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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011024

20011024 - 24 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

RITORNO ALLE ORIGINI

“Perché ricchezze eccessive che fanno tremare il cuore?
Piccoli guadagni, che mettono i desideri sotto controllo, sono migliori.
Non c’è felicità completa; non c’è totale dolore.
Non c’è niente nel mondo, niente, niente.”

“Sulla terra, ci sono solo sentimenti di dualità.
Non c’è felicita completa; non c’è dolore totale.
Sulla terra, ci sono solo sentimenti di dualità.
Su questa terra.”

Incarnazioni dell’Amore!
Nella sacra cultura di Bhârata, fin dai tempi antichi, le Upanishad diedero all’uomo numerosi messaggi (insegnamenti). Il messaggio delle Upanishad è eterno, veritiero, permanente.

Dio è l’Essenza di tutto

Le Upanishad proclamarono al mondo che Dio è l’incarnazione di Rasa, l’Essenza. Rasa significa che Egli è presente in tutti gli atomi e in tutte le particelle microscopiche, così come lo zucchero è (presente) nello sciroppo. Dio è presente in ogni particella e in ogni atomo come incarnazione dell’Essenza, così come il burro è presente nel latte. Tuttavia, non tutti possono riconoscere questa sacra natura. Nessuno può comprendere l’esistenza di Dio; nessuno può proclamare il Suo segreto.
Come nell’uovo trovate il pulcino, allo stesso modo dovete comprendere la qualità umana all’interno di questa stessa esistenza. Questa Verità è evidente e percettibile da parte nostra sia nel microcosmo sia nel macrocosmo.
Le Upanishad danno insegnamenti diretti, relativi a così tante materie, che gli esseri umani non capiscono. L’esistenza di Dio è rivelata attraverso la dolcezza nella canna da zucchero, il piccante nel peperoncino, l’asprezza nel limone, il profumo nel fiore. Nessun ingegnere può capire tutto ciò, nessuno scienziato può comprenderlo. Queste cose sono la diretta evidenza dell’esistenza di Dio. Dobbiamo, quindi, compiere lo sforzo adeguato per capire tale esistenza divina. Il fiume che scorre, dona immensa gioia; se la cisterna è piena d’acqua (quando non c’è siccità - N.d.T.), si prova delizia incontenibile. Se si vedono campi pieni di messi, si è immensamente felici. Tutte queste cose sono l’evidenza diretta dell’esistenza di Dio. Tale evidenza diretta trasmette all’uomo un messaggio. Nonostante ciò, egli non sta compiendo il giusto sforzo per riconoscerlo.
Quante grandi esperienze si fanno a questo mondo! Da quando nasce, fino a quando muore, l’uomo acquisisce ogni tipo di esperienza. Tuttavia egli è preda dell’illusione che tali esperienze, tutto ciò che crea, tutte le attività che compie, e tutto ciò che ottiene avvengano grazie al suo sforzo personale. Ma non è possibile che egli crei tutto ciò. In che modo può l’uomo, che è incapace di comprendere la sua stessa natura, riconoscere la Natura divina che non può essere vista? Tutto ciò che viene visto dagli occhi, ascoltato dalle orecchie, pensato dalla mente, che commuove il cuore ed esalta, non è altro che la prova dell’esistenza di Dio. Ogni individuo dovrebbe compiere il giusto sforzo per riconoscere questa Divinità. L’uomo d’oggi, invece, riconosce qualunque altra cosa, ma non si sforza minimamente di riconoscere l’esistenza di Dio. Butta via tutto il tempo che vuole per cercare di capire argomenti riguardanti altre cose, quali computer, apparecchiature, televisione o telefono.

Conosci te stesso

Per questo le Upanishad pongono innanzitutto la domanda: “Conosci te stesso” (Chi sono io? – N.d.T). Sappiate chi siete. Se non conoscete voi stessi, in che modo potete conoscere l’individuo che vi sta di fronte?
L’uomo non sa chi sia, ma chiede a chiunque incontri: “Chi sei? Chi sei? Chi sei? Chi sei?” Se l’altro risponde: “Mio caro, e tu chi sei?”, non riceve risposta. Non dovrebbe un individuo simile essere ricoverato all’ospedale psichiatrico? Oppure, può forse essere chiamato “essere umano”?
L’uomo sta cercando di scoprire tutto di ogni cosa: “Che cosa è accaduto oggi in America? Che cos’è successo in Inghilterra? Che cos’è capitato in Pakistan?” Ogni persona dice queste cose come se le avesse imparate a memoria. Tuttavia non sa che cosa sta capitando a se stesso. Se qualcuno chiede: “Signore, chi siete?”, l’altro si presenterà dicendo il suo nome. Se la domanda viene rifatta, egli risponderà: “Sono un medico e sto svolgendo questo e quest’altro lavoro.” Se gli si chiede per la terza volta: “Chi siete?”, egli dirà: “Vengo da Bangalore.”
Ma questi sono solo i dialoghi delle nostre conversazioni giornaliere, soltanto parole che non vi rivelano il vero significato. In questo, non c’è infatti risposta corretta alla domanda: “Chi sei?” Nell’illusione di essere il corpo, la persona risponde dando informazioni riguardanti dov’è nato il corpo, che lavoro il corpo svolge e il luogo dal quale proviene, ma tutto ciò non dice chi veramente voi siate.

