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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1992:19920426

19920426 - 26 aprile

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La Luce della Spiritualità rivela l'Atma

Nella tradizione antica del Gurukula (luogo di guida e insegnamento da parte di un guru realizzato), si teneva una cerimonia chiamata Snâtakotsava alla fine del periodo d’istruzione dei discepoli. Questa cerimonia era presieduta dal capo Âcârya, o Guru del Gurukula, che dava preziosi consigli ai discepoli prima che si avviassero al Grihasta Âshram ovvero alla vita matrimoniale con il ruolo di capofamiglia. Questo consiglio, sotto forma di codice di condotta ed etica, è contenuto nello Shiksha Valli che è una parte della Taittiriya Upanishad. Durante lo Snâtakotsava, viene riassunto lo Shiksha Valli in cui sono contenuti i princìpi dharmici (il codice di condotta che riguarda il giusto e retto perseguimento dello scopo della vita) a beneficio del capofamiglia. Attualmente, le università organizzano delle convocazioni soltanto per assegnare lauree, ma non impartiscono i valori umani che sono importanti per condurre una vita felice.

Le pratiche spirituali purificano la mente

Si può aver studiato i Veda e altri testi sacri in maniera approfondita, si può avere acquisito padronanza della metrica e della poesia, ma, se manca la purezza della mente, si è destinati a morire. Non c’è conoscenza mondana, seppur considerevole, che sia di qualche utilità per comprendere la natura della Divinità. Neppure un grande ricercatore scientifico riesce a percepire gli oggetti del mondo mentre dorme. Non si tratta forse di una sorta di cecità? La mancanza di conoscenza della spiritualità è simile a questa specie di cecità. La spiritualità implica e richiede la conoscenza pratica. Anche coloro che non possono godere della beatitudine interiore sono ciechi. Persino un cieco è capace di percepire il mondo intorno a lui perché può ascoltare tutto ciò che accade. I Veda e i Vedânga (parti dei Veda) parlano di tutto ciò che è sacro della vita dell’essere umano; si può apprendere da loro e raggiungere la Divinità per mezzo dell’esperienza personale (Svânubhûti). Questi testi sacri aiutano ad acquisire la purezza della mente. La penitenza, la meditazione, lo yoga, i bhajan ecc. hanno lo scopo di purificare la mente.
La vera natura dell’Âtma non può comunque essere compresa soltanto con queste pratiche spirituali. Come le nuvole coprono il sole, la cenere copre il fuoco e l’erba palustre copre l’acqua, la passione e l’odio coprono la coscienza o consapevolezza, per cui il principio dell’Âtma non può essere riconosciuto. Il principio dell’Âtma non è misurabile né paragonabile, è il più misterioso di tutti i misteri ed è incomprensibile. Gli scienziati hanno lavorato strenuamente per conoscere la sua forma e le sue caratteristiche; vogliono sapere in che forma l’Âtma esista. Bisogna percepire e rendersi conto del fatto che ogni cosa, ogni oggetto che ha un aspetto o una forma ha la caratteristica di decadere e perire. L’Âtma non ha una forma definita o un aspetto particolare; deve essere riconosciuto all’interno del proprio essere, non fuori. Ciascun individuo si riferisce a se stesso attraverso la parola io; una persona giovane si riferisce a se stessa in termini di io, una persona anziana usa ugualmente io e, sebbene il corpo vada soggetto a cambiamenti, io non cambia. Questa natura immutabile caratterizza l’Âtma. Io non è limitato a qualche individuo particolare; è presente in ognuno.

