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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011021

20011021 - 21 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

VERITÀ E MORALITÀ

“La Verità soltanto è il Signore dell’universo.
Verità è colei che risiede nel loto (Sarasvatî).
Verità è lo sforzo per aiutare il prossimo.
Non esiste obiettivo superiore alla Verità.”

Verità è Dio

Incarnazioni del Divino Amore!
La Verità è la ricchezza del Signore Îshvara che è la base di ogni ricchezza e prosperità. In questo mondo nulla è superiore alla Verità. Persino il Signore della Morte è timoroso di entrare nel luogo in cui moralità e integrità regnano sovrane. Non esiste potere più grande della Verità; essa è onnipotente ed è latente in ogni essere umano. La Verità è presente in tutti gli esseri.

“La Verità è la Realtà interiore di tutti gli esseri.”

La Verità è Dio. Dove si trova la Verità? È qui, è presente ovunque. Non esiste luogo al mondo dove non ci sia la Verità. Essa è fonte di ogni prosperità.
L’uomo è afflitto da sofferenze e tribolazioni poiché ha dimenticato il Divino Principio della Verità. Qual è la causa delle agitazioni e dei disordini dominanti oggi nel Paese? Il motivo è che l’uomo ha dimenticato la Verità.
Verità (integrità) e moralità sono come gemelli, sono veri fratelli. Ieri vi ho insegnato l’importanza della moralità; è la moralità che vi conferisce buona fama, ma la moralità non è solo buona reputazione: essa è il soffio vitale della razza umana. Moralità e onestà sono gli importanti princìpi di vita dell’umanità. La santità della vita umana consiste nell’osservanza scrupolosa di questi due princìpi. La vera umanità è quella che si attiene alla moralità.
Il dovere principale dell’uomo è di manifestare la Verità che è la vera forma di Dio. Solo chi consegue la Divinità può definirsi un vero essere umano.

“Ascoltate questa Verità, o valorosi figli di Bhârat!
La vera razza umana è
quella che pratica la moralità.”

Il Dharma più elevato è la Verità

L’imperatore Manu insegnò al mondo il Principio della Verità in vari modi:

“Non c’è Dharma più elevato della Verità.”

Egli dichiarò che la via maestra è aderire alla Verità.

“La creazione emerge dalla Verità
e nella Verità si riassorbe.
Non c’è luogo dove non esista lo splendore della Verità.
O uomo, questa è la pura Consapevolezza!”

L’uomo moderno non solo dimentica la Divinità, che è la personificazione della Verità, ma la lascia cadere nel totale oblio. Chi dimentica Satya, la Verità, non può raggiungere l’immortalità, né tanto meno la Divinità; pertanto non dimenticate mai la Verità. Per impartire questo eterno insegnamento, Dio s’incarna in forma umana. Nei tempi antichi i re governavano, seguendo rigorosamente il sentiero della Verità. L’imperatore Harishchandra considerava la Verità come il suo stesso respiro vitale; egli perorò a tal punto la causa della Verità da perdere il suo regno e vendere moglie e figlio. Dedicò la sua vita alla divina Verità e pensava: “La Verità soltanto è il mio vero regno. Senza Verità non sono degno di essere chiamato imperatore. Pertanto sacrificherò tutto per amore della Verità.”

“Non c’è Dharma più elevato della Verità.”

La Verità è quindi la vita stessa dell’uomo. La santità della vita umana è la combinazione di moralità e integrità, ma ciò non può essere raggiunto con mezzi materiali; oggi l’uomo brama e insegue solo le cose terrene e fisiche, dimenticando così la Verità.
Nel passato, valorosi guerrieri e uomini forti e potenti come Hiranyâksha, Hiranyakashipu, Râvana, Kumbhakarna, Duryodhana, Duhshâsana rovinarono se stessi poiché dimenticarono la Verità. Essi non erano persone comuni: erano grandi intellettuali, grandi dotti; tuttavia, persero tutto poiché non seguirono la moralità e l’integrità. Non dovete bramare e lottare per conseguire poteri terreni, poiché essi sono transitori, mentre la Verità è sempre con voi, non vi abbandonerà mai. È la Verità che vi proteggerà e vi sosterrà, perché è immutabile e permanente. La Verità soltanto vi può conferire abbondanza e prosperità, comodità e agi. Non è necessario che lottiate e inseguiate in modo folle gioie effimere e fuggevoli piaceri materiali.
Il dovere più importante è proteggere e propagare nella società i sacri princìpi gemelli della moralità e dell’integrità. Oggi l’uomo si dimentica del Dharma, abbandona la Verità e la Rettitudine aspettandosi una felicità transitoria. Ovunque ci sia Verità, là seguirà il Dharma, la Rettitudine, poiché il Dharma è il vero amico di Satya, la Verità.

