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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011119

20011119 - 19 novembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

IL GIORNO IDEALE PER OTTENERE L’AMORE DI DIO

Sâvitrî riportò in vita il marito morto,
trionfando sul Dio della morte.
Ella appartiene alla sacra terra d’India, non è così?

Chandramatî, che col potere della Verità
estinse un fuoco divampante,
non era forse una donna Indiana?

Damayantî, che ridusse in cenere
un malvagio cacciatore
con il potere della sua castità,
era una donna di Bhârat, non è vero?

È per queste caste e virtuose donne che Bhârat conseguì fama,
di una terra ricca, prospera e dell’abbondante raccolto.
Grazie a tali illustri donne,
Bhârat è la guida di tutte le nazioni.

Cuori contaminati

Incarnazioni del Divino Amore!
Sin dall’antichità, grazie ai loro sacri ideali, molte donne indiane hanno diffuso la gioia. Già agli albori della creazione, il nome della donna veniva prima di quello dell’uomo. Infatti, le donne sono l’incarnazione di Prakriti, personificano la Natura. Poiché gli antichi saggi e veggenti consideravano la donna l’elemento cardine, trovarono in tale certezza la soluzione ai problemi della vita. Solo i sacri cuori delle donne sono la base per la risoluzione dei problemi.

Oggi nel mondo, ovunque si guardi, s’incontra solo dolore. Ovunque, c’è soltanto inquietudine e assenza di pace. Ovunque si posi lo sguardo, ci sono conflitti. Con gli occhi, tuttavia, si possono vedere sia le tribolazioni che la felicità; ma allora, perché tutto ciò? La causa principale che determina simili difficoltà nel paese, è la mancanza di donne e uomini dal cuore puro. Tutto il bene e il male del paese dipendono dalle loro azioni, poiché esse assumono la forma del bene e del male. Se nel paese ci fossero donne e uomini dal cuore sacro, in India non ci sarebbe mancanza di prosperità e benessere. Oggi tali cuori puri sono stati profanati e contaminati.

Questo è un pezzo di carta, è bianco immacolato. Essendoci, però, scritto qualcosa sul retro, si è un po’ sporcato. Anche il cuore dell’uomo è come un foglio di carta bianco e puro, ma a causa delle numerose difficoltà e pene che rimangono impresse su quella carta, anch’esso viene contaminato.

Sapete bene che, non appena vi alzate il mattino, guardate subito il giornale. Prima che il giornale venga letto, non ha odori e non è sporco; ma il giornale d’oggi diventa carta straccia domani. Se in quella carta straccia vengono avvolti fiori di gelsomino, essa assumerà il profumo di gelsomino. Se nella stessa carta vengono avvolte delle frittelle, essa ne prenderà l’odore. Se invece vi incartate del pesce secco, odorerà di pesce secco.

Se i sentimenti sono puri, lo saranno anche i pensieri. Solo se sviluppiamo in noi sentimenti sacri, il nostro cuore risplenderà di compassione. Tutti i sentimenti che oggi scaturiscono dal cuore dell’uomo sono corrotti. Per quale motivo? Molte tendenze profane fanno ingresso in questo cuore sacro, ed esso viene violato e profanato a causa della presenza di sentimenti cattivi, tendenze impure e pensieri negativi.

Cuori sacri

Sin dai tempi antichi le donne virtuose hanno reso sacri i loro cuori.

Sâvitrî riportò in vita il marito morto,
trionfando sul Dio della morte.
Ella appartiene alla sacra terra d’India, non è così?

Ci sono donne che risuscitarono i loro mariti morti, ma non ci fu mai un marito che abbia riportato in vita la moglie morta! Non c’è cenno di questo nella storia. Sin dall’antichità, in India queste sacre e virtuose donne hanno rivelato molti ideali.

Poiché le donne d’oggi non compiono azioni rivolte al progresso della società, questa si è contaminata. Oggi il mondo è cambiato, molti comportamenti sono diventati moderni, e non esiste più l’opportunità di sviluppare sentimenti buoni, azioni buone e pensieri buoni.

