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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1997:19970729

19970729 - 29 luglio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

L’unità di pensiero, parola e azione è vera umanità

“La Devozione è il requisito basilare per chi vuol ottenere la conoscenza dell’Essere Supremo, è la panacea che libera dalla malattia della nascita e della morte. È la Devozione a condurre l’essere umano alla conoscenza della Verità Eterna e a conferirgli la liberazione che è la meta ultima della vita.”

Legatevi d’amicizia con Dio

Incarnazioni dell’Amore Divino!
La Devozione è la via regia che porta allo stato supremo della spiritualità ed è anche la via da seguire se ci si vuol liberare delle difficoltà e delle sofferenze temporali ottenendo la felicità. L’eliminazione delle sofferenze, l’acquisizione della pienezza nella felicità e nella beatitudine è la liberazione che si può ottenere tramite la Devozione.

La via della Devozione
Il Paese di Bhârat diffonde pace e sicurezza al mondo sin dai tempi antichi. Ha la tradizione di pregare chiedendo che tutti nel mondo possano raggiungere la felicità e la beatitudine.

“Possano tutti gli esseri di tutti i mondi essere felici!”

Ora, in questa terra di eminenza spirituale, noi troviamo agitazione, ingiustizia e falsità che aumentano di giorno in giorno. Perché? La mancanza di Devozione e affidamento a Dio ne sono la ragione principale. L’uomo si sforza continuamente soltanto di ottenere le comodità e i piaceri terreni che sono temporanei e transitori; non cerca di acquisire la pace della mente e la beatitudine atmica che sono eterne.

Il prezzo della beatitudine è l’amore per Dio
Per ottenere qualunque cosa nel mondo, bisogna pagare un prezzo. Se volete acquistare un fazzoletto in un negozio, dovete pagare dieci rupie; non potete portarlo a casa senza pagare il prezzo stabilito. Se dovete pagare un prezzo persino per un oggetto temporaneo, impermanente, è logico che dobbiate pagarne uno appropriato per raggiungere la beatitudine permanente. Qual è questo prezzo? Il suo prezzo è l’amore puro che è sacro, sempre nuovo e divino. Non è amore terreno, unisce sempre, non ha alti e bassi, non cresce né diminuisce, dà sempre e non prende mai. Tutti devono comprendere la differenza tra l’amore terreno e quello divino: l’amore terreno prende solamente, e non dà mai, mentre l’Amore Divino dà solamente e non prende mai.

Il cuore di un devoto
Ecco un breve esempio. Una volta, il Signore Vishnu chiese a Nârada quale tra i cinque elementi fosse il più grande e questi scelse la Terra come più grande, al che Vishnu osservò: “Tre quarti della Terra sono coperti dall’acqua. Chi è dunque più grande?” Nârada fu quindi d’accordo che l’acqua fosse più grande, ma Vishnu disse ancora: “Il Saggio Agastya bevve l’oceano in un solo sorso; allora Agastya è più grande dell’acqua?” Nârada replicò: “Hai ragione, mio Signore. Agastya è più grande dell’acqua.” Vishnu chiese ancora: “Questo Agastya è una stella piccolissima nello spazio; ora, questa stella è più grande del cielo?” Nârada rispose: “Il cielo è più grande.” Il Signore assentì e disse: “La tua comprensione è corretta. Il cielo è indubbiamente più grande. Nella Sua incarnazione come Vâmana, il Signore chiese tre passi di terra al re Bali e, nell’accettare il dono dei tre passi, Vâmana assunse la forma di Trivikrama (“il triplice conquistatore”), coprì tutta la Terra con un passo e il cielo con il secondo. Per il terzo passo non c’era spazio, per cui re Bali dovette offrire la propria testa per il terzo passo. Ora, quindi, è più grande Dio o il cielo?” A questo Nârada rispose: “Swami, se un solo piede del Signore copre tutto il cielo, quanto più grande sarà la Sua Forma intera? Dio è certamente più grande.” Vishnu chiese: “Dio, che avvolge il cosmo intero, dimora nel cuore del suo devoto; allora il devoto è più grande di Dio?” Nârada, di conseguenza, replicò: “Certamente il devoto è più grande di Dio.”