“Non c’è Dharma più elevato della Verità.”

Non c’è altro sentiero o Dharma più grande della Verità.

Avendo ottenuto la nascita umana che è sacra, l’uomo deve sforzarsi di percorrere la via della Verità; ma egli oggi ha dimenticato che cosa sia la Verità e che cosa sia la Rettitudine. Ignora la moralità e l’integrità nel tentativo di ottenere vari tipi di piaceri. Chi è privo di Verità non potrà mai ottenere la moralità; chi vuole conseguire la moralità, deve possedere e sostenere l’integrità.

Proteggere la Verità

Incarnazioni del Divino Amore!
I giovani d’oggi devono essere disposti a sacrificare persino le loro vite a favore della moralità e dell’integrità. Se si dimentica la Verità, nella vita si perde tutto. La Verità deve essere protetta e salvaguardata.
Harishchandra camminava lungo la riva del Gange con sua moglie Chandramatî. Si chiedeva come fare per portare sua moglie sull’altra sponda del fiume. Chandramatî allora gli infuse coraggio, dicendogli: “Abbiamo dedicato la nostra stessa vita alla Verità e continuiamo a lottare per la Verità. Se la abbandonassimo, certamente annegheremmo. Allora, perché temere? Non c’è bisogno di aver paura. Quella stessa Verità ci farà attraversare il fiume; solo quella Verità ci proteggerà. Devi essere quindi coraggioso.”
Così la moglie insegnò quelle parole di verità e coraggio a suo marito, aiutandolo a recuperare forza.
A quei tempi c’erano mariti e mogli che trascorrevano la loro vita nella Verità e nella Rettitudine. Poiché si era sempre attenuto alla Verità e alla Rettitudine, ancor oggi tutti ricordano l’imperatore Harishchandra come Sathya Harishchandra. Si deve perciò compiere ogni sforzo per seguire la Verità, e non si deve mai venir meno a una promessa fatta. Questo è il significato, in senso terreno, del termine Verità.
Quando l’imperatore Bali promise a Vâmana di donarGli tre passi di terra, il suo precettore Shukrâchârya lo dissuase dal mantenere la parola data e lo avvertì che Vâmana non era una persona comune, bensì il Signore Nârâyana Stesso, la forma manifesta della Verità. Egli consigliò Bali di non fare promesse a Vâmana.
L’imperatore gli sorrise e chiese: “È forse una cosa naturale ritirare la parola data? È il Dharma dei re? È la santità degli individui? No, no!” E poi aggiunse: “Per proteggere i valori umani si deve sostenere il principio di Verità, e io non rinuncerò mai alla Verità. Preferisco disubbidire agli ordini del mio guru, ma non mi discosterò mai dalla Verità. Non c’è peccato più grande per un re del non mantenere la promessa fatta.” Egli proteggeva così questi sacri princìpi di Verità.