Tuttavia, grazie a molteplici iniziative, le Organizzazioni Sathya Sai e le loro sezioni femminili (dette “Mahilâ Vibhâg – N.d.T.) incoraggiano le donne a sviluppare sentimenti sacri ed elevati, e a diffonderli in tutto il mondo. Se le donne si unissero, il mondo intero diverrebbe un luogo sacro. Ecco perché la sezione femminile dell’Organizzazione ha così grande importanza.

Gli uomini, tuttavia, oggi, non fanno nulla per riconoscere il valore delle donne; esse hanno anche la capacità di prendere nelle loro mani il governo del paese. Molti uomini pensano che le donne siano soltanto delle schiave, ma non è così! Se davvero lo pensano, possono far del mondo intero un sol fascio. Poiché deprezziamo e sminuiamo le donne, che hanno invece un tale potere e grande abilità, ci troviamo oggi in simili condizioni. Non c’è niente al mondo che le donne non possano raggiungere.

Dobbiamo imparare ad apprezzare il valore delle donne, incoraggiarle, trasmettere loro l’entusiasmo necessario, ed aiutarle nell’ambito sociale; ma tale incoraggiamento non viene loro minimamente offerto, anzi gli uomini si arrabbiano se esse osano partecipare a qualche satsanga (incontri spirituali dei devoti – N.d.T.). Gli uomini cercano soltanto di assecondare il loro egoismo e i loro interessi personali, e sono incapaci di capire quale grande aiuto potrebbero ricevere, e quale sacro sentiero verrebbe loro indicato dalle donne.

Esse hanno, in vasta misura, un cuore altruistico, colmo di compassione e d’amore; allevano i figli con grande cura, mentre i mariti non riuscirebbero a sopportare questo compito neppure per un momento. Giorno e notte, esse affrontano innumerevoli problemi per crescere i figli, e sono di grande aiuto e sostegno nella loro educazione.

L’educazione d’oggi

Oggi, il comportamento dei giovani si sta gradualmente deteriorando, a causa del tipo di studio e di educazione loro impartita. Nei tempi passati, quando i bambini venivano iniziati all’alfabeto, le madri dal profondo del loro cuore insegnavano loro: “Om Namah Shivâya” (A Te m’inchino, o Signore Shiva) – “Om Namo Nârâyanâya” (A Te m’inchino, Signore Nârâyana, Incarnazione dell’OM); così quei Nomi venivano gradatamente impressi nei cuori dei fanciulli.

Com’è oggi invece l’istruzione moderna? Quando i bambini devono imparare a leggere l’alfabeto, che libri portano loro i genitori? “Beh, Beh, la pecora nera”. Ecco che cosa viene loro insegnato! Oggi ai bambini s’insegnano tutte le brutte parole.

Se in passato qualcuno arrivava in visita, i fanciulli erano soliti dare il benvenuto agli ospiti con il Namaskâr (il saluto a mani giunte). Oggi, invece, quell’umiltà e quell’obbedienza sono completamente scomparse.

Come prima cosa, bisogna insegnare ai bambini a esser virtuosi. I giovani d’oggi desiderano soltanto denaro, potere e amicizie, e non vengono insegnate loro le virtù. A che cosa serve il potere senza le virtù? A che cosa servono le amicizie se non ci sono le virtù? A che scopo avere denaro se non c’è un buon carattere? Il denaro viene e va, ma i ragazzi devono acquisire moralità. Ai giovani bisogna insegnare la moralità e l’onestà.

Nei tempi passati, si usava impartire ai giovani questa sacra educazione, mentre oggi si vuole che i figli ricevano un’istruzione d’alto livello, perché devono diventare persone importanti. I genitori del passato non hanno mai desiderato che i loro figli diventassero importanti, bensì speravano che essi diventassero buoni. Grazie a questo nobile proposito, il paese di Bhârat (India) rappresentò un ideale di vita per tutti le nazioni.

Oggi, i genitori dovrebbero dare il buon esempio ai figli, invece non danno loro buoni insegnamenti. Non appena i ragazzi arrivano a casa da scuola, la madre accende la televisione. Il padre arriva e si siede. Padre e figlio guardano la TV, e si divertono. È così che si deve insegnare ai figli? No, no!

Nei tempi passati, non appena i figli arrivavano a casa, i genitori li portavano nella stanza della preghiera, e ripassavano con loro accuratamente quello che era stato insegnato dal maestro, in modo che potessero comprendere bene la lezione.

