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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20010326

20010326 - 26 marzo

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

CONOSCI TE STESSO

“Né merito, né peccato, né felicità, né dolore,
né luoghi santi, né azione, né gioia, né pena,
non il cibo, non l’atto del mangiare, né colui che ne fruisce.
Io sono sempre auspicale. Io sono Shiva, Io sono Shiva.”

Incarnazioni del Divino Amore!
Fin dall’inizio, i Veda hanno insegnato all’umanità sentimenti d’uguaglianza ed equanimità. Né merito, né peccato. Non sono meritevole, né peccatore. Né piacere, né dolore. Né fuoco sacrificale, né riti. Né i fiori offerti, né l’atto d’adorazione. Allora, chi sono io? Aham bhogyameva, “Io sono Colui che è sempre nella beatitudine”. Non sono il cibo, né colui che ne fruisce. Sono sempre bontà e prosperità. Io sono Shiva.

Voi siete sempre uno con la Natura di Shiva. Non siete né uomini, né animali, né bestie. Siete sempre la Forma di Shiva. Poiché l’uomo non conosce il Mûlâdhâra Tattvam, il Principio Fondamentale della creazione, egli procede tra nomi e forme e fa distinzioni tra esseri umani, animali, uccelli ecc. Non si deve porre fede nel nome e nella forma, che corrispondono a pravritti (il cammino esteriore) e ne rappresentano unicamente le caratteristiche. Dovete invece seguire il sentiero di nivritti (il cammino interiore) e comprendere bene il Mûlâdhâra Tattvam, il Principio Fondamentale.

Tutto è Chaitanya (Divina Consapevolezza Universale, il Potere che da la vita)

(A questo punto Swami materializza un limone – N.d.T.). Ecco un limone: lo chiamiamo così in base alla sua forma e al gusto. Non è, tuttavia, un limone, bensì è una combinazione di cellule; infatti, in ogni singola cellula è presente l’intero limone. Le cellule non hanno inizio né fine e posseggono un potere straordinario. Tale immensa potenzialità è in relazione con âkâsha (lo spazio), il quale è saturo di Chaitanya, la Divina Consapevolezza. Persino il limone è pura Consapevolezza. Anche l’individuo che mangia il limone è una personificazione della Consapevolezza. La parola “Io” dentro di lui è Consapevolezza. Tutto è Chaitanya. Nome e forma sono caratteristiche di pravritti (il sentiero esteriore) e non rappresentano i sentimenti di nivritti (il cammino interiore).

In ogni uomo sono sempre presenti due fattori: “mio” e “io”. Che cos’è mio? Questo fazzoletto è mio, il bicchiere è mio, il corpo è mio, la mente è mia, l’intelletto è mio, la casa è mia, l’auto è mia. Tutto quello che è prakriti, la natura, è “mio”: rappresenta il cammino esteriore e non possiede le qualità di nivritti, la cui parola è “Io”, che mai cambierà in nessun tempo e luogo. L’Io è Piena e Costante Consapevolezza, è una parola immutabile ed è la forma di Chaitanya. Poiché in ogni uomo è presente il principio “Io”, egli è la personificazione della divina Consapevolezza, è la sua forma. Dobbiamo perciò comprendere bene il Mûlâdhâra Tattvam, il Principio Fondamentale presente nell’uomo.

I tre attributi

Tale Principio possiede tre attributi: pravikriti, pârâyanakriti e pariprashna. Il primo significa arrendersi, offrire se stessi. Il secondo è offrire quello che uno ritiene essere “suo”. Il terzo implica una costante indagine, finché l’Âtmatattva (il vero Sé) non sia riconosciuto; “io non sono il corpo, la mente, l’intelletto o qualsiasi altro oggetto manifesto. Non sono quello che viene visto nel mondo materiale”. Quando si riconosce tale Verità, si è realizzato pariprashna. Sin dai tempi più antichi i Veda avevano fatto rilevare l’importanza di questi sentimenti.
Indagate seriamente sulla natura delle cellule. Di che cosa sono fatte? Sono costituite di atomi, che non hanno né principio né fine. Di che sono composti gli atomi e le molecole? Del Divino Potere. Da dove si origina? Esso si basa su âkâsha, lo spazio.

Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie,
che pervadono ogni cosa, Egli permea l’intero universo.

La Divina Consapevolezza è onnipervadente. Ovunque poniamo un oggetto, Chaitanya riempie quello spazio. Com’è lo spazio? È pervaso di Consapevolezza.

