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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011025

20011025 - 25 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

I cinque elementi, forma del Divino

“Se riusciamo a dimenticare tutte le preoccupazioni e a continuare a sorridere,
anche quando le nostre ambizioni e aspirazioni non vengono soddisfatte,
 allora potremo dire che il nostro cuore esprime il detto vedico:
‘Dio è l’essenza stessa’ (raso vai sah).”

In questa terra si trovano tutte le energie

Incarnazioni dell’Amore!
Molti affermano che solo Dio è il responsabile della creazione, del sostentamento e della distruzione di questo universo, animato e inanimato. Ma in quale forma si trova Dio mentre è artefice della creazione? Qual è la forma di Dio mentre sostiene l’universo? E infine, qual è la forma di Dio mentre lo distrugge?
I cinque elementi sono i soli costituenti dell’intero universo; essi rappresentano la manifestazione di Dio. Senza la forma dei cinque elementi non è possibile eseguire alcun lavoro, fosse pure della grandezza di un atomo. Non esistono nomi specifici attribuibili a Dio: le forme della Divinità sono l’udito, il tatto, la vista, il gusto e l’odorato.
Il primo elemento è la terra. Tutte le energie che si trovano su questa terra sono le energie innate della creazione. Non è corretto considerare la terra come una forma esclusivamente fisica. Su questa terra troviamo montagne maestose, foreste, colline, oceani, fiumi e villaggi. Tutto questo si trova sulla sua superficie, e, di conseguenza, la terra è molto pesante.
Gli scienziati hanno provato che la terra ruota su se stessa; allora si potrebbe pensare che tutte le entità presenti sulla sua superficie, le montagne, i fiumi ecc., dovrebbero necessariamente percepire questa rotazione. Si dovrebbero muovere anche gli oceani e le foreste, non credete? Invece, questo non accade. La terra ha la forza di attrarre e trattenere su di sé tutto ciò che si trova sulla sua superficie, in modo fermo e stabile. Succede come con delle rotaie ferme sotto un treno in corsa. In quale situazione si troverebbero i passeggeri di un treno, se le rotaie si muovessero insieme al treno stesso? I passeggeri resterebbero fermi e non andrebbero da nessuna parte.
Sulla terra si trovano tutte le energie e gli elementi necessari alla sopravvivenza dell’uomo e di tutti gli altri esseri; pertanto, la Madre Terra è l’incarnazione di tutte le energie atte a proteggere e a sostenere tutti gli esseri che vi abitano. La terra è quindi la manifestazione dell’Energia che sostiene tutti gli esseri che ci vivono.
L’uomo è incapace di realizzare questa verità, e si trova immerso nell’illusione che esista qualche altra energia esterna che sostiene e protegge gli esseri umani. No, no! Sono solo i cinque elementi a sostenere ogni forma di vita. È la Natura a possedere il potere fondamentale che si trova alla base di ogni attività intrapresa dall’uomo. Se la terra si fermasse, tutte le creature viventi cesserebbero di esistere: la terra non è quindi solo il “suolo” su cui camminiamo.
Da molti bilioni di anni la terra ha subito molteplici cambiamenti, dal livello delle acque e dei bassipiani a quello delle montagne; solo gradualmente la superficie terrestre ha assunto un assetto stabile e definitivo. Inizialmente la superficie della terra era piatta; poi, precipitazioni continue, che si sono protratte per decine di milioni di anni, l’hanno resa scabra e discontinua, e hanno infine portato alla formazione degli oceani. Prima d’allora, sulla superficie terrestre non c’era assolutamente niente.

Acqua, Fuoco, Vento e Spazio

Il secondo elemento è l’acqua. Sulla terra l’acqua è presente dappertutto. Tutto ciò che vediamo contiene acqua. La sua presenza è più evidente negli oceani e nei fiumi, ma anche il corpo umano è costituito in massima parte d’acqua, la cui presenza è ben visibile, per esempio, quando essa viene espulsa sotto forma di sudore. Senz’acqua nel corpo, l’uomo non potrebbe sopravvivere neppure per un istante. Quindi, è anch’essa una fondamentale sostenitrice della vita. Il terzo elemento è il fuoco, o calore. Tutti voi conoscete il fuoco. Anch’esso è deputato al sostentamento e al mantenimento della vita. Senza di esso, l’uomo non sarebbe in grado di mantenere la sua temperatura corporea a circa 36,8°C. Non solo: nel corpo umano il fuoco è presente anche sotto forma di “fuoco digestivo”: l’energia digestiva di ogni essere umano è alimentata dalle fiamme dell’elemento “fuoco”. Il fuoco è immanente persino nelle pietre; questo diventa evidente quando se ne strofinano due fra di loro. Possiamo notare la presenza del fuoco anche negli alberi: quando il vento porta allo strofinamento di due rami l’uno contro l’altro, si producono scintille. Il fuoco si trova persino nell’oceano: in questo caso viene denominato badabâgni. L’uomo ha chiamato il fuoco in molti modi diversi, a seconda della sua funzione.
Il quarto elemento è il vento (o aria). Esso rappresenta l’essenza vitale per tutti gli esseri. Non è limitato a un posto particolare; è onnipervasivo e sostiene la vita di numerosissimi esseri viventi. L’etere (âkâsha) è il quinto elemento. Ci si riferisce a esso come “Suono Divino Trascendentale” (Shabda Brahma), cioè “Dio nella forma del suono”, e da questo hanno avuto origine gli altri elementi: la terra, il vento, l’acqua e il fuoco. La terra, l’acqua, il fuoco e il vento hanno avuto origine dall’etere, dallo spazio: perciò sono figli dello spazio. I cinque elementi si uniscono, pervadono tutto l’universo e sostengono tutti gli esseri viventi. Incapaci di assimilare questa verità, gli esseri umani ritengono che il Dio che li protegge si trovi da qualche altra parte, lontana da loro, e abbia una particolare forma. Alcuni dicono che Dio è onnipervasivo, ma che non può essere visto. Tutte queste illazioni sono frutto della loro immaginazione e non hanno niente a che vedere con la verità.

Buddha intraprese numerose pratiche spirituali

Allo scopo di riconoscere e realizzare la Divinità, Buddha intraprese varie pratiche spirituali. Studiò tutte le Sacre Scritture e ricevette il darshan di tutti gli anziani (i saggi). Ascoltò anche tutti i loro discorsi, ma non ne fu soddisfatto. Alla fine arrivò alla conclusione che la vera forma di Dio sono i cinque elementi. Essi sono la fondamentale manifestazione dell’Energia in ogni essere, e vanno riconosciuti come tali. Quando Buddha ebbe portato a termine quest’autoanalisi, si rese conto che tutto quello che cercava poteva trovarlo in se stesso.
La terra, l’acqua, il fuoco, il vento e l’etere si trovano, e operano tutti, in forma sottile, dentro ogni essere vivente.

