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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20010705

20010705 - 05 luglio

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Noi siamo Uno

“Colui che coltiva Amore nel campo del suo cuore
è un vero cristiano, un vero sikh,
un vero indù, un vero mussulmano.
In realtà, egli è un autentico essere umano e vero guru.”

Il potere dei cinque elementi

Dio pervade ogni cosa e risiede in tutti gli esseri viventi. Analogamente i cinque elementi, che non sono altro che manifestazioni divine, sono onnipervadenti e onnipotenti. Il mondo intero è pervaso dai cinque elementi, delimitato dagli stessi e funzionante grazie a essi. Non potrebbe funzionare se anche uno solo degli elementi fosse assente.
I cinque elementi sono nell’uomo i suoi cinque princìpi vitali, ma egli non ne capisce l’immenso potere. È, tuttavia, indispensabile che l’uomo conosca il significato degli elementi. Davvero benedetto e meritevole è colui che ne comprende l’importanza e opera di conseguenza; infatti, egli raggiunge così gli obiettivi della vita umana, vale a dire i purushârtha. È sacro dovere d’ogni uomo riconoscere l’importanza dei cinque elementi, poiché essi sono la causa del piacere e del dolore, del buono e del cattivo; possono conferire felicità o sofferenza, secondo l’uso che l’uomo ne fa. I loro nomi e forme possono sembrare semplici, ma essi sono assai potenti.
Dopo essere nato, l’uomo vive per alcuni anni e, alla fine, abbandona il corpo. I cinque elementi sono responsabili della nascita, della crescita e della morte. Essi sono presenti nell’uomo dalla testa ai piedi e sono distribuiti nel microcosmo come nel macrocosmo. È pertanto imperativo che l’uomo conosca il segreto di tali elementi.

Controllo della vista

Avendo ben compreso il significato dei cinque elementi, il Buddha si sforzò intensamente di conseguirne il controllo.
Si dice:

Buddham sharanam gachhâmi,
sangham sharanam gachhâmi
“Prendo rifugio nell’intelletto illuminato,
prendo rifugio nella società.”

Egli usò il Suo intelletto a favore della comunità, e, dopo aver compreso questa Verità, la condivise con la società. Per prima cosa Egli esercitò il controllo della vista. Tra i cinque organi di percezione, gli occhi sono dotati di potere immenso; infatti, quattro milioni di raggi di luce vi risplendono, ma essi vengono sprecati in molti modi. Oggi l’uomo fa un cattivo uso dei sensi e, come conseguenza, il suo corpo diventa ogni giorno più debole.
La durata della vita si accorcia a causa di una vista impura e dall’indugiare in piaceri sensuali; centinaia di migliaia di raggi luminosi negli occhi vengono distrutti ogni volta che si ha una cattiva visione; ecco perché si sviluppano le malattie degli occhi e viene a mancare la vista. Oggi molta gente deve subire l’operazione della cataratta e prendere farmaci per correggere la vista. I medici asseriscono che i difetti degli occhi sono una conseguenza della cataratta, ma, di fatto, essi sono il risultato di una visione impura, poiché i suoi effetti negativi si ripercuotono sulla vista e ne riducono il potere in numerosi modi. Occorre pertanto esercitare il controllo sulla vista.
Qualunque sia la disciplina spirituale intrapresa, non ne trarrete alcun beneficio se non possedete il controllo della vostra vista. Tutte le pratiche di preghiera, penitenza e meditazione vengono fatte solo per avere una soddisfazione temporanea. Tutto ciò non serve a proteggere la vista. In verità, srishti, l’intera creazione, si basa su drishti, la visione. La vostra visione soltanto è la vostra creazione; i vostri occhi sono in realtà le vere Shâstra, i testi sacri. Pertanto l’abuso della vista distrugge tutti i poteri presenti in voi.