Il grande insegnamento di Draupadî

Dei fratelli Pândava, Dharmarâja era la Verità personificata, tanto che egli, in nessuna occasione, deviò dal sentiero della Verità. Quando la moglie Draupadî, alla presenza dei suoi cinque mariti, fu umiliata a corte dal malvagio Duryodhana, Dharmarâja calmò i suoi fratelli, affermando che dovevano sottomettersi ai Kaurava, poiché avevano perso la partita a dadi, e che non era un comportamento appropriato per un re dare adito all’ira, all’avidità, alla malignità o all’odio.
Allora Draupadî osservò: “Dharmarâja, è la sacra qualità della Verità in te che mi ha aiutato a mantenere la mia calma e compostezza anche in simili circostanze. Altrimenti, non potrei immaginare quale sarebbe stato il mio destino. Il tuo principio di Verità proteggerà tutti noi. È stato certamente un errore da parte nostra aver giocato una partita a dadi con i malvagi Kaurava, ben conoscendo le loro cattive intenzioni. Abbiamo fatto qualcosa che i re non devono fare e ora ne stiamo pagando il prezzo.”
A quei tempi le donne erano pie e nobili e insegnavano molte cose ai loro mariti, inducendoli a percorrere la retta via. È grazie a tali uomini e donne virtuose che Bhârat (India) sin dai tempi antichi ha potuto propagare la luce della Verità al resto del mondo. Quando Ashvatthâman, dopo aver sterminato nel sonno i figlioletti dei Pândava, fu catturato, e Arjuna lo portò dinanzi a Draupadî, quale fu la sua reazione? Una donna comune avrebbe lanciato pesanti ingiurie contro di lui, ma Draupadî, che era colma di compassione e di tolleranza, cadde ai piedi di Ashvatthâman e, prendendogli le mani, disse:

“Non ti portavano alcun rancore, né intendevano farti del male.
Non erano armati per la guerra, né ti avevano mai ingannato.
Tu li uccidesti nell’oscurità, quando non erano in grado di difendersi.
Come hanno potuto le tue mani compiere un simile atto?”

Sentendo che Draupadî stava implorando Ashvatthâman, il possente Bhîma esplose di collera, dicendo: “È proprio necessario pregare un uomo così malvagio? Vuoi perdonare colui che ha tagliato la gola ai tuoi figli, mentre erano addormentati? Non devi perdonarlo, ma ucciderlo subito.” Draupadî lo pacificò con le sue sagge parole. Arjuna, tuttavia, aveva fatto il voto di uccidere Ashvatthâman. Allora Draupadî gli diede un grande insegnamento:

“Non puoi uccidere Ashvatthâman, un così valoroso guerriero,
famoso per le sue vittorie in battaglia.
È meglio che tu gli rada la testa e lo liberi dalla prigionia.
Egli sarà oggetto di ridicolo, e otterrà cattiva reputazione per sempre.”

“Se tu vuoi mantenere la tua parola, non è necessario ucciderlo. Non solo: Arjuna, il tuo nome è ricco di significati, è un nome sacro. Che cosa significa “Arjuna”? Vuol dire “chi possiede le qualità della purezza, della costanza e dell’altruismo”. Sebbene Arjuna fosse pronto a punire Ashvatthâman, Draupadî continuò nel suo insegnamento: “Mio Signore! È un peccato molto grave uccidere un bramino, figlio del precettore. È cosa da farsi questa? Io ho perso i miei figli e non posso sfuggire al dolore; ma la madre di Ashvatthâman sprofonderebbe in una cupa disperazione se suo figlio fosse ucciso, e io non voglio procurarle quel dolore.”

“Non è corretto uccidere una persona impaurita o che abbia perso il coraggio,
che sia addormentata o sotto l’effetto dell’alcol, che cerchi rifugio o che sia una donna.”

Donne virtuose come Draupadî conseguirono grande fama in questo Paese! Ella si prostrò ai piedi di Ashvatthâman e supplicò quel malvagio che aveva tagliato la gola dei suoi figlioletti:

“È ai piedi di tuo padre, Dronâchârya, che i miei mariti hanno imparato le arti marziali e il tiro con l’arco. Essendo il figlio del nostro precettore, com’è possibile che tu abbia ucciso i figli dei suoi discepoli, senza alcuna compassione? I miei mariti furono discepoli di tuo padre, i miei figli sono come i tuoi discepoli. È un peccato terribile per il precettore tagliare le teste dei discepoli, non è vero? Come hanno potuto le tue mani fare ciò? Non è giusto.”

Con queste parole, Draupadî conferì grande forza e valore alla Verità.