Oggi invece i genitori dei ragazzi che frequentano l’università dicono: “Ehi! Devi studiare bene! Devi conseguire due lauree, e poi fare un corso di specializzazione. Solo così potrai trovare un suocero milionario”.

Ma a quei tempi la gente non la pensava così, e non desiderava certo avere un suocero ricco e famoso: per i propri figli desiderava soltanto una moglie virtuosa. Ecco perché in passato le condizioni di vita erano così pacifiche.

Il dovuto rispetto alla società

Oggi nel mondo si sente parlare di innumerevoli problemi; qual è la causa principale? Non ci sono genitori virtuosi! I figli non possono diventare buoni, poiché in casa non ci sono genitori virtuosi. La prima scuola è la famiglia, la seconda è la società. In tal modo i giovani potranno apprendere le giuste virtù, al momento di fare il loro ingresso in società.

La cosa essenziale che ogni studente deve riconoscere è: “Ho acquisito una così vasta conoscenza. Da dove l’ho appresa? Dalla società. Ho sviluppato una intelligenza tanto acuta. Come l’ho sviluppata? Tramite la società. Tutto il buono e il cattivo acquisito, provengono unicamente dalla società. Ho fatto tanti progressi, grazie a questa sacra società. Dal canto mio, che cosa sto facendo in favore della società? Ho ricevuto tanto bene dalla società, ma io che cosa faccio di buono per contraccambiare?”

Ci si deve porre questa domanda: “Di che ausilio sono alla società che mi ha aiutato in così gran misura?” Riceviamo del bene dalla società, ma lo trasformiamo in male. Non dobbiamo comportarci così; la parola “ingrato” deriva proprio da questo. Oggi l’uomo non mostra la minima gratitudine. Dobbiamo invece essere sempre grati a chi ci ha insegnato cose buone. Se non offriamo alla società il giusto tipo di rispetto, qual è lo scopo della nostra istruzione? A che servono il potere e le abilità acquisite? A che servono il potere e le abilità sviluppate? Tutto ciò è infruttuoso.

Innanzitutto si deve rispettare la società, perché siamo nati, cresciuti, e viviamo nella società. Essa deve essere, quindi, rispettata. Solo così potremo condurre delle vite ideali. Un tempo, le madri erano solite incoraggiare e dare buoni insegnamenti di questo genere.

Guadagnarsi una buona reputazione

L’altro giorno vi ho parlato di Abhimanyu, quando, inginocchiandosi con le mani giunte davanti a sua madre, disse: “Madre, vado in guerra”. Ella gli diede allora numerosi consigli.

Dronâchârya, esperto nel tiro con l’arco,
ha deciso lo schieramento a forma di loto in questa guerra che Bhîshma comanda.
Tua moglie è incinta. Non sappiamo che cosa il tempo abbia in serbo per noi.
Tuo zio Krishna e tuo padre non sono qui.
O figlio, rinuncia all’idea di combattere!

“Figlio, tuo zio Krishna e tuo padre Arjuna non sono a casa. Non solo, tua moglie è incinta; considerando tale situazione, non devi andare in guerra”. Così dicendo, gli diede molti buoni consigli; ma alla fine Abhimanyu non l’ascoltò. “Madre! Non sono queste le cose che mi devi insegnare!”

La mia famiglia appartiene alla casta dei guerrieri.
Invece d’incoraggiarmi ad andare in guerra,
di assalirli come un leone e sopraffarli
per sconfiggerli, trionfare e fare ritorno,
invece di consigliare quello che è bene per me, tu insisti:
‘Non andare, non andare!’
È corretto tutto ciò?

“Madre, tu dovresti darmi la tua benedizione e consigliarmi di andare in guerra. Non è giustificato che tu dica ‘Non andare’, e mi voglia scoraggiare”. Allora Subhadrâ si rese conto quale fosse il suo dovere, e lo chiamò vicino a sé. “Figlio, tu sei un ragazzo giovane; che tu possa vivere a lungo, guadagnarti un’ottima reputazione, e meritare la grazia di tuo padre e di tuo zio”.