Materia e Luce

Se approfondiamo la nostra ricerca, incontriamo due parole. La prima si riferisce alla materia: vishaya (i desideri materiali); la seconda è Velugu (Luce, Radiosità, Splendore). Questo Splendore è chiamato “Io”. La Luce è ovunque, perciò essa è Chaitanya, detta anche Shivam (auspicale). La Luce, che rappresenta la forma di Chaitanya, è Dio Stesso; è denominata Âtma (il Sé, scintilla dell’Essenza Divina che sostiene ogni essere), Paramâtma (il Sé Universale), Paramjyoti (Luce di tutte le luci, Splendore immanente e trascendente).

La Luce è perciò importante, poiché la si trova in ogni uomo ed è l’Io. L’uomo attribuì alla Luce il nome “Io” e, quindi, egli così si chiama. Luce e “Io” non sono separati. L’intera creazione ebbe origine da questo Splendore. È pura illusione ritenere che provenga da altro. Tutto nasce dalla Luce onnipervadente; essa non è prodotta da nessuno, nessuno la fa nascere; è immutabile, spontanea e sorge dalla sua intrinseca luce naturale. I Veda assegnarono il nome “Io” a tale spontaneità di Splendore e questo “Io” permanente si trova dentro di noi.

“Io” e “mio”

Tutto ciò che è in relazione con l’espressione “mio” è illusorio, è mâyâ (l’illusione); “Io” è l’Âtma (il Sé, lo Spirito). L’Io è immutabile. Tutte le cose si fondono nel Mûlâdhâra Tattvam (Principio Fondamentale), che è immutabile. Molta gente a causa di numerosi tipi di illusioni, tendenze e abitudini è indotta in errore e afferma: “È mio padre”, “È mia madre”, “È mio fratello”, “È mia figlia.” Ne derivano, quindi, le diverse relazioni, poiché ci si basa sulla forma. In realtà, è il rapporto con il corpo la causa di tutte le relazioni. Dopo la nascita dite: “Questo bambino è mio.” Chi era quel bambino prima della nascita? Non si sa. Allo stesso modo, dopo esservi sposati, dite: “Questa è mia moglie.” Chi era, però, prima del matrimonio? Sono tutte relazioni che s’incontrano durante il cammino, sono onde che affiorano. Non dovremmo considerarle permanenti, sono solo nuvole passeggere. Cadiamo così in errore pensando che queste nubi transitorie siano le uniche cose importanti.

Nel sonno profondo non siete coscienti del vostro corpo. Nello stato di Samâdhi (stato di perfetta equanimità) non sentite il vostro corpo. Allora chi siete? Siete qualcuno che, nelle condizioni suddette, non è neppure in grado di vedere il proprio corpo. Allora chi pensate di essere? Ci sono molte cose che non vediamo, e molte che sono viste. Qual è l’autentica Jñâna (Saggezza)? Voi credete che sia Verità quello che vedete, ma non è così: è la Verità interiore, che si irradia davanti a voi come riflesso, reazione e risonanza.

Il Vero Principio Eterno

Nulla è vostro, solo Voi siete (l’Io, l’Âtma, il Sé). Nessuno lo può creare e nessuno lo può negare. L’Io è il vero ed eterno Principio privo di attributi, antico, eterno, puro, immacolato, immortale e libero da legami. Esso è il Principio di Îshvara presente in ogni individuo come “Io”. Tutti sono incarnazioni del Paramâtma. Basandosi su ciò i Veda dichiarano: Îshvarâ sarvabhûtânam, “Dio risiede in tutti gli esseri”. In tutti gli esseri viventi è, quindi, presente il Principio Divino.
Un pandit vedico stava ripetendo alcuni versi della grammatica di Pânini. Âdi Shankara gli andò vicino e l’ammonì di concentrarsi sul nome di Govinda:

“Canta il Nome di Govinda, canta il Nome di Govinda, o stolto!
Quando l’ora della morte si avvicina,
le regole di grammatica non ti proteggeranno.”

Nomi per identificare il corpo

Nella vita quotidiana assegniamo alle persone nomi diversi, che servono ad identificare il corpo fisico. Se voi dite soltanto: “ehi ragazzo!” – Chi mai verrà? Ma se voi chiamate: “Ehi, Rama!” Risponderà il ragazzo di nome Rama. E’ solo per identificare i corpi fisici che vengono assegnati i nomi; essi non nascono, sono solo imposti. Perché furono dati? Per identificare il corpo che è nato. In ogni caso, persino il corpo che è nato, non è vostro. Vi ingannate pensando: “Questo è mio”. Continuando ad affermare e ripetere tale concetto, siete caduti nell’illusione della coscienza corporea.
Se penso che il fazzoletto, il microfono, il bicchiere “è mio”, significa che io sono separato, e ciò che è “mio” è pure distinto da me. Allora, chi sono Io? Per riconoscerlo il Vedânta ha fornito numerosi insegnamenti. Le cellule costituiscono la base di tutto.