Il Conoscitore del corpo
Le Upanishad affermano:

“Sappi! Io sono il Residente Interiore di tutti gli esseri.”

“Signore! Voi non siete il corpo. Voi siete il Residente del corpo. Voi siete un medico, ma questo è soltanto il corpo. Chi è arrivato da Bangalore non è altro che il corpo. Il nome con cui vi siete presentati, è il nome dato al corpo. L’età che avete detto, è quella del corpo. Avete dato tutte queste risposte riguardo al corpo, senza cercare di riconoscere la natura del Residente Interiore.” Il corpo è solo un campo (kshetra) e voi siete Kshetrajña, i Conoscitori del corpo. Chi siete voi e chi è il Residente di questo corpo? Siete voi ad abitare in esso. Nonostante ciò, vi presentate con il nome di famiglia. State disegnando la piantina dell’abitazione, ma non state dicendo il nome di Colui che l’abita. La risposta “Io sono l’Âtma” è quella che dovrebbe essere data.
Che cosa s’intende per Âtma? Âtma è Chaitanya (Consapevolezza Divina). Non esiste altro nome per l’Âtma. Quando i Veda nacquero, diedero il nome Aham, Io, al Residente del corpo. Il termine “Io” è in ognuno, è comune a tutti. Ora, se qualcuno in questa sala domanda: “Chi è Ramayya?”, una persona si alzerà e dirà: “Io.” Se per la seconda volta viene chiesto: “Chi è Krishna?”, colui che ha questo nome si alzerà e risponderà: “Io sono Krishna.” Se si chiede: “Chi è Govinda?”, qualcun altro dirà: “Io sono Govinda.” Questo significa che ogni persona si identificherà con l’Io in base al corpo e al nome dato a esso. Ma che cos’era, egli, prima che gli venisse dato il nome Râma, Krishna, Govinda?
“Io sono Râma, io sono Krishna, io sono Govinda.” Râma, Krishna e Govinda sono differenti, ma la vera forma è l’Io presente in tutti e tre. Le Upanishad gli hanno dato il nome Aham, “Io”. Voi siete voi (l’Âtma) e non siete relazionati a nessun altro nome. Le Upanishad hanno dato molto chiaramente questo tipo di messaggio, risolvendo i dubbi dell’uomo.
Questi poteri sono oltre la capacità umana. Come venivano chiamati questi poteri sovrumani? Gli americani hanno dato un nome nuovo: li chiamano neotici. L’uomo non può vederlo, non può capirlo, ma in lui esiste un certo potere sovrumano che chiamano neotico.

Il potere d’attrazione

Se riconosciamo questo nel modo giusto, comprendiamo che c’è un potere - Chaitanya - presente da cima a fondo in ogni cosa. Tutto è un magnete; questo significa che (tutto) accade grazie al magnetismo. Nessuno può crearlo o distruggerlo. È proprio questo che Newton menzionò: “Mio caro, il magnete non può essere creato e nemmeno può essere distrutto.”

“L’Âtma è permanente, senza nascita né morte.
È eterno, senza inizio né fine.
Non muore, non nasce e non verrà ucciso.
La forma dell’Âtma rimane testimone.”

Newton insegnò questo significato. Chi è Newton? Un grande scienziato. Egli fu colui che riconobbe l’attrazione magnetica della terra. Tuttavia non è che la forza di gravità fosse presente solamente nel luogo in cui egli si trovava. La terra intera possiede questo potere d’attrazione. Nonostante ciò, alcune persone mettevano in dubbio ciò, affermando: “A che serve questo potere d’attrazione, se non è possibile crearlo in nessun modo?”
Einstein lo spiegò. Egli disse: “Mio caro, non è possibile crearlo e non è possibile distruggerlo. Tuttavia può subire numerose trasformazioni. Il potere magnetico può essere mutato in elettricità; l’elettricità può essere convertita in luce; la luce può essere trasformata in calore. In questo modo, quindi, tale potere può essere trasformato in molte forme. Ma è assolutamente impossibile distruggerlo.”

