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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011026

20011026 - 26 ottobre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

PREGARE PER IL MONDO

Qual è il fiore preferito da Îshvara?
Che cosa si deve fare per osservare le regole del sacrificio?
Il controllo dei sensi è quello preferito.
Tolleranza è Pace per Îshvara.
Verità è la parola trasmessa.

Il sacrificio rituale è compiuto

Incarnazioni del Divino Amore!
Nell’era di Krita e Tretâ, i grandi saggi di quei tempi eseguivano riti sacrificali seguendo procedure diverse. Nel Dvâpara Yuga, anche Vishvâmitra compì un sacrificio. Entità demoniache fisiche e terrene furono annientate e il sacrificio venne completato.

Solo dopo che le cattive qualità, i sentimenti empi e le forme negative venivano distrutti, i saggi completavano la cerimonia sacrificale, pronunciando: “Pace, Pace, Pace” (Shânti, Shânti, Shânti).

A conclusione della festività di Dasara, il sacrificio ha raggiunto oggi il suo compimento. Dovete cercare di comprendere il significato interiore di questa settima giornata conclusiva del rituale.

In ogni essere umano si osservano il declino e le agitazioni degli organi di senso, nonché l’errato sentiero percorso dagli stessi. Essi corrispondono al creato; infatti, sono esteriori e profani. Questa è una caratteristica di prakriti (la materia primordiale della creazione).

Qual è quindi il significato interiore dello yajna, questa cerimonia sacrificale? Dio continua a insegnare le caratteristiche di pravritti (sentiero esteriore) e di nivritti (sentiero interiore). Le cattive qualità, le abitudini indesiderabili, i sentimenti malvagi s’incontrano in pravritti, la via dell’esteriorità; mentre Verità, Amore, Pazienza e Tolleranza, che sorgono dal cuore, sono le caratteristiche di nivritti, la via interiore. Le buone qualità che nascono dal cuore sono permanenti. Le attitudini empie di pravritti scaturiscono invece dalla testa e causano soltanto innumerevoli difficoltà.

Che cosa significa Dio?

A chi si deve fare l’offerta? Si risponde: “A Dio”. Che cosa significa Dio? Qual è il significato di Bhagavân (Dio)? ‘Bha’ significa Colui che diffonde luce, che dona splendore, che dà radiosità, che accresce e promuove la luce. Questo è il significato interiore della sillaba ‘Bha’.

‘Ga’ significa ‘la Natura che li diffonde’. Diffonde che cosa? Diffonde la luce, la radiosità e lo splendore. ‘Van’ significa ‘Colui che ha la capacità di fare ciò’, cioè Dio. Dovete comprendere la verità secondo cui Bhagavân significa “Colui che ha la capacità di diffondere la luce”. Pertanto la luce che è dentro di voi è molto radiosa. Si dice:

Tamaso mâ jyotir gamaya
Dall’oscurità conducimi alla Luce

Ciò vuol dire eliminare l’oscurità che offusca la luce, liberandosi del buio, rendere lo splendore radioso e conseguire la pace suprema. La caratteristica dello splendore è essenziale per ogni uomo.

I cinque elementi sono identici a Dio

Tutte le caratteristiche di pravritti sono solo esteriori, perché operano attraverso i sensi. C’è tuttavia una diversità fra i sensi e gli elementi. Questi ultimi sono identici a Dio e vengono chiamati i ‘cinque elementi’.

Il primo dei cinque elementi è la terra e viene detta ‘Bhûdevî’ (Dea Terra). Il secondo è l’acqua ed è denominata ‘Gangâdevî’ (Dea Acqua). Il terzo è il fuoco, chiamato ‘Agnideva’ (Dio Fuoco). Il quarto è il vento, detto ‘Vayedeva’ (Dio Vento). Il quinto è lo spazio ed è chiamato ‘Shabda Brahma’ (Dio nella forma di Suono).

Ai cinque elementi furono assegnati i nomi di Dio e sono, quindi, recitati assieme agli altri Nomi Divini. Chi è Dio? Egli è i cinque elementi; essi sono presenti in tutti gli esseri, e sono immanenti in tutti i luoghi, si trovano in tutte le regioni e sono sempre gli stessi per la gente di ogni paese.

Con le Sue mani, piedi, occhi, teste, bocca e orecchie
che pervadono ogni dove, Egli permea l’intero universo.

Per i cinque elementi non esiste differenza di paese, tempo e luogo, poiché essi sono presenti in tutti i paesi; nessuna nazione, né alcun individuo li può negare, e nessuno scienziato li può separare.

Essi rappresentano la vita, e in ogni uomo i cinque elementi sono la vita stessa. Gli indiani li pregavano, chiamandoli con il nome di prâna, apâna, vyâna, udâna e samâna. Pertanto essi non sono altro che forme di Dio.

Comunemente si credeva che la gente non fosse in grado di comprendere gli elementi nel modo corretto; vennero perciò concepite alcune forme di Dio, attraverso le quali la gente pregava e adorava Dio, ottenendo così gioia da quell’adorazione.

Caratteristiche di Pravritti e Nivritti

Non esistono difetti nei cinque elementi, difetti che sono invece visibili esclusivamente in pravritti, espressione esteriore dei cinque elementi. Queste deficienze sono caratteristiche di pravritti. L’istruzione che deriva dalla testa è puramente esteriore; anche tutto quello che impariamo e pratichiamo è esclusivamente istruzione esteriore, vale a dire pravritti.

Ciò che è visto con l’occhio, udito con l’orecchio e sperimentato con la mente, appartiene ai cinque elementi. Queste sono le caratteristiche di pravritti; mentre le caratteristiche di nivritti sono prive di qualsiasi attributo e forma, e ciò viene descritto come:

Privo di attributi, senza macchia, imperituro, eterna dimora,
perpetuamente puro, illuminato, libero, incarnazione della purezza e santità.

Ed è sempre permanente. Sviluppate le qualità permanenti e allontanate da voi le caratteristiche transitorie, passeggere e fuggevoli di pravritti; in tal modo conseguirete la pace della mente.

Chi è l’uomo?

L’uomo è la forma combinata di corpo, mente e Âtma. Il corpo agisce, la mente indaga e l’Âtma è il testimone. Il corpo è essenziale per compiere ogni azione, la mente determina il bene e il male, mentre l’Âtma è il testimone ed è permanente. La mente ricerca e il corpo pratica. L’uomo è la forma di questi tre componenti.