Âdi Shakti (il Divino Potere primordiale, l’Energia che permea il mondo fisico della materia) è in ogni cellula. La base di Âdi Shakti è âkâsha, lo spazio. La base dello spazio è Chaitanya (Consapevolezza). Tale Consapevolezza è immanente in tutto e non esiste luogo privo di Consapevolezza. Dove si trova il corpo durante il sonno? Non lo sappiamo. Il corpo non vi appartiene, al punto che ve ne dimenticate. Se fosse vostro, come potreste dimenticarlo? È vostro solo in senso relativo.
Questi oggetti (fazzoletto, bicchiere, microfono ecc.) sono “vostri”, ma non sono “voi”. Se comprendete questi due concetti di “Io” e “mio”, capirete tutto della Creazione Divina. Tutto ciò che è “mio” è distinto ed esterno a me, come pure le azioni esteriori e gli oggetti fisici. Voi siete invece al di là di tutti tre. L’Io è sempre immutabile. Ecco perché i Veda dichiarano Aham Brahmasmi, “Io sono Brahman”. Non asseriscono: Brahma è mio, bensì Io sono Brahman. Pertanto si deve compiere ogni sforzo per riconoscere il Principio dell’Io.

Tutto è Uno

Incarnazioni del Divino Amore!
A causa della distinzione di “Io” e “mio” si crea una gran confusione nelle relazioni e non riusciamo a comprendere la natura della molecola e dell’atomo. Questo limone è un agglomerato di atomi, non è un limone per sé. Per nostra convenienza soltanto e per il suo utilizzo, l’abbiamo chiamato limone. Nel mondo si impongono nomi per convenienza, non certo allo scopo di comprendere la Verità o conoscere Jñâna (la Saggezza). Che cos’è la Saggezza?

Advaita darshanam jñânam
Percezione dell’Uno senza secondo è Suprema Saggezza.

Non c’è il “due”, solo l’Uno esiste.

Ekam evâdvitîyam brahma
Brahma è l’Uno, senza secondo.

Ciò che insegna tale unicità è vero insegnamento.

Questo è un corpo; il sangue lo percorre ovunque, ma per quanto tempo? È vivo solo per un certo periodo, poi la vita l’abbandona. Restano le cellule e gli atomi, e quest’ultimi fanno ritorno agli atomi. Allora è di suprema importanza sforzarsi di comprendere il Principio di Mûlâdhâra tattvam (il Sostegno Fondamentale, la base su cui si regge la creazione).
L’acqua è necessaria; ecco dell’acqua. Qual è la base per l’esistenza dell’acqua? Quando l’idrogeno e l’ossigeno si combinano si ottiene l’acqua. Possiamo forse bere idrogeno ed ossigeno separati? Dalla loro combinazione si forma l’acqua e noi possiamo berla. Per nostra convenienza la chiamiamo così, ma a un esame attento l’idrogeno e l’ossigeno sono completamente diversi dall’acqua. Per utilità pratica ed a causa di tutti i mutamenti, ragioniamo in termini di distinzioni, ma tutta la varietà esistente è semplicemente mithyâ (realtà relativa). Cos’è mithyâ? Essa non è né Verità né non Verità, ma l’apparire del non esistente quale reale. Tali apparenze sono temporanee e transitorie e cambiano di forma nel corso del tempo. La Verità è unica e immutabile.

Trikâlâbâdhyam satyam
Verità è solo ciò che rimane immutabile nel passato, presente e futuro.

Oggi l’uomo, vittima di tante illusioni, adotta molti metodi malvagi per ottenere potere e denaro, ma quanto tempo durano? Essi vanno e vengono, sono solo apparenti e non duraturi.

Ma kuru dhana jana yauvana garvam
Non siate orgogliosi della vostra ricchezza, progenie e giovinezza.

Santificate la vostra vita nel Dharma

Che cos’è tutto quest’orgoglio? Quanto durerà la giovinezza? Mentre siete immersi nell’orgoglio, la gioventù se ne va. Attratti da cose materiali, costruite relazioni e rincorrete desideri, sprecando così la vostra vita.

