24 ore al giorno in una stanza con l’aria condizionata non saprà mai quanto sia fortunata; solamente se esce dalla stanza e prova l’effetto del sole cocente saprà quanto vale il condizionatore. È così che il sole ci insegna il valore della frescura, mentre si può apprezzare il valore di una stufetta soltanto in una località montana. Il flusso d’aria è caratteristica comune del condizionatore e della stufetta; i dispositivi sono diversi, ma la corrente che generano è la stessa. Così le potenzialità variano a seconda delle macchine. Le lampade possono avere luminosità e colori diversi; così in una stanza c’è una lampada con poca potenza, mentre in un’altra ve n’è una più luminosa, ma il voltaggio al quale funzionano è lo stesso. In egual modo, c’è la stessa Divinità in un ajñânin (una persona ignorante), in un sujñânin (una persona con la conoscenza spirituale) e nel prajñânin (una persona con la saggezza divina); esse sono come tre lampadine con diversa potenza luminosa ma con lo stesso voltaggio della Divinità.
Il cambiamento a livello mentale non si può considerare come vero progresso che coinvolge un cambiamento del cuore. Questo è conosciuto come nivritti. Una persona deve usare il cuore mentre applica la discriminazione. Da una parte voi avete la mente, dall’altra c’è il cuore. La mente è come una scimmia pazza e il corpo è come una bolla nell’acqua. Non seguite il corpo e non seguite neppure la mente poiché non sapete come e quando essa balzerà come una scimmia: guardando un frutto sull’albero vicino, la scimmia prova a raggiungerlo lasciando cadere quello che ha già in mano. Oggi, l’essere umano si comporta in modo simile balzando verso l’esteriorità, mentre lascia la presa sul frutto dell’immanente amore di Dio. Un albero al sole proietta un’ombra sotto di sé e sarebbe da sciocchi arrampicarsi su quell’ombra nel tentativo di cogliere i frutti; il frutto si può avere soltanto salendo sull’albero.
Voi dovete comprendere la realtà del presente e tentare di ampliare il cuore, ma questo non si riferisce al cuore fisico che se venisse gonfiato vi renderebbe malati: è il cuore spirituale a essere importante.

Gli attaccamenti mondani sono la causa della sofferenza umana

Nel corpo umano c’è una totale unità. Per esempio: se una gamba è ferita, l’occhio piange. Similmente, quando il corpo ha qualche malessere, anche il cuore spirituale ne risente. Mentre il cuore fisico è situato in un posto preciso, il cuore spirituale è presente in egual misura in tutto il corpo. I medici possono operare il cuore e persino trapiantarlo, ma il cuore spirituale è onnipervasivo come l’Âtma. Il Purusha (Âtma) risiede nella “pura” (città) del corpo. Le Upanishad dicono: Eko vâsi sarva bhûtântarâtma (l’Uno senza secondo è presente come anima in tutti gli esseri). Tutti i corpi sono transitori come lampadine; voi non sapete quando una lampadina si brucerà, ma l’Âtma è eterno e onnipresente come la corrente. Esso non fa differenze di nazione, casta, religione, comunità o genere. Si ode spesso la gente dire: “Io sono immerso nel samsâra (vita terrena), ne sono diventato schiavo e soffro per le continue prove e tribolazioni.” Ma la domanda corretta è: “È veramente il samsâra che ti controlla o sei tu che ti leghi al samsara con i tuoi attaccamenti terreni?” La natura della mente è come quella della scimmia. La gente tribale ha una tecnica per catturare le scimmie: mette alcune arachidi in un vaso dal collo stretto e la scimmia, attratta dalle arachidi, infila la mano nel vaso e stringe le noccioline nel pugno; così, quando prova a estrarla, il pugno rimane incastrato nel collo stretto del vaso e la scimmia pensa che qualcuno le stia trattenendo la mano dall’interno del vaso. Similmente, l’uomo soffre di tribolazioni continue a causa dei suoi attaccamenti terreni.
Oggigiorno non c’è coerenza tra le parole e le azioni della gente che ha volontariamente adottato uno stile di vita artificiale. Seguite il vostro cuore spirituale: quello è il vero Maestro.

“Segui il Maestro, affronta il male, combatti fino alla fine e finisci il gioco.”

La felicità reale risiede soltanto nell’unione con Dio.

Kodaikanal, 22 aprile 1992
Sai Shruti

(Da “Sanâtana Sârathi”, febbraio 2018)

discorsi/1992/19920422.txt · Ultima modifica: 2018/05/04 15:28 da sathyamax