Perciò si asserisce: “Quando il corpo e la mente si uniscono all’Âtma, l’uomo è un essere umano vero e completo”. Se la mente e l’Âtma sono invece messi in disparte, e si esperisce solo con il corpo, questa è la natura di un animale. Quando il corpo e la mente si associano, tralasciando il Sé, è detta ‘natura demoniaca’. Vivere soltanto nella natura del Sé, rinunciando al corpo e alla mente, quella è ‘Divinità’.

Divinità significa essere in relazione con l’Âtma. Dovreste sentire affezione solo per il Sé; se invece tale attaccamento è diretto verso il corpo, si tramuta in natura animale. Se la mente si associa al corpo, acquisisce una natura demoniaca. Rinunciare a entrambi, mente e corpo, rimanendo in relazione unicamente con l’Âtma, è invece affezione per il Sé. Tale devozione per l’Âtma è la sola autentica relazione radiosa.

Dovete fare buon uso di questi tre componenti donati all’uomo; iniziate a farne buona pratica. Essi devono essere utilizzati in modo appropriato in base al tempo, all’azione, alla motivazione e alle responsabilità. Pensare: “La mente è qui, non è vero?”, non significa poterla usare come più vi piace. Dovete osservare anche alcune limitazioni.

La natura della mente

La mente ha il potere di indagare: “Che cosa si deve fare? Che cosa non si deve fare? Che cosa è bene? Che cosa è male?” In questa ricerca dobbiamo mettere in pratica quello che riconosciamo come bene.

È natura demoniaca non mettere in pratica quello che si sa essere il bene. Una mente simile non fa distinzioni, non discerne fra il bene e il male, e ha solo il corpo come suo unico obiettivo; ha attaccamento per il corpo, ed esperisce tutte le azioni a esso relative. Non fa differenze, non ha oscillazioni, non distingue ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Pertanto si asserisce che chi esperisce soltanto i piaceri relativi al corpo abbia una natura animale. Se voi agite come più vi piace, i più anziani diranno: “Ma che cosa fai? Sei forse un animale?”

Se invece esperite soltanto con la mente, si penserà di voi che siete un demone. Da dove ha avuto origine questa natura demoniaca? Si tralascia il corpo, ci si dimentica dell’Âtma e si segue unicamente la natura della mente. La mente non insegnerà né il bene né il male. La mente, entro certi limiti, indaga su ciò che è bene e ciò che è male, ma solo se è in relazione con il corpo. Infatti, è caratteristica della mente ideare senza considerare altro se non le proprie bizzarrie e capricci.

Chi ha affezione per l’Âtma, rinunciando sia alla mente che al corpo, ha natura divina. Gli esseri umani devono perciò sforzarsi in modo appropriato di conseguire tale Divinità.

C’è una mente e c’è un corpo: il corpo deve lavorare, la mente deve ricercare e riflettere sul bene e sul male. Durante tale riflessione, quello che è riconosciuto come bene, deve essere messo in pratica. Infatti, tali sottili azioni fanno parte della natura umana.

Dio è Colui che ha radiosità e conferisce splendore. La mente è quella che indaga e sviluppa affezione per l’Âtma; ma oggi quell’attaccamento al Sé è stato dimenticato. Infatti, l’uomo trascorre la sua vita avendo unicamente attaccamento per il corpo. Che cos’è il corpo? Questo corpo è composto dai cinque elementi fisici, ma è impermanente.

Il corpo è come una bolla nell’acqua.
La mente è come una scimmia pazza.
Non seguite la mente. Non seguite il corpo.
Seguite la Coscienza.

Ciò significa che dovete seguire solo l’Âtma, così saprete riconoscere il giusto sentiero. Non è, tuttavia, sbagliato sperimentarli tutti e tre, entro certi limiti. Le azioni compiute dal corpo possono essere sperimentate attraverso lo splendore dell’Âtma e gli insegnamenti della mente. Questo viene denominato “dharma relativo al mondo fenomenico”.

Sebbene sia detto dharma, ci sono alcuni altri significati al riguardo. Che cos’è il Dharma del cuore?

È Piena e Costante Consapevolezza, mentre tutti i dharma che sono in relazione con il corpo e con le facoltà mentali si riferiscono al mondo materiale. Essi sono orientati solo verso le attività esteriori (pravritti), e non hanno alcuna relazione con il sentiero interiore (nivritti). In ogni caso, potete fare esperienza della combinazione di pravritti e nivritti, integrando i tre componenti, corpo, mente e Âtma.

Il dharma del corpo

Incarnazioni del Divino Amore!
È essenziale che i tre componenti, di cui ogni uomo è dotato, seguano la retta via. Le azioni vengono compiute con il corpo; sì, ma quali azioni devono essere eseguite? Quando devono essere effettuate? Per che cosa vengono compiute? Quale ne è il risultato? Dovete comprendere il significato di “quando, dove, che cosa, perché, come”. Dovete dapprima fare un’indagine relativa a questi cinque punti, dopodiché potrete intraprendere le attività con il corpo. In tal modo esso non si instraderà su sentieri sbagliati. Pertanto, questo corpo vi è stato dato per adempiere il dharma del corpo, meta di pravritti (per svolgere nel modo corretto le attività materiali pertinenti al corpo – N.d.T.).

Che tipo di dharma? Il dharma relativo al mondo fenomenico; Dio ha dato il corpo per adempiere il dharma di pravritti.

Il corpo è il mezzo per il perseguimento del dharma.

Perché è stata data la mente? La mente fu data affinché indagasse tra ciò che è permanente e ciò che è transitorio, tra il bene e il male. Com’è possibile effettuare una simile ricerca? La mente può eseguire tali ricerche tramite gli insegnamenti dell’Âtma; essa sta nel mezzo: da una parte c’è l’Âtma, dall’altra c’è il corpo. Pertanto il percorso corretto per la mente è di seguire l’Âtma, e praticare i dharma (doveri) pertinenti al corpo.