L’Âtma è il seme

In una simile situazione, chi può dire come sia la natura di Dio? Come e chi ha creato l’uccellino nell’uovo? Chi è capace di crearlo? E, nonostante sia piccolino, come fa a uscire rompendo il guscio? Come cresce maestoso l’albero nato dal piccolo seme! Tuttavia, non ci è possibile vedere la pianta presente nel seme. All’interno del seme, non è possibile vedere nessuna forma. Tuttavia, crescendo, crescendo, esso diventa un grande albero sul quale possiamo vedere crescere rami e anche molti frutti. Come potevano, così tanti frutti, essere contenuti in quel piccolo seme? È questa l’esistenza di Dio! (Applausi).

“Piccolo nella più piccola cosa,
immenso nella cosa grandissima,
testimone di ogni cosa, l’Âtma è il seme.
Il seme è l’Âtma.”

Nessuno può dare la spiegazione adeguata riguardo all’uccellino contenuto nell’uovo e all’albero contenuto nel seme. Alcune persone possono spiegarlo solamente in base alla loro immaginazione, ma non c’è nessuno in grado di trasmettere la Verità nel modo giusto.
Se vediamo una scintilla, possiamo riconoscere la forma del fuoco. Se vediamo una goccia d’acqua, ci ricolleghiamo subito all’intero corso del Gange. “Che differenza c’è fra una goccia d’acqua e il Gange!” O sciocchi! Ci può essere differenza solo di quantità, ma non di qualità, poiché il Gange è la combinazione e l’unione di molte gocce messe insieme.
La pioggia è formata da tante gocce che cadono una dopo l’altra. Tutte le gocce si uniscono e formano piccoli ruscelli, i quali si uniscono e formano i fiumi perenni. Tutti questi fiumi si uniscono e danno forma all’oceano. La piena forma dell’oceano, quindi, è la forma di una goccia d’acqua.

“Nell’atomo, Egli diviene l’atomo;
nell’immenso, Egli è immenso.
Grande nel grande,
una goccia in una goccia.”

Prendiamo una piccola scintilla di fuoco: se le viene soffiata sopra dell’aria, la scintilla aumenterà notevolmente. Qual è la causa di una grande fiamma? Una scintilla. Quindi persino una cosa tanto piccola, una forma così minuscola, diviene tanto immensa. Persino gli oggetti invisibili possono manifestarsi ed essere visti come grandi forme ben definite. Allo stesso modo, se vogliamo indagare riguardo a Dio, possiamo scoprire la Sua esistenza in ogni cambiamento che avviene nel mondo. Se quindi si vuole vedere Dio manifesto, possiamo vederLo in ogni cosa.

“Nonostante veda tutto, non vede (la Realtà).
Folle, folle, folle!”

Anche se vediamo tutto, continuiamo a pensare: “Non vedo niente.” Esiste qualcuno più sciocco di voi? Perché l’uomo è nato? Perché cresce? Egli risponde che la causa è il cibo. Ma chi ha creato il cibo? Perciò, se si continua a indagare con una domanda dopo l’altra, ci è possibile vedere chiaramente la natura primordiale.

Si ritorna al luogo d’origine

C’è acqua in abbondanza nell’oceano, oggi. Da dove arriva? C’è un’origine per questo. Quando indaghiamo bene sulla sua esistenza:

“La Luna è la Divinità che presiede alla mente;
il Sole è la Divinità che presiede agli occhi.”

Grazie ai raggi del sole, l’acqua dell’oceano si trasforma in vapore. Se viene assaggiata, è impossibile berla poiché è salata, ma, quando la stessa acqua così salata si trasforma in vapore, diventa dolce. Se il vento soffia forte su quelle nuvole, le une incontrano le altre e gradualmente inizia a piovere. In principio la pioggia scende come una singola goccia, ma, quando tutte le gocce si uniscono, formano dei corsi d’acqua, i quali diventano fiumi. Quando i fiumi si uniscono, formano l’oceano.
È stata la goccia a dare origine a questo processo partendo dal mare e, dopo essere passata attraverso tutti questi cambiamenti e dopo essersi unita (alle altre gocce), alla fine è diventata l’oceano. Anche il Vedânta lo dice:

“È cosa naturale per tutte le creature viventi ritornare al loro luogo d’origine.”

È Verità che si ritorni al luogo d’origine. Tuttavia l’uomo non sta cercando di capire tale verità, non sta comprendendo “da dove vengo?” In questo modo egli davvero non sa dove sta andando.

L’ufficio delle lettere in giacenza

Se scrivete una lettera a un amico, sulla busta dovete scrivere l’indirizzo del destinatario e quello del mittente. Se non lo fate, dove andrà la lettera? Andrà all’ufficio delle lettere in giacenza e non raggiungerà nessuno; non tornerà a voi, né arriverà a destinazione. Vedete come, in questo caso, l’indirizzo sia estremamente importante. Siete venuti in questo mondo; di conseguenza dovreste almeno scoprire il “mittente”, ossia “da dove sono venuto?”, e l’indirizzo di destinazione, ovvero “dove andrò?”, il che dipende dalle azioni che fate.
L’uomo d’oggi non conosce né l’indirizzo del mittente, né quello di destinazione. Egli si trova nell’ufficio delle lettere in giacenza! Nascita e morte, nascita e morte, nascita e morte!