Controllo della lingua

Oltre al controllo della vista è necessario esercitare quello della lingua. Ci sono 300.000 papille gustative sulla lingua; poiché l’uomo asseconda il gusto, assaporando numerose prelibatezze e sperimentando così queste delizie, perde tutte le abilità della lingua. Non solo, ma egli usa la lingua per pronunciare parole sgradevoli e offende i sentimenti altrui. Ferisce i loro cuori usando espressioni dure. Pertanto, la durata della sua vita viene ulteriormente ridotta dall’uso improprio della lingua.
Anche tutti gli altri sensi perdono il loro potere essendo così mal utilizzati, e concorrono a far perdere la vita. L’uomo deve innanzitutto tenere sotto controllo gli occhi e la lingua. Quando questi due organi sono controllati, un nuovo potere sorgerà in lui. Il potere non ottenuto in anni di penitenza, si raggiunge con un impiego sacro della vista, della parola e del gusto. S’incorre in un grave errore allorché si utilizzano certe parole nella vita di tutti i giorni, pensando: “Tanto sono solo semplici parole.” Intanto, però, vi rovinate.

Controllo della parola

“O lingua, che conosci il gusto e ami la dolcezza!
Esprimi la verità in modo gradevole.
Canta i Nomi Divini di Govinda, Mâdhava e Dâmodara incessantemente.
Questo è il tuo più importante dovere.”

O lingua, che conosci il gusto, che possiedi tutti i poteri! Dolce lingua, devi prima capire e poi parlare!
Non sapete comprendere che la parola ferisce il cuore della persona davanti a voi. Chi vi è di fronte, non è uno che vi sta davanti, perché voi siete in tutti. Gli altri, di fatto, non sono “altri”, ma il vostro stesso Sé, perché, anche se i corpi sono diversi, il medesimo Principio Atmico è presente in tutti. Colui che provoca dolore e colui che soffre sono uno e lo stesso.
Perciò non parlate mai in modo da far male ad altri. Ecco perché vi dico spesso di parlare meno; ma voi non prendete sul serio le Mie parole e siete incapaci di capire quanto questi effetti v’indeboliranno in futuro, e a quali rischi andrete incontro parlando troppo.

Controllo dei sensi

Non guardate il male, ma vedete solo il bene. Solo allora i vostri occhi otterranno il sacro potere, grazie al quale saranno in grado di visualizzare la Divina Forma Cosmica. Le pratiche spirituali faranno grandi progressi se i sensi sono tenuti strettamente sotto controllo. Non tenendo in debito conto il grande potere dei sensi, e utilizzandoli a sproposito, l’uomo vive nell’illusione di poter raggiungere importanti risultati, intraprendendo diverse discipline che sono solo di natura fisica e mondana. In realtà, queste sono solo cattive abitudini, da cui non ricaverà alcun risultato.
Per prima cosa dovete mantenere il controllo dei sensi: shabda (udito), sparsha (tatto), rûpa (vista), rasa (gusto), gandha (olfatto). Non ascoltate mai nulla di cattivo. Se si presenta una tale situazione, allontanatevi immediatamente dal luogo in cui ciò avviene. Non ascoltate il male, non guardate il male, e non dite il male. Fate ogni sforzo per sfuggire al male; solo allora la forza della disciplina spirituale crescerà in voi sempre più.
Per qual motivo gli antichi saggi e veggenti trascorrevano gli anni della loro vita in solitudine nelle foreste? Solo per controllare i sensi. La vera disciplina spirituale consiste nel controllare i propri sensi; senza tale controllo, tutte le pratiche spirituali si dimostrano perfettamente inutili. Invece di impiegare la lingua per pronunciare male parole, perché non cantate i Nomi Divini di Râma, Krishna e Govinda? State accumulando molti peccati a causa del cattivo uso dei sensi. I peccati così ammucchiati non sono visibili agli occhi, ma è certo che vi faranno soffrire.   “Ciò che è invisibile ti porterà a consumare il frutto delle tue azioni.
Comprendi, o uomo, questo segreto del karma!”