Oggi, però, il Dharma dell’Âtma è stato accantonato; la gente si occupa molto del corpo, seguendo solo il dharma del corpo, cioè pravritti. A causa del fatto che la mente e il corpo vengono associati, l’uomo diventa demoniaco. Quello che succede oggi nel mondo è esclusivamente il risultato di tutte queste attività demoniache. Manca totalmente la capacità di discriminare. Allora quando mai potremo ottenere la saggezza? Conseguiremo la saggezza solo quando proveremo affezione per l’Âtma, per il Sé.

La percezione dell’Uno senza secondo è Suprema Saggezza.

Dovete seguire solo l’Âtma, il Sé; non ci deve essere il benché minimo contatto con il corpo e la mente. Il dharma della Natura è quello di compiere le azioni, osservando l’unità di corpo, mente e Âtma. La Bhagavad Gîtâ dichiara:

Tu hai il diritto di compiere le azioni.

Dovete perciò acquisire il diritto a compiere le azioni, ma che tipo di azioni? Non quelle relative al mondo materiale, pravritti. Dovete eseguire soltanto azioni pertinenti a nivritti (distacco dal mondo oggettivo). Potete seguire anche pravritti, tenendo tuttavia ben salda la vostra affezione per l’Âtma. Voi avete dei doveri da compiere e delle responsabilità; se dovete adempiere i vostri doveri, non è opportuno mirare esclusivamente all’Âtma. Dovete svolgere correttamente tutti i dharma (doveri) che competono al corpo, nonché i dharma pertinenti alla mente, avvalendovi dell’ausilio del Sé.

Se v’impegnate a praticare tutti i dharma spettanti al corpo in modo appropriato, anche la mente sarà compiaciuta. Se la mente è contenta, l’Âtma si manifesterà; tutti e tre sono presenti all’interno del corpo. Non ci sono sentieri diversi da percorrere.

Indipendentemente dai vari doveri che spettano al corpo, quello che l’uomo oggi deve mettere in pratica è la ricerca: “Tutto ciò è bene o male? Promuoverà il rispetto per la mia famiglia, oppure no? È degno della mia natura umana, oppure no? Nella società potrò esser chiamato essere umano o no?”

S.A.I.: Trasformazione Spirituale, Associativa e Individuale

Esiste la società. Noi dobbiamo analizzare la natura dei seguenti tre aspetti: trasformazione individuale, trasformazione della società e trasformazione spirituale. Come prima cosa dobbiamo intraprendere la trasformazione individuale, e ricercare molto attentamente tutte le cattive qualità e le cattive abitudini esistenti in noi: esse devono essere eliminate.

Ci sono alcuni modi per raggiungere quest’obiettivo. Il corpo agisce in modi diversi, facendo cose come: raccontar bugie, tenere una condotta scorretta, commettere furti, e non solo, far soffrire anche gli altri esseri viventi. Pravritti, l’attitudine all’esteriorità riferita al corpo, induce a questo genere di azioni; dovete perciò cambiare radicalmente simili attitudini.

Si devono poi seguire tutti i dharma (doveri) inerenti alla società. Tutte le abitudini come bere, mangiare, certi tipi di comportamento, desideri esagerati nella vita familiare sono soltanto caratteristiche di pravritti, attività esteriori riferite al mondo materiale. Non solo: anche il gioco d’azzardo è la caratteristica di una mente rivolta all’esterno. A causa di tutto ciò la mente viene indotta a seguire direzioni sbagliate.

Dopo aver operato il cambiamento individuale, possiamo compiere quello sociale. Dopo aver effettuato il cambiamento relativo alla società, la trasformazione spirituale avviene molto facilmente. La trasformazione individuale è molto importante. Il cambiamento sociale è solo in parte sacro, mentre la trasformazione spirituale è sacra nella sua totalità.

Tale processo viene chiamato ‘S.A.I.’ Che cosa vuol dire ‘S’? Significa trasformazione Spirituale. Che cos’è ‘A’? Cambiamento Associativo: questo è il cambiamento sociale; mentre ‘I’ sta per trasformazione Individuale. Pertanto tutti e tre sono contenuti nella parola ‘SAI’. (Applausi).

La trasformazione spirituale è essenziale per ogni essere umano; quando essa ha luogo nell’individuo, è poi facile operare il cambiamento sociale. È molto difficile per noi effettuare una trasformazione della società, poiché oggi essa è molto confusa e senza direttive, non ha limiti, né restrizioni, si comporta come più le piace, e non ha la capacità di discriminare fra il bene e il male.

In una situazione del genere, è molto difficile seguire la società. Molta gente prende come riferimento il dharma sociale, ma ne conseguono numerosi motivi per torti e ingiustizie. Se si opera prima la trasformazione spirituale, quella sociale seguirà poi spontaneamente.

Soddisfazione della vostra coscienza

Incarnazioni del Divino Amore!
Oggi il paese deve fronteggiare innumerevoli difficoltà, e anche il mondo è diventato un rogo. Ovunque si vada, s’incontra solo paura. C’è paura in qualsiasi cosa si faccia, c’è paura in quel che si dice. La gente ha persino paura della verità. Pertanto, in una situazione del genere, la spiritualità è più che mai essenziale.

Avendo perso la fiducia in sé (nel Sé), sempre più numerose sono le vie che portano alla rovina e alla divisione. Non importa quanto grande sia un uomo, non conta quanto sia istruito o quanto sia ricco: egli in ogni caso segue la via sbagliata. Il suo nome è rinomato, ma il suo comportamento è spregevole. Voi dovete perciò guadagnarvi un buon nome grazie a una condotta irreprensibile. Non c’è nulla che sia superiore alla condotta; è il comportamento soltanto che in mille modi forgia la vostra natura.

Non è necessario che rinunciate al sentiero esteriore, in una certa misura; comunque pravritti deve seguire la retta via. Fate quello che dà soddisfazione alla vostra Coscienza e all’Âtma. Senza la soddisfazione del vostro Sé, non potrete avere successo, qualunque sia l’attività intrapresa.

Dal punto di vista materiale, durante le ere di Krita, Tretâ e Dvâpara, era possibile contare i peccati soltanto su poche dita; mentre nell’attuale Kali Yuga non c’è limite ai peccati, tanto che non è neppure possibile contarli. In ogni singolo momento ci sono solo peccati; ci sono peccati persino in ogni cellula. Ci sono peccati anche in ogni atomo. In qual modo si può sopprimere un’indole con così innumerevoli peccati?