Siete nati per adempiere lo scopo della vita. Il corpo è dato come strumento per agire nel Dharma (Rettitudine). Perché questa nascita? Perché questo corpo? Agendo per mezzo del corpo, dobbiamo riconoscere il Dharma nelle azioni. Riconoscere il Dharma è il segreto della vita. Qual è il vostro Dharma? È Dharma tutto ciò che vi fa piacere? Proprio per niente. Sono solo illusioni, sono soltanto proiezioni. La vostra coscienza è il vostro vero Dharma.. Esso è sempre davanti a voi come riflesso; ma voi ignorate il riflesso della vostra coscienza e, ponendo fede nelle ombre di mâyâ (l’illusione), diventate sue vittime. Voi vedete il vostro riflesso nello specchio; ma è reale quell’immagine? No, non è vera; è infatti soggetta a inversione laterale: l’occhio o la mano destri sono visti come sinistri. Come possono tali immagini essere vere?

È il riflesso della realtà interiore che dovrebbe essere preso come base. Quando voi avrete afferrato il Principio Fondamentale, Mûlâdhâra tattvam, tutte le utopie, le code futili e le illusioni svaniranno. Dalla nascita alla morte l’uomo dimentica il suo vero Principio e sperimenta ansietà, preoccupazioni e agitazioni mentali, venendo meno allo scopo della sua vita. Il Dharma del corpo è realizzare la Verità del Principio interiore e alla fine raggiungerlo.

Nascere, crescere, mangiare, soffermarsi in attività materiali e morire non è il proposito della vostra nascita. Sperimentare una vita di Verità è vera vita.

Difficoltà sempre maggiori

Le illusioni sono in forte aumento; gli anni passano, ma l’uomo rimane lì dov’era, senza fare alcun progresso. Oggi è Capodanno; il nome di questo Nuovo Anno è Vrisha. Molta gente attende di conoscere gli eventi che avverranno; gli anni passano, ma questa ansia rimane. Ciò che deve accadere, accadrà.
Continuate a fare quello che dovete fare e tenete la mente concentrata sulla vostra origine, Mûlâdhâra. Se la trascurate, tutti gli sforzi saranno vani. Col trascorrere degli anni le difficoltà sono in aumento. Non si dovrebbero dire cose sgradevoli, ma Io non posso evitare di farlo. Nel presente anno si dovranno affrontare molte più difficoltà che nell’anno scorso, ce ne saranno assai di più ed i problemi non avranno limiti. Le agitazioni ed i disordini politici saranno sempre più numerosi e causeranno gravi ripercussioni. I terremoti sono in forte aumento e continueranno ad aumentare ulteriormente. Quale ne è la causa?
Ciò è da imputare alle azioni sbagliate compiute dall’uomo. Gli avvenimenti del mondo, buoni o cattivi, sono la conseguenza delle attività umane. C’è conflitto persino fra fratelli, e nel campo politico i valori umani sono stati disdegnati. Ciò non accade soltanto in un Paese, ma in tutto il globo.
Vrisha è il nome dell’Anno Nuovo; esso significa “Festa”. In Kerala è conosciuto come Vishu. Ci sono numerosi nomi attribuiti agli anni: Prabhava, Vibhava, Shukla, Pramodûta, Prajâtpati, Angirasa, Shrîmukha, Bhava, Yuva, Dâthu ecc…, ma non esiste un altro nome per definire il presente anno; Vrisha, col suo significato di festa, è in ogni modo un nome inadeguato.

Nessun pericolo per i buoni

Molti dei nostri riflessi ci fanno paura. Il riflesso, la reazione, la risonanza delle nostre azioni ci spaventano, tuttavia, nessuno può predire cosa accadrà, quando e dove. Una cosa è certa: i buoni non riceveranno sofferenze e nessun pericolo li potrà colpire. Pertanto, come prima cosa, dovete contemplare Dio e pregarLo di conferirvi ciò che non è in voi.

In Gujarat vive un ardente devoto, di nome Patel. È un uomo d’affari ricco, con moglie, figli e ogni comodità a sua disposizione. Un giorno andò a Londra per affari e ritornò accompagnato da un socio, che ospitò a casa sua. Fatto il bagno, si ritirò come ogni giorno nella stanza della Pûjâ per l’adorazione. Il suo amico gli chiese: “Patel, tu hai ricevuto tutto quello che uno potrebbe desiderare dalla vita. Allora per cosa preghi Dio?”

