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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1992:19920831

19920831 - 31 agosto

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il Signore della Scienza e della Sapienza

Baba canta:

Nobili, magnifiche, grandi tradizioni e samskara
sono andati a finire negli scarichi d'acqua.
L'umanità ha perduto la propria contentezza,
il carattere e il comportamento morale:
sono andati tutti in malora.
O uomo, che dire della vita umana ?

Le fasi della vita

Ad ogni stadio della vita, l'uomo non ha che esperienze d'ego, gelosie, menzogne e falsità, e non di verità, rettitudine e assenza d'ego (nirahamkara). L'uomo, la cui vita è assolutamente sacra, la sta trasformando in una esistenza inutile e velenosa. Egli si comporta in modo che la vita divina percorra una strada infima e priva di senso.

In verità, la vita di un uomo è sommamente sacra, divina, magnifica e enormemente utile.

Il primo stadio della vita umana è caratterizzato dall'infanzia. In questa fase della vita, l'uomo può essere ignaro del sentiero benedetto che conduce alla prosperità, alla fortuna, alla felicità, a tutto quanto è desiderabile, piacevole e amabile.

Col crescere, viene attirato verso una vita facile e dolce piuttosto che verso una vita utile e desiderabile. Man mano cresce, giunge alla giovinezza. In questa fase della vita, l'uomo ha un corpo vigoroso, una mente energica e dei sensi forti; perciò, si comporta con un sacco d'orgoglio e rovina la vita imboccando vie sbagliate, anziché vivere secondo un'autentica umanità.

Perde la capacità discriminativa di distinguere il bene dal male, non fa più distinzione tra giovani ed anziani. C'è di più: dimentica di essere un uomo e non conosce più la propria natura umana; abbandona la Divinità che è in lui, ed in lui entra l'animalità.

Alla fine, perde la propria umanità, viene risucchiato dal vortice dei desideri e trascinato via dalle onde dell'infatuazione. Finisce per cadere nell'oceano del samsâra, il mondo delle esistenze cicliche, sperimenta la privazione della pace e la tensione del conflitto.

Un abisso di nome “insoddisfazione” lo ha inghiottito.

La buona compagnia

Se volete entrare nella vita divina, passando da quella umana, è essenziale frequentare buone compagnie. Che cosa significa fare del satsang, cioè cercare buone compagnie?

Sat si riferisce a ciò che non si altera mai in nessuna delle tre dimensioni del tempo, nel presente, nel passato e nel futuro.

Verità è ciò che non subisce alcun mutamento, né quanto al tempo (kala), né quanto al luogo (desha), né quanto al soggetto (vyakti). Bisogna familiarizzarsi con questa verità.

Dopo aver stretto amicizia con la verità, si deve gioire dell'energia e della grande beatitudine che se ne ricava. La buona compagnia o satsang è Sat-cit-ânanda, Veritâ-Coscienza-Beatitudine.

Tre sono le qualità fondamentali che caratterizzano la buona compagnia.

Sono tre princìpi tratti dal Manu shâstra, il “Codice delle Leggi di Manu”:

VEDI IL BENE
ASCOLTA IL BENE
VIVI UNA BUONA VITA

Queste sono tre importanti qualità per l'uomo. Non si intende qui parlare delle sattva, raja e tamo guna: queste sono qualità che vanno applicate alla gente del mondo.

(Svâmi riprende a cantare in sanscrito):

Bhadram pashyantu, bhadram shrinvantu,bhadram kurvantu.

Vedi sempre il bene, odi sempre il bene, fa sempre il bene.

Tuttavia, tutte e tre queste qualità non si trovano affatto nell'uomo di quest'era. In quest'epoca, la devozione e l'abbandono sono più ostentate che praticate e vissute. È una spiritualità questa che assume la forma di un'azione esteriore, ma priva di esperienza.

Che cosa si deve intendere per “spiritualità”? Cantare bhajan è spiritualità? Ripetere Sairam, Sairam è spiritualità? Far pellegrinaggi è spiritualità? Tutte queste cose fanno parte della debolezza umana.

Che cos'è la vera spiritualità? Essa consiste nel distruggere completamente la natura animale che c'è nell'uomo. Si deve far crescere la divinità insita in ciascuno: questo è il vero senso di spiritualità.