“Ancora morte, ancora nascita.”

È questo ciò che dovremmo fare? Siamo nati come esseri umani, abbiamo la Divinità in noi, viviamo nella Divinità, ma, alla fine, quale lavoro (interiore) compiamo? In quale luogo arriviamo? Quante volte siamo rinati! Quante volte siamo morti! La nascita e la morte continuano ad avvenire, ma nessuno sa quando cesseranno. Un essere umano simile è come un grande ladro. Perché?
Una volta, un ladro rubò e venne arrestato. Lo misero in prigione e lo condannarono a tre mesi. Dopo che ebbe scontato la pena, il soprintendente della prigione andò da lui e gli disse: “Ragazzo, domani i tre mesi saranno conclusi. Prendi il tuo piatto, la tua borsa, i tuoi effetti personali e preparati. Torna a casa e conduci una vita onesta.” Il ladro si alzò e disse: “Namaskâr. Vado e torno.”
“Ehi!! - esclamò il soprintendente - Non hai preso la borsa e le altre cose! Non porti niente con te?”
Il ladro rispose: “Signore, perché dovrei portare qualcosa con me, per poi riportarla indietro? Tanto domani sarò di nuovo arrestato, no?” (Risate).
Questo significa che non avrebbe smesso di rubare. Avrebbe rubato ancora e sarebbe ritornato in prigione. Disse: “Domani ritornerò, vero? Perché dunque prendere con me le mie cose?”
Questa è la stessa risposta che dà l’uomo di oggi: “Signore, dove state andando?”
“Dove? Non lo so! Morirò e rinascerò.” Ma si nasce forse come esseri umani solamente per riconoscere questo fatto (che si deve nascere e morire – N.d.T)? No, no!
“Sono nato. Sono sorto dall’Âtma. Devo ritornare al luogo dell’Âtma.” Dovete provare a riconoscere quel luogo. Solo l’Âtma è la vostra esistenza.
Così come, dopo essere nati come uomini, cercate di riconoscere l’esistenza di Dio, dovete anche riconoscere l’esistenza della Natura (Prakriti) intanto che siete umani. Questo innanzitutto perché il significato dell’indagine “da dove veniamo?” non viene compreso. Siamo infatti venuti da un luogo incomprensibile e impercettibile per i sensi. Per descriverlo, vien detto:

“Le parole e la mente non riescono a comprenderlo.”

Quando, dunque, capiremo? Quando compiremo azioni appropriate e agiremo in modo sacro, raggiungeremo quel luogo, il quale è Divinità. Quando invece effettueremo azioni malvagie, raggiungeremo un luogo negativo, il quale altro non è che il risultato dei peccati commessi. Quello è l’inferno.

Importanza della fiducia in sé

“Andrò in paradiso, o andrò all’inferno?” Bisogna porsi queste due domande finché si è ancora in vita. È inutile pensare: “Dopo morto, andrò dove andrò.” Mentre è ancora in vita, l’uomo deve essere sicuro che “tutto ciò che compio è buono”. Dovrebbe sorgere in lui questa vera fede, poiché, solo quando egli l’avrà, Dio lo amerà.
Dove c’è Fede, c’è Amore; dove c’è Amore, si ottiene la Pace; quando c’è Pace, si acquista la Beatitudine; quando si ottiene la Beatitudine, là si manifesterà Dio. Perciò:

“Dove c’è Fede, c’è Amore;
dove c’è Amore, c’è Verità;
dove c’è Verità, c’è Pace;
dove c’è Pace, c’è Beatitudine;
dove c’è Beatitudine, c’è Dio.”

Come prima cosa, quindi, senza fede l’uomo non può comprendere Dio. Solo quando si ha fede nel fatto che “quella donna è mia madre”, ella vi amerà, vero? Se c’è il dubbio: “È mia madre, oppure no?”, anch’ella dubiterà di voi. Perciò:

“Com’è il sentimento, così è l’esperienza.”