I tre peccati di Shankara
Che cos’è peccato e che cos’è merito? Una volta, Âdi Shankara andò a Vârânasî durante il suo viaggio per il Paese con i discepoli e, davanti all’altare del Signore Vishvanâth, disse: “Io ho commesso tre peccati. O Signore, dimmi come espiarli. O Signore Vishvanâth! Il mio primo peccato consiste nel fatto che, a dispetto della mia conoscenza e anche dell’insegnare agli altri che Dio è al di là della mente e del linguaggio, ho cercato di descriverTi per mezzo di alcuni inni che ho scritto. Questo evidenzia la mancanza di armonia tra i miei pensieri e le mie parole. Il secondo è che, credendo fermamente in ciò che dicono le Scritture e cioè che Dio pervade e permea ogni cosa dell’universo manifesto, predico questa verità a tutti. Eppure sono venuto a Vârânasî per avere il Tuo darshan e questo mostra che i miei pensieri, le parole e le azioni sono differenti gli uni dagli altri. Questo è il mio secondo peccato. Il terzo è che io ho fede salda negli insegnamenti delle Scritture che dicono che lo stesso Âtma è immanente in tutti gli esseri e che non c’è differenza alcuna tra l’anima individuale e il Sé universale. Proclamo questa verità in tutti i miei discorsi e ora sono venuto qui davanti a Te come se fossimo separati e differenti. Questo è il mio terzo peccato. Ti prego, perciò, di essere assolto da questi tre peccati di cui sono colpevole.”  Pensare una cosa, dire qualcos’altro e fare ciò che è totalmente differente non è corretto.

“Coloro i cui pensieri, parole e azioni sono in perfetta armonia sono nobili;
quelli in cui questa armonia non c’è sono malvagi.”

L’unità di pensieri, parole e azioni è il principio fondamentale della vera devozione e dell’abbandono. Se avete fede e amore incrollabili per Dio e vi immergete profondamente nell’amore puro, comprenderete la natura della Divinità. Per facilitarvi, Dio viene sulla Terra in forma umana, cammina tra gli esseri umani e interagisce con loro.

“Dio ha forma di essere umano.”

Eppure non per tutti è possibile riconoscerLo.

Unità nella diversità
Nel mondo, le persone ricevono tipi differenti di istruzione. Ci sono tantissime persone istruite che vedono la diversità nell’unità: quelli che vedono l’unità nella diversità sono molto pochi. Noi leggiamo le Scritture e cantiamo i mantra vedici senza capire il loro significato effettivo e la loro importanza. Ripetiamo di continuo i mantra come un registratore, ma non riconosciamo il significato che contengono. L’istruzione temporale serve per questa vita, quella spirituale per quella ultraterrena. Noi pensiamo che la felicità temporale sia tutto ciò che ci necessita; non c’è dubbio che l’istruzione sulle cose del mondo sia necessaria per viverci, ma noi abbiamo bisogno dell’educazione spirituale per portare a manifestazione il Principio Atmico. La vita umana è fatta di ambedue: da una parte, voi avete tendenze come il desiderio, l’ira, l’avidità, l’illusione, l’orgoglio e la gelosia; dall’altra avete virtù come la Verità, il Dharma, la Pace, l’Amore e la Non violenza. La vita è come un campo da calcio in cui la palla viene calciata nelle due direzioni, ma noi dovremmo calciarla in rete; dove deve andare la palla per ottenere la vittoria? Deve andare tra i due pali, quello dell’istruzione temporale e quello dell’educazione spirituale. Questa è la vittoria. Se la palla va fuori dai pali, non è goal. L’essere umano deve avere la prospettiva corretta tanto della via dell’azione quanto di quella della rettitudine. Si dice che “Dio è un composto di Shakti e Shiva”1; Egli ha sia le caratteristiche maschili sia quelle femminili. In effetti, ogni essere umano ha queste caratteristiche: è una combinazione di materia ed energia. Che cos’è materia e che cos’è energia? Il corpo è materia e l’Âtma insito in esso è energia. Il corpo è Prakriti (principio femminile) e l’Âtma è Shiva (principio maschile). L’essere umano è una combinazione dei due. Il mondo stesso è una miscela di materia ed energia e Dio permea la Natura intera.