Quello che non vedete, quello soltanto vi farà sperimentare i risultati delle vostre azioni.

Incarnazioni dell’Amore!
I sensi sono per l’uomo come i princìpi vitali. Quando li avrete imbrigliati, anche i vostri soffi vitali seguiranno il sacro sentiero. Se volete vivere una vita serena e colma di pace, dovete controllare i sensi.
Non dovete solo evitare chiacchiere disdicevoli o pettegolezzi, ma anche parlare meno. Le vostre conversazioni devono essere brevi e dolci. Nella parola è contenuta molta santità.
Saggi come Vâlmîki e Vyâsa, e grandi devoti come Potana, composero sacri testi e santificarono le loro vite. Emulate i loro ideali e rendete esemplari le vostre vite. Leggete i sacri testi che queste anime nobili composero. Oggi la gente legge libri che inquinano la mente: questa è una pessima abitudine. Nel leggere, nello scrivere, nel guardare o nel parlare ci deve essere solo il bene. Non commettete nessun errore volontariamente.

La Divinità nell’Umanità

Grazie all’uso appropriato dei vostri sensi, potrete ottenere esperienza della Divinità nell’umanità. Potrete visualizzare le manifestazioni divine, e diventare voi stessi divini, solo se impiegherete i sensi in modo sacro. L’uomo, inconsapevole del suo potenziale divino, sminuisce se stesso e conduce una vita illusoria. Egli pensa che esista un potere superiore a lui e si sforza di raggiungerlo; ma, in realtà, non esiste alcun potere che gli sia superiore.

“La Verità è una, ma i Saggi la indicano con nomi diversi.”

C’è solo l’Uno, non esiste il secondo. È un segno d’ignoranza pensare che ci sia qualcosa di diverso da voi e andarne alla ricerca. La molteplicità deriva solo dalla vostra immaginazione.

“Io sono Uno, diverrò i molti.”

Comprenderete questa Verità, quando avrete il controllo dei vostri sensi.

Molta gente pensa che sarà felice il giorno in cui vedrà soddisfatti i propri desideri. La felicità non arriva con la soddisfazione dei desideri, ma con il loro controllo. Chi controlla i propri desideri, gioisce della vera felicità; chi cerca di soddisfarli, è sconfitto da un’enorme inquietudine. Che cosa sono i desideri? Sono tutti in relazione al mondo, sono gli obiettivi di pravritti (il cammino esteriore). Non c’è felicità in pravritti. Ritenere che vi si possa trovare la felicità, vi fa allontanare da nivritti (il cammino interiore).

Le pratiche del Buddha

Incarnazioni dell’Amore!
L’Amore è vita per ogni cosa. Per raggiungere tale stato d’Amore, dovete fare uso dei sensi in modo corretto. Pertanto:

“Non vedete il male, vedete il bene.”

Dovete vedere ciò che è buono, non ciò che è cattivo; parlare bene, non male. Il Buddha parlò di samyak drishti (visione pura). Samyak drishti: sviluppate una visione pura.
Il Buddha incontrò molte anime nobili, studiò i sacri testi e intraprese varie discipline. Egli capì, in seguito a tali esperienze, che quelle strade si riferivano a pravritti (sentiero esteriore). Alla fine comprese che la felicità si trova unicamente nell’uso appropriato dei cinque sensi. Smise quindi di leggere testi sacri, non andò più in cerca di saggi e non ascoltò più i loro insegnamenti. “Santificherò i cinque elementi che Dio mi ha donato; quale altra pratica spirituale potrei fare altrimenti? Questo corpo è deperibile, perituro, impermanente; ciò che si compie mediante il corpo è pure destinato a svanire. Si raggiunge la vera ed eterna beatitudine solo quando la disciplina è praticata con sentimenti puri e immutabili.” Buddha cominciò allora a esercitare il controllo dei sensi. Solo allora la Sua beatitudine aumentò di giorno in giorno. L’esperienza dell’infinita beatitudine era tale che non riuscì a trattenerla per Se stesso. Allora abbracciò Suo cugino Ânanda, che gli stava accanto, dicendogli: “Ânanda, ho raggiunto lo stato del Nirvâna e non posso contenere la beatitudine solo per Me; sono pronto a lasciare queste spoglie mortali.” Ânanda cominciò a piangere. Buddha gli disse: “O sciocco! Invece di sperimentare lo stato di beatitudine, perché sei addolorato se Io lo conseguo? Tutto ciò è soltanto una perversione di pravritti.” Voi cercate felicità effimere in cose mondane, mentre Buddha si sforzò di raggiungere la beatitudine nel regno spirituale, quella vera, eterna e duratura. Quella è l’immortalità, ma voi la allontanate.