La pioggia di frecce è inevitabile

Anche Krishna affermò: “Arjuna, stai andando in guerra; la guerra non è un fatto ordinario: si estende in tutti i sensi. La vittoria che ottieni in questa guerra non è vera vittoria”.

Sorgi, Arjuna! Il fato è molto potente.
La giustizia trionferà e l’egoismo sarà distrutto.
Non è sempre questo il Dharma di ogni era?
Se tu Mi segui, verrai a conoscere il destino di un padre con cento figli,
al quale neppure uno ne resterà per eseguire i riti funebri.
Che destino miserabile!

Non soltanto, Egli poi aggiunse:

“Per conseguire la pace nel mondo, la pioggia di frecce è ora inevitabile”

Non serve a niente ottenere la vittoria solo con le frecce e combattere con le frecce. La pioggia di frecce è inevitabile, la pioggia di frecce deve cadere.

Le fiamme cominciate alla sommità, entreranno nella casa

Da una parte c’erano Shakuni e Karna. Entrambi avevano preso la via della malvagità. Pur conoscendo bene la Verità, Karna non aveva seguito il retto sentiero; egli era pienamente consapevole della Verità e del Dharma.

Non conta quanta Verità ci sia.
Non conta quanto Dharma ci sia.
L’uomo non abbandonerà le sue meschine qualità.
Che cosa accadde alla fine a Karna, che era così abile?
Ascolta, o coraggioso figlio di Bhârat!

Karna si era guadagnato l’appellativo di “Karna, il caritatevole”. Persino un uomo così grande, che sorte ebbe alla fine?

I Pândava furono i beneficiari della Grazia di Dio; essi seguirono esclusivamente i comandi di Dio. Krishna si recò dai Kaurava per intavolare una trattativa circa la guerra incombente. Quando ritornò, i due fratelli più giovani, Nakula e Sahadeva, si prostrarono ai Suoi piedi; essi amavano Krishna con tutto il cuore e, come fanciulli, prendevano rifugio in Lui. Essi Gli chiesero: “Krishna, che cosa accadde durante il Tuo incontro con i Kaurava?” Krishna replicò: “Miei cari, essi hanno accettato di fare la guerra”.

Allora Nakula e Sahadeva aggiunsero: ”Krishna, Colui che andò a negoziare, fece ritorno sano e salvo. Solo ciò è d’immenso valore per noi. Noi temevamo che quei malvagi potessero fare del male al nostro Krishna, ma il nostro Krishna è ritornato a casa sano e salvo. Soltanto ciò è di incalcolabile importanza per noi”. Essi erano tanto felici.

Perché versare ambrosia nel veleno mortale?

Ci fu, però, anche qualcosa d’altro, perché Arjuna commise qualche errore. Prima che Krishna si recasse a intavolare le trattative con i Kaurava, Arjuna osservò: “Non c’è bisogno di fare questo negoziato; noi siamo pronti per la guerra”. Successivamente, entrambe le parti entrarono in guerra. Tuttavia, sul campo di battaglia, quando Arjuna vide tutti i suoi parenti, amici, precettori e discepoli, la sua mente sviluppò degli attaccamenti; ciò è dovuto all’attaccamento al corpo. Avendo attaccamento per il corpo, persino un uomo come Arjuna si scoraggiò, ed esclamò:

“Krishna! Come posso sopportare di uccidere
questi parenti, amici e figli dei precettori?
Mi girano gli occhi.
Senza indugiare oltre, dirigi il carro verso casa!”

Krishna si adirò e disse: “Quando mi recai dai Kaurava per condurre le trattative, tu Mi provocasti, asserendo che eri pronto per la guerra. Infatti, dicesti: “Vieni, prepariamoci per la guerra! Perché perdere così tanto tempo? Gopâla, non sprecare tutto questo tempo. Di’ ai Kaurava di essere pronti a combattere”. Ed ora, lo stesso Arjuna che prima pronunciò quelle parole, adesso afferma: “Senza perdere tempo, dirigiti verso casa!”

“Che tipo di gente sono mai questi Kaurava? Sono soltanto insetti velenosi, veleno mescolato all’ambrosia. È pura follia condurre trattative con gente simile! Io sono andato a negoziare soltanto per voi, ma in realtà non volevo minimamente trattare con loro”.

È possibile ricavare nettare dal veleno mortale?
Perché spargere fiori di gelsomino su una foresta in fiamme?
Perché dare buoni consigli a gente ostinata?
O valoroso!
Perché tali parole di conciliazione?
Perché versare ambrosia nel veleno mortale?

Da un veleno letale potrà prodursi nettare?

Perché spargere fiori di gelsomino su una foresta in fiamme?
Perché dare buoni consigli a gente ostinata?

Non sarebbe servito a niente, indipendentemente da quanti buoni consigli Egli avesse dato loro. Così Krishna aggiunse:

“Ora, una pioggia di frecce è inevitabile per la pace nel mondo”

E per quale motivo? Quando un incendio infuria su tutti i fronti, si portano le pompe antincendio; il fuoco può essere, tuttavia, domato solo entro certi limiti. Infatti, nessuna pompa sarà efficace se, ovunque si guardi, le fiamme divampano. In un caso del genere ogni sforzo è vano.

Una pioggia di frecce è inevitabile per la pace nel mondo.

Krishna disse ad Arjuna: “Ora una pioggia di frecce non può essere evitata”. Per quale motivo? È’ per la pace nel mondo; persino una guerra deve essere affrontata per ottenere la pace nel mondo. Si deve farla, però, e non semplicemente ripetere ‘Pace nel mondo, pace nel mondo’, mentre si sta fermi senza combattere una guerra.

Per quale ragione? Perché il male è in aumento, l’indole cattiva si è sviluppata, la bontà è celata; ovunque si volga lo sguardo, non si vede il bene. L’uomo buono di oggi si trasforma nell’uomo cattivo di domani. L’amico di oggi diventa il nemico di domani. Krishna disse: “In una situazione simile, la pioggia di frecce non può essere evitata per ottenere la pace nel mondo”.

Oggi dobbiamo perciò augurare benessere a tutti i paesi sacri. Tuttavia, in alcune direzioni la pioggia di frecce non può essere evitata. In alcuni luoghi la malvagità ha superato ogni limite, è aumentata a dismisura. Il Dharma e la giustizia sono andati distrutti. Coloro che seguono la Verità incontrano soltanto problemi. Krishna dichiarò che in una situazione simile la pioggia di frecce non può essere evitata.