La gente oggi si mette a far meditazione, lunghe preghiere, ma intanto lascia crescere gli istinti animaleschi in sé. Se si continua a mantenere in vita la propria natura animale, qualsiasi pratica spirituale intrapresa è vana; tutte le sâdhana, in quel caso, sarebbero un tentativo di ingannare Dio stesso. Eliminate tutte le qualità brute, le inclinazioni malvagie, le tendenze che non si accordano con la moralità e con la sacra e divina natura umana.

Questa è la vera spiritualità.

Vi sono due qualità che allontanano da Dio: la gelosia e l'ego. La gelosia è un parassita che invade l'albero-uomo fino a distruggerne la vita. Ego e gelosia sono deleteri per la vita umana. Qualsiasi persona possegga queste caratteristiche non potrà mai meritare il nome di uomo, per nulla al mondo. Come si potrà parlar di spiritualità in quel caso?

Il gioco delle tre carte che mostra una cosa davanti, mentre ne tiene nascosta un'altra, è molto sleale e pericoloso. Voi seguite cattive compagnie ed evitate quelle buone, perché qualità e pensieri malvagi attirano cattive compagnie. Rifugiatevi perciò nella Verità (Sai) e nella Coscienza dell'Assoluto o Consapevolezza Pura (Chaitanya tattva).

Significato di Ganesha Chaturthî

II giusto significato della solennità odierna - Vinâyaka Chaturthî - dedicata a Ganesha, è di farci conoscere ciò che è male, tenerci lontani dal male e di vedere il bene.

Ganapati, che cosa significa questo nome? Ga sta per “intelligenza” o buddhi e na sta per “saggezza”. Ganapati è, dunque, il Signore di tutti i gana, il Padrone di tutti i soldati.

Le truppe, ossia i gana, simboleggiano i sensi dell'uomo. Ganapati è, dunque, “Colui che ha il dominio, il comando su tutti i sensi”.

Chi non ha padroni è Vinâyaka: Egli non dipende da padroni, ma è Signore di tutti.

Non esistono padroni per Lui; Egli è il Padrone per eccellenza. Questo è il giusto significato di Vinâyaka.

Simbolismi e usi tradizionali

Tutte le feste indiane sono piene di significati spirituali, non solo in senso esteriore di manifestazione, di sagra. La prima cosa che si fa la mattina di ogni giorno sacro è di porre un festone di foglie verdi sulla porta. Queste foglie verdi hanno un particolare significato d'auspicio, come se annunciassero questo messaggio: “Fa sì che la nostra vita sia sommamente augurale e santa”.

Possono anche essere viste sotto un profilo botanico: si sa che le foglie verdi prendono l'anidride carbonica lasciata dall'uomo e riforniscono l'ossigeno di cui sono dotate. Svolgono dunque un'azione utile all'uomo. L'uomo ha bisogno di ossigeno e gli alberi chiedono anidride carbonica: c'è un mutuo soccorso e l'utilità è reciproca.

Ogni giorno di festa, è tradizione praticare un'unzione su tutto il corpo. Qual è il significato scientifico di questa usanza? La purezza del corpo è un essenziale principio di salute.

Antar bahishcha tatsarvam vyapya Nârâyanah sthitah:

“Tutto ciò è pervaso da Nârâyana dentro e fuori.

Dal momento che Dio pervade ogni cosa sia dentro che fuori, la pulizia fisica ed esteriore è essenziale.

Consideriamo ora la pulizia interiore. Qual è il suo scopo, il suo obiettivo? Rimuovere tutto ciò che è sgradevole e vivere immersi in cose buone: questo è lo scopo per cui si indossano nuovi abiti, freschi di confezione o di lavaggio. Il cuore è come una stoffa.

Peculiarità della purificazione è rendere puro il cuore, proprio come il vestirsi a nuovo implica l'esser puliti.

Sono tutti esempi che danno una lezione di spiritualità ed hanno un significato interiore.

In questo giorno di Vinâyaka Chaturthî, festa di Ganapati, compiamo differenti tipi di culto, si confezionano dei dolci, come il gunumulu e l’unrallu, che sono offerti al Signore Ganesha. Che cosa offrite per naivedyam, cioè come cibo da offrire a Dio?