“I nostri avi definirono l’etere col nome di ‘Âtma’.
L’etere è infinito e senza forma.
Non esiste una forma specifica per l’Âtma.”

Buddha fece numerosi tentativi allo scopo di avere la visione (darshan) dell’Âtma. Dove si trova l’Âtma? Egli rivolse profonda attenzione alla propria interiorità e indagò sulla natura dell’Âtma. Alla fine riuscì ad avere la visione del fulgore atmico, che gli apparve come una sorta di forma luminosa, visibile con l’occhio interiore.
Anche il fulgore dell’Âtma è l’elemento “fuoco”; così dobbiamo contemplare Dio nella forma del fuoco. Ecco perché ci si riferisce all’Âtma come alla “Espressione della Luce” (Jyoti Svarûpa). La Divinità deve essere contemplata nella Sua forma di Luce; viene anche chiamata “Suprema Saggezza” (Prajnâna Brahma).
Buddha notò una forte diversità fra gli esseri viventi, in relazione alle qualità fisiche, mondane e profane. Gli esseri umani si criticano, si lodano, si onorano, si biasimano o si umiliano l’un altro. Buddha se ne accorse e si chiese: “Chi critica e chi è criticato? Chi adora e chi viene adorato? Chi umilia e chi subisce l’umiliazione?” Indagando su queste basi, visualizzò l’Unità nella diversità. La ragione per cui l’uomo sviluppa tendenze malvagie, quali l’odio, la gelosia, la violenza ecc., è che egli pensa in modo dualistico, separato, e percepisce solo la diversità. Ma non esiste assolutamente nessuna “diversità” nella creazione.

Lo stesso Âtma è presente in tutti gli esseri.

Esiste un’unica energia

Nell’intero universo esiste soltanto un’unica, potentissima Energia, ed è quella la cui esistenza venne intuita da Einstein.
Gli oggetti non hanno forma, né hanno una forma gli esseri viventi. Non hanno forma in quanto tali. Quando l’Energia si è manifestata, diventando l’Universo, la manifestazione ha dato origine a dei suoni. Le forme appropriate per ogni suono si sono materializzate e sono venute in essere.
Esiste un’unica Energia, e questa è l’Âtma. Lo stesso Âtma esiste nell’accusatore e nell’accusato, in chi adora e in chi viene adorato. Chi realizza questo principio di unità non lascerà spazio all’ira e all’odio. Buddha predicava che ci si può liberare definitivamente delle cattive qualità solo se si realizza il principio di Unità. Chi siamo, e in relazione a chi e a che cosa? Questo corpo subisce continui cambiamenti.
Possono esistere diversità nei vari corpi e nelle varie menti, ma l’Âtma è uno. Il senso di separazione o le cattive qualità quali l’ira, l’afflizione, la gelosia, l’ostentazione, sono relativi al corpo fisico; perciò è indispensabile rinunciare all’attaccamento a esso. Buddha era un principe; non gli mancavano pertanto né il denaro, né gli agi e le comodità. Perché si mise a condurre la vita del rinunciante, a chiedere l’elemosina per vivere? Non gli mancava assolutamente niente. No, no, no, no! Non gli mancava proprio nulla.

“Un po’ di cibo serve a sostenere il corpo,
gli abiti a proteggerlo dal freddo.”

Gli abiti devono esser creati allo scopo di proteggerci dal freddo. Il cibo deve essere assunto solo per placare la fame. Tutto qui, e questo vale sia per chi è ricco sia per chi è povero.
Il Principio Atmico, infatti, è lo stesso sia in chi è ricco sia in chi è povero; una volta realizzato questo principio di unità, diventate divini, e ogni sentimento di separazione scompare. Questo è il motivo per cui le Upanishad esortano l’uomo a coltivare questo principio:

“La Verità è una, ma i saggi si riferiscono a essa chiamandola con molti nomi.”

Anche negli animali c’è la beatitudine

Ekam sat
“La Verità è Una.”

La Verità è Una, non ce ne sono due. Come potrebbe la Verità essere la Verità, se ce ne fossero due? Che cosa significa Sat? Tutti voi avete sentito parlare innumerevoli volte di Sat, Cit, Ânanda.
Sat significa “immutabile”, e Cit è la Consapevolezza, cioè la Coscienza che fa sì che l’uomo possa realizzare la Verità (Sat). Quando Sat e Cit sono entrambe presenti, ciò che ne risulta è la Beatitudine (Ânanda).
E non solo nell’uomo! La beatitudine è presente anche negli animali. La beatitudine viene sperimentata dagli uccelli, dagli insetti e dai vermi. Essa è presente anche nelle formiche; persino le zanzare provano beatitudine. Tutte le qualità presenti nell’uomo si trovano anche in tutti gli altri esseri viventi. L’unica differenza è che gli animali non possono comunicarlo a parole. Non parlano la nostra lingua, perciò non ci possono dire: “Anch’io sono un essere umano!” Se potesse, anche un cane ci verrebbe a dire: “Signore, anch’io sono un essere umano!” Sebbene l’Âtma sia Uno, le lingue sono molteplici, a causa dell’esistenza della manifestazione fisica. Queste diversità di linguaggio ci fanno dimenticare ulteriormente l’esistenza dell’Unità. Soccombiamo all’illusione (bhrama) e dimentichiamo Dio (Brahma). Dobbiamo sperimentare tutto con sentimenti divini; ciò che si sperimenta con l’illusione non è stabile. Pertanto dobbiamo distaccarci dall’illusione.
Per vincere l’illusione dobbiamo riconoscere la natura dei cinque elementi. Tutto apparirà essere l’Uno; l’Unità sottostante verrà resa palese a colui che avrà realizzato quale sia la vera natura dei cinque elementi. I cinque elementi sono la manifestazione di Dio: Dio non ha un nome o una forma specifici.

Nella forma dell’uomo

“Dio si manifesta in forma umana.”

Tutti i tipi di Scritture (Shâstra) e tutte le Upanishad insegnano questa Verità, contemplando la Divinità nella Sua forma umana, proprio come viene dichiarato nei Veda a proposito di Vishnu (Dio), che viene descritto con migliaia di teste:

“L’Essere Supremo (Purusha) ha migliaia di teste, migliaia di occhi e migliaia di piedi.”