Espiare i peccati

Continuate a commettere errori e pregate poi per il perdono. A dire il vero, non si dovrebbe mai chiedere perdono per le manchevolezze commesse; si dovrebbe invece essere pronti a subirne la punizione. Solo così potrete liberarvi dei vostri difetti.
Se un individuo commette un crimine grave, viene messo in prigione ed è rilasciato solo dopo aver scontato la pena per il periodo prescritto. Analogamente, sarete liberati nel momento in cui i vostri errori saranno scontati. Se volete la redenzione, dovete essere pronti ad affrontare le conseguenze dei vostri errori. Dovete esercitare il controllo sui sensi, ed essere certi di non ripetere più gli stessi errori. Essi non devono più contaminare i vostri sensi. Si compie una tale quantità di peccati pensando che non siano tali, ma che facciano parte della propria natura. Non è vero, non è vero!

Vincere il desiderio

Per capire le parole sacre, si leggono i Veda, i Purâna, le Shâstra; più si ripetono i Veda, più si ottiene beatitudine.
Anche Buddha, che era dapprima critico verso i Veda, desiderò ottenerne la saggezza e ripeté quanto in essi contenuto. Shankarâchârya pensò dapprima che Buddha fosse avverso ai Veda, ma poi si ricredette e affermò: “Buddha non è contrario; siamo invece noi che, per ignoranza, siamo in contraddizione con i Veda.”
(Swami canta dei versi in sanscrito indicando cinque diversi nomi di Cupido, il dio dell’amore – N.d.T.).
Quale grandezza possiede chi vince tale desiderio! Chi riesce a superarlo? Solo il Buddha vi riuscì e conquistò il desiderio, cosa impossibile per chiunque. Non è necessario praticare alcuna disciplina particolare per conquistare il desiderio; infatti, nel momento in cui comprenderete il suo intimo significato, esso non vi creerà alcun problema, né eserciterà più pressioni su di voi.
Oggi l’uomo è disposto ad abbassarsi a qualsiasi livello per il denaro; pretende di essere un gran devoto del Signore, ma cerca di imbrogliare il prossimo. È questo il comportamento che deve tenere? No, egli deve conquistare il desiderio e controllare i sensi.

Studenti!
Voi siete giovani e avete l’età giusta per esercitare il controllo dei sensi e utilizzarli in modo sacro. Una volta riconosciuto il giusto sentiero, non lo abbandonerete più. Potrete comprendere gli insegnamenti dei Veda solo se coltivate buone qualità; potrete coltivare buone qualità solo se seguite le pratiche spirituali. È possibile che incontriate alcuni ostacoli lungo il cammino, ma non abbandonatelo mai.

Guru Pûrnimâ

Oggi celebriamo il Guru Pûrnimâ. Pûrnimâ significa giorno di luna piena. È il Pûrnimâ del Guru. Chi è un vero guru? I guru moderni sussurrano un mantra all’orecchio del discepolo e allungano la mano per ricevere denaro. Questa gente non è idonea a essere chiamata guru.