Patel replicò: “Non venero Dio per ottenere ricchezza e prosperità. Ciò che mi manca è la Pace, che solo Lui può conferire. Gli chiedo solo Pace e Beatitudine, essendo Egli l’Incarnazione della Beatitudine e della Pace Suprema.” Questa è vera devozione.

Pregate Dio

Perché dovreste pregare Dio? Per ottenere ciò che non si trova in voi, ma che solo Lui possiede. Voi non avete la Beatitudine, perciò pregate Dio per riceverla da Lui. La Beatitudine si trova solo in Dio. Felicità è unione con Dio, solo con Lui. PregateLo per ricevere da Lui Pace e Beatitudine. Per quanti tentativi si compiano, non riuscirete a ottenere pace dal mondo esteriore.
Se chiedete ai devoti stranieri: “Cosa vuoi?”, tutti affermano: “Io voglio la pace.” Continuo a ripetere loro: “Tu sei l’Incarnazione della Pace, tu sei la Pace stessa; la Pace a cui aspiri, è dentro di te. Quello che ottieni dal mondo esterno sono solo pezzi, frammenti.” Voi siete Verità, Pace, Amore, Non violenza; in realtà voi siete Dio. Se nutrite questa ferma convinzione, non ci sarà per voi alcuna possibilità di dolore; sarete sempre colmi di gioia. Non pensate che Dio sia separato da voi. Abbiate fede salda in “Io sono Dio”. Alimentate questa fede. Se invece pensate che Dio sia separato da voi, diventerete dei servitori.

La devozione di Hanuman

Una volta, il Signore Râma chiese a Hanuman: “In quale modo Mi contempli?” Hanuman replicò: “A livello fisico Tu sei l’oggetto e io il riflesso. A livello mentale sono la Tua scintilla. A livello atmico Tu e io siamo uno.” Compiaciuto della risposta, il Signore Râma gli regalò una collana di perle (quella che Sîtâ aveva ricevuto dal padre, il re Janaka, in occasione del suo matrimonio – N.d.T.). Hanuman prese in mano la preziosa collana e cominciò a rimuovere le perle una a una, tenendole vicino all’orecchio per qualche istante. Poi, dopo averle morsicate una a una, le gettò via. Sîtâ fu sorpresa nel vedere Hanuman comportarsi così e pensò che non avesse ancora abbandonato i suoi tratti scimmieschi.
Râma invece conosceva l’intenzione celata dietro l’azione di Hanuman, ma per far in modo che Sîtâ ben comprendesse, chiese: “Hanuman, perché mordi e getti via queste perle così preziose?” “Swami, esaminavo se nelle perle si potesse udire il Tuo Nome, ma, poiché non riesco a sentirLo, le butto via. La perla non è certo meglio di una pietra se non ha in sé il Nome di Râma. Io voglio solo Te.”
Udendo questa affermazione, Râma gli offrì Se Stesso, abbracciandolo. Da allora Râma si trova sempre dove c’è Hanuman e viceversa. Hanuman aveva compreso l’unità dell’individuo con Dio e, grazie a ciò, era sempre in uno stato di beatitudine. Ad Hanuman vengono dati diversi appellativi come Shântudu, Gunavantudu, Balavantudu (colmo di pace, di virtù e di forza). Egli acquisì la sua forza dal Nome Divino del Signore Râma.

Purezza di mente

Molta gente confina il Nome Divino alle sole labbra. Hanuman pronunciava il Nome di Râma con le labbra, facendolo scendere giù sino all’ombelico, e da qui lo riportava su. Ecco un vero segno di devozione. Anche se mettete delle cose prive di valore in un vaso d’oro tempestato di diamanti, perle, smeraldi e rubini, esse non acquisteranno comunque alcun valore. Se versate del veleno, esso rimarrà veleno in ogni caso. Se in un vaso d’ottone versate dell’acqua o il nettare divino, essi non perderanno la loro fragranza, la loro dolcezza e il loro profumo.

Si afferma infatti: “Purezza di citta, mente o volontà, è Verità.” Per quale motivo pensiamo a Dio? Pensiamo a Lui per ottenere la purezza della mente. Il canto del Nome Divino dovrebbe provenire dal cuore, non dalle labbra. Se Lo cantiamo con tutto il cuore, sarà dolce. Non ha importanza quale Nome si canti, dovreste ripeterLo con spirito di arresa e offrirLo a Dio. La carità è la cosa più importante. Offrire a Dio è carità. Non c’è bisogno di fare la carità ad altri; essi la prendono, se ne vanno, ma per farne quale uso?