Dio non esiste in una terra aliena: è in voi.
Il peccato non è chissà dove:
è nel luogo in cui si commette un’azione cattiva.

Lo stesso Principio è dovunque.

“La Verità è una, ma il saggio le si riferisce con nomi diversi.”

La Verità è una, Dio è uno. Voi potete chiamarLo con qualunque nome vi piaccia: Râma, Krishna, Gesù, Nanak, Allah. I nomi e le forme possono essere differenti, ma la Divinità è la stessa. Uno può preferire il jilebi, un altro il gulab jamun e un terzo il badam khîr; i nomi e le forme dei dolci sono diversi, ma lo zucchero è lo stesso in tutti.
Nessuno deve pensare che Dio sia qualcosa di differente: voi siete Dio. Dio è in voi e intorno a voi. Dovreste contemplare Dio che è in voi con devozione pura. Voi avete dimenticato voi stessi; il vostro vero impegno spirituale consiste nel guardarvi nel cuore: allora vedrete la vostra immagine nello specchio che c’è dentro.

Seguite il sentiero di Jñâna e Bhakti (Conoscenza e Devozione)
Cercate di riconoscere la differenza tra Jñâna e ajñâna (Saggezza e ignoranza). Supponiamo che una stanza sia tappezzata di specchi sui quattro lati; un uomo entra, vede la propria immagine dovunque e si sente appagato dall’essere tutto. Questa è Jñâna. Se un cane entra nella stanza, vede molti cani e, pensando che lo vogliano affrontare, li attacca col risultato che alcuni specchi vanno in pezzi. In effetti, il cane lotta con se stesso. Quando vede una via per uscirne, si sente rassicurato ed esce. Questa condizione è ajñâna. Ajñâna è la causa della schiavitù dell’essere umano. Egli pensa di essere diverso dall’Âtma e, sebbene sia l’Âtma, si inganna pensando di essere il corpo. L’essere umano è legato dalle catene della schiavitù; per liberarsene ci sono due modi: diventare grande, rompere le catene e liberarsi, oppure uscirne diventando molto piccolo. Dire: “Io sono Shiva, io sono Shiva” e diventare molto grandi per rompere le catene è la via di Jñâna. Dicendo: “Io sono il servo di Dio, io sono il servo di Dio” diventate invece molto piccoli e questa è la via della Devozione. Quindi ci sono due vie che portano alla liberazione dell’uomo: quella della Conoscenza e quella della Devozione. La via della Conoscenza è difficile, quella della Devozione è facile. La Devozione è amore totale. Abbiate salda fede nel cuore e colmate la vita d’amore. Non c’è via migliore di questa.

Le difficoltà non sono permanenti
Incarnazioni dell’Amore Divino!
La vita umana che vediamo è piena di sofferenze, di difficoltà e di ogni tipo di dolori. Senza prove e tribolazioni, l’essere umano non può raggiungere una condizione elevata nella vita. Sia gli individui sia le nazioni sono afflitti da molti problemi. Dovremmo comprendere che il piacere è un intervallo tra due dolori. Le difficoltà, in effetti, sono i gradini che ci portano a un piano superiore. Noi otteniamo il risultato solamente dopo aver affrontato le difficoltà. Anche un realizzato arriva a quello stato soltanto dopo aver attraversato molte difficoltà. A che serve un diamante non tagliato? Per quanto puro l’oro possa essere, deve essere posto al fuoco e battuto con un martello per diventare un gioiello. Sopportate tutte le difficoltà tenendo presente che queste sono gradini che vi portano a un livello più alto; solamente così sperimenterete la pace e la felicità. Le difficoltà aumenteranno se continuate sempre a preoccuparvene; quando sorgono, non consideratele come problemi.  I Pândava vissero in incognito per un anno dopo aver trascorso dodici anni in esilio nella foresta. Krishna provava comprensione verso di loro e si informava sempre del loro benessere, non perché non sapesse come vivevano: Egli sapeva tutto, ma tutto questo avveniva allo scopo di portarli a un livello spirituale più alto. Una volta, Dharmarâja andò a fare una passeggiata con Krishna e disse ai fratelli di non seguirlo. A quei tempi era costume che i fratelli minori obbedissero al maggiore. Durante il cammino, egli disse: “Krishna, noi siamo uomini e possiamo sopportare tutte le difficoltà, ma Draupadî soffre troppo, e non vede mai la luce del sole. Io non posso sopportarlo. Gentilmente, dalle consiglio.” Krishna disse: “Non c’è bisogno di questo”, dopodiché staccò una foglia da un albero, vi scrisse qualcosa, la piegò e gliela porse dicendo: “Quando incontrerai delle difficoltà insormontabili, leggi ciò che c’è scritto.” Che cosa c’era scritto? Una volta che i Pândava ebbero un grave problema, Dharmarâja aprì la foglia e lesse: “Queste difficoltà non sono permanenti.”