Con queste parole, ella strofinò del Pârâna sui suoi piedi, e poi lo benedisse. In qual modo gli diede la sua benedizione? “Niente per te è più grande; essendo nato come figlio, le cose più importanti sono: conseguire la vittoria, mantenere il rispetto, e guadagnarsi una buona reputazione”. E quindi aggiunse:

“Possa questa grande e fausta benedizione,
la protezione delle membra del corpo,
la Suprema Divina Protezione di Shrî Râma,
essere con te come un’ombra e proteggerti”.

Il giusto compleanno

È doveroso, per un figlio, guadagnarsi un buon nome. Oggi invece, nell’era moderna, non s’insegnano queste cose ai bambini. Non appena nasce un figlio, vengono distribuiti diversi tipi di dolci, e tutti vogliono che diventi un uomo ricco.

Nel passato, invece, non si comportavano così. In quale occasione i genitori o gli anziani benedicevano i bambini, e celebravano il loro compleanno? Essi non festeggiavano il compleanno al momento della nascita, bensì il giorno in cui il figlio si guadagnava un buon nome nella società.

Il compleanno che festeggiate non è quello giusto. Il giorno in cui procurerete un buon nome e una buona reputazione alla vostra famiglia, e promuoverete il rispetto per il nome di vostro padre, quel giorno soltanto sarà il vostro vero compleanno.

L’entusiasmo del padre non è alla nascita del figlio,
ma solo quando la gente loderà quel figlio.

Gioirete per la nascita di vostro figlio solo il giorno in cui la società affermerà che egli ha fama di essere un uomo grande e molto buono. Pensate, quindi, quanta differenza c’è tra la cultura antica e quella moderna!

La madre è al primo posto

Sin dai tempi antichi, furono le madri a sostenere i figli. Si dice: “Mâtri Mûrti” (la forma creata dalla madre). Quella è proprio la prima scuola per i bambini. Nei Veda si trova anche la benedizione:

Considerate la Madre come Dio.
Considerate il Padre come Dio.
Considerate il Maestro come Dio.

Essi mettono la madre al primo posto. Potete prendere anche altri esempi, o fare ricerche nelle storie sacre. Tutti dicono “Sîtâ Râma”, nessuno direbbe mai “Râma Sîtâ”. C’è qualcuno che dice “Krishna Râdhâ”? No! Si dice “Râdhâ Krishna”. Tutti dicono “Pârvatî Parameshvara”, ma nessuno direbbe: “Parameshvara Pârvatî”.

Pertanto, tutti dicono prima il nome della donna. Per quale ragione? Perché è colei che sostiene la vita dell’uomo.

Quando un bambino commette un errore, bisogna farglielo notare. In ogni caso, sono soltanto le madri a proteggere i figli, dando loro il giusto tipo di amore, inducendoli a progredire, e portandoli sulla retta via. Oggi, madri simili dovrebbero essere più numerose: allora l’India diverrebbe un paese sacro.

In questa terra di Bhârat immensamente sacra,
la tolleranza è per noi bellezza.
Fra tutti i voti, seguire rigorosamente la Verità,
è la penitenza più ardua.
Fra tutti i dolci sentimenti, qual è più grande del sentimento materno?

Nel nostro paese non c’è sentimento più grande di quello materno. Pertanto, è necessario che ci siano figli che soddisfino le aspirazioni delle loro madri; ma c’è bisogno anche di più madri che personifichino questi nobili ideali.

Poiché desideriamo che tutto ciò si realizzi, il 19 novembre è stato proclamato “Giorno della Donna”.

Madre Îshvarâmmâ

Non è così importante parlare di alcune Mie esperienze; in ogni caso, la madre di questo Corpo era Îshvarâmmâ, la quale, pur essendo analfabeta, sollevava questioni davvero grandi. Ella non conosceva il sandhyâ (preghiere da recitare all’alba, a mezzogiorno e alla sera – N.d.T.) e neppure l’alfabeto. Tuttavia, solo lei fece questa richiesta: “Swami, nel nostro paese ci sono molte persone ricche, ma i bambini piccoli devono percorrere a piedi la lunga strada che porta alla scuola di Bukkapatnam. Questo pensiero mi fa piangere; Swami, fa’ costruire una scuola nel nostro villaggio!”