Si dice: “Noi siamo i testimoni della mente; le qualità attestano il corpo, la stupidità attesta lo stolto.” Solo la stupidità dimostra che quella tal persona è stolta.
In che modo può una persona, che non ha fede in se stessa, avere fede negli altri? A che serve, per uno che non ha fede negli altri, nascere in questo mondo? Dovrebbe esserci, quindi, fiducia in se stessi; solo così ameremo anche la società. Solo quando ameremo la società, il Signore di tutto (Dio) ci amerà. Come può, infatti, la società amarvi, se voi non amate lei?
Qualsiasi casa si voglia costruire, bisogna innanzitutto scavare le fondamenta. Esse sono la Fiducia, sulla quale dobbiamo innalzare i muri della Soddisfazione di sé. I muri della Soddisfazione di sé, dunque, devono essere costruiti sulle fondamenta della Fiducia in se stessi. Sopra tutto ciò, infine, deve essere posto il tetto del Sacrificio di sé. Infatti potrete vivere nella casa solo se c’è il tetto. È impossibile vivere in una casa senza soffitto, il quale non può essere sostenuto senza pareti, ed esse non possono essere costruite se non ci sono le fondamenta.
Fiducia in sé, Soddisfazione di sé, Sacrificio di sé: tutto questo è basato sul Sé, il quale non è altro che l’Âtma. Colui che non ha fede nell’Âtma (Fiducia in Sé) non può ottenere niente.
Si è sempre dei san Tommaso, san Tommaso, san Tommaso! Quand’è che si supereranno i dubbi? Dobbiamo allontanare i dubbi, dobbiamo sviluppare fede, perché quando l’avremo (capiremo che):

“Senza i due occhi della fede, le persone del mondo, oggi, sono cieche.”

Colui che non possiede questa fede è come un uomo cieco.

L’uomo crede a qualsiasi cosa. Se c’è un americano, è sufficiente che dica il suo nome che l’uomo penserà: “Oh, è il Presidente degli Stati Uniti!” Da dove avete preso questa fede? Credete sia il Presidente solamente perché l’avete letto sul giornale o perché qualcuno l’ha dichiarato. Tutte queste notizie non sono altro che seccature. L’uomo può scrivere ciò che più gli conviene, ma voi dovete considerare il contatto cuore a cuore come la vera notizia.
Stanno arrivando tante notizie di ogni genere! Stanno arrivando quelle buone e quelle cattive. Ma tutte queste “buone e cattive” non sono notizie, ma solo gas (vane chiacchiere). Prestando orecchio a tutte queste cose, l’uomo d’oggi sta distruggendo la sua vita. Dov’è andato il vostro cuore? Si è bruciato? O si è incenerito? È caduto? Dovete proteggere il vostro cuore! Colui che lo rende sacro, sarà salvo ovunque andrà.
Perciò, in primo luogo ho detto… Che cosa ho detto? Se si possiede un cuore che si commuove, (si può pensare): “In che modo posso vivere? Non ho più bisogno di grandi ricchezze. Anche i piccoli guadagni sono beatitudine per me.” Quando comincerete a pensarla così? Mettete i desideri sotto i piedi e teneteli sotto controllo! È meglio guadagnare poco; solo quello è il vero guadagno. Quella piccola entrata, nella vita, per noi è sufficiente.

Controllo dei sensi

L’uomo d’oggi non sta controllando niente. Il controllo dei sensi è stato totalmente distrutto. Dov’è andato?
L’uomo è dotato dei sensi che gli sono necessari, ma essi devono essere indirizzati lungo il sentiero appropriato. Sapete perché gli occhi sono stati dati? Per guardare chiunque? No, no! Per guardare appieno Colui che risiede nel Kailâsa (il Signore Shiva).
Sapete perché sono state date le orecchie? Per ascoltare il bene e il male? No, no, no, no, no, no! Per ascoltare il canto del divino Nome di Dio.
Sapete perché sono stati dati i piedi? Per vagare in ogni vicolo e viuzza? No, no, no, no! Per girare intorno al Dio manifestato. È assolutamente necessario riconoscere le verità sul perché Dio vi abbia donato queste membra e poi agire di conseguenza.

“Fin dal primo mattino, siete pronte ad ascoltare
con interesse i pettegolezzi del vicinato.
Ma perché quando vengono narrate le appassionate, dolci e care storie del Signore,
non vi unite (agli altri) per ascoltarle, o orecchie?”

Per ascoltare qualunque cosa, l’uomo userà non solo due, ma addirittura dodici orecchie! Ma per ascoltare il canto del Nome di Dio, chiuderà persino quelle due! Perché le orecchie sono state date? A che serve averle? Fate dunque buon uso di ognuno dei sensi. Questa è la pratica spirituale che il Buddha adottò.
In che modo Egli la praticò? Visitò tutti i grandi santi, andò da tutte le grandi anime, ascoltò tutti i loro insegnamenti, lesse tutti i libri che scrissero. Ma che fece, alla fine? Buttò via tutti i libri e smise di recarsi in quei luoghi.
“Innanzitutto - Buddha si chiese - sto facendo buon uso dei sensi datimi da Dio, o no? Se non vengono utilizzati bene, a che serve tutto ciò che ho letto? A che serve incontrare tanta gente (santi)? A che serve ascoltare tanti insegnamenti? Sono tutte cose inutili.” Come prima cosa, Egli diede un consiglio agli occhi: “O occhi! Sviluppate una buona visione, poiché grazie a essa si parlerà anche in modo positivo. Quando si parlerà bene, si faranno avanti tutti i buoni pensieri, grazie ai quali si avrà una buona vita.”
Egli, dunque, all’inizio praticò di tutto (ogni disciplina), per poi scoprire che solo il controllo dei sensi è vera pratica spirituale. Senza tale controllo, lasciando tutto incontrollato, guardando, ascoltando, facendo e mangiando qualsiasi cosa, in che modo vivrà l’uomo?