La Divinità permea la creazione intera

Nell’acqua contenuta in un recipiente si riflette qualunque oggetto; il riflesso si muove come si muove l’acqua sebbene l’oggetto resti immobile. Si può vedere o non vedere il riflesso, ma l’oggetto è la, è quello che si può vedere. Quest’acqua è quindi ciò che è conosciuto come il mezzo del riflesso. Il corpo umano ha tre forme o livelli: grossolano, sottile e causale. Il principio vitale è più sottile del corpo grossolano, la mente è più sottile del principio vitale, l’intelletto è più sottile della mente e l’intelletto discriminante (vijñâna) è più sottile dell’intelletto.
L’intelletto discriminante è molto importante nella vita di un uomo poiché, se si continua a liberarsi delle modificazioni mentali e delle percezioni oggettive con l’aiuto di vijñâna, si può vedere l’Âtma, Esso si rivela. L’intera creazione è composta dei cinque elementi che sono terra, acqua, fuoco, aria e spazio. La terra possiede tutti gli attributi in forma sottile: il suono, la tangibilità, la forma, il sapore e l’odore, per cui è il più grossolano dei cinque elementi. Poi c’è l’acqua che è associata con quattro attributi senza quello dell’odore e perciò è dotata della capacità di muoversi. Il fuoco ha tre attributi, suono, tangibilità e forma, così è capace di muoversi verso l’alto. Il quarto elemento è l’aria che ha soltanto l’attributo del suono e della tangibilità, dunque può muoversi in tutte le direzioni. Il quinto elemento è lo spazio che ha come unico attributo il suono ed è privo degli altri quattro attributi, quindi è onnipervadente.
Dio è al di là di tutti gli attributi e, allo stesso tempo, li contiene tutti.

La stessa Divinità è presente nel microcosmo e nel macrocosmo

La terra, che è grossolana, è chiamata Bhûtâkâsha. Letteralmente significa spazio nella forma grossolana in cui c’è Cittâkâsha (spazio nella forma mentale) che contiene Cidâkâsha. Cidâkâsha indica la coscienza nella forma di spazio. Se si osserva questa descrizione in ordine inverso, si può percepire il fatto che la coscienza è contenuta all’interno dello spazio infinito, la mente è contenuta all’interno della coscienza e i corpi grossolani, come terra, pianeti e stelle, sono contenuti all’interno del dominio mentale. Se si osserva questa descrizione, in una direzione si trova l’evoluzione, nell’altra l’involuzione. Tutte le cose che sono percepite dai sensi, senza alcuna eccezione, sono sotto il dominio di Bhûtâkâsha. La terra è vasta, misura 8000 miglia di diametro; il sole è molto più grande della terra. Il sistema solare si estende fino a 800 milioni di miglia. Una galassia è molto più grande del sistema solare. Il sole dista circa 93 milioni di miglia dalla terra ed è la stella più vicina. Un raggio di luce viaggia alla velocità di 186.000 miglia al secondo e necessita di parecchi anni per raggiungere la terra da una stella distante. Finora nessun raggio di luce ha raggiunto la terra da molte stelle distantissime. Tutto ciò che è contenuto in Bhûtâkâsha è vasto.
Come è stato spiegato dalle Upanishad, tutti i gruppi di galassie appartengono a Bhûtâkâsha che è una piccola frazione di Cittâkâsha. Voi vedete innumerevoli stelle, ma, quando le richiamate alla memoria, tutti questi corpi celesti occupano una piccola frazione della mente. Voi siete seduti qui e guardate un gruppo di persone a Kodaikanal; quando tornate a casa e cercate di ricordare questo assembramento, il gruppo intero occupa una minuscola frazione del vostro dominio mentale, non è vero?
Dakshinâmûrti descrisse Cittâkâsha come il riflesso dell’universo nella mente. Il cosmo occupa un piccolissimo spazio all’interno di Cittâkâsha, ma anche questo Cittâkâsha così vasto è considerato una piccola porzione di Cidâkâsha, il dominio della coscienza del Sé. Citta significa mente; Cit è la coscienza primordiale dalla quale Citta è stata emanata. Le Upanishad descrivono Dio come più sottile del più sottile e più vasto del più vasto. L’unica Divinità è presente tanto nel microcosmo quanto nel macrocosmo. I nomi possono essere differenti, ma l’Essenza è la stessa. Si può disegnare un cerchio all’interno di uno più grande: essi sono differenti in superficie, ma il loro valore è ugualmente zero. L’Atma è presente dovunque e nello stesso modo in tutti i tipi di corpi visibili o no; è al di là del tempo e dello spazio. Nell’olio c’è il riflesso della luna; quando l’olio viene bruciato, il riflesso si cancella, ma quest’azione non ha effetto sulla luna. Tutto ciò che si può percepire attraverso i sensi non è altro che un riflesso, non è la realtà. Quando viaggiate in treno e guardate fuori dal finestrino, percepite tutti gli alberi in movimento, ma non è così: siete voi che vi state muovendo.
La terra ruota alla velocità di mille miglia l’ora e gira anche intorno al sole. La luna sembra muoversi, ma sono le nuvole che si muovono. Se siete seduti su di un masso, non lo potete muovere; come potete quindi raggiungere la Divinità se siete immersi totalmente nella coscienza corporea? Dovreste essere capaci di discriminare tra un oggetto e la sua base. Un carro si muove bene quando il cavallo lo tira dal davanti: si potrà muovere se ponete il cavallo dietro al carro?