Allora Io le dissi: “Ma non ho neppure un soldo!” Ella si tolse la collana d’oro che aveva al collo e aggiunse: “Swami, se vuoi, vendila e fa costruire la scuola”. Io le risposi: “Non essere così frettolosa: ho voluto solo metterti alla prova. Di sicuro la costruirò”. (Applausi). Feci iniziare le fondamenta due giorni dopo la sua richiesta. Dopo una settimana la scuola era costruita e pronta, e feci in modo che tutti i bambini vi andassero.

La settimana successiva le chiesi: “Allora, sei soddisfatta adesso?” Ma ella non disse di esserlo. “Swami, sono abbastanza contenta, ma c’è ancora qualcosa”. Io le chiesi: “Che cosa c’è di non esaudito?” Îshvarâmmâ disse: “Quando i bambini piccoli contraggono qualche malattia, come il raffreddore e la tosse, le madri li portano, piangenti, all’ospedale di Bukkapatnam. Io mi sento male al vedere che anche questi piccini devono andare fin là a piedi. E se qualcosa dovesse accadere loro durante il tragitto? Swami, fa costruire un piccolo ospedale nel nostro villaggio”. Così Io feci costruire anche un piccolo ospedale.

Îshvarâmmâ pensava sempre al benessere degli altri. “Swami, non è sufficiente che tutto ciò sia disponibile soltanto nel nostro villaggio; deve essere data gioia anche alla gente di tutti i villaggi”. Infatti, ogni essere umano deve essere felice.

Quando finite di cantare i bhajan, voi recitate:

Lokâssamastâh sukhino bhavantu
Possano tutti i mondi essere felici.

Ma il mondo intero è felice ora? Perché quest’insegnamento di felicità non è proclamato in tutto il mondo? Ella disse: “Qui viene tanta gente! Swami, Tu devi dare, senza meno, gran gioia a tutti”.

Un cuore grande

Portai Îshvarâmmâ a Bangalore, dove diedi inizio al Corso Estivo. Studenti di tutti i paesi del mondo furono invitati a partecipare; non era presente soltanto la nostra università, ma IO chiamai anche gli studenti delle università di tutti i paesi, per dar loro gli insegnamenti necessari. Îshvarâmmâ rideva di gioia quando la sera durante i Discorsi venivano impartiti nobili princìpi. Altre volte, quando era ora di pranzo, le chiedevo: “Allora, sei felice ora?” Ella rispondeva: “Che felicità maggiore si può avere, Swami? La gente di così numerosi paesi è felice: solo questo conta per me”.

Aveva sempre un cuore grande. Oggi, invece, ci sono soltanto sentimenti ristretti e si desidera solo che i propri figli e i propri parenti stiano bene. Ma lei non pensava così, a quei tempi. “Tutti devono essere felici. Solo se tutti stanno bene, noi potremo continuare a vivere pacificamente nel nostro villaggio”.

Sebbene non fosse una persona erudita, insegnava grandi princìpi. Bhârat era famosa in tutto il mondo, poiché a quei tempi c’erano madri simili. Perché l’India aveva un gran nome? Perché le donne e gli uomini nati in India nel passato erano molto virtuosi.

Una morte serena

Quel mattino tutti gli studenti fecero colazione. Anche Îshvarâmmâ mangiò qualcosa e si sedette. Io ero al piano di sopra. Mi chiamò tre volte “Swami, Swami, Swami!” Io dissi: “Vengo, vengo, non andare!” Poi ripetei: “Non andare! Non andare, sto arrivando!” Poverina! Gokak, che era lì anche lui, Mi guardò meravigliato, pensando: “In che modo strano parla Swami! Ma dove vorrà mai andare (Îshvarâmmâ)?”

Io corsi giù dalle scale ed ella Mi prese le mani: “Swami, mi hai reso contenta. Questo Corso Estivo non è stato di beneficio solo per gli studenti; anch’io ho sviluppato un cuore grande. Adesso me ne vado”. A quelle parole, con le mani giunte, Mi salutò facendo Namaskâr e spirò.

Per quale motivo Îshvarâmmâ trapassò così serenamente? Tutti desiderano avere una morte serena. Ciò significa che chi ha cattivi sentimenti, avrà una morte difficoltosa; ma lei non incontrò alcuna difficoltà, perché era sempre tanto gioiosa.