Nei tempi antichi ci furono grandi re che protessero la Verità. La Verità risplende ancora in parte in India, soprattutto grazie ai cuori teneri e puri delle grandi donne di un tempo. Persino oggi, non c’è scarsità di donne caste e nobili nel mondo. Dovete avete un cuore puro, seguire il principio della Verità e dedicare le vostre vite al sostenimento della Verità.

“Anche l’imperatore Harishchandra,
che seguì rigorosamente per tutta la vita il sentiero della Verità,
alla fine dovette abbandonare questo mondo,
lasciando dietro di sé il suo vasto reame e le sue ricchezze.
L’imperatore Nala, che governò il mondo intero, poté portare con sé il suo regno?
Il re Mândhâta, che adornò il Krita Yuga,
portò con sé delle ricchezze quando lasciò la terra?”

Nessuno ha mai potuto prendere qualcosa con sé al momento della dipartita. Nel passato molti re regnarono, ma riuscì forse qualcuno di loro a portarsi via anche un solo centesimo al momento della sua dipartita da questo mondo? No! La Verità soltanto vi seguirà quando abbandonerete il mondo. La Verità non può essere celata, né modificata; essa risplende radiosa ed eterna. Oggi si cerca di celare tale Verità, si tenta di dimenticarla; l’uomo trascura quest’eterno Principio per inseguire meschini piaceri. Questo non è il dovere dell’uomo.
Sebbene l’uomo sia stato benedetto con una divina nascita umana, sia dotato del Divino Principio dell’Âtma, il Sé, e abbia conseguito il sacro nome di hridaya (cuore colmo di compassione), è diventato senza cuore e ha rovinato se stesso. Questo non è il Dharma appropriato per un essere umano. Proteggere la Verità è l’obiettivo dei veri esseri umani. Pertanto dobbiamo ricercare la Verità, acquisirla, proclamarla, praticarla e anche insegnarla agli altri.
Tutte le grandi donne del passato insegnarono questa Verità ai loro mariti, procedendo lungo il sentiero della Verità e conseguendo gran fama. Nel nostro Paese gli uomini e le donne d’oggi devono essere uniti e seguire la Verità. Devono sostenere la moralità e l’integrità nel Paese di Bhârat, ed essere determinati a promuovere l’antica cultura.

Che cosa significa il sentiero della Verità?

Dovete seguire il sentiero della Verità, prima di poterla predicare. Che cosa significa il sentiero della Verità? Non è solo dire ciò che è accaduto, né solamente mantenere la parola data. Verità non significa condurre una vita felice e comoda e dimenticarsi di tutto. Qualsiasi cosa accada, si deve avere il coraggio e la forza di sopportare tutto, di resistere, di superare ogni difficoltà e di andare avanti. Con coraggio e valore dovete proteggere la Verità e vivere le vostre vite nella moralità e nell’integrità.
Anche se non c’è cibo da mangiare, se non ci sono indumenti da indossare, alloggio dove abitare, medicine da assumere e anche a costo della propria vita, non dovrete mai abbandonare la Verità e la Rettitudine. Dovete inoltre essere pronti a far rivivere l’antica cultura di Bhârat. Il Signore Krishna dichiarò nella Gîtâ:

“O Bhârata, ogni volta che il Dharma è in declino e l’ingiustizia si leva,
Io torno a incarnarMi per ripristinare il Dharma.”
(Bg. 4.7)

Dobbiamo essere fermamente determinati a seguire il Dharma: questo è il primario insegnamento dato da Krishna.
La Bhagavad Gîtâ inizia con il verso:

“Nel Dharmakshetra, il campo del Dharma, nel Kurukshetra, il campo dei Kuru,
quando si schierarono di fronte, pronti per la battaglia,
la mia gente da un lato e i Pândava dall’altro, che cosa fecero, o Samjaya?”
(Bg.1.1)

Dhritarâshtra, il re cieco, che pronunciò queste parole, chiese a Samjaya che cosa stessero facendo i suoi figli, i Kaurava, e i Pândava sul campo di battaglia del Kurukshetra. Non fu follia da parte sua porre una domanda del genere? Una volta scesi sul campo di battaglia, che cosa si può fare se non combattere? Si può forse fare una festa? Dhritarâshtra non aveva neanche un briciolo di intelligenza; infatti, si afferma:

“Dhritarâshtra è uno i cui occhi sono ciechi.”