Voi offrite dei cibi non fritti in olio, ma cotti a vapore. Ecco la ragione per cui la farina di riso e le lenticchie verdi, o qualunque altro tipo di legumi, ed il sesamo (till) sono usati per preparare le offerte al Signore Ganesha. Nel prepararli, dunque, non si fa uso di olio, né vengono cotti, non subiscono alcun processo di raffinazione (samskaramu).

Che significa in fondo questo?

Il 4° giorno della quindicina lunare chiara (Chaturthî) del mese di Bhâdrapada -Agosto/Settembre - i contadini e gli agricoltori raccolgono il sesamo.

La polvere di till (sesamo) ha un efficacia medicinale nella terapia di malattie respiratorie e nella cura degli occhi.

Solo quando l'intelligenza sboccia, vi sarà la capacità di ottenere qualunque cosa. Voi siete in grado di attingere qualsiasi cosa vogliate, compresa la fioritura dell'intelligenza, solo quando la mente è pura. I cibi cucinati a vapore sono facilmente digeribili. In tempi antichi si facevano offerte di elementi che significavano salute e gioia per l'umanità. L'intelligenza fiorisce solo quando la mente è pura. Il Signore Vinâyaka conferisce sia l'intelligenza che il potere di realizzazione.

Intelligenza e perfezione

Buddhi, Siddhi. Che cosa si intende per siddhi?

Solamente chi ha raggiunto la saggezza è davvero perfetto. La purezza della mente è vera perfezione (siddhi). In realtà, solo questa perfezione e questa intelligenza fanno scaturire la beatitudine (ânandam) e la totale emancipazione (kshema).

Le Scritture dichiarano che la Prosperità e la Beatitudine sono figlie del Signore Vinâyaka e che Intelligenza (buddhi) e Perfezione (siddhi) sono Sue spose. Le “spose” qui stanno ad indicare le forze d'attrazione.

Provate a mettere della limatura di ferro mista a frammenti di oro e argento e fango vicino ad una calamita: per preziosi che siano gli altri metalli, il magnete attirerà solo il ferro.

Così pure, il Signore Ganapati, che ha per spose l'Intelligenza e la Perfezione, sarà attratto solamente dalla calamita del cuore puro.

Perciò, ciascun uomo dovrebbe essere puro di cuore e di mente. Non merita il nome di “uomo” chi è privo di purezza mentale. È la mente che ha forgiato il nome “uomo”. L'uomo d'oggi si riempie la mente, e si professa uomo, rovinando società e nazione. Purificate innanzitutto la mente. L'individuo tende a riflettere negli altri tutte le caratteristiche che sono in lui. No, no. Questa è coscienza sporca! Ed è la sua coscienza sporca che gli fa attribuire ad altri tutte le sue cattive qualità; dice “anche loro sono come me”.

Il suo rutto dipende dal cibo che ha ingerito lui, non da quello consumato da altri.

I sentimenti di un uomo provengono dal suo animo, non da altri. Ma egli, pur di difendersi o nascondere le proprie debolezze, si para dietro difetti che attribuisce agli altri e questa è una debolezza enorme, un difetto deleterio. L'uomo evolve quando scopre i propri errori e li evita; non migliorerà mai se stesso, se li scarica inutilmente sugli altri. Vedete sempre e solo il bene negli altri. Tenete sempre d'occhio le vostre debolezze. Solo un uomo siffatto può progredire.

Un uomo che misconosce le proprie debolezze e si concentra su quelle degli altri, perde la propria dignità umana. Nei giovani d'oggi troverete assai diffusa questa abitudine. A che serve dichiararsi uomo, quando si è così? Questo è il senso di quanto si dice:

The proper study of mankind is man

“Se vuoi conoscere l'umanità, conosci l'uomo”.

Pensieri, parole ed azioni devono essere in unità. Può ben a ragione chiamarsi malvagio un uomo che nella mente avesse una cosa, nelle sue parole un'altra ed agisse in un modo ancora diverso. Se vi è discrepanza fra pensieri, parole ed azioni, un uomo non può che esser cattivo. Il vero valore umano consiste nel creare unione tra pensieri, parole ed opere.