I Veda dichiarano che Egli ha molte migliaia di occhi e di teste. Ma questo non significa che Dio sia qualcuno con migliaia di teste, mani e occhi. Con tutte le persone qui presenti, il numero di teste, di mani e di occhi è enorme: la gente che si trova qui oggi è una descrizione della forma della Divinità (la descrizione di Dio che ha migliaia di teste ecc. – N.d.T.), ma non l’unica.
Quali che siano le forme e i nomi attribuiti a Dio, essi sono solo frutto dell’immaginazione e dei dipinti di Ravi Varma. Chi creò i dipinti è Ravi Varma, e chi descrive Dio è Kavi Varma. Essi (i dipinti e le descrizioni poetiche di Dio – N.d.T.) non corrispondono alla realtà. È a causa di Ravi e “Kavi” che sono sorte tutte queste differenziazioni. Non seguite la loro fantasia, rinunciate all’attaccamento al corpo e sviluppate attaccamento per lo Spirito. Solo allora potrete realizzare la Verità.
La nostra vita è permeata dei cinque elementi. Se solo uno di essi viene a mancare, la vita cessa di esistere. Tutti gli elementi devono necessariamente essere presenti. Se manca l’aria, bisogna somministrare ossigeno per supplire alla sua carenza. Allo stesso modo, se il vostro corpo difetta di uno qualsiasi dei cinque elementi, bisogna provvedere a rifornirlo artificialmente di quello mancante.

Rispettate i cinque elementi

Incarnazioni dell’Amore!
Al fine di realizzare la Divinità, dobbiamo rispettare i cinque elementi. Il rispetto per i cinque elementi equivale a rispettare Dio. Quando accendete il ventilatore, le eliche girano, e quando accendete la lampada, essa vi fornirà la luce. Ma non dovete lasciarli accesi quando non è necessario, perché questo significa sprecare l’Energia Divina. Chiunque sprechi l’Energia Divina commette peccato.
La ragione principale delle sofferenze umane e delle preoccupazioni è l’uso improprio dei cinque elementi. Una volta compreso che essi sono la forma di Dio, li userete con rispetto. Ogni secondo è la forma di Dio. Ogni cellula è la forma di Dio. Ci sono decine di milioni di cellule nel corpo umano e ogni cellula è soffusa di Divinità. Tutto è la forma di Dio. Non solo.
Parliamo così tante lingue. La lingua ha trenta milioni di papille gustative, per merito delle quali siamo in grado di pronunciare un numero enorme di parole, e innumerevoli raggi di luce si trovano nei nostri occhi. Esistono alcune centinaia di migliaia di diversi tipi di raggi luminosi. La creazione divina è meravigliosa e sacra. Tutto rivela la grandezza e la magnificenza di Dio. Si dice che la Divinità risplenda del fulgore di centinaia di milioni di soli. Questo può essere compreso facilmente. In questa sala ci sono molte luci accese. Provate a guardare la luce tenendo gli occhi non totalmente aperti, ma socchiusi. In questo modo noterete l’emanazione di diversi raggi di luce, che altro non sono che i riflessi del fuoco. Il riflesso, la reazione e la risonanza della Divinità possono essere riconosciuti nei cinque elementi. Ho spiegato tutte queste cose in termini scientifici per gli studenti che si trovano qui riuniti. La scienza moderna non mostra alcun interesse per l’autoanalisi rivolta alla ricerca di Dio. Gli scienziati ritengono che parlare di Dio non sia “dignitoso”.

Tutte le energie sono la Divinità

Gli scienziati danno notevole rilevanza alla forza di gravitazione universale. Parlano diffusamente anche dell’energia luminosa, dell’energia calorifica, dei raggi laser ecc., ma tutti questi hanno avuto origine dalla forza di attrazione. Newton ha detto che tutte queste energie non sono separate, ma che sono modificazioni della forza di attrazione universale. Isaac Newton fu un grande scienziato e fu il primo a scoprire la forza di attrazione gravitazionale della terra. Questa forza non è confinata ad alcun luogo particolare, ma è presente in tutto lo spazio.
Qualsiasi forza è l’Energia Divina, l’Energia Atmica, e non è diversa o “separata”. Non si tratta della forma della materia, né di quella degli esseri viventi, né della forma della luce: derivano tutte dall’unica Energia, l’Unità dello Spirito (Ekâtma). Questo Âtma viene definito Chaitanya Shakti, cioè “Energia della Consapevolezza Universale”. Viene chiamato “Coscienza”, e tale Coscienza ha avuto origine dalla Consapevolezza Universale che è onnipervadente. Essa è Energia Divina che permea ogni cosa.
L’Energia Divina onnipervadente in certo qual modo si crea dei limiti. L’Energia Divina raggiunge tutto, esattamente come l’elettricità raggiunge la lampadina. Ma quando questa Energia risiede in un corpo, da cui viene delimitata, viene chiamata Âtma. L’Âtma ha dei confini. In contrapposizione all’Âtma, l’Energia che tutto pervade, cioè la Consapevolezza Universale, viene chiamata “Energia Divina Universale” (Paramâtma).
Tutte le altre informazioni che potete trovare a tal proposito sono creazioni artificiali create dagli scienziati e non rispecchiano la realtà.
Non appena gli scienziati vengono a conoscenza di qualcosa, credono di sapere tutto. L’ammontare delle loro scoperte è della grandezza di un atomo, rispetto all’infinito. Credono di sapere chissà che, solo perché sono riusciti a scoprire una minima quantità di cose. Immaginate come si gonfierebbero se veramente arrivassero a capire l’Infinito!
Gli scienziati conoscono solo la materia, e credono che la scienza non vada al di là della materia.