Esser benedetti dalla beatitudine e dalla pace

In passato, a Shirdi, c’era un devoto di nome Chandubai Patel. Chandubai Patel, Mahalsapati e Chandolkar appartenevano allo stesso gruppo. Chandubai Patel era un grande, ardente devoto. Egli era molto ricco. Con i suoi affari guadagnava moltissimo; in più, utilizzava bene i soldi che guadagnava.
Un giorno, un grande uomo d’affari arrivò a casa sua e si accomodò. In quel momento, Chandubai Patel era nella stanza della preghiera. L’uomo d’affari guardò l’orologio: passavano ore e ore, ma Chandubai Patel non usciva dalla stanza. L’uomo d’affari si arrabbiò.
Non appena Chandubai Patel uscì, l’uomo d’affari disse: “Patel! Avete tutta la ricchezza che desiderate. La vostra casa è piena di bambini e avete tutta l’abbondanza di cui avete bisogno. Non c’è nessuna carenza. La vostra salute è la vostra più grande ricchezza. Tuttavia, nonostante abbiate tutto, perché continuate ad adorare Dio?”
Chandubai Patel rispose: “Signore, non sto adorando Dio per ottenere salute, abbondanza, ricchezza, oro, oggetti o veicoli. No, no, no! Ho già tutto questo: perché dovrei desiderare ciò che ho già? Non sono così sciocco! Io sto desiderando da Dio ciò che non ho.”
L’uomo d’affari, allora, rispose: “Bene, se avete già tutto, perché la vostra richiesta a Dio dovrebbe durare così a lungo?”
“Signore, - rispose Patel - a me manca la beatitudine, la quale è presente in Dio. Sto pregando affinché Egli mi conceda beatitudine. Possiedo tutti i comfort e ogni agio, ma non ho pace mentale. Solo Dio è il fondamento di tale pace. Le cose che mi mancano sono dunque Beatitudine e Pace e io sto pregando per essere benedetto con esse.” L’uomo d’affari pensò: “Oh! Credevo che un uomo tanto importante pregasse per avere più abbondanza e ricchezza. E invece no! La mia intelligenza è davvero poca.”
Perché l’uomo dovrebbe pregare Dio? Per ricevere ciò che non ha. L’uomo ha tutto, può ottenere ogni cosa; tutto può essere realizzato, ma la Pace e la Beatitudine arrivano solo da Dio e non possono essere ottenute ovunque. Per averle, pregate Dio. Quell’uomo d’affari riconobbe questa verità.
Chandubai Patel era un ardente devoto. Egli era solito recarsi a Shirdi. Ovunque andasse, dava da mangiare al prossimo. Che cosa pensava a questo riguardo? “Baba, non sto sfamando chicchessia. Sto sfamando Te.”

Dio dimora in tutti gli esseri

“Tu (Dio) sei in tutti. Dare agli altri, quindi, equivale a donare a Te.” Egli chiamava sempre alcuni cani e dava loro da mangiare. Tuttavia quelle creature non sono solo cani: nonostante la forma sia quella di un Dog (cane), in realtà esso è God (Dio).
Guardando solo con la visione esteriore, nel mondo tutte le persone lo chiamano Dog, mentre coloro che riconoscono la natura dell’Âtma, lo chiameranno God. Uno lo chiamerà pronunciando in un senso (Dog), mentre un altro andrà nella direzione opposta (God). Uno è “dentro”, l’altro è “fuori”; il “dentro” (coinvolgimento) è illusione, mentre il “fuori” (dall’illusione) è libertà. Per ottenere tale libertà, Chandubai Patel aveva fede nel fatto che Dio è presente in tutti in modo uguale.