“Colui che non ha attributi né forma è un vero Guru.”

Innanzitutto dovete capire che chi è privo di forma e di attributi è il Guru; in altre parole l’assenza di attributi è la natura del Guru. Poiché è difficile trovare simili Maestri, considerate Dio come vostro Guru. Shankara dichiara:

“Il Guru è Brahmâ, il Guru è Vishnu, il Guru è Maheshvara.
Il Guru è il Signore Supremo; a Lui m’inchino.”

Considerate il Maestro come il vostro tutto. Egli solo è Vishnu, Egli è Brahmâ, è tutto.

Nel mondo ogni cosa è una manifestazione della Divinità:

“In verità, tutto questo è Brahman.”

Tutti sono incarnazioni della Divinità; infatti, quello che vedete non è altro che la Sua Divina Forma Cosmica.

“L’Essere Supremo ha mille teste, mille occhi e mille piedi.”

Ciò significa che tutte le teste, i piedi e gli occhi che vedete nel mondo appartengono a Dio. Quando questa asserzione vedica venne espressa, la popolazione del mondo intero consisteva soltanto di alcune migliaia di persone, mentre ora ne annovera alcuni miliardi. A quei tempi la gente considerava tutte le creature come forme divine; ogniqualvolta si rivolgesse il saluto a qualcuno, si usava la formula:

“Dio risiede in tutti gli esseri.”

“Il saluto reverenziale rivolto a tutti gli esseri raggiunge il Signore Supremo.”

A chiunque si rivolga il saluto, esso raggiunge Keshava (il Signore Supremo, di cui un solo capello rappresenta Brahmâ, Vishnu e Shiva - N.d.T.). Non importa a chi porgiamo il saluto: è Dio Stesso che lo riceve. Perché?

“Dio è il Residente di tutti gli esseri.
L’intero universo è pervaso da Dio.”

La Divinità non è limitata a un luogo particolare; Dio non è solo qui o solo là.

“Qui, là, ovunque si guardi, soltanto l’Âtma è presente.”

Egli è ovunque. C’è solo Uno nel cuore, c’è una sola Essenza Divina presente in tutti. Voi vedete differenze a causa dell’illusione, ma la Divinità è Una e soltanto Una.

Tutto è Divino.

Effetti delle cattive compagnie

È dovere di un guru diffondere simili princìpi d’unità. Oggi ci sono numerosi buoni discepoli, ma è molto difficile trovare un vero Maestro. Ci sono molti ragazzi buoni tra i nostri studenti; tuttavia, anche se ce n’è solo uno o due cattivi, tutti quanti otterranno risultati negativi e dovranno subirne le conseguenze.
Ecco un piccolo esempio. Di notte, quando dormite, venite punti da una o due zanzare. Il mattino successivo spruzzate un insetticida e uccidete tutte le zanzare, anche se solo alcune vi hanno punto. Analogamente, Dio punisce coloro che si associano a cattive compagnie. Ecco il motivo per cui Shankara afferma:

“Rifuggi le cattive compagnie,
unisciti a buone compagnie,
compi azioni meritorie giorno e notte.”

Come prima cosa dovete allontanarvi e abbandonare le persone malvagie; allora il vostro cuore diverrà sacro.

Controllo dell’ira

Se si sviluppano in voi cattive qualità come l’ira e la gelosia, non lasciate che esse vi dominino; tenetele sotto controllo. Ripetete a voi stessi: “L’ira è una cattiva qualità, m’indurrà a compiere azioni riprovevoli e alla fine mi porterà alla rovina.” Se siete adirati, sedetevi tranquillamente, bevete dell’acqua fredda e cantate il Nome di Dio. In tal modo l’ira gradualmente si dissiperà. Nel caso persistesse, recatevi in un luogo solitario e camminate speditamente per circa un chilometro. L’ira sbollirà. Ci sono numerose e semplici possibilità per controllare l’ira.
Oggi i giovani, tuttavia, non fanno alcuno sforzo per controllare la collera; anzi, fanno in modo di accrescerla. Essi pensano: “Questa volta va così, ma la prossima gliela faremo vedere noi!” Questo è il peccato peggiore. Mediante la preghiera e la contemplazione di Dio, dovete sforzarvi di controllare le cattive qualità esistenti in voi.