Forza di volontà e libero arbitrio

Il nostro Venkataraman ha fatto ricerche sull’energia luminosa, insieme con C.V. Raman. Tutti questi esperimenti venivano effettuati a certe condizioni, ma anche queste sono cambiate. Solo l’Energia Divina, l’Energia Infinita, l’Energia Fondamentale, è immutabile. Com’è possibile?
L’aria è onnipervadente, ma non potete vederla, né potete afferrarla. Se però la soffiate dentro a un palloncino, essa assumerà la forma di quel palloncino. Se poi continuate a soffiare, esso si gonfierà più o meno velocemente a seconda della robustezza del materiale che lo costituisce, ma, a un certo punto, diventerà sottilissimo e scoppierà, così che l’aria all’interno uscirà e diventerà un tutt’uno con quella esterna. (Allo stesso modo, la Coscienza individuale - l’aria dentro il palloncino - si fonde nella Consapevolezza Universale - l’aria esterna onnipervadente - quando si supera l’attaccamento al corpo – N.d.T.). Noi riconosciamo l’Âtma presente nei singoli individui come una “Energia costretta entro dei limiti”. L’Energia Infinita, in questo mondo, viene chiamata “Forza di volontà”. Ma tutte le Energie al di là di questa non vengono chiamate “Energie trascendentali”: vengono definite “una sorta di energia umana”. Procedendo ancora un po’, parlano di “libero arbitrio”, ma in realtà il libero arbitrio non ha forma. Solo Dio ha “libero arbitrio”. Solo Dio, e nessun altro. Il vero libero arbitrio è limitato solo a Dio. Tutti lo sperimentano in modo assai limitato. Si svilupperà solo fino al punto in cui si sarà capaci di studiare e capire, cioè in base alla propria capacità di espandersi, come un palloncino. Dopo un po’, anche quello scoppierà.
Einstein dichiarò che la natura della gravitazione universale è immutabile; essa non può essere creata, né venire distrutta. Può però assumere svariate forme. Gli scienziati spiegano l’energia infinita in modo insufficiente, perché limitato.

Einstein fu un grande scienziato

Einstein fu un grande scienziato, ma non fu mai egoista: pensava sempre a Dio e non dava alcuno spazio al suo ego.
Una volta alcuni indiani andarono a visitarlo. Li fece entrare nella sua biblioteca, dove essi, con grande sorpresa, trovarono negli scaffali molti testi sacri, come le Upanishad e la Bhagavad Gîtâ. Un grande scienziato, qual era Einstein, aveva una grande fede e venerazione per la Bhagavad Gîtâ e per le altre Sacre Scritture. Ciò che gli scienziati moderni sono arrivati a capire è solo un frammento della Realtà, ma essi si vantano come se sapessero tutto. Dal momento in cui ricevono la laurea sviluppano una sempre maggior considerazione di se stessi. Un vero scienziato non ha ego. Gli scienziati moderni sanno molto poco, e le loro ricerche si basano sulla domanda: “Che cos’è questo?” I grandi scienziati del passato si chiedevano invece: “Che cos’è Quello?”
“Questo” si riferisce a qualsiasi cosa abbia a che vedere con i sensi, mentre “Quello” si riferisce alla Divinità, che è al di là dei sensi. La scienza del mondo è vicina ai sensi, mentre la Scienza dello Spirito è al di là dei sensi. Ecco perché (nei Veda) si afferma:

Pûrnam adah pûrnam idam
“Questo è pienezza, quello è pienezza.”

Pûrna significa “questo finirà dove ha avuto inizio”. Facciamo un grave errore di valutazione riguardo alla scienza. La gente crede che uno scienziato sappia tutto, ma, in verità, uno scienziato che difetti di umiltà e di fede, ha meno conoscenza di un bambino di seconda elementare. Un bambino di seconda elementare sa avere fede e umiltà. In che cosa può credere chi non ha fede? Chi non ha fede non è affatto uno scienziato; anzi, è inferiore a un animale. Lasciate che pensi quello che vuole, ma niente lo farà diventare uno scienziato. Uno scienziato, per poter esser definito tale, deve prima sviluppare la Conoscenza Spirituale, o Saggezza (Prajnâna). Proprio perché sanno così poco, gli scienziati credono di sapere molto.

Energia acida

Incarnazioni dell’Amore!
La Divinità è ogni genere di energia: Essa è la scienza, è la spiritualità, è l’etica ed è anche la competenza nelle cose del mondo. Tutte le energie “sono” la Divinità. Pensate a quanta energia si trova in un essere umano. L’uomo ha la capacità di riconoscere tutte le forme grazie all’energia acida presente in lui. Da dove ha origine questo “acido”? Se indaghiamo adeguatamente, troveremo che può provenire dal tamarindo, o dal limone, o da una mela; insomma, viene tratto dai cibi ingeriti. Essi sono molto acidi, e se assunti in piccole quantità contribuiscono a fortificare il corpo, ma, presi in eccesso, possono danneggiare la salute. Il tipo di energia varia a seconda del cibo che assumiamo. L’acido della limetta fa aumentare moltissimo l’acidità del sangue. Preso con parsimonia, il tamarindo fornisce molta energia, ma, se si esagera, il succo di tamarindo può provocare degli emboli.

LE UPANISHAD

Upanishad significa “sedersi vicino” (a Dio)

Le Upanishad impartiscono all’uomo molti insegnamenti sacri e avvicinano l’uomo a Dio. Le Upanishad spiegano i segreti su come avvicinarsi a Dio. Nella parola Upanishad, upa significa “vicino”, ni vuol dire “sotto”, e shad significa “sedersi”. Se si è discepoli, non ci si deve sedere alla stessa altezza dell’insegnante, ma alla stessa altezza degli altri studenti. Non sedetevi però lontani da lui, perché il bravo insegnante parla a voce bassa. E perché parla a bassa voce? Perché se le stesse cose vengono dette a voce alta, il significato cambia. Quindi, sedetevi vicino al vostro insegnante, in spirito di obbedienza, e ricevete umilmente i suoi insegnamenti. Questo è il significato della parola Upanishad.
Ogni sillaba, parola o frase che trovate nelle Upanishad ha un significato profondo che non si può trovare in un dizionario. Non è possibile trovare il significato delle parole contenute nelle Upanishad in un dizionario. Esso ha radici storiche.