Come proteggere Abhimanyu?

In quella situazione, Arjuna andò a combattere. Anche suo figlio Abhimanyu andò in guerra. Subhadrâ, moglie di Arjuna e madre di Abhimanyu, disse: “I cinque figli di mia sorella maggiore, Draupadî, furono uccisi! Ashvatthâman tagliò la gola ai cinque figli dei Pândava. Ora è rimasto un unico figlio, Abhimanyu. Come posso proteggerlo?

Abhimanyu esclamò: “Madre, mio padre non è qui. Mio padre e lo zio (Krishna) non sono qui. Non pensare così, ma comandami di prepararmi per la guerra”.

Dharmaja era l’unico (dei fratelli Pândava) a essere a casa. Egli disse: “Figlio, come posso mandarti? La persona che ha ideato quel Padmavyuha è crudele e malvagia. Dronâchârya ha ideato quella formazione-labirinto, e sarà assai arduo uscirne vittoriosi. Non andare, non andare!”

Allora Abhimanyu si arrabbiò: “Se mio zio Krishna o mio padre Arjuna venissero e si dicesse loro che, quando era il momento di prendere le armi, io non lo feci, mio padre mi taglierebbe la gola, dicendo che ho diffamato la mia famiglia. Essendo nati come figli, si deve conferire buona reputazione alla famiglia, si deve portare un buon nome alla madre e al padre. Che scopo c’è nell’essere un figlio se non si porta un buon nome ai propri genitori? Se così fosse, mio padre mi taglierebbe la gola. Pertanto, non rimarrò oltre. Per quale motivo dovrei rimanere? Invece di morire qui, otterrò il paradiso degli eroi se lascio la mia vita in guerra”.

Allora Subhadrâ, incapace di sopportare oltre quelle parole, lo benedisse: “Caro figlio, tu sei un uomo valoroso. Io ho soltanto un figlio, ma le circostanze non sono propizie. Tuo zio e tuo padre non sono qui; tua moglie è incinta. Non sappiamo che cosa accadrà. Rinuncia a tale idea, o figlio!” Con queste parole, non sopportando più di udirlo, alla fine gli diede la sua benedizione.

Dronâchârya, esperto nella scienza del tiro con l’arco,
ha deciso lo schieramento del loto in questa guerra che Bhîshma comanda.
Tua moglie è incinta. Non sappiamo che cosa il tempo abbia in serbo per noi.
Tuo zio Krishna e tuo padre non sono qui.
O figlio, rinuncia all’idea della battaglia!

Alla fine la madre, Subhadrâ, gli diede la sua benedizione:

“La stessa protezione conferita da Gaurî a suo figlio (Subrahmanya) quando andò a uccidere Tarakâsura;
La benedizione protettiva data al figlio di Bhârgava da sua madre, quando questi si apprestò a uccidere Sambâsura;
La benedizione trasmessa dalla madre Vinatâ a suo figlio Garuda quando la liberò dalla schiavitù;
Tale grande e fausta benedizione, la protezione delle membra del corpo,
la Suprema Divina Protezione di Shrî Râma, possa essere con te come un’ombra e proteggerti”.

A queste parole, egli si passò del pârâna sui piedi, e divenne così meritorio dell’Amore di sua madre.

Dove trovare un figlio simile?

Dove si può trovare oggi in questo mondo un figlio del genere? Ci sono solo figli che contribuiscono a portare cattiva reputazione. Nell’attuale Kali Yuga possiamo osservare che i genitori mandano i loro figli all’estero, dicendo: “È per la tua istruzione”; ma quando essi sono all’estero vivono peggio dei cani, e il loro comportamento è assai peggiore di quello degli animali. I genitori accettano dei figli del genere, e li lodano dicendo che sono bravi. In effetti, sono i genitori che tagliano la gola ai loro figli. In questo sacro paese di Bhârat voi dovete portare soltanto un nome buono e santo.

Studenti!
Voi siete persone nobili e, rimanendo vicino a Swami, state sviluppando numerose buone qualità. Dovete, tuttavia, rendere sacra la conoscenza che acquisite, la dovete mettere in pratica e offrirla alla società.

Se vedete qualcuno che si comporta scorrettamente, avvicinatevi e dategli dei buoni consigli, dicendo: “Vedi, caro, questo non va bene. Noi siamo nati come esseri umani, non siamo demoni, non siamo animali. Siamo esseri umani”.

La bocca si apre e ne fuoriescono solo bugie; dove si mette piede, là c’è ingiustizia; dove si posa l’occhio, là c’è malvagità. Nel mondo d’oggi visioni del genere, sentimenti e parole simili sono predominanti.

Il paese diventerà buono solo se voi tutti sarete buoni. Tutto il bene e il male del paese dipendono dal comportamento degli studenti. Solo se i sentimenti degli studenti sono buoni, il loro comportamento sarà buono, e solo se il comportamento è buono, si potrà ottenere la pace mentale.

Come prima cosa dovete rendere puri i vostri pensieri e intendimenti: sviluppate propositi di Verità, coltivate sentimenti di Verità, seguite il sentiero della Verità. A volte può succedere che s’incontrino delle difficoltà a esser sinceri. Se, tuttavia, si ricerca qualche accorgimento appropriato per evitare eventuali problemi, allora anche questo diventa yoga. Tali espedienti non devono in ogni caso seguire la strada sbagliata. Dovete comportarvi in modo tale che ci sia soddisfazione della mente.

Dovete innanzitutto allontanare da voi le cattive qualità: ecco qual è l’importante obiettivo di questo sacrificio rituale. Le qualità demoniache devono essere eliminate.

Importanza della determinazione

Râma e Lakshmana si recarono dove veniva effettuato il sacrificio di Vishvâmitra. Là c’erano dei demoni. Il saggio Vishvâmitra disse: “Figlio, ora puoi cominciare il tuo lavoro!” Qual è il significato di tali parole? Era loro compito distruggere quei demoni. “Solo allora il mio sacrificio sarà compiuto”. Raggiunto il compimento dello stesso, Vishvâmitra elargì la Sua benedizione: “Râma, possa tu sposarTi!”