Dhritarâshtra era cieco sotto ogni punto di vista. Egli considerava suo il regno e le cose che appartenevano ad altri. Allora Samjaya gli insegnò la cosa giusta. La prima parola usata nella Gîtâ è Dharma. Per quale motivo è venuto il Dharma? Quale fu l’insegnamento finale?

“Laddove è Krishna, il Supremo Signore dello Yoga, laddove è Arjuna,il valoroso arciere,
là regnano l’opulenza, la vittoria, immenso potere e salda moralità;
tale è la mia ferma convinzione.”
(Bg. 18.78)

La prima parola del primo verso della Gîtâ è Dharma, e l’ultima parola dell’ultimo verso è Mama (mio). Unendole si ha Mamadharma (il proprio Dharma). Krishna insegnò che il dovere più importante d’ogni uomo è proteggere il Dharma: questa è l’essenza della Gîtâ. Se proteggiamo il Dharma, conseguiremo una moralità forte e costante, e solo salvaguardando il Dharma, la mente diverrà stabile.

Risvegliare la cultura di Bhârat (India)

I nostri testi antichi sono colmi di nobili ideali e di sacri insegnamenti. Sfortunatamente oggi nessuno fa neppure il tentativo di leggere queste sacre storie del passato; ma che cosa leggete oggi? Voi ottenete grandi titoli, acquisite diverse lauree, ma non si capisce quale vantaggio ne deriviate. Ecco perché spesso dico agli insegnanti di impartire agli studenti lezioni sulla morale, di insegnare i princìpi della moralità e dell’integrità, nonché l’importanza dell’antica cultura indiana. Nei tempi antichi i bambini erano iniziati all’apprendimento per mezzo del Panchâkshari Mantra, la sacra formula di cinque sillabe:

Om Namah Shivâya
“A Te m’inchino, o Signore Shiva.”

E mediante l’Ashtâkshari Mantra, la sacra formula di otto sillabe:

Om Namo Nârâyanâya
“A Te m’inchino, Signore Nârâyana, Incarnazione dell’Om.”

È grazie a tale tipo di educazione che gli studenti d’allora divennero cittadini ideali. Oggi invece l’iniziazione all’educazione dei bambini avviene con filastrocche come: “Din don, suona la campana, il gatto è nel pozzo…”; oppure: “Beh, beh, bela la pecora nera…” Ed è a causa di una simile istruzione, priva d’ogni significato, che gli studenti diventano poi pecore nere. Infatti, essi non solo ripetono la parola “pecora”, ma addirittura “pecora nera”. È questo il modo di iniziare gli studi? No, no, no! Si deve iniziare con i princìpi di moralità e integrità. L’apprendimento deve iniziare con il Nome di Dio sulle labbra.