La disputa alla corte di Krishnadevaraya

Una volta, alla corte di Krishnadevaraya, ci fu una disputa alla quale parteciparono gli otto studiosi della corte reale, popolarmente noti come Ashta Diggaja. Allasani Peddanna, Nandi Thimmanna, Ramaraja Bhushanudu e Tenali Ramakrishnudu erano fra questi. Peddanna faceva le domande e Ramaraja Bhushanudu rispondeva, spiegando i significati e dando interpretazioni. Ramakrishnudu osservava la procedura in silenzio. Krishnadevaraya voleva che formulassero una frase di senso compiuto costituita di cinque parole; ogni parola doveva avere lo stesso significato in cinque lingue diverse. Disse: “Chiunque arriverà con una risposta a questo quesito entro le sette di domani mattina, sarà degnamente ricompensato.” Essendo la sua casa molto lontana, Ramakrishna decise di trascorrere la notte nella casa di suo cognato. Quando gli fu preparato un comodo letto per la notte, Ramakrishna rifiutò di dormirci e disse: “Devo trovare una risposta a una certa domanda, posta dal re, entro domani mattina. Un letto così comodo mi farebbe addormentare in breve tempo, perciò preparami una branda nella stalla.”
All’una di notte, mentre egli si trovava sdraiato sulla branda nella stalla, una delle mucche partorì un vitellino. Ramakrishna chiamò allora il cognato, per informarlo dell’accaduto. Il cognato gli chiese quale delle mucche avesse dato alla luce il vitello, perché ogni mucca aveva un nome diverso, come Pârvatî, Lakshmî, Sarasvatî ecc. Egli chiese a Ramakrishna: “Ye Aav Ra Bava?” (“Quale mucca è stata, o cognato?”). All’udire queste parole, la gioia di Ramakrishna non conobbe limiti, perché quella era la risposta alla domanda del re. Quindi Ramakrishna cominciò a ripetere la domanda in continuazione. Suo cognato pensò che lo strano comportamento di Ramakrishna fosse dovuto alla mancanza di sonno. Il mattino seguente Ramakrishna andò alla corte reale e si rese conto che nessun altro aveva trovato una risposta alla domanda del re. Tutti erano convinti che al suo quesito non esistesse una risposta possibile.
Ramakrishna era un grande devoto della Madre Divina, e disse al re che, con la benedizione della Madre, egli aveva trovato la soluzione. “La risposta è: Ye Aav Ra Ba Va”, annunciò.
Gli altri apparivano disorientati, e allora egli spiegò: “ ‘Ye’ in marati, ‘Aav’ in hindî, ‘Ra’ in telugu, ‘Ba’ in kannada e ‘Va’ in tamil hanno lo stesso significato, cioè: “Vieni.”
Cinque diverse lingue sono rappresentate in questa frase. La notte precedente Ramakrishna aveva contemplato costantemente la Madre Divina, ed era stato in virtù della Sua grazia che aveva trovato la soluzione. Ecco perché Tenali Ramakrishna rappresenta il divertimento, l’umorismo, la gaiezza: egli integrò le lingue, le parole, i significati, dandone la corretta interpretazione e ottenendone beatitudine.

Qual è il significato dei cinque elementi?

I cinque elementi corrispondono ai cinque princìpi vitali, cioè: prâna, apâna, vyâna, udâna e samâna, che sono presenti in ogni essere umano. Questi princìpi permeano l’intera creazione, dalla formica fino a Dio Stesso. L’uomo non potrebbe vivere senza di essi. Il rito d’invocazione dei princìpi vitali si chiama prânopâsana.
Tale rito viene praticato prima di installare un idolo in un tempio. Innanzitutto, verrà adorata la forza vitale (prâna shakti), che è alla base di ogni forma di vita. Anche qualche giorno fa, durante una celebrazione al tempio di Tirupati, nell’India del Sud, hanno adorato la forza vitale (prâna shakti).
Il prâna è alla base di tutto. Finché in un corpo c’è vita, esso viene chiamato shivam (di buon auspicio), ma se la forza vitale lascia il corpo non resterà che shavam (un cadavere). La vita è sostenuta dai cinque elementi, perciò l’uomo deve adorare la forma dei cinque elementi, che corrispondono al prâna. Anche i suoni e le note hanno origine dai cinque elementi. Durante i bhajan viene suonato l’armonium, ed esso emette una sola nota. Ma se pigiate i tasti, a ognuno di questi corrisponderà l’emissione di note differenti: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si (Sa, Ri, Ga, Ma, Pa, Da, Ni). La fonte comune a tutte è l’aria. L’energia comune è una, ma dall’armonium escono diverse forme di essa. Allo stesso modo, c’è un’energia fondamentale dalla quale è derivata tutta la creazione. Shankarâchârya ne studiò la natura e la descrisse in questo modo: “Dio è pieno di suono.” Il suono è l’attributo più importante. Questo suono si propaga in ogni direzione. Il suono è il principio più importante della Divinità; il suono pervade l’intero universo e per questo motivo Dio viene celebrato col nome di Charâchara Mayî, che significa “Colui che pervade l’intero universo degli esseri animati e delle cose inanimate”.
Egli esiste nei nostri cuori, e si esprime sotto forma di parola. Perciò viene anche denominato Vâng Mayî (splendore della parola e della poesia): Egli entra nei nostri cuori e ne esce sotto forma di parola. Quando esce sotto forma di parola, Egli è Nityânanda Mayî (colmo di eterna beatitudine), Parâtpara Mayî (l’Onnipotente), Mâya Mayî (avviluppato in Mâyâ, l’illusione) e Shrî Mayî (ricco). Shankarâchârya disse:
“Eterna Beatitudine, l’Onnipotente, Illusorio, Auspicale.” Tutto ha avuto origine dal suono (Dio è pieno di suono: Shabda Brahma Mayî). Persino Dio è suono, il suono dell’etere, da cui ebbe origine la Divinità.

Brahmâ, Vishnu e Maheshvara

La gente parla delle tre persone della Divina Trinità, Brahmâ, Vishnu e Maheshvara, ma nessuno ha visto queste tre Forme, da nessuna parte. Le Forme a loro attribuite derivano dalle raffigurazioni create dal pittore Ravi Varma e non corrispondono alla realtà. Le tre Persone della Trinità, Brahmâ, Vishnu e Maheshvara, stanno rispettivamente per “madre”, “padre” e “insegnante” o “guru”. Proprio come Brahmâ ha creato tutto, la madre partorisce i bambini, il padre se ne prende cura, li educa ed è responsabile del loro sostentamento. Perciò egli simboleggia l’aspetto di Vishnu. Il guru simboleggia Maheshvara perché distrugge l’ignoranza e garantisce la saggezza. È per questo motivo che i Veda raccomandano: “Onorate vostra madre, vostro padre e l’insegnante come Dio, come forme tangibili della Divinità.” Brahmâ, Vishnu e Maheshvara rapprentano la madre, il padre e l’insegnante.

“Riconoscete Dio nella madre.
Riconoscete Dio nel padre.
Riconoscete Dio nell’insegnante.”

Quindi, l’insegnante non è altri che il guru! L’insegnante non è altri che Dio!
In questo modo i nostri antenati insegnarono e propagarono vari aspetti della Divinità. Si dovrebbe agire secondo la propria esperienza, senza lasciarsi trascinare dalle opinioni altrui. Le opinioni si basano sui sentimenti personali e differiscono da persona a persona.