Nel frattempo, giunse la notizia: un guerriero doveva tentare di sollevare l’arco di Shiva, in occasione della scelta di un marito per Sîtâ. Vishvâmitra trasmise a Râma e Lakshmana tale notizia, la quale però non piacque loro affatto. Tuttavia, anch’essi si approntarono per recarsi alla corte del re Janaka, dove avrebbero visto l’arco di Shiva. Essi pensavano “Che cos’è questo arco di Shiva? Si deve proprio vederlo! Come potrà essere usato?”

Râma era, però, impreparato a partire. Vishvâmitra gli disse: “Figlio, ciò è proprio necessario; Tu devi vedere l’arco di Shiva. È qualcosa che merita d’esser visto”. Allora Râma replicò: “Mio padre ci ha inviato per proteggere il sacrificio di Vishvâmitra, ma non ci ha mandato per andare alla città di Mithilâ per vedere il trono di questo re (Janaka), né per vedere l’arco di Shiva. Perché dovrei recarmi da Janaka? Io sono venuto per Vishvâmitra, e quindi, non andrò in nessun altro luogo”.

Allora il saggio rispose: “Mio caro, tu sei venuto non soltanto per la protezione del rito sacrificale: Tuo padre Ti ha anche detto: “Obbedisci ai comandi di Vishvâmitra”. Egli ha dato il permesso a tutto quello che avrei suggerito; infatti, ha dato un permesso di carattere generale”. A quel punto che altro poteva fare Râma? Non poté fare a meno di acconsentire. Essi partirono con un mezzo di trasporto e si recarono sul posto.

Dopo il loro arrivo, alcuni cortigiani di Janaka portarono l’arco di Shiva. Râma e Lakshmana erano desiderosi di vederlo, e, quando i cortigiani lo deposero, sia Râma sia Lakshmana non guardarono da nessun’altra parte. I loro occhi erano puntati unicamente sull’arco di Shiva. “Qualsiasi lavoro siamo venuti a compiere, dobbiamo fissarci solo su quell’obiettivo. Siamo venuti per vedere l’arco di Shiva, perciò la nostra vista non si può posare su null’altro”. Pertanto essi fissavano l’arco di Shiva, senza neppure battere le palpebre.

La gente accorsa là, guardava i due ragazzi con grande stupore. “Sono molto giovani. Che ragazzi adorabili! Che prìncipi sono? I loro occhi sono soltanto per l’arco di Shiva; la loro vista non si posa su nient’altro!”

Vedete, quale grande fama essi si guadagnarono! Oggi se gli indiani mandano i loro figli in America per studiare, gli studenti si dimenticano dello studio e puntano i loro occhi su molte altre cose. Così continuano a studiare per un periodo di tempo indeterminato. Lo studio si conclude soltanto se lo studente passa, non è vero? Ma egli continua semplicemente a scrivere ai suoi genitori: “Sono passato, sono passato”. Chi va però a indagare presso quell’università? Nessuno lo fa.

Aiutate sempre, non fate mai del male

A quei tempi queste cose non succedevano. Râma e Lakshmana posarono il loro sguardo solo su una cosa: l’arco di Shiva. Mentre essi continuavano a guardarlo, arrivò Râvana. Poiché aveva un corpo molto robusto e forte, egli cercò di sollevare l’arco di Shiva con la mano sinistra, ma gli fu impossibile. Lo tenne nuovamente stretto nelle due mani ed esercitò tutta la sua possente forza, ma alla fine cadde, e l’arco di Shiva ricadde su di lui. Nessuno andò a rialzarlo.

Râma, che aveva osservato la scena, esclamò: ”Devo andare ad aiutarlo per toglierlo da quella difficile situazione”. Allora Vishvâmitra, pensando che era arrivato il momento giusto, disse: “Figlio, vai e fa’ il tuo lavoro”. Râma non intendeva rompere l’arco di Shiva. Egli pensava di sollevarlo, poiché era caduto su Râvana, e di porre fine alla sofferenza di quest’ultimo.

Aiuta sempre, non fare mai del male

Râma andò solo per aiutare, rimosse l’arco e lo mise di nuovo sul suo appoggio. Quando lo sollevò, tutti rimasero stupiti. Non c’era nessuno al mondo che potesse sollevarlo. Che cosa significa? Il Potere Divino era in Râma al cento per cento! Come viene chiamato quel Potere Divino? Lo chiamano energia cosmica; questa energia era presente in Râma al cento per cento. Il suo nome è “Magnete”.

La gente rimase veramente stupefatta quando Râma sollevò l’arco. Allora Janaka osservò che chi era in grado di sollevare l’arco, poteva anche tentare di spezzarlo. Râma asserì: “Devo seguire il comando di Vishvâmitra, l’ordine del Maestro. È stato lui a portarmi qui, e non mi è possibile piegarlo senza il suo ordine”. Mentre pronunciava queste parole, Râma volse lo sguardo verso Vishvâmitra. Con un cenno degli occhi il saggio gli disse di farlo. Râma prese l’arco con la mano sinistra, lo piegò, ed esso, con un ‘tac’ si spezzò. Grida di vittoria risuonarono ovunque. La gente acclamava: “Vittoria, vittoria, vittoria a Râma!”

Ecco Sîtâ

C’era dunque la questione del matrimonio. Il re Janaka allora disse: “Mio caro, secondo il mio voto, devo darTi mia figlia in moglie”, e aggiunse: “Idam Sîtâ, Idam Sîtâ” (Ecco Sîtâ. Ecco Sîtâ). Che cosa significa? Il re disse: “Guarda, ecco qui Sîtâ”. Ma Râma non guardò. Ancora una volta Janaka fece voltare Sîtâ verso Râma dicendo: “Ecco Sîtâ, mia figlia”, ma Râma si girò dall’altra parte senza guardarla, senza dare alcuna risposta. Janaka fece osservare tutto questo a Vishvâmitra.

Râma affermò: “Io sono un ragazzo, e non intraprenderò alcuna azione senza l’ordine dei Miei genitori. Mi hanno mandato per proteggere il tuo sacrificio e sono venuto. Col tuo permesso, sono poi venuto qua a vedere l’arco di Shiva. Questo impegno ora è terminato, ma non mi piace per niente l’idea di un matrimonio; non sono d’accordo”.