Studenti!
Io ho grandi aspettative e speranze che v’impegniate tenacemente nel far rivivere e nel vivificare la sacra, antica cultura di questo Paese. Non prendo un centesimo da nessuno. Il Mio unico desiderio è il ripristino dell’antica cultura per mezzo vostro. Voi siete i veri leader, siete gli unici ad avere le capacità e il potere di far rivivere la cultura e la tradizione dei tempi antichi. Conseguite e sviluppate tale cultura e tradizione; dopodiché, esse dovranno essere sostenute e divulgate.
Che cosa significa cultura?
La cultura non è qualcosa che si possa acquistare, ma è ciò che scaturisce dal cuore. Che cosa significa cultura? Abbandonare le cattive qualità, coltivare le buone abitudini, nella vita di ogni giorno, alimentare un buon carattere: tutto questo è cultura. Che cos’è la cultura? Per cultura indiana non s’intende semplicemente narrare gli episodi presentati nei grandi poemi epici, come il Râmâyana e il Mahâbhârata. La vera cultura implica la cessazione di cattive qualità e abitudini, nonché l’abbandono delle cattive compagnie e di una condotta scorretta. Essa comporta, di contro, lo sviluppo di buone attitudini, buoni pensieri, buoni sentimenti e di un carattere virtuoso. Ecco qui un piccolo esempio. Gli indiani erano per lo più contadini; coltivavano e aravano la terra, e, come loro base di sostentamento, avevano il raccolto ricevuto da Bhûdevî (la Dea Terra). Che tipo di cultura e di affinamento avevano conseguito?
Sapete bene che il riso cresce come erba e ne deve essere accuratamente separato; viene poi messo in una macchina e battuto, e così si elimina la pula. Il riso ottenuto viene bollito e cucinato prima di essere consumato. Tutto questo è un procedimento di raffinamento. Tale processo è definito cultura. C’è forse qualcuno che mangerebbe il riso così com’è? Voi mangereste l’erba? Se mangiate erba, siete un animale. L’erba deve essere eliminata, la pula separata e tolta dalla sua superficie. Solo dopo aver fatto tutto ciò, il riso viene messo sul fuoco, raffinato nel fuoco (cucinato) e alla fine mangiato. Tutto, anche le più piccole cose, devono subire un affinamento.
Facciamo un altro esempio. Voi avete acquistato due metri di stoffa per una camicia, ma non l’indossate così com’è; la date a un sarto, che taglierà il tessuto con le forbici, lo cucirà, attaccherà le maniche, il colletto e il taschino e ne farà una bella camicia. Solo dopo che il tessuto sarà stato cucito accuratamente la potrete indossare. L’intero procedimento del tagliare, cucire e trasformare il tessuto in camicia equivale al processo culturale di raffinamento (samskâra). Considerate quanto è sacra la cultura di Bhârat anche nelle piccole cose. Voi la state, tuttavia, dimenticando e pensate: “Cultura significa antico Dharma; a noi non serve.” Gli sciocchi, che non capiscono il valore della cultura, ritengono che sia qualcosa di arcaico e di obsoleto, ma è follia pensare in questi termini. Cultura è quel processo che indica il sentiero della Verità nella vita di ogni giorno.
Se si nasce come animali, bisogna evolvere e raggiungere lo stato di esseri umani, e successivamente quello divino. Voi siete nati essere umani, ma che cosa avrete ottenuto se morirete come uomini? Se siete nati come uomini, dovete innalzarvi al livello divino, prima di lasciare il corpo. Altrimenti, qual è lo scopo di tutta la vostra istruzione?

La vera educazione

Che scopo ha ottenere, attraverso lo studio, un’istruzione tanto vasta? Alla fine ci sono soltanto dispute e argomentazioni, ma niente che provenga dal cuore. Avete studiato così a lungo, avete preso delle lauree e vi siete fatti un nome; ma il giusto scopo dell’istruzione è di farne un uso appropriato, seguendo la retta via.
La vostra istruzione dovrà adattarsi alle tendenze e alle necessità sociali, e troverà adempimento solo se la userete a vantaggio della società. Dovrete insegnare anche a coloro che non sono istruiti o sono analfabeti, facendo sì che l’intera società riceva un’educazione.

“Nonostante la sua istruzione e intelligenza,
uno stolto non conoscerà il suo vero Sé,
e un uomo meschino non abbandonerà le sue malvagie qualità.
L’istruzione moderna porta solo a dispute, non alla saggezza totale.
Qual è lo scopo di acquisire tale istruzione
se essa non vi condurrà all’immortalità?
Acquisite la conoscenza che vi renderà immortali!”

Quella è vera educazione. L’istruzione moderna favorisce semplicemente la conoscenza libresca. Gli studenti imparano tutto a memoria, poi svuotano la loro testa nell’aula degli esami e ritornano a casa con la testa vuota. È molto meglio non avere una simile istruzione.
Io tengo sempre d’occhio gli studenti. Nel periodo degli esami, essi stanno svegli di notte e imparano le cose a memoria; riversano poi quello che si ricordano sui fogli d’esame ed escono dall’aula con la testa vuota, sentendosi però ampiamente risollevati. Il giorno dopo non sarebbero più in grado di rispondere neppure a una domanda del giorno prima, perché hanno già dimenticato tutto. Questa è conoscenza libresca ed è puramente superficiale. A che cosa serve acquisire una conoscenza superficiale? Dovete acquisire la conoscenza pratica: solo questa potrà aiutarvi nella vostra vita quotidiana.