“Sai dice ‘sì’ a coloro che Gli dicono ‘sì’ e ‘no’ a coloro che Gli dicono ‘no’.
‘Sì’ e ‘no’ si riferiscono al sentire individuale, ma per Sai tutto è sempre ‘sì’, ‘sì’, ‘sì’.”

Dio dice sempre di sì ai valori sociali, culturali ed eterni. Tutto ciò che ha a che fare col mondo è soggetto a cambiare. Tutto ciò che si sperimenta attraverso gli occhi, l’udito e la mente sono effimeri. Che senso ha riporre fede nelle cose passeggere di questo mondo? Si deve avere fede nella Divinità e contemplarLa, poiché Essa è immutabile ed eterna.

Non frequentate gli sciocchi

Gli sciocchi non capiscono le vie del Signore, le fraintendono, travisano la verità, si trasformano in bestie e dicono quello che salta loro per la testa. Non date ascolto a ciò che dicono gli sciocchi. Si è destinati alla rovina se ci si associa alla gente malvagia. Non riponete la vostra fiducia nelle parole menzognere degli sciocchi, non state in loro compagnia: essi possono portarvi alla rovina.

“Tenetevi lontani dalle cattive compagnie,
frequentate persone buone e compite atti meritori, giorno e notte.”

Comunque, il solo astenersi dal frequentare cattive compagnie non è sufficiente. Si devono anche frequentare compagnie buone.

“Abbandonate le cattive compagnie.
Aggregatevi a quelle buone.”

Nella parola satsang (buona compagnia) sat indica ciò che è immutabile, divino. Lo zucchero rende dolce qualsiasi cosa a cui venga aggiunto. È immutabile. Sat può essere paragonato allo zucchero. Cit è paragonabile all’acqua. Se mescoliamo l’acqua allo zucchero, avremo dello sciroppo. Allo stesso modo, se sat e cit si mescolano, il risultato sarà la beatitudine (ânanda).
Sat è lo zucchero, che è sempre dolce; se aggiunto a qualsiasi bevanda, la rende dolce. Qualsiasi cosa ci cuciniate, diventerà dolce. E il gusto dolce rimarrà stabile. Quello è Sat. Cit è l’acqua, che rappresenta la Consapevolezza (Chaitanya).
Se sat e cit, l’acqua e lo zucchero, restano separati, non succederà nulla, ma, se li mescoliamo, sperimenteremo la beatitudine (ânanda) nel bere la dolce bevanda. Dobbiamo riuscire a unificare la Realtà Vera ed Eterna e la natura fisica, cioè “dobbiamo far sì che il Principio Eterno della Verità e la natura fisica diventino una sola cosa”: solo allora otterremo la Divinità.

La Divinità è onnipresente

Incarnazioni dell’Amore!
Non esiste una persona o un luogo in cui la Divinità sia assente. Non esistono individui in cui la Divinità non sia presente. La Divinità pervade proprio tutto.
Non cadete mai preda dell’illusione che Dio si trovi qui ma non là. In qualsiasi luogo voi Lo cerchiate, Lo troverete.

È scritto anche nei Veda:

“Pervade tutto con mani, piedi, occhi, bocche e orecchie. Dio pervade l’intero universo.”

Tutto è l’Uno. Che si tratti del Corano, della Bibbia, del Granth Sâhib (le Sacre Scritture dei Sikh) o della Bhagavad Gîtâ, tutte le Sacre Scritture proclamano le stessa Verità, cioè che l’Uno è presente in tutto. I nomi sono diversi, ma la Verità è Una. Qualsiasi religione non può fare a meno di accettare la natura dei cinque elementi. Nessuna religione vorrà disfarsi di nemmeno uno dei cinque elementi.

Dio è in tutto e osserva tutto

Incarnazioni dell’Amore!
Descriveremo domani la natura di Brahmâ, Vishnu e Maheshvara in dettaglio. Perché domani? Perché oggi sono qui tutti i bambini (gli studenti), e per i bambini riconoscere l’Unità è assolutamente impossibile. Essi dividono l’Unità nella molteplicità. Questo è un errore molto grave. Non è così; le cose non sono come sembrano. Non esistono i molti; tutto è solo l’Uno. La molteplicità dovrebbe unirsi a dare l’Unità. La vera natura (l’Unità) viene fuori quando la molteplicità si unisce e diventa l’Uno.
L’Unità ci serve, ci è necessaria. A causa dell’assenza di unità, l’Unità ha abbandonato il cuore umano e l’ostilità si è installata al suo posto. Che cos’è diventata la nostra vita? Un cuore colmo di ostilità non è affatto un cuore; possiamo dire piuttosto che è una rana dentro un sasso.
Dio è in ogni cosa e osserva tutto.
Nati dentro un sasso, gli esseri viventi urlano per farsi sentire. Chi li nutre là dentro? Purandara Das disse in kannada (la lingua dello stato del Karnâtaka - N.d.T.): “Chi nutre le rane mentre si trovano là dentro?”
Chi ha costruito il recinto e annaffiato l’albero che è nato in cima al monte, su una roccia?
Chi costruisce un recinto, chi annaffia, chi cura l’albero che cresce su una roccia in cima a una collina brulla? Dio, solo Dio. Eppure, se qualcuno prende un albero sano e lo pianta in un terreno fertile e soffice, annaffiandolo regolarmente, non è detto che sopravviva.
Nati dentro un sasso, gli esseri viventi urlano per farsi sentire. Chi li nutre là dentro?
Dio si prende cura di tutti gli esseri.
Alcune rane rimangono intrappolate nelle pietre e ne escono solo dopo molto tempo, quando qualcuno rompe le pietre in cui sono racchiuse. Chi le nutre mentre sono là dentro? Dio, solo Dio. Egli si prende cura delle necessità di ogni essere in tutto il mondo. Dio non conosce differenze, ma l’uomo sì! Questa è la peggior malattia che affligga l’uomo d’oggi. Egli è tormentato dai dubbi. Persino una malattia come il cancro si può curare, ma per i dubbi non c’è cura. L’uomo con i dubbi uccide rapidamente se stesso.