L'uomo attribuisce valore a qualsiasi cosa tranne che a sé stesso, mentre dovrebbe rendersi conto del proprio valore, accrescere la propria grandezza, provare la gioia della sua esistenza. Invece, sempre e continuamente egoismo, egoismo, egoismo!

Gli animali hanno dei freni al loro egoismo, mentre l'egoismo nell'uomo è senza limiti. Un uccello si prende cura dei suoi piccoli sino a quando essi non abbiano acquisita la capacità di volare e di andarsene per conto proprio. Il papà e la mamma degli uccellini li abbandonano anche quando sono molto piccoli, se hanno imparato a volare.

Nell'uomo d'oggi impera l'egoismo; egli colma ogni azione di egoismo fino a quando tira le cuoia. Quando diverrà altruista?

(…) Allontanandosi dal suo essere divino, perde la propria umanità. L'essenza dell'insegnamento di Ganapati sta nell'unità. Il principio di Ganesha insegna che l'unità è indispensabile per risvegliare la divinità che è nell'uomo.

La famiglia di Shiva

Îshvara (Shiva) aveva una famiglia cosmica. In che termini? Îshvara, Parvati, Ganapati e Subrahmanya sono la famiglia di Îshvara, fanno un gruppo familiare. Ad un attento esame apparirà che in questa famiglia esiste un certo numero di conflitti e disarmonie. Il veicolo (vahana) di Îshvara è il toro. Quello di Parvati è il leone. Fra un leone ed un toro c'è una grande ostilità. Sul capo di Îshvara c'è il Gange e per terzo occhio ha il fuoco: fra acqua e fuoco non c'è compatibilità, perché dove c'è acqua non ci può essere fuoco e viceversa.

La testa di Vinâyaka è la testa di un elefante (Gaja-mukha). La cavalcatura della madre, si è detto, è il leone: un elefante non amerebbe incontrare un leone nemmeno in sogno e tuttavia Vinâyaka vive sempre accanto a sua madre, senza inimicizia. Il veicolo di Subrahmanya è il pavone. I gioielli del padre (Shiva) sono serpenti: fra il pavone e il serpente v'è una spiccata avversione.

Quantunque vi siano dei contrasti e delle ostilità apparenti fra i vari congiunti della famiglia, tutti vivono insieme in unione, senza odio. Così voi pure potete raggiungere benessere ed unità, nonostante tutti i conflitti della vita. La famiglia di Îshvara, che è una famiglia cosmica, mostra un esempio di unità per tutto il paese. L'unità è indispensabile.

Di che unità si tratta? Si tratta di avere unione su tutto ciò che è buono; è essenziale essere uniti nello sviluppo di buoni progetti. Fate in modo di stare alla larga dalle cattive qualità. Fra persone che hanno cattive qualità non è utile che si stabilisca un rapporto di amicizia, perché distruggerebbero la santità della vita. Sono le amicizie dell'uomo che determinano una sua condizione elevata o involuta, ed è per questo che si usa dire “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.

(Swâmi ama ripeterlo in inglese:) Tell me your company; I shall tell you what you are.

Se la polvere si fa amica l'aria, si leva da terra; se sta con l'acqua, va a finire in un tombino.La polvere non ha gambe per scendere, né ali per salire. La sua forza deriva dalla sua coesione con l'elemento a cui si associa.

Gli amici e l'Amico

Oggi si fa un gran parlare di amici. Amici, amici, amici…! Secondo il Mio punto di vista, nel mondo d'oggi non esistono proprio buoni amici. Le amicizie nascono per fini egoici ed utilitaristici. Se avete un padre che occupa una posizione influente, tutti vi dicono “Salve! Ciao!”; ma, una volta che vostro padre è andato in pensione, non vi degnano più neppure di uno sguardo.

Ci sono migliaia di rane in un pozzo, finché c'è acqua; quando l'acqua s'è prosciugata, non vi troverete più nemmeno un girino. Così pure, finché siete giovani, la gente vi rivolge un sacco di salamelecchi. Gli amici di questo tempo sono pieni d'egoismo e di interessi materiali. Il vero amico è Dio, Dio, Dio! Dio è sempre con voi, in voi, intorno a voi, ed in nessuna circostanza vi abbandonerà. Mai! Se però inquinate il vostro cuore, Dio non potrà assidersi là dentro.