Effetti sul bambino nel grembo materno

Incarnazioni del Divino Amore!
Come prima cosa controllate la vista e la lingua. Con i vostri occhi vedete una gran quantità di peccati, commettete tanti peccati, vedete di tutto, e ne subirete le conseguenze. Quindi, anche i figli da voi nati saranno dello stesso genere. Non guardate il male, non ascoltate il male, non pronunciate parole cattive.
Nei tempi antichi, durante i nove mesi di gravidanza, alle donne gravide non si mostravano né si dicevano cose cattive; ci si premurava di raccontare loro le sacre storie del Signore, dar loro del buon cibo e trasmettere solo notizie buone e piacevoli.
Si comportavano così, perché quando la madre nutre buoni sentimenti, questi entrano in lei e giungono anche al bambino nel suo grembo. I peccati commessi dai genitori ricadono sicuramente anche sui figli. Quando Subhadrâ era incinta, un giorno Arjuna cominciò a descriverle i modi intricati e disorientanti per fare ingresso nel Padmavyûha, un complicato spiegamento militare a forma di fiore di loto; ma mentre le stava illustrando la via per uscirne, Krishna apparve sulla scena e lo fermò, dicendogli: “Non è il momento opportuno per parlare di queste cose; non è Subhadrâ ad averti ascoltato per tutto il tempo, ma il bambino nel suo grembo.” Arjuna, sino al momento in cui Krishna era intervenuto, le aveva spiegato soltanto come entrare nel labirinto. Ecco il motivo per cui Abhimanyu sapeva come accedervi, ma non come uscirne. Di conseguenza, vi rimase intrappolato e alla fine morì. Nel mondo accadono tante cose che voi non conoscete, ma esse non sono sconosciute a Dio. È forse possibile ingannare Dio? Egli sa tutto. Dite quindi parole buone, svolgete un buon lavoro, seguite il retto sentiero, fate sempre il bene. Tutti i vostri peccati saranno espiati se utilizzate i sensi in modo corretto.
La mano ha cinque dita; se le cinque dita danno un pugno, quanto male procurano! Non fatelo, non fatelo! Se vi viene voglia di colpire qualcuno, provate a farlo con un dito solo: forse che chi colpisce è in grado di controllare quante dita utilizza? Colpirà senza discriminazione, con le mani o con i piedi. Quando vi arrabbiate, perdete tutto il vostro potere discriminante.
Se vi adirate, abbandonate immediatamente il posto in cui ciò avviene. Allontanatevi, così non vi arrenderete a quel peccato. Meglio evitarlo, piuttosto che commetterlo per poi pentirsene.

Niente Pâdanamaskâr

Voglio dirvi ancora una cosa. Può essere che soffriate per quello che ora vi dirò, ma Io ne sono molto felice. Da oggi in poi non concederò più a nessuno Pâdanamaskâr (il prostrarsi ai piedi), perché voi e Io siamo Uno. Dio è presente in tutti.

“Dio risiede in tutti gli esseri.”