Sorridete

La vita umana è altamente sacra, divina e piena di beatitudine. Perché vi disperate, sprecando in siffatto modo una simile nascita? Alcune persone hanno sempre un’espressione triste. Che karma è mai questo? Dobbiamo essere sempre lieti. Un volto sorridente è l’espressione e la causa prima della Divinità.
Che cos’è la felicità? La felicità è l’unione con Dio! (Applausi). L’uomo è soggetto alla sofferenza perché si allontana da Dio. Lasciate che le cose succedano. Non date spazio al dolore. Siate sempre felici. La felicità è la strada regale che conduce a Dio. Lasciate che le cose vengano e che se ne vadano! Date il benservito a tutte le preoccupazioni e il benvenuto solo alla beatitudine.
È cosa essenziale che gli studenti capiscano questa verità e agiscano di conseguenza.

Studenti!
La vostra età è il periodo più importante della vita. Cominciate presto, andate piano e arrivate felicemente. Dovete fare un bello sforzo e riuscire a incamminarvi sul sentiero spirituale già da questa età. Potete lavorare e guadagnare del denaro più tardi. Fate pure esperienza di tutto, ma assicuratevi di esser fortemente decisi per quanto riguarda il raggiungimento di Dio. Solo chi ha una simile determinazione è fortunato.

Râma era assolutamente pronto

Che cosa mancava a Buddha? Buddha era un principe. Tutte le comodità di corte e ogni agio erano a sua disposizione, ma non rinunciò forse a tutto per diventare un rinunciante? Anche a Râma non mancava nulla, ma non aveva attaccamento per i piaceri e le comodità del mondo. Quando sua madre Kaushalyâ Gli serviva sul piatto deliziose pietanze, Egli non le accettava mai solo per Sé. Le consumava soltanto se, a mangiare con Lui, c’erano anche i Suoi fratelli Lakshmana, Bharata e Shatrughna. La maggior parte del tempo rimaneva in un mondo tutto Suo, totalmente assorto. Solo quando si sentiva osservato si grattava la testa o si atteggiava in un modo o nell’altro. Spesso sembrava che stesse scrivendo qualcosa nell’aria.
Un giorno Dasharatha convocò il Saggio Vashishta e gli chiese di spiegargli il motivo dello strano comportamento di Râma. Questi sedette in meditazione per qualche tempo e poi disse: “Questi sono i segni della Divinità. A volte può esser lì a conversare con altri esseri. Egli non ha attaccamento per il corpo. Ha attaccamento solo per il Sé. Questo è il vero significato della Divinità.”
Quando Vishvâmitra andò a prendere Râma, Egli fu subito pronto ad andare con Lui. Come mai? Per il fatto che non aspettava altro. Vishvâmitra voleva che Râma lo seguisse, ed Egli voleva obbedirgli, senza tener conto delle obiezioni di Suo padre. Dasharatha disse: “Povero me! È solo un ragazzo! Non ha mai visto dei demoni! Può impaurirsi al loro cospetto!” Ma Râma intervenne: “Non ho paura di niente.” Vishvâmitra aggiunse: “Dasharatha, tu credi che Râma sia un ragazzo qualunque, ma non è un ragazzo, proprio non lo è. Egli è Brahma, è Dio. MandaLo con me!”
Quando arrivarono al fiume Sarayu, Vishvâmitra, che prima aveva parlato così bene, disse: “Râma, avvicinaTi. Tu non hai mai visto un demone. I demoni adesso stanno per arrivare. Forse Ti spaventerai al vederli. Ti darò alcuni mantra di iniziazione.”
Questa è Mâyâ! Vishvâmitra, che tanto aveva decantato al padre di Râma i poteri divini del figlio, era caduto nelle spire di Mâyâ. Disse che Gli avrebbe dato un’iniziazione, e così fece. I nomi dei mantra erano “Bala” e “Atibala”. La ragione per cui aveva dato a Râma i due mantra era che doveva esser presa una decisione: bisognava fare il voto di proteggere il rito sacrificale (yajña). Ma una volta fatto il voto dello yajña, chi avrebbe cucinato per loro, e chi avrebbe portato loro il cibo? Non c’erano cuochi. Non c’era una sala da pranzo. Non c’era un salotto.
Vishvâmitra disse: “Râma, non Ti ho insegnato i mantra pensando che Ti saresti spaventato alla vista dei demoni. Te li ho insegnati per placare la Tua fame e la Tua sete e affinché Tu possa fare a meno di dormire (affinché Râma potesse far la guardia allo yajña e potesse proteggerlo dai demoni ventiquattr’ore al giorno senza risentirne - N.d.T.). Quando dirai: “Bala!”, la fame sparirà, e quando dirai: “Atibala!” non avrai più sonno! In questo modo Ti sarà possibile portare a termine il compito che Ti è stato affidato.”
Vishvâmitra aveva insegnato i due mantra a Râma affinché potesse fare a meno del cibo e del sonno.
La volontà divina si manifesta sempre secondo un disegno preciso, finalizzato alle necessità di ogni persona e di ogni situazione.

Il tempo è importante per qualsiasi cosa

Allora, studenti e studentesse!
Jayâmmâ ha detto: “Swami si reca dappertutto, ma non viene mai ad Anantapur, che dista solo quaranta miglia da qui!” Io non ho preferenze per un posto o per l’altro. Per Me è importante il momento opportuno. Andrò ad Anantapur quando arriverà il momento opportuno. Prima ci andavo una volta la settimana. Partivo da qui il sabato, rimanevo là tutta la domenica e tornavo il lunedì mattina. Ma la situazione è molto cambiata da allora. Quali sono i motivi? L’effetto delle circostanze, l’influenza umana e l’interesse dei devoti.
I devoti si affollano ovunque Io vada; se parto con un’auto, le auto che arrivano sono cento, perché cento auto mi seguono. Io non ho problemi: posso stare senza mangiare. Sarebbe triste però se i Miei devoti dovessero soffrire; chi provvederebbe (ad Anantapur - N.d.T.) a dar loro cibo e riparo? Se essi soffrono, Swami soffre: Io sono la risonanza a quella reazione.
Ci sono molte altre ragioni di questo tipo a giustificazione del fatto che non vado ad Anantapur. Non è proprio possibile per Me stare là. Ci sono stanze in cui si potrebbe vivere, certo. Ma non sono appropriate: Io sono un essere umano ideale. (Applausi). Ho un’energia ideale. Sono un uomo ideale. Sono la beatitudine ideale.
L’ostello è femminile, è solo per ragazze; come potrei stare là da solo? Il mondo recepisce ogni Mio insegnamento: per tale ragione, ultimamente non sono andato là. Quando però esse vengono qui, sono felice di parlare con loro. Dobbiamo però prendere coscienza dei fatti ed essere coerenti con gli insegnamenti dati, agendo di conseguenza. Le ragazze sono tristi; continuano a ripetere: “Swami, almeno vieni dalla mattina alla sera.” Verrò, verrò, verrò. Non dirò mai che non verrò. Questa è la Mia natura. Verrò, verrò, verrò.