Persino quando volete mettere a sedere il vostro corpo, così transitorio, inaffidabile ed irreale, vi servite di qualcosa come una stuoia, un cuscino o un lembo di carta (puliti).

Non vorrete dunque rendere puro il vostro cuore, affinché Dio possa sedervisi? Non sarà necessario installarvi un altare o un piedistallo (pîtha)? Se non Gli riservate una sede pulita, come potrà venire a dimorarvi il Signore?

In realtà, Egli è già lì, ma, quando il cuore è impuro, non potete vederLo. Se in un vaso c'è dell'acqua, riuscirete a vedervi riflesso il sole solo finché l'acqua ci rimane. Se, però, il vaso è rotto e perde acqua, non ci vedrete più il riflesso del sole. Se ne sono forse andati i raggi del riflesso solare? No; il sole continua ad emetterli, ma senza acqua, non si ha neppure il riflesso. Il nostro corpo è come un vaso. Il nostro amore è l'acqua. Finché c'è l'acqua dell'amore, vedrete anche il riflesso della Luce di Dio. Se viene a mancare l'acqua, scomparirà anche il riflesso di Dio, e voi non potrete vederLo.

Amore umano, non animale

II vostro amore vaga continuamente verso varie direzioni. Vi servite di esso secondo un significato mondano. Questo non è amore, ma solo affetto (anuraga). L'affetto implica dei fattori che appartengono alla dimensione del mondo. L'Amore, invece, appartiene alla dimensione - cuore (hridaya sambandha). Ciò che nasce in un attimo e in un attimo scompare non può esser chiamato “amore”.

L'Amore è qualcosa che non ha nascita né morte, rifulge eterno e puro. Nel cuore dell'uomo c'è qualcosa di non nato, di immortale e di immutabile. Ecco perché si dice:

“È difficile ottenere una nascita umana”.

Che differenza c'è fra voi e gli animali, se indulgete soltanto nei desideri, nel mangiare e nel dormire? Qual è la vostra peculiarità di esseri umani? Che valore ha allora la vita umana? L'animale non ha discriminazione. Gli uccelli del cielo non hanno possibilità di scelta; ma se voi, dopo aver percorso tanta strada e aver raggiunto la vetta evolutiva dell'essere umano, continuate a comportarvi come foste animali o uccelli, che cosa vi distinguerà da essi?

Purificate la mente. Impiantate in voi stessi l'umanità. Fate splendere in voi la Divinità. Purtroppo, l'uomo va sempre più perdendo la sua umanità. I suoi sensi si sono ridotti a far da schiavi del Dio della Morte, Yama. I sensi non dovrebbero farsi yamadhûta, servi della morte, ma dovrebbero affrancarsi dai vincoli samsarici, diventare avadhûta, ossia refrattari a qualsiasi attaccamento. Da yamadhûta l'uomo deve diventare avadhûta.

Help ever; hurt never:

“Prestate sempre aiuto; non provocate mai ferite”.

Tenete Dio nei vostri pensieri.

La fede dell'elefante

Ganesha è raffigurato con la testa d'elefante. Qual è il suo significato profondo? Un essere umano non ha certo la testa d'elefante; sarebbe contro natura. Qual è dunque la ragione per cui Vinâyaka viene raffigurato con la testa di elefante? Che senso ha?

L'elefante è dotato di un enorme potere intellettivo. Si usa, infatti, dire che una persona sia intelligente come un elefante. L'elefante è molto intelligente. È un animale che non ripone mai la sua fiducia in altri che non siano il suo padrone. Simboleggia dunque coloro che non hanno fiducia in altri che in Dio.

A Vinâyaka, dotato di estrema intelligenza, è stata attribuita la testa di elefante. Gli studenti stanno all'ostello vicino al gokulam, alla stalla dove vive la Sai Gita, l'elefantessa.

Per quella strada passano molte automobili, ma Sai Gita non si cura del traffico che le passa davanti. Quando, però, Swâmi passa di lì in automobile, anche in incognita, Sai Gita esce immantinente e d'improvviso fuori per salutarLo. Ecco com'è la fede!