Amore in espansione

Sin dai tempi più antichi, la cultura di Bhârat ha propagato sacri ideali. Gente di altri Paesi può prendersi gioco degli indiani, pensando che sia una follia adorare pietre, alberi, la terra, serpenti, cani, mucche ecc., e può trattare la cultura indiana con sprezzante ironia. Voi dovreste dare a queste persone una risposta adatta: “Mio caro, quello che facciamo non è pura follia: c’è un’intenzione nobile dietro le nostre azioni. Non vogliamo limitare il principio d’Amore, donato da Dio, ai soli esseri umani; esso deve essere condiviso anche con altre forme di vita, e perciò noi adoriamo animali e pietre.” Questa natura d’Amore fu instillata nell’uomo; pertanto, anche gli animali devono essere amati, gli uccelli devono essere amati e persino i serpenti. Le vostre vite trovano compimento solo se condividete il vostro amore con tutti; solo così santificherete la natura dell’Amore in voi. Quando amerete tutti gli esseri viventi, proverete una gioia indescrivibile.
Potete pensare che sia pericoloso nutrire un serpente con il latte, perché potrebbe mordervi; ma se offrite del latte a un serpente velenoso con tutto il cuore, esso non vi farà mai alcun male. Dovete avere questa ferma fede e convinzione. Nei tempi antichi molte bestie feroci e animali selvatici vivevano in fitte foreste dove mai nessun uomo si recava. Gli antichi saggi vi trascorrevano la vita felicemente e coraggiosamente, senza alcun senso di paura. Infatti si recavano, per il bagno, al fiume, dove c’erano tigri e leoni; facevano le loro abluzioni e ritornavano tranquilli e contenti. I leoni che si trovavano là vicino non facevano loro alcun male. Per quale motivo?

“Come sono i sentimenti, così sarà la vostra esperienza.”

Poiché nei saggi non c’era la benché minima traccia di odio verso gli animali, questi non facevano loro alcun male.
Gli animali rispondono ai vostri sentimenti interiori. I saggi non portavano armi con sé; avevano solo un’arma: il rosario. La spada del Nome Divino “Om Namo Nârâyanâya” – “Om Namah Shivâya” li proteggeva e li accompagnava sempre; questa era la spada che i saggi di un tempo portavano con sé.
Gli uomini odierni non hanno di queste spade, ma usano invece pistole, fucili, revolver. Sebbene l’uomo porti con sé svariate armi, quando esce, queste non gli servono a niente. Non avete bisogno di fucili; ne basta solo uno: il ricordo del Nome di Dio. Se continuate a ricordare il sacro Nome di Dio, nessun malvagio potrà avvicinarsi a voi, perché ne avrà paura, e nessun serpente velenoso vi potrà attaccare. Quei saggi erano soliti nutrire i serpenti con il latte e davano cibo anche a tutti gli uccelli. Spargevano farina di riso tutt’intorno ai formicai per offrire cibo alle formiche e ai piccoli insetti come le zanzare. Gradualmente simile pratica scomparve, e la farina di riso venne usata per fare rangoli (disegni e decorazioni ornamentali davanti alla soglia delle case – N.d.T.), ma lo scopo principale rimase quello di nutrire le formiche. Oggi invece, senza comprenderne il significato, la gente usa la calcina per fare queste decorazioni. Nel passato si usava la farina di riso e così molte formiche arrivavano, mangiavano e poi se ne andavano contente. In tal modo gli antichi indiani svilupparono sacri sentimenti nei confronti di tutti, dalla formica a Brahmâ, e credevano fermamente che la Divinità è presente in tutti gli esseri. Ecco perché Tyâgarâja cantava:

“O Râma! Il Tuo Principio d’Amore risplende sia nella formica,
sia in Brahmâ, in Shiva e anche in Keshava. Benedicimi!”