Janaka replicò: “Guarda almeno la ragazza!” Râma rispose: “Guardare un’altra donna prima del matrimonio è un terribile peccato”. All’udire tali parole, Janaka fu molto sorpreso. “Ci sono dunque al mondo simili incarnazioni della Verità?” Râma quindi non accondiscese a nulla.

Janaka inviò immediatamente i suoi messaggeri per informare Dasharatha. Il convoglio ci mise quattro giorni per andare ad Ayodhyâ e ritornare. In quei quattro giorni, fino all’arrivo di Dasharatha e del Suo seguito, Râma e Suo fratello non andarono da nessuna parte e non incontrarono nessuno. Non parteciparono neppure alla festa del re Janaka. Egli disse: “Non ho bisogno di queste relazioni”. Râma possedeva simile determinazione.

All’arrivo dei loro genitori, i quattro fratelli, Râma, Lakshmana, Bharata e Shatrughna, resero loro omaggio, e Vishvâmitra fece un resoconto dell’intera storia e di come Râma avesse spezzato l’arco di Shiva.

Il matrimonio venne celebrato. I quattro fratelli si accomodarono sui loro seggi. Le spose presero le ghirlande ed erano pronte per porle al collo di Râma e dei Suoi fratelli.

Vi narro queste cose per farvi capire quale fosse la virtù e la sincerità di carattere dei giovani di quel tempo.

Non chinerò la testa

Anche Sîtâ si fece avanti con la ghirlanda. All’origine di tutto, la cosa importante era stata la cerimonia della scelta dello sposo; e fu proprio a causa di quell’episodio che i quattro fratelli poterono sposare le quattro sorelle (le due figlie di Janaka e le due figlie di suo fratello – N.d.T.).

Dunque Sîtâ era in piedi, con la ghirlanda in mano, ma Râma non le volgeva lo sguardo; guardava invece a terra.

Allora tutti, compreso Vishvâmitra, dissero: “Râma, Tu sei alto; abbassati un poco”. Râma rispose: “Onorevole precettore, Io sono il figlio di un re; sono una gemma fra gli uomini, uno che ha la Verità per carattere. Non abbasserò la testa di fronte a una donna; non Mi chinerò. Chi è questa donna? Ella non ha alcuna relazione con Me; perché dovrei abbassare la testa davanti a questa donna? Dopo il matrimonio ella potrà diventare Mia moglie, ma prima del matrimonio non c’è alcuna relazione fra di noi. Non Mi chinerò”.

Lakshmana, che comprese la Sua determinazione, fece dei segni a Râma. Râma e Lakshmana avevano un rapporto di comprensione reciproca. Lakshmana capiva i segni di Râma, e Râma capiva quelli del fratello.

Allora Râma disse: “Lakshmana, tu sei Adishesha (il serpente dalle mille teste che sorregge la terra sulla sua testa – N.d.T.), non è forse così? Solleva un po’ la terra”. Lakshmana rispose: “Fratello maggiore, non è possibile rialzare soltanto il luogo dove si trova Sîtâ; se lo sollevo, tutta la terra viene sollevata, e anche Tu diverrai più alto. Non è possibile”. Râma allora osservò: “Trova dunque un accorgimento alternativo, adatto al caso”.

Intanto la gente presente continuava a guardare impaziente per il ritardo. Gli occhi di tutti gli astanti erano bramosi, perché volevano vedere il matrimonio. Quella bramosia rendeva tutti colmi di una beatitudine che non poteva più essere contenuta.

Immediatamente Lakshmana si gettò ai piedi di Râma e non si rialzò. Allora Râma si chinò in avanti, dicendo: “Lakshmana, alzati”, e si curvò per alzarlo. A quel punto Sîtâ prontamente Gli mise la ghirlanda intorno al collo, (applausi) e così il matrimonio di Râma ebbe luogo.

Successivamente Vishvâmitra gli disse: “Caro! Sono nato solo per questo! Tutte le mie austerità erano mirate solo a questo. Tutto il mio potere è solo per questo. Le mie austerità e tutto il potere li offro a Te”. Con queste parole offrì a Râma tutte le armi che aveva conquistato.

Solo quando il re Janaka disse: “Mama Sîtâ” (Mia Sîtâ), Râma volse lo sguardo verso di lei. Sino ad allora non l’aveva mai guardata. I giovani d’oggi non si comportano certo così. Dopo che tutto è avvenuto, essi si sposano, persino dopo che sono nati i figli. Che situazione è mai questa! Che peccato è questo! Essi hanno condotte d’ogni sorta.

Ci vuole un carattere di Verità

I nostri studenti non devono mai compiere questo tipo di cattiva azione. Date gioia ai vostri genitori, rendeteli contenti. Se qualcosa non è di vostro gradimento, parlatene con loro in modo appropriato, e date loro completa soddisfazione. Fate così, ma non percorrete sentieri perversi.

Le qualità di Râma si diffusero in tutto il mondo. Anche se molte migliaia d’anni sono trascorse, la storia di Râma, nel paese di Bhârat (India), è come se fosse avvenuta recentemente. L’uomo ha iniziato a esistere alcune decine di milioni d’anni fa, e la storia di Râma ebbe luogo parecchie migliaia d’anni fa, ma essa è nota ancor oggi come una grande storia.

Ci vuole un carattere di Verità come quello di Râma, e un cuore così puro. Anche se non si riesce a essere fermi in tutte le situazioni, almeno nel matrimonio non devono esistere vacillamenti mentali. Così è lunga vita.

Ma oggi le cose sono diverse. Si sposano quando vogliono, poi il terzo giorno procedono per ottenere il divorzio. Per quale ragione? Vanno incontro a simili situazioni, perché si sposano senza pensare minimamente, né prima né dopo, a quello che fanno; si sposano senza la benedizione degli anziani, senza la grazia degli anziani, e lo fanno in maniera sconclusionata.

Essi dicono “Preferisco fare quello che più mi piace”. Che cos’è questa preferenza? Andare in giro secondo i vostri desideri? Da dove proviene questa vostra preferenza? Dovrebbe provenire dalla vostra coscienza, dal vostro Sé; essa invece deriva soltanto dalle vostre occhiate ingannevoli. Proviene quindi dai vostri sguardi impuri e dai cattivi pensieri. Le vostre parole sono parole di Verità? No, no! Sono parole di falsità. È soltanto a causa dei vostri sguardi carichi di cattive qualità, e delle azioni accompagnate da un comportamento iniquo che sorgono tutte queste attitudini empie.