La fede di un elefante è straordinariamente forte; esso ha un forte amore che non vacilla mai, un amore che non oscilla e non muta mai. L'elefante simboleggia questo tipo di fede forte, amore forte, intelligenza forte.

Cari studenti, potete anche trovare incredibile il fatto che un essere umano possa avere una testa d'elefante, ma il significato che essa riveste è di fede incrollabile, amore profondo e acuta intelligenza. Ed è per simboleggiare queste tre qualità che Ganapati ha una testa d'elefante.

Tutte le festività indiane hanno uno straordinario significato interiore.

Purtroppo, a causa dei cambiamenti d'epoca, si finisce per fermarsi solamente alle rubriche liturgiche e ai rituali esteriori, senza considerarne il significato spirituale.

Si cambiano e si adattano ai tempi tutte le tradizioni, per farle andar bene a tutti.

Le tradizioni dimenticate

Vi farò un esempio, per mostrarvi quali usi e tradizioni si preferisca seguire.

C'era una famiglia di stampo antico che seguiva ogni usanza tradizionale. In quella famiglia c'era l'abitudine di compiere il Satya Nârâyana Svâmi vratha, ossia il rito di adorazione a Satya Nârâyana, ogni giorno di luna piena. A quel tempo, in quella casa, c'erano i granai pieni. Si continuò a celebrare quella pujâ per molti anni, finché il sacerdote celebrante morì. Lo sostituì un nuovo prete, il quale si prese l'incarico di celebrare quel rito. La vecchia padrona di casa gli chiese se sapesse compiere la Satya Nârâyana pujâ.

Il sacerdote rispose: “Madre, sono nato come bramino e, dopo tanti anni, so come celebrare questo rito”. A quei tempi non c'erano le colazioni che ci sono oggi a base di caffè, tè, ecc. Alle nove circa facevano un pasto. Allora non c'erano nemmeno questi piatti con idli, vada e dosa ed il Satya Nârâyana Svâmi vratha veniva solitamente compiuto alle cinque del mattino.

La notte precedente avevano già raccolto tutto quanto il necessario per l'adempimento di questa pujâ ed il nuovo sacerdote officiante aveva lasciato una nota dell'occorrente.

“Anima - disse alla signora - tieni tutte queste cose pronte per domattina alle cinque e io verrò a celebrare il rito”. L'anziana donna, dato uno sguardo alla lista, osservò: “Però, è stato dimenticato un elemento importante”. “Di che parli, madre?” le chiese il prete. “Ti prego, dimmelo”. “La nostra tradizione - continuò la donna - prevede che si debba tenere un gatto sotto un cesto la notte precedente”. Ma il giovane prete non riusciva a capire che c'entrasse un gatto sotto un cesto con il Satya Nârâyana Svâmi vratha.

Ma se il bramino avesse detto ciò che pensava davvero e avesse messo in dubbio che non si trattava di una tradizione, avrebbe perso l'offerta (dakshina).

Così, prese pure un gatto e lo mise sotto un cesto, poi se ne andò.

Perché si metteva un gatto sotto un cesto a quei tempi? Perché, anticamente, nelle case c'erano granaglie un po’ dappertutto e questa abbondanza di cereali attirava molti topi.

Perciò, per tenere sotto controllo la diffusione dei topi e per sterminarli, le famiglie di una volta allevavano dei gatti. I gatti, però, hanno un'abitudine sgradevole:fanno i loro bisognini tra il verde, li ricoprono e poi se ne vanno. Fra le altre cose, nella dispensa c'erano un sacco di dolci e ingredienti vari, come latte, burro, ecc. e, per timore che il gatto mangiasse tutte queste cose e facesse altri danni, veniva tenuto sotto un cesto.

Ecco come nascono le tradizioni: da abitudini e necessità reali, ed ancor oggi, sebbene non ci siano più ratti nelle case, si è mantenuta l'usanza. I giovani d'oggi credono che queste tradizioni siano insignificanti e, quindi, le prendono alla leggera.

C'è un'enorme differenza fra abitudini nate per convenienza e tradizioni simboliche.