Sebbene avesse 96 anni, era solita camminare tre miglia da Whitefield al paese di Kalyanapuram, per raggiungere la casa di Gojimeni. Io le dicevo: “Perché vai a piedi a casa loro? Perché non ci vai in macchina?” Îshvarâmmâ Mi rispondeva: “Swami, desidero andare a trovarli, ma non mi sento soddisfatta se mi siedo in una macchina, e non mi dispiace che non ci sia; ho le gambe”. Disse: “Ho le gambe”. Era solita dipendere dalle sue gambe.

È davvero cosa grande desiderare tanto ardentemente il benessere altrui. Questo mondo ha raggiunto un così rapido progresso, perché a quei tempi c’erano madri simili.

La lunga veste

Quando avevo dodici anni, un giorno ero in casa di Subbâmmâ e le chiesi con fervore: “Subbâmmâ, fammi cucire una veste lunga”. Ma la cosa non era di suo gradimento. “Swami, se vuoi, mettiTi un dhothî. Perché vuoi indossare una veste?” Io le risposi: “No, no. È arrivato il momento!” Pensando di non dover sollevare obiezioni alle parole di Swami, fece preparare la veste. Costava solo due ”anna” (centesimo di rupia – N.d.T.). La veste era stata approntata per Me per due “anna”!

Quando l’ebbi indossata, Subbâmmâ mandò un messaggio: “Îshvarâmmâ, vieni a casa nostra”. Non appena Îshvarâmmâ arrivò e Mi vide, si mise a piangere profusamente. “Swami, che cos’è tutto questo? Sono stata chiamata per vederTi così? Basta, basta!”

“Con questo Io devo dare l’esempio a tutto il mondo. Quando s’indossa kâshâya (la veste color ocra), kashâya (i sentimenti e desideri impuri) svaniscono”.

Esse furono soddisfatte all’udire tali spiegazioni.

Jayâmmâ traduce il Discorso di Swami

Oggi è Jayâmmâ a tradurre per Me. Fu lei che si prese cura di Îshvarâmmâ. (Rivolgendosi a Jayâmmâ, Swami dice: “Tu sola ti sei presa cura di lei!” – N.d.T.). Sessantadue anni fa viveva nella casa di Îshvarâmmâ, e la serviva giorno e notte, cucinando per lei molto bene; ascoltava quello che Îshvarâmmâ raccontava di Swami, nonché tutti i buoni consigli che le dava.

Jayâmmâ non voleva sposarsi, ma i suoi genitori la convinsero ad accettare e, quindi, organizzarono il matrimonio. Io ero a Puttaparthi, e Jayâmmâ Mi spedì un telegramma, dicendoMi: “Oggi vado all’inferno”. (Risate). Inferno, non paradiso! A quei tempi la posta non arrivava direttamente a Puttaparthi, e il postino doveva consegnarla, arrivando a piedi da Penukonda.

I genitori di Jayâmmâ non Mi vollero ascoltare, sebbene cercassi di dissuaderli. In ogni caso suo marito era un uomo molto virtuoso, e anche la madre di Jayâmmâ era una donna molto buona. Ogni volta che faceva pâdanamaskâr (prostrarsi ai piedi del Maestro – N.d.T.), Jayâmmâ Mi faceva la richiesta: “Anch’io cerco di essere come Îshvarâmmâ, e devo conseguire le sue stesse virtù”.

Il matrimonio fu celebrato, ma Io non vi andai; infatti, non lo sapevo. Suo marito era un uomo molto buono ed era ritornato dall’America, dopo aver completato gli studi. Considerando i tempi e le circostanze, egli aveva un livello d’istruzione molto elevato. Ottenne così una posizione di responsabilità a Rajahmundry. Quando Io Mi recai là, egli Mi servì molto: teneva la macchina sempre a disposizione, Mi accompagnava ovunque dovessi andare, e poi Mi riportava indietro. Si chiamava Gopinath e Mi diceva sempre: “Swami, tieni Jayâmmâ e me ai Tuoi Piedi”. Io gli rispondevo: “Non essere così frettoloso: dovete vivere ancora una lunga vita”.