L’attaccamento al corpo è la causa dell’illusione

Dal mattino alla sera, voi cercate con molta cura di coccolare e curare il corpo con il bagno, con unguenti e decorazioni e lo nutrite di quando in quando con il carburante del cibo. Non il carro (il corpo) dovrebbe essere accudito opportunamente, ma il cavallo (la mente). Un mattino, Alessandro stava cavalcando verso ovest. Il cavallo si spaventò guardando la propria ombra che lo precedeva e si imbizzarrì, al che Alessandro capì bene la situazione e lo diresse verso est.
Poiché a quel punto l’ombra era dietro, il cavallo non ebbe più paura. Molte persone si muovono sempre nella direzione errata in cui un individuo di un metro e sessanta centimetri proietta un’ombra di due metri e mezzo.
Il Purusha Sûktam afferma: “La luna nacque dalla mente, il sole dagli occhi, il fuoco e Indra dalla bocca e il Dio del vento dal respiro dell’Essere Supremo. Io ho visualizzato l’Essere Supremo che brilla dello splendore di un milione di soli ed è al di là di tamas, l’oscurità dell’ignoranza.” In questa descrizione, si dice che il Signore Indra è scaturito dalla bocca del Virât Purusha (Forma Cosmica della Divinità). Indra è il Signore degli indriya (sensi). Nel corpo si trovano gli organi di senso: occhi, orecchie, naso e lingua. Il loro uso improprio è la causa dell’illusione e della sofferenza dell’uomo. Quando siete in piedi di fronte al sole la vostra ombra cade dietro di voi; similmente, se rivolgete l’attenzione verso Dio, sarete liberati dall’ignoranza e dall’illusione.
In un tempio di Shiva c’è Nandi, il toro di Shiva, che Lo guarda sempre con la mente dimentica di ogni altra cosa. Ecco perché l’animale Nandi ha ottenuto la stessa venerazione che si dà a Dio. Nel tempio di Râma, si può trovare Hanuman che guarda soltanto Râma, l’Anima Suprema, con attenzione totale; ecco perché Hanuman viene riverito al pari di Dio. Guardate il topo che è disprezzato da tutti: eppure è riverito quando è assieme al Signore Ganesha. Di solito, un serpente è temuto e disprezzato, ma il serpente che adorna la statua di Shiva è riverito come un essere divino. Persino un oggetto piccolo e insignificante è glorificato quando è associato con Dio. Quindi il proprio valore cambia a seconda di coloro con cui ci associamo. Un giorno, il Signore Vishnu mandò Garuda (il Signore delle aquile che Gli serve da veicolo) nel regno di Shiva a portare alcuni messaggi importanti; non appena Garuda, nemico dei serpenti, apparve davanti al Signore Shiva, il serpente che adornava il Suo corpo, sibilò con rabbia verso di lui. Allora Garuda disse: “O serpente arrogante, non c’è dubbio che tu sia al sicuro qui perché sei vicino al Signore Shiva, ma allontanati un momento e guarda quale potrebbe essere il tuo destino.” Questo è il valore e il potere del satsang (la compagnia dei buoni). Infatti la buona compagnia implica il rimanere sempre immersi nel pensiero di Dio (Tâdâtmaya Bhâva). Ricordate sempre che la Divinità permea tutto. Se il mondo è l’effetto, Dio è la causa. La creazione intera è un gioco di causa ed effetto. Chi è Îshvara? Colui che ha il dominio di ogni cosa; non c’è nessuno superiore a Lui. Noi crediamo che tutto quello che vediamo nel mondo sia verità o realtà. Questo tipo d’illusione deriva dal nostro attaccamento al corpo senza che ne comprendiamo la natura essenziale. È come il sogno a occhi aperti. Noi sappiamo che nessun sogno è reale; questa illusione relativa al mondo svanisce soltanto quando acquisiamo la Vera Conoscenza.

Kodaikanal, 26 aprile 1992
Sai Shruti

(Da “Sanâtana Sârathi”, aprile 2018)

discorsi/1992/19920426.txt · Ultima modifica: 2018/06/11 09:15 da sathyamax