La legge del Karma

Cari studenti, ogni azione che compite avrà un frutto, che sarà buono se buona sarà stata l'azione, cattivo se cattiva. Potete crederci o no, ma la legge del karma è inesorabile.

Se ponete un seme, anche piccolo, nella terra, esso germoglierà e diverrà un grande albero; rami, foglie, germogli, fiori, frutti, tutto insomma proviene ancora dallo stesso seme.

Il tipo di albero che nascerà dipende dal tipo di seme che avete seminato. Se avete seminato un seme di mango, non spunterà una pianta di neem.

I frutti dipendono dalle azioni. Perciò, qualunque cosa facciate, avete posto un seme: domani, o dopodomani, nell'una o nell'altra vita raccoglierete il frutto delle vostre stesse azioni. Fate dunque sempre del bene.

Un piccolo esempio per gli studenti.

Quando voi andate nell'aula dell'esame, nelle risposte che state per scrivere c'è il vostro futuro di promozione o di bocciatura, ma non potete rendervene conto. I risultati verranno pubblicati dopo un mese o due: essi dipenderanno da ciò che avevate scritto. Non avrete risultati positivi se avete scritto risposte sbagliate, né risultati negativi se avete risposto bene. Il risultato, dunque, è nella vostra penna.

L'azione è avvenuta in un certo momento, ma le conseguenze, ossia i frutti, si presenteranno in un altro momento. C'è un intervallo di tempo tra l'azione ed il frutto dell'azione: in questo particolare lasso di tempo, bene e male compiuti subiscono una trasformazione. Dovrete raccogliere i frutti di tutte le vostre azioni.

A questo proposito il Monarca Universale (Chakravarthi) Manu disse: “Segui la Via del Dharma, della Rettitudine, della Giustizia, della Morale”.

Cari studenti (Vidyârthulara), se vi mettete davanti ad uno specchio e gli fate il saluto del namaskar, lo specchio vi restituisce il saluto. Se gli puntate il dito contro in segno di ammonizione, esso vi restituisce l'ammonizione.

La natura è lo specchio: qualunque azione facciate in questo specchio, vi verrà restituito.

Non potrete mai sostenere di non aver fatto nulla o di godere una cosa diversa da quella che avete fatto. Di tutto quanto avete compiuto raccoglierete i frutti.

Di alcune azioni si raccolgono i frutti immediatamente, di altre dopo un certo lasso di tempo. Non vantatevi di essere ancora indenni da conseguenze di qualcosa che avete fatto; un giorno verrà in cui porterete la sofferenza della vecchiaia e mieterete i frutti di tutto il vostro operato. Alcune azioni portano conseguenze immediate.

Guardate: (Swâmi batte un colpo sul leggio) ho dato un colpo. Potreste dire che gli ho inferto un duro colpo, ma, in realtà, il leggio da indietro un colpo identico, restituisce con la stessa forza la botta. Allo stesso modo, non si può mai sfuggire alla “reazione”, alla “risonanza” ed al “riflesso”. Nessuno può sottrarsi ai frutti di tutte queste conseguenze su questo pianeta. Allora, fate solo del bene. Nelle Upanishad si legge: Tasmai namah karmane, “Io offro le mie prostrazioni a tutte le azioni che compio prima di accingermi a compierle”.

Significato del Namaskar

Perché si offre il namaskar? Si offre il namaskar (al Signore) affinché mi faccia compiere buone azioni, nutrire buoni sentimenti ed avere buoni pensieri. Ecco il perché del namaskar. Qual è il suo significato simbolico? I cinque organi di azione e i cinque organi di percezione o conoscenza si uniscono insieme (come le mani giunte).

L'unione dei dieci organi - di azione e di percezione - sono simboleggiati dal namaskar.

Il momento in cui congiungete gli organi di azione a quelli di percezione per offrirli nel namaskar è visto come un momento spirituale. Il namaskar sta ad indicare unità nella diversità. Oggi, però, gli intellettuali stanno portando la diversità in ciò che è uno.

Stanno diventando assai rare oggi le persone che possono portare l'unità nella diversità.

C'è bisogno di gente virtuosa, oggi, non di persone di potere e forza, che non sono mai utili.