Gli studenti, tuttavia, non devono dare alcuno spazio a simili qualità malvagie. Anche se alcune cose non sono di vostro gradimento, ditelo ai vostri genitori in modo adeguato e date loro soddisfazione. Rendeteli felici. Se i genitori non sono felici, qualsiasi sforzo facciate, non conseguirete buoni risultati. Pertanto dovete fare oggi questo sacrificio, se volete eliminare le cattive qualità.

Rituali e offerte sono per sacrificare le attitudini empie e i comportamenti iniqui, e per sviluppare buone azioni e buone abitudini. Solo così potrete diventare una persona con un carattere di Verità.

Poiché oggi in questo mondo non c’è nessuno che abbia Verità nel proprio carattere, si verificano numerosi disordini e agitazioni. Ovunque si guardi, c’è solo sofferenza. Ovunque si guardi, ci sono solo preoccupazioni. Basta solo prendere in mano il giornale, per vedere unicamente morti. Guardare il giornale e ascoltare le notizie…… no, no! (Non fatelo!)

Unicità dell’Âtma

Continuo a ripetervelo da così tanto tempo: se, come cosa primaria, tenete i sensi sotto controllo, non sorgeranno in voi sentimenti cattivi; non avrete odio per nessuno. “Colui che mi rimprovera è dentro di me, e io sono in chi mi rimprovera. Io sono sia chi riceve il rimprovero, che colui che rimprovera. C’è un solo unico Sé in lui, e c’è un solo unico Sé in me”.

Se voi osservaste questo sentimento di unità e unicità dell’Âtma, non provereste odio per nessuno, e tutti sarebbero pieni di gioia. Non avverrebbero tutte queste guerre, non ci sarebbero tutte quelle preoccupazioni, non esisterebbe nessun tipo di odio. Se volete ottenere tale Amore, dovete espandere e sviluppare il sentimento del Sé uno e unico. In voi e in Me c’è un solo e medesimo Sé.

In questo, in quello, ovunque si guardi,
c’è un Âtma soltanto amorevolmente presente

Se volete quindi che i cattivi sentimenti in voi svaniscano, seguite il sentimento di Unità: i corpi possono essere diversi, le menti possono essere differenti, ma l’Âtma, il Sé, è Uno. Anche se molte persone sono sedute qui, e i loro corpi sono diversi, la natura dell’Âtma in tutti è solo Una e la medesima.

Osservate il seguente esempio: qui ci sono numerose lampadine accese. Laggiù ci sono delle lampadine piccole; qui sono singole, là nel lampadario c’è un insieme di lampadine. Sebbene ci siano lampadine tanto numerose, se comprendete la verità secondo cui, di fatto, esiste una sola corrente elettrica, non noterete più alcuna differenza fra le lampadine.

I nostri corpi sono soltanto delle lampadine, sono di molti tipi, hanno vari colori e nomi; tuttavia, la corrente dell’Âtma in tutti noi è Una. Sviluppate questo sentimento del Sé, accrescete la vostra affezione per l’Âtma, e riducete gradualmente l’attaccamento al corpo.

Tutti voi pregate che, grazie al sentimento di Unità, in breve nel mondo non ci siano più guerre, non ci siano più agitazioni, ingiustizie o cattive azioni. Anche Swami elargisce la Sua benedizione. (Applausi). Non dobbiamo odiare nessuno.

Possa tutto il mondo essere felice

Lokâssamastâh sukhino bhavantu
Possano tutti i mondi essere felici.

Non create differenze fra “questo paese” e “quel paese”. Non fate differenze fra Pakistan, America, Russia e India. Siamo tutti membri della famiglia del mondo. Tutti noi esseri umani proveniamo da un’unica famiglia. La razza umana è una e unica. Il Padre di questa razza umana è Dio. Pertanto:

Fratellanza dell’uomo, Paternità di Dio

Sviluppateli entrambi: allora il vostro canto “Lokâssamastâh sukhino bhavantu - Possano tutti i mondi essere felici” acquisterà una forma reale.

Entro breve tempo i popoli di tutte le nazioni in questo mondo dovranno stare bene e la gente di tutti i paesi dovrà essere felice. Recitate quella preghiera, e mediante ciò acquisite felicità e gioia. Spero anche che ciò venga proclamato in tutto il mondo. Questo è il lavoro che dobbiamo fare.

(Bhagavân conclude il Suo Discorso con il bhajan: “Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahi…”)

Non dimenticate di contemplare Dio

Incarnazioni del Divino Amore!
Durante questi sette giorni che siete stati qui, le Divine Vibrazioni e la spiritualità che si sono propagate tutt’intorno, vi hanno pervaso. Tutta questa Divina Vibrazione è entrata all’interno del vostro cuore. Pertanto, ovunque andiate, non dimenticate di contemplare Dio. Potete dimenticare qualsiasi cosa, persino la vita stessa, ma non tralasciate la contemplazione di Dio. Contemplate Dio, sempre.

Oltre a contemplare Dio, pregate per il benessere del mondo intero, dicendo “Possano tutti i mondi essere felici”. Solo questa preghiera potrà oggi proteggere il mondo. Soltanto questa e nessun altro – nessun re, nessuna bomba, nessun carro armato – null’altro può proteggere il mondo. Nel vostro cuore recitate la preghiera:

“Lokâssamastâh sukhino bhavantu - Possano tutti i mondi essere felici”.

Tutti devono stare bene. Perché? Perché “tutti sono i miei fratelli e sorelle”. Quindi, tutti devono stare bene.

Cercate di stabilire saldamente la contemplazione di Dio nel vostro cuore. Potete abbandonare tutto, ma non tralasciate le contemplazione di Dio. Colui che ha affezione per il Sé è un vero essere umano; sviluppate perciò tale attaccamento all’Âtma. Che tutti possano provare la beatitudine che Io vi elargisco in questa giornata di Pûrnâhuti, in occasione “dell’Offerta di Commiato” conclusiva del rito. (Applausi).

Prashânti Nilayam, Sai Kulwant Hall, 26 ottobre 2001,
Giornata conclusiva delle Celebrazioni di Dasara

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