Generate in voi amicizia con Dio
Le pratiche spirituali, come la ripetizione del Nome di Dio, la meditazione, le austerità, i bhajan ecc., sono sussidiarie. La pratica spirituale fondamentale è l’amore. L’amore deve essere la corrente sotterranea che le alimenta tutte. Una pratica qualunque è sufficiente se avete l’amore. Ci sono nove passi di Devozione: l’ascolto delle storie e della gloria di Dio, il canto delle Sue lodi, la contemplazione del Signore, agire offrendo tutto ai Suoi Piedi di Loto, l’atteggiamento di profondo rispetto verso tutte le forme di vita, l’adorazione rituale, l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio, il sentimento d’amicizia verso Dio e la completa resa a Lui. L’amicizia viene prima della completa resa; quindi acquisite l’amicizia con Dio. Se siete amici di Dio, siete uno con Lui. Sarà allora più facile raggiungere lo stadio successivo della resa totale. Sforzatevi strenuamente di alimentare amicizia con Dio. Egli è il solo amico vero. Il mondo è il libro, il tempo è l’insegnante e Dio è l’amico vero. I vostri amici terreni rimarranno con voi finché avete potere e posizione; nessuno vi parlerà se non li avrete più. Finché avete denaro in tasca, diranno: “Andiamo al cinema, all’albergo”, ma se ne andranno non appena la vostra tasca si vuoterà. Questa è la natura dell’amicizia. Fate di Dio il vostro migliore amico, non esitate. Solamente Dio è l’amico eterno; Egli non vi lascerà mai, né mai vi abbandonerà. Dovreste immergervi in Lui. Tutti sono incarnazioni di Dio con nomi e forme differenti. Il Signore Krishna disse: “Tutti sono scintille di Dio.” Non soltanto gli umani: anche gli insetti e gli altri organismi sono scintille di Dio. Ci sono persone che non credono in Dio. Sono chiamati atei e dicono: “There is no God”, ma prima dicono “There is” e poi dicono “no God”. Dicendo “There is” dicono “c’è”, indicando così l’esistenza di Dio. Gli atei dicono anche “God is nowhere” (Dio non esiste in alcun luogo), ma se attaccate la w al no, leggete “God is now here” (Dio è qui ora), una modifica semplice. Sia gli atei sia i teisti sono creazioni di Dio, per cui sono tutti vicini a Lui. Tutti dovrebbero amarLo.

“Dio è Amore, l’Amore è Dio. Vivete nell’Amore.”

Tutto ciò che fate senza amore è inutile. Meditate su Dio con amore, e comprendete che Dio è in voi e voi siete Dio.

(Al termine del Discorso Divino, Swami canta: “Prema Mudita Manase Kaho…….”).

Kodaikanal, 29 aprile 1997,
Sai Shruti

(Da “Sanâtana Sârathi”, febbraio 2016)

1. Ardhanârîshvara, l’aspetto androgino di Shiva, la cui metà sinistra del corpo viene raffigurata come femminile, quella destra come maschile.

discorsi/1997/19970729.txt · Ultima modifica: 2016/06/10 22:17 da sathyamax