Un miraggio d'acqua non disseterà mai una persona. Ricchezza e proprietà sono come un miraggio e non appagano mai completamente. La gioia che danno è solo temporanea e illusoria, di breve durata. Tutta la vostra istruzione, ricchezza, baldanza e forza fisica non sono che nuvole passeggere. Ma c'è qualcosa che non passa mai: il vostro sentimento più puro e sacro (pavitra bhavamu). L'umanità riflette tutto il suo fulgore solo quando gli uomini danno giusto rilievo a quel sentimento.

Ganapati, Patrono degli studenti

Gli studenti sono particolarmente devoti di Ganapati. La preghiera a Ganapati chiede la grazia di avere intelligenza e capacità di realizzazione.

Ga sta per gunamu, guna, ossia “virtù”, “indole”; na sta per vijnânamu, vijnâna, “saggezza”. Combinate insieme ga e na, danno sapere scientifico e visione spirituale.

Riuscirete ad ottenere la più alta conoscenza (sujñâna), quando vijñâna prajñâna si uniranno.

Che cosa si intende con questi vocaboli: vijñâna, prajnâna e sujñâna? La conoscenza del bene (sujñâna) è la qualità più nobile che un uomo possa avere. L’ignoranza è una cattiva qualità dell'uomo.

Finché saggezza e indole buona sono tenute separate, non ci sarà mai unità (ekatvam).

La conoscenza del bene (sujñâna) può paragonarsi allo zucchero e la saggezza all'acqua.

Se l'acqua rimane acqua e lo zucchero rimane zucchero, non servono allo scopo.

Se invece mescolate acqua e zucchero, avrete uno sciroppo che non sarà né acqua né zucchero. Solo dopo aver messo insieme i due elementi - il sapere e la visione spirituale - avrete la Suprema Conoscenza.

La gente prega il Signore Vinâyaka per avere scienza, sapienza e suprema conoscenza, le sole virtù che danno pieno significato all'essere umano. Nella moderna struttura scolastica non le ottenete, mentre è diffusa la conoscenza libresca, che è una conoscenza superficiale. Gli studenti d'oggi procedono su un carro che possiede solo queste due ruote: scienza e conoscenze superficiali. Quanto durerà questo sistema? Quel che verrà poi non lo possiamo prevedere.

Entrate in un'aula d'esame e, finché non ci siete entrati, continuate a pensare alle materie studiate. Poi scrivete sul foglio della prova d'esame tutto quanto sapete e, ad esame ultimato, dimenticate tutto ciò che avete studiato. Questa è un'istruzione che ha la durata dell'esame, non vi accompagnerà per il resto della vita. In verità, tutto questo genere di cultura è ignoranza, come è da ignoranti inorgoglirsi per un “trenta e lode” dopo uno studio simile. La votazione (nel sistema inglese, N.d.T.) è O.

Che vuol dire? Due sono i suoi valori: in un caso sta per il massimo dei voti (first class), nell'altro sta per zero. Non si sa bene se si tratti di una “O” o di uno zero!

Può essere un fallimento o una promozione. Il simbolo vale per tutti e due i casi.

Ci può essere uno zero piccolo o uno grande, ma sempre di zero si tratta.

Se però mettete davanti allo zero l'Eroe - il numero Uno - allora acquista valore.

Quindi, la vita è zero e Dio è l'Eroe. Se dimenticate Dio, tutto si azzera. Non dimenticate Dio. L'Eroe equivale a zero se perdete di vista Dio. Perciò, con Dio nel cuore, la vita porta buon frutto ed acquista senso, mentre continuate a compiere le vostre azioni secondo le vostre capacità. Qualunque cosa facciate, consideratela come un'azione di Dio.

Non si può prescindere dal compiere azioni: non dovete rinunciare ad agire. Così il lavoro si trasformerà in culto. Ecco cosa dovete fare. Se abbandonate il lavoro, il vostro culto perde senso. Ma non limitatevi solo al lavoro, tralasciando i doveri di culto. Fate l'uno e l'altro, unendo le due cose insieme.

Prashanti Nilayam, 31 Agosto 1992 - Ganesha Chaturthî, Festa di Ganesha

da Mother Sai n. 6/92

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