Io sono sempre felice

Felice, felice, felice (santosham, santosham, santosham!). Se dite: “Swami, mi fa male lo stomaco”, Io dirò: “Molto felice.” Se qualcuno Mi dice: “Swami, mio figlio è morto”, dirò: “Molto felice.” “È morto mio padre!”; Io risponderò: “Molto felice.” Io dico sempre: “Molto felice.” Sono felice, felice, felice di qualsiasi cosa. Questa è la parola che Mi viene da dire naturalmente. Felice, felice, felice, sono molto felice! Perciò tutte le parole che Mi sento di dire esprimono felicità. Non tutti, però, possono capire le Mie parole.
Una volta una signora venne da Me, e piangeva da sotto: “Swami, mio marito è morto!” Prima questa veranda non era come la vedete oggi. La veranda era larga poco più di un metro. Io mi trovavo là sopra e da lì vedevo la donna. Le chiesi: “Che cosa c’è? Perché piangi?” Lei replicò: “Mio marito è morto, Swami!” Io dissi (Swami ride): “Molto felice!” Lei si arrabbiò: “Come puoi ridere ed essere felice dato che mio marito è morto?” Risposi: “Io sono sempre e solo felice; la Mia forma è la beatitudine, la Mia natura è ridere. Sorrido sempre. Non sono mai triste.”

(Swami, a questo punto, canta:)

“L’Amore è la Mia forma.
La Verità è il Mio respiro.
La Beatitudine è il Mio nutrimento.
La Mia vita è il Mio messaggio.
L’espansione è la Mia vita.
Non c’è una ragione (specifica) per amare.
Non c’è una stagione (specifica) per amare.
Non c’è nascita e non c’è morte.”

Questa è la Mia natura. La Mia natura è immutabile in qualsiasi circostanza. Io sono sempre immerso nella beatitudine.

Non sono mai preoccupato

Nel notare che Mi trovo costantemente in uno stato di beatitudine, molte persone si turbano e si chiedono: “Sai Baba è sempre così beato! Si prende cura dell’andamento di molti ospedali e di molte scuole, ha tante responsabilità, ma non sembra mai preoccupato!”
Perché preoccuparsi? Perché preoccuparsi? Quel che deve succedere continuerà a succedere! Tutto accade per Mia volontà. Non Mi preoccupo mai, non Mi sono mai preoccupato e mai Mi preoccuperò. Quindi, sono sempre beato.
Se qualcuno è triste, Io posso fare del Mio meglio per sembrare triste in sua presenza: credo di dover almeno “mostrare” una certa tristezza. Ma qualsiasi cosa faccia, non vengo mai assalito dalla tristezza. Io “non riesco” a essere triste! (Il pubblico ride). Come si può mai fingere tristezza, quando già a chiedere: “Ammâ, come stai?”, un sorriso illumina il Mio volto?
Non capisco le manifestazioni artificiali. Tutto ciò che Io faccio è naturale. Naturale, naturale, naturale! Per questo sono sempre beato!

Tutto mi arriva senza che Io debba chiedere

Ho bisogno di moltissimi soldi, perché ci sono ancora da fare tante cose e si devono spendere ancora milioni e milioni di rupie. Ma non Mi preoccupo mai. Perché dovrei preoccuparMi? Tutto ciò che deve avvenire avverrà comunque, se è nei Miei piani! (Applausi). Il fatto di preoccuparsi o meno non farà sì che il susseguirsi degli avvenimenti subisca un cambiamento!
Ho parlato di questo nel Mio messaggio di Krishnâshtamî. Ho detto che tengo molto a questi progetti. Abbiamo costruito un ospedale. Fin quando sarò in questo Corpo, non ci saranno problemi; ma dopo, chi saprà occuparsene? Si deve creare un’istituzione fiduciaria e lasciare un’indicazione sicura sulla via da seguire.
Ho pensato di costruire un deposito bancario vincolato di trecento crore (un crore ammonta a dieci milioni di rupie, quindi a circa 150 miliardi di lire - N.d.T.) per l’Ospedale di Puttaparthi, e uno, per la stessa cifra, anche a favore dell’ospedale di Bangalore. Inoltre una certa somma dovrà esser depositata anche per gli Istituti (educativi). Oggi, nel mondo, se qualcuno deve elargire qualche naya paisa (monetine indiane – N.d.T.) piange per due ore, e poi forse ne tira fuori solo una.
Molti “swâmî” e “mâtâjî” vanno in giro a mendicare. Vanno dappertutto. Quando si rendono conto di aver pochi soldi, si comprano un biglietto aereo e vanno all’estero. In questo modo, non sono “i più grandi”, ma degli “accattoni”! (Gioco di parole in inglese fra “bigger” - più grande - e “beggar” - mendicante, accattone - che si pronunciano in modo molto simile – N.d.T.).
Io non sarò mai così. C’è gente d’ogni ceto sociale qui, ma Io non ho mai chiesto niente a nessuno fino a oggi. Chi chiede, non è Dio. (Applausi). Tutto accade senza che Io abbia bisogno di chiedere alcunché.

Ho solo un desiderio

Non appena l’ho deciso, subito sono arrivati 800 crore di rupie (circa 400 miliardi di lire – N.d.T.) per il mantenimento degli Istituti! Da dove? Andate a chiederlo alla banca. Perché lo chiedete a Me? Solo loro possono darvi una risposta: Io non Mi immischio in queste faccende. Perché? Per il fatto che non ho desideri. L’unico Mio desiderio è: “Che tutti possano essere felici.”
Sì, che tutti possano essere felici sotto ogni aspetto! (Applausi).

Lokâssamastah sukhino bhavantu
“Che tutti i mondi possano essere felici.”

Solo chi ha desideri è tormentato dalle sofferenze e dalle preoccupazioni. Io non ho desideri né preoccupazioni; perciò sono sempre e soltanto felice. Quando penso: “Che questo succeda!”, succede immediatamente. Perciò non devo preoccuparMi di nulla.

(Bhagavân finisce il Discorso cantando il bhajan: Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahin…)

Prashânti Nilayam, 25 ottobre 2001,
Sai Kulwant Hall,
Celebrazione di Dasara (6° giorno)

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