La preghiera deve essere personale

Alcuni danno del denaro al prete e gli chiedono di eseguire una Pûjâ (atti di adorazione) per loro conto. Il merito andrà al prete. La vostra fame sarà soddisfatta se qualcun altro mangia per conto vostro? Pertanto come potrete trarre beneficio dall’adorazione eseguita dal prete? Dovete essere voi a pregare per voi stessi e per ottenere la Pace. L’atto di adorazione deve essere compiuto personalmente.

Il corpo è impermanente, ma abbiatene cura

Ci sono molti segreti nella Divinità, ma nessuno è in grado di comprenderli. Il Principio Fondamentale afferma: “Voi siete Dio”, ma, pensando invece di essere il corpo, incorrete in un grosso errore.

Raggiunto questo mondo transitorio e pieno di sofferenze, contempla Me (Dio).

“Il corpo è un ricettacolo di sudiciume, incline alla malattia
che non può attraversare l’oceano delle nascite e delle morti.
O mente, non essere affetta dall’illusione che il corpo sia permanente.
Prendi invece rifugio nei Divini Piedi di loto.”

Arrendetevi ai Piedi di loto di Dio; ecco che cosa dovete fare! Vivete una vita di Verità. Evitate le malattie e i problemi; non c’è niente di sbagliato nel chiedere questo. Con un corpo in buona salute potete svolgere un lavoro sano. Un corpo sano avrà una mente sana. Pertanto prendetevi buona cura del corpo e di conseguenza anche la mente progredirà. Diventerà una mente santa, pura, stabile e priva di egoismo.

Pregate per la felicità di tutti

Contemplate sempre il Principio Atmico, che è privo di ego, puro, eterno. Voi siete membri della società, il vostro benessere dipende dal benessere sociale; dovete quindi aspirare alla prosperità di tutti.

Possano tutti i mondi essere felici!

C’è chi pensa solo alla propria felicità e prosperità; tali sentimenti sono meschini e devono essere rimossi. Eliminate la ristrettezza mentale, coltivate ampi sentimenti di equanimità e sperimenterete la Beatitudine.

I nomi assegnati agli anni

Incarnazioni del Divino Amore!
Oggi è l’inizio di un nuovo anno, o almeno così si pensa. Secondo il calendario indiano i nomi degli anni seguono un ciclo ricorrente di 60 anni: Prabhava, Vibava, Shukla, Pramodûta, Prajâpati, Angirasa, Shrîmukha, Bhava, Yuva, Dâthu, Îshvara, Bahudhânya, Pramâdi, Vikrama, Vrisha, Shubhanu, Dhârana, Pârtiva, Sarvadhari, Virodhi, Vikriti ecc. I nomi assegnati agli anni sono quelli dei figli di Nârada, che quest’ultimo ebbe quando si trasformò in Nâradi (forma femminile). Poiché desiderò che i nomi dei suoi figli rimanessero in eterno, agli anni vennero attribuiti questi nomi. Nârada amava ardentemente la forma di Vishnu e ne ripeteva continuamente il Nome. Ovunque andasse cantava costantemente il dolce Nome del Signore.

L’anno nuovo si chiama Vrisha, il quale significa che porta con sé anche del bene. Dobbiamo, quindi, sviluppare la bontà, avere sentimenti sacri e condurre una vita proficua, colma di beatitudine. Celebriamo l’anno nuovo, santificando così la nostra vita.

Retta condotta

Incarnazioni del Divino Amore! Studenti!
Il Capodanno non viene celebrato unicamente per assaporare piatti prelibati. L’importante non è il cibo o la festa, bensì la vostra condotta. Il buono e il cattivo del mondo dipendono dal vostro comportamento, che, a sua volta, dipende dai vostri pensieri. Sviluppate quindi pensieri ed intenzioni buone. Solo allora potrete condurre una vita di Verità. Siate di esempio al vostro prossimo, date loro felicità, non adiratevi mai; mostrate loro compassione, parlate amabilmente. Allora i loro cuori sbocceranno. Tutto ciò è possibile solo se amate Dio. Amate Dio e ripetete il Suo Nome con tutto il cuore.

(Sai Baba ha quindi concluso il Discorso con i bhajan: “Hari Bhajana Binâ” e “Prema Muditâ Manase Kaho”).

Prashânti Nilayam, 26 Marzo 2001,
Sai Kulwant Hall
Ugâdi Sandesh (Capodanno Indiano)

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