La grande devozione di Nana

Anche Nana fu un grande devoto (di Sai Baba di Shirdi). Baba era la sua ragione di vita, il suo stesso respiro vitale. Ma che cosa ci poteva fare? C’erano alcune responsabilità materiali. Baba stesso gli aveva detto: “Continua a compiere il tuo dovere.” Venne il momento in cui sua nuora, che era incinta, fu pronta a partorire. Stava soffrendo molto a causa delle doglie. Allora Nana pregò Baba, ma anche la preghiera non servì.
Vibhîshana contemplava il Nome di Râma 24 ore al giorno: “Râma, Râma, Râma, Râma, Râma.” Râma gli era così caro! Quanto lo amava! Un giorno Hanuman gli chiese: “Sîtâ appartiene a Râma, vero? Quando ella era là, (prigioniera) a Lankâ per dieci mesi, sei mai andato a trovarla anche solo una volta? Hai mai collaborato al piano di Râma? O folle! La sola contemplazione non è sufficiente. Al ricordo (di Dio) deve corrispondere l’adeguato servizio.”
Allora Vibhîshana, cantando “Râma, Râma, Râma, Râma”, corse sulla riva dell’oceano (dove Râma stava costruendo il ponte per raggiungere Lankâ e liberare Sîtâ – N.d.T.).
Nana contemplava il Nome di Dio allo stesso modo. Ma che cosa avrebbe potuto fare? Nonostante pensasse di andare a Shirdi, a casa non c’era nessun altro uomo, membro della famiglia, da lasciare, affinché si prendesse cura della nuora. Egli allora disse: “Baba! Solo Tu sei il nostro Rifugio! Tu sei il nostro Protettore!”
Mentre Baba (a Shirdi) udiva bene quelle parole, nell’âshram arrivò (in visita) un signore. Il suo nome era Shyam. Baba lo chiamò: “Shyam, ascolta: porta questa vibhûti al tale villaggio, vicino ad Ahmadabad. Recati a casa di Nana e dagliela.”
“Dove? - chiese Shyam. Ci vorrà un giorno e mezzo per arrivarci!” “Va’!”, ordinò Baba.
Quando Shyam uscì (dall’âshram di Baba), c’era un “taxi” parcheggiato. Il conduttore disse: “Sto andando ad Ahmadabad.” Partirono e il veicolo andò dritto a casa di Nana. Passò pochissimo tempo: tutto accade solo in pochi attimi.
Mentre scendevano, arrivò Nana che chiese: “Chi siete, mio caro? Da dove venite?” “Signore! - rispose Shyam. Mi ha mandato Baba. Mi chiamo Shyam.” Nana esclamò: “Oh! Vi ha mandato Baba? Che cosa ha detto?” “Guardate qui. Mi ha dato del prasâd (vibhûti) e ha detto di darlo a vostra nuora.”
Allora Nana prese la vibhûti e la mischiò con l’acqua; la diede alla nuora e in un minuto il parto si concluse. Quando poco dopo Nana andò fuori a vedere, non c’erano né “taxi” né Shyam. Nana girò per tutto il villaggio, ma nessuno aveva visto né il tonga né Shyam.
Tutto ciò fu la mâyâ che Baba mise in atto! (Applausi). Nella recita di Baba, non c’è ruolo che Egli non reciti. Egli è il miglior Attore in tutte le recite! (Applausi). E così, fu Baba Stesso a recarsi là, a recitare tutte le parti (il tonga e Shyam) e a lasciare poi (la scena). Al nipote nato diedero il nome di Baba.
In questo modo Baba faceva accadere a ogni devoto ogni tipo di evento stupefacente.

Eventi strabilianti

Una volta, mentre Kasturi e Swami erano seduti al piano di sopra, Egli (Swami) lasciò il corpo. Kasturi aspettò. (Nella stanza) c’erano Kasturi, Lokanatham e Surayya. Poverini! Loro tre erano soliti sedere (stare lì) ogni giorno finché Io non Mi coricavo per dormire. Erano devoti veramente ardenti! Che cari! Tutti e tre avevano fede assoluta e completa.
Quel giorno si fecero cenno l’un l’altro. Piangevano: “Che succede? Baba ha lasciato il corpo, così… improvvisamente?” Lokanatham cadde ai Piedi singhiozzando ininterrottamente. Ma Kasturi, in parte, conosceva la situazione: “Non piangere. Dovremmo esserne felici. Qualcuno deve aver pianto e Swami è andato a rimuovere quelle lacrime.” Parlò in questo modo, facendo così coraggio agli altri.
Dopo due ore rientrai nel corpo. Kasturi disse: “Swami, non Ti diremo di non proteggere i devoti. Va’ ovunque Ti piaccia e proteggili. Che diritto ho di dirTi di no, di non proteggere i Tuoi ardenti devoti? Vai, perciò. Solo Ti chiediamo di non lasciare il Corpo. Puoi andare da loro mentre sei qui, non è vero?”
Quel giorno Kasturi, Surayya e Lokanatham Mi strapparono una promessa: avrei lasciato il Mio Corpo, ma ci sarebbe stata ancora vita in Esso. Mentre ero qui, Mi sarei recato “là”, avrei compiuto appieno il Mio lavoro per poi “tornare”. Feci questa promessa. Per questo motivo, se oggi “vado” da qualche parte, ci vado con il “Corpo”, mentre, contemporaneamente, c’è vita (sono presente) in Esso. (Applausi). Ci sono tanti altri casi stupefacenti. Numerosi eventi stanno accadendo.