In tal modo la cultura di Bhârat sviluppò e indusse questo affinamento, proclamando che l’Amore pervade tutti gli esseri dalla formica al leone, dall’uccello all’illuminato. Oggi, però, la gente non ha una cultura del genere. Dovete imparare tale Verità e insegnarla ai vostri amici; questo è l’aiuto più grande che potete dar loro. Non c’è bisogno di fare la carità, di dare denaro, oro, oggetti o automezzi. È segno di grande saggezza insegnare agli altri le buone qualità che voi avete imparato. Che cosa significa saggezza?

“La percezione dell’Uno senza un secondo è Suprema Conoscenza.”

Esiste solo l’Uno. Indipendentemente dalla forma di vita, l’uomo deve condividere il suo amore con gli animali, gli uccelli e le bestie. “O Signore! L’amore che mi hai donato non deve essere usato a scopi egoistici, ma deve essere condiviso con tutti. Lo condividerò con gli altri e lo rivivrò nuovamente.” Bisogna sviluppare ampi sentimenti e ampiezza mentale. Quella è la vera natura dell’Amore, è “amore in espansione”; ma oggi dov’è andato a finire? Troviamo soltanto un “amore contratto”, che è pari alla morte. Trascorriamo una vita che equivale alla morte, svuotata di valori morali, senza purezza e senza ampiezza di vedute. State attenti a non ferire e a non far del male a nessuno.

“Aiutate sempre, non fate mai del male.”

Voi potete insegnare la Verità, ma essa è infinita. L’imperatore Satya Harishchandra santificò la sua vita, praticando e divulgando la Verità. Alla fine conseguì la Verità e trionfò su tutti. Poté riottenere il regno che aveva perso e riebbe persino sua moglie e suo figlio. Il saggio Vishvâmitra, che era responsabile di tutte le tribolazioni che Harishchandra dovette sopportare, gli chiese di perdonarlo, e spiegò a Harishchandra che lo aveva semplicemente sottoposto a una prova, che egli aveva in ogni caso superato. Il saggio era quindi disposto a concedergli qualsiasi cosa avesse chiesto. L’imperatore replicò che non aveva bisogno di nulla, poiché il suo unico obiettivo nella vita era di sostenere e proteggere la Verità.
Almeno uno fra gli studenti dovrebbe fare ogni possibile sforzo per emulare quei nobili ideali di Verità e ottenere buona fama. Potrete conseguire vari diplomi, svolgere una professione o andare all’estero; tutto ciò non è sbagliato, ma non diventate mai duri di cuore. Oggi tanta gente ha reso il proprio cuore più duro della pietra, tanto da disobbedire persino al comando di Dio. A che serve condurre una simile vita? Si deve rendere invece il cuore tenero come il burro; solo se il cuore dell’uomo è come il burro (venna), la sua vita sarà come il chiaro di luna (vennela), splendente.

L’umanità è molto sacra

Incarnazioni dell’Amore!
Ieri come oggi vi ho parlato dell’importanza della moralità e dell’integrità, ma innanzitutto dovete capire che cosa sia l’umanità. Domani vi parlerò in dettaglio dell’umanità. Forse non ne siete consapevoli, ma la vita umana è estremamente sacra. Potete pensare: “Sono nato come essere umano: Dio mi ha donato gli occhi, le orecchie e la lingua; quindi userò la lingua per parlare, con gli occhi guarderò tutto il mondo, e ascolterò ogni cosa con le orecchie.” È questo l’uso che dovete farne?
Non dovete usarli come più vi piace. Dovete sempre dire la Verità, ascoltare cose sacre, e vedere la Divinità. Dio vi ha donato i sensi solo per quella ragione. Domani vi spiegherò come riconoscere la sacralità dei dieci sensi.

(Bhagavân conclude il Discorso con il bhajan, “Prema Mudita Manase Kaho …”)

Prashânti Nilayam, 21 ottobre 2001,
Sai Kulwant Hall,
Celebrazioni di “Dasara” (2°giorno)

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