Cenere sulla fronte

Quando da Rajahmundry feci ritorno a Puttaparthi, Mi pervenne un telegramma: “Gopinath è spirato”. Jayâmmâ arrivò subito, e non so come fece. Chiuse immediatamente la casa, prese il treno e venne qua. Si sedette sotto un albero a Brindavan, e si strofinò della vibhûti (cenere sacra) sulla fronte (invece della polvere di “kum-kum” che indica che il marito è ancora in vita – N.d.T.). Io le chiesi: “Jayâmma che cos’è tutto questo? Perché ti sei messa la vibhûti sulla fronte?” Lei replicò: “Non fui io a metterla, Swami; fosti Tu a farlo. Perché avrei dovuto mettermi della vibhûti se mio marito fosse stato ancora vivo? Ma non lo è più, perciò ho messo della vibhûti: questo è il mio destino. Io non mi allontanerò da qui, e non andrò da nessun’altra parte”.

Allora mandai Karunyânanda e Râmabrahman, che erano entrambi con Me, a Rajahmundry, dicendo loro di imballare tutte le cose di Jayâmmâ, di metterle su un camion e di spedirle. Mentre a Jayâmmâ dissi di andare ad Anantapur, dove le affidai l’incarico di insegnare (nel “college” femminile – N.d.T.).

Era molto brava a svolgere quel lavoro d’insegnante, e per la sua bravura in inglese si guadagnò persino una medaglia d’oro. Successivamente s’iscrisse all’Istituto Maharani per studiare sanscrito. Sebbene s’impegnasse molto, non era, però, soddisfatta. Allora disse al Prof. Gokak: “Vorrei prendere una laurea”. Io diedi istruzioni a Gokak di aiutarla a prepararsi, così lei conseguì il dottorato. Jayâmmâ s’impegna sempre duramente e con gran determinazione.

Da quel giorno sino a oggi non andò più dai suoi genitori, ma rimase sempre ad Anantapur. Era solita venire qua tutte le domeniche, ma Io le dissi: “Jayâmmâ non sprecare tutto quel tempo; fai il tuo dovere. Il dovere è Dio. Continua a fare il tuo dovere”. Allora ella fece così, obbedendo ai comandi che le diedi.

Quando abitavo ancora nel vecchio mandir (tempio), ella era una bimba di quattro anni. Ovunque Io andassi, Mi seguiva correndo, portando con sé un piccolo asciugamano, perché i suoi genitori le dicevano “Ovunque Swami vada, tu porta un asciugamano per offrirGlielo”. Così ella crebbe e maturò vicino a Swami; perciò i sentimenti di Swami hanno continuato a svilupparsi in lei sino a oggi.

Non possiedo egoismo

Dio è la Forma dell’Amore. Egli è totalmente privo di egoismo, e anche coloro che Lo seguono devono avere il medesimo altruismo. I vostri cuori devono trasformarsi e colmarsi d’Amore. Se quell’Amore si diffondesse, il mondo intero sarebbe unito, e si affermerebbe saldamente il sentimento dell’unico Sé.

Quando ci sarà il sentimento di un unico Sé, non ci sarà più posto per l’odio, né si manifesterà la possibilità di odiare. Si stabilirà invece quell’Amore in base a cui “Tu e io siamo Uno”. Seguite perciò l’Amore di Dio sino a conseguirne la Divinità. Coloro che si sforzano di ottenere solo l’Amore di Dio sono davvero fortunati.

Dalla testa ai piedi, in Me non esiste la benché minima traccia di egoismo. Se coltivaste in voi questo Amore disinteressato, anche voi diverreste completamente altruisti, la gente aspirerebbe a ricevere il vostro Amore, e sarebbe esortata a percorrere lo stesso sentiero. Seguite perciò il Divino Amore.

Anche nell’amore di genitori e amici esiste dell’egoismo; soltanto nell'Amore di Dio non c’è traccia di egoismo. Allora, perché non lottate per ottenere questo Amore puro e disinteressato?