Comprendete questa verità. Da oggi in poi ho deciso di non concedere più a nessuno Namaskâr. Questo perché voi e Io siamo uno. Fate Namaskâr dentro di voi. Da oggi Mi atterrò a questa decisione.
Non c’è bisogno di fare Namaskâr a nessuno; se volete, potete prostrarvi ai piedi dei vostri genitori, perché né loro né voi siete consapevoli della verità secondo cui Dio è presente in tutti; ma, poiché Io conosco la verità, la devo seguire. Il medesimo Sé è presente in voi, in Me e in tutti. Per questo motivo non serve che uno faccia Namaskâr a un altro.
Se volete in ogni caso fare Namaskâr, fatelo mentalmente. Unite le dieci dita delle mani e dite: “Swami, Ti offro i miei dieci sensi.” Ciò è sufficiente. Non è necessario che tocchiate i Miei piedi per fare Namaskâr.
Può essere un po’ doloroso; è duro da udire, ma potete chiudere le orecchie, mentre non è possibile chiudere la Mia bocca. Quindi dovete riconoscere e praticare questa verità. Per certo, da oggi nessuno deve fare Namaskâr.
Dovete capire la verità secondo cui Dio è in tutti e in voi; dovete pensare così e agire in conformità. Se sviluppate questo pensiero, la Divinità si manifesterà in voi. Sorgono anche alcuni conflitti a tal riguardo. Se qualcuno si prostra ai piedi, gli altri ne sono gelosi e così aumentano le differenze e l’odio. Faccio cessare quindi la pratica del Namaskâr anche per evitare che sorgano simili sentimenti di odio. Ovunque vi troviate, offrite il vostro Namaskâr mentalmente. Ciò mi dà felicità. Ve l’avevo già detto molte volte, ma nessuno di voi lo ha messo in pratica.
Dunque, questi folli sentimenti devono dissolversi. Controllare i sensi significa controllare tutti questi tipi di rabbia, dolore, gelosia, invidia, odio, vanagloria, ostentazione, e anche il fare Namaskâr e magnificare Swami. Tutte queste cose non vanno bene. Sono solo agitazioni mentali che hanno a che vedere con l’esteriorità. Iniziando dalla festività odierna, il Guru Pûrnimâ, sviluppate sentimenti sacri e gioite nella beatitudine e nella pace suprema. Ogni uomo aspira a ottenere Ânanda, beatitudine, ma come può fare per conseguirla?

I cinque involucri

Nell’uomo ci sono cinque Kosha, involucri: il primo è quello del corpo fisico, Annamaya Kosha (l’involucro esterno fatto di cibo); esso viene pervaso dal Prânamaya Kosha (l’involucro d’energia composto dai cinque soffi vitali); successivo a questo è il Manomaya Kosha (l’involucro mentale costituito dal pensiero), quindi viene il Vijñânamaya Kosha (l’involucro dell’intuizione e saggezza costituito dall’intelligenza), e infine l’Ânandamaya Kosha (l’involucro più interno costituito dalla beatitudine).
Sono necessarie adeguate discipline spirituali per raggiungere Vijñânamaya Kosha, l’involucro della saggezza. Quando lo avrete sviluppato, potrete raggiungere Ânandamaya Kosha, l’involucro della beatitudine. Conducete una vita felice e gioiosa e condividete la vostra felicità con gli altri.
Non immaginate quanto grande sia questa Beatitudine. Un piccolo pezzo di legno diventa fuoco quando viene a contatto con esso. Così, essendo vicini a Swami, quando siete vicini al Mano Tattva, il Principio Mentale di Swami, esso entra in voi, illumina la vostra mente, dissolve l’oscurità dell’ignoranza presente in voi, e fa risplendere la vostra beatitudine.
Non abbattetevi né scoraggiatevi se Swami vi ha parlato così; consideratelo per il vostro bene.

“Il piacere è un intervallo fra due dolori.”

Fra un dolore e l’altro, avrete beatitudine. Quando Mi muovo in mezzo a voi, altri possono essere disturbati se vi prostrate ai Miei piedi. D’ora in poi, perciò, utilizzate con giudizio queste due cose: controllo dei sensi e Pâdanamaskâr.

(Bhagavân conclude il Discorso con il bhajan: “Prema Mudita Manase Kaho Râma Râma Râm…”)

Prashânti Nilayam, 5 luglio 2001,
Sai Kulwant Hall
Celebrazione del Guru Pûrnimâ

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