“Le storie di Vishnu (Dio) sono misteriose, meravigliose e miracolose.”

Tutto ciò non è altro che Storia. Ma è impossibile raccontarla.

Il sacro Âtma è in ogni singolo essere umano. È come lo zucchero nello sciroppo. In ogni uomo è presente una mente che è come lo sciroppo dove lo zucchero della Divinità è mischiato a essa. I Veda dichiarano:

“Dio è l’essenza di tutto.”

Dio è (presente) come Rasa (Essenza). Senza di essa, l’uomo sarebbe nirasa (debole). Perciò, poiché la Divinità è in ogni essere umano, non c’è bisogno di chiamare nessun altro, né di cercare l’aiuto di nessuno. Quando non si ha fede, gli altri devono aiutare; tuttavia, indipendentemente da quanti prestino aiuto, per colui che non ha fede è tutto inutile. Sarebbe come decorare un cadavere. A che serve? Non serve a niente.
Per questo ci dovrebbe essere innanzitutto almeno un po’ di fede. E anche quel po’ dovrebbe essere sacra, salda. Solo così si può compiere qualsiasi cosa.

“Sâvitrî, che riportò in vita il marito morto,
appartiene alla sacra terra di Bhârata, vero?
Chandramatî, che estinse le fiamme
con il potere della Verità, nacque in Bhârata, vero?
Sîtâ, che uscì illesa dal rogo infuocato,
nacque in Bhârata, non è vero?
Damayantî, che con il potere della sua castità,
ridusse in cenere un perverso cacciatore,
nacque in Bhârata, vero?
È grazie a tali donne tanto caste e di carattere
che l’India ha guadagnato la fama di
terra dell’abbondanza, della prosperità e dei ricchi raccolti.
Essa è maestra di tutte le altre nazioni.”

La terra di Bhârata era solita essere nella posizione di maestra di tutte le nazioni. (Applausi). Siete nati in questa nazione tanto sacra, siete cresciuti in essa, ma a che serve definirsi “Bhâratîya” se almeno anche solo un po’ della sua cultura non può essere compresa? I Bhâratîya di oggi, di Bhâratîya hanno solo il nome e l’abito, ma esteriormente non si comportano all’altezza nemmeno dei volatili. Si stanno comportando da animali! Come si può realizzare Dio con tale comportamento? Tutta la condotta dell’uomo di oggi è ancora più bassa di quella di un animale, più bassa persino di quella dei demoni! Srinivasan (Presidente Panindiano dell’Organizzazione Shrî Sathya Sai – N.d.T.) nel suo discorso ha menzionato il nome di un demone. Qual è quel nome? Mahishâsura Mardinî. Egli ha detto che oggi è Mahishâsura Mardinî (giorno dedicato alla Madre Divina che uccise il demone Mahishâsura – N.d.T.). Ma Mahishâsura non era un demone.
L’uomo è un demone. L’uomo è diventato un demone, perciò le qualità demoniache presenti in lui andrebbero uccise e andrebbe sviluppata la Divinità. Questo è (il significato di) Mahishâsura Mardinî. Con il passare del tempo, quindi, dovremmo anche cambiare il significato implicito di alcune parole.
Incarnazioni dell’Amore!
È importante (dirvi che) voi non comprendete quanto l’intera storia della nostra Bhârata sia sacra. Se non capite bene, chiedete a Me: Io vi spiegherò. Io vi darò anche l’aiuto necessario, poiché non andrebbero dati solo i significati. Sfortunatamente non si trova nessuno che prenda rifugio nel chiedere.
Le persone continuano a leggere e arrivano sapendo tutto a memoria. Anche le persone altamente istruite stanno facendo questa fine. Acquisiscono grande istruzione, ma a che serve? Non conoscono nemmeno le cose più piccole (semplici); non sono in grado di riconoscere le cose riguardanti Dio. Non sono nemmeno capaci di riconoscere la Divinità interiore.
Essere “umano” è dunque riconoscere Dio e agire di conseguenza. Allontanate le qualità demoniache e bestiali presenti nell’uomo. Sviluppate divinità e santità. Per poterlo fare, è importante l’Amore.

(Swami conclude cantando il bhajan: “Prema Mudita Mana Se Kaho…)

Prashânti Nilayam, 24 ottobre 2001,
Sai Kulwant Hall,
Celebrazioni di Dasara (5° giorno)

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