Tutto è solo per il vostro bene

Voi invece lottate per conseguire amore fisico e terreno; tutto ciò è materiale, e questo tipo di amore è negativo. Soltanto l’Amore di Dio è positivo. Solo quando saprete raggiungere questo Amore positivo, sarete in grado di eseguire cose straordinarie, e saprete compiere azioni ideali. Non preoccupatevi di quello che gli altri possano dire; se non c’è macchia nel vostro Amore, non dovete temere. La cosa più importante, dunque, è che sviluppiate in voi l’Amore Divino.

Senza timore del peccato, aggrappàti all’ignoranza,
persistendo in quello che è privo di Amore per Dio,
gli uomini hanno indebolito i Valori Umani.
Ecco la causa di tanti disordini e assenza di pace nel mondo.

Non sprecate l’Amore di Dio per dar retta alle parole di questi o di quelli. Le persone del mondo sono solo cornacchie. La gente fa e parla di tante cose, ma voi dovete rimanere fedeli al vostro cuore, e discriminare.

“Il mio cuore è così sacro, e io non ho paura. Se in me non ci sono colpe, perché temere? In me c’è un Âtma e un cuore colmo d’Amore; in esso non c’è posto per nient’altro”. Le persone intolleranti e gelose continuano a inventarsi molte storie, ma voi dovete pensare: “Tutto ciò avviene solo per il mio bene”. Lode e biasimo, rifiuto e accettazione sono solo per il vostro bene.

La felicità vera non può essere ottenuta per mezzo della felicità

La felicità non ci perverrà dalla felicità, ma ci perverrà solo tramite le difficoltà. A volte il biasimo può trasformarsi in lode; infatti, le accuse malvagie non fanno altro che aggiungere lode alla gloria di Dio. Quindi, non si deve temere. Le persone del mondo sono solo cornacchie.

“Sì” a coloro che dicono “Sì”.
“No” a coloro che dicono “No”.
Il No e il Sì sono solo sulle vostre labbra.
Ma per SAI tutto è Sì, Sì,Sì.

Io non dico mai “no”. Sono sempre felice in qualsiasi situazione, e conosco solo la beatitudine. Se qualcuno Mi dice: “Swami, mio marito è morto”, Io rispondo: “Molto felice”. Allora alcuni pensano:

“Ma che cosa dice Swami? Forse non mi ha sentito quando Gli ho detto che mio marito è morto. Ha detto che è molto felice!”

Tutto quello che avviene è per il vostro bene, sia la nascita che la morte: dopo la nascita non c’è forse la morte? Entrambe sono come una coppia di uccelli. Pertanto, qualunque sia la situazione, Io sono sempre felice. La Mia beatitudine aumenta di giorno in giorno. Io non ho mai desideri, salvo uno: “Tutti devono essere uniti”.

Dovete comprendere l’unità esistente fra tutti i Sé, dovete pregare costantemente con Amore, rispettare tutti e amare i vostri genitori. Ecco quello che Io desidero.

L’importanza del presente

O figli! Consapevolmente o inconsapevolmente potete commettere degli errori, ma non dovete soffermarvi a rimuginare sul passato.

Il passato è passato: dimenticatelo.
Il futuro è incerto.

Se volete sapere le cose accadute in un passato molto remoto, dovete forse conoscere il futuro? Solo il presente è molto importante.

Non è un presente ordinario.
È Onnipresente.

Tenete conto solo del presente e siate felici, siate gioiosi nel presente.

Bontà, non grandezza

Spero che tutti i genitori siano virtuosi, e che rendano anche i loro figli virtuosi, in modo che la loro vita sia ricca di significati. I genitori devono desiderare sempre il bene dei figli; non c’è motivo di desiderare che essi diventino importanti. Bisogna desiderare la bontà: un ragazzo buono e bravo.

“Solo un ragazzo buono diventerà un ragazzo di Dio”.

Un cattivo ragazzo non diventerà mai un “ragazzo di Dio”. La gente deve pensare di vostro figlio che è un bravo ragazzo.

In passato, durante il regime inglese, si usava dire “Good boy!” (ragazzo buono). Poi si è detto “Good-bye” (arrivederci). Alla fine questo “good” (buono) è andato in disuso, ed è rimasto solo “bye-bye”, “bye-bye”. (Risate).

A causa del passare del tempo le parole cambiano, ma quello a cui voi dovete rimanere fedeli è “good boy” (ragazzo buono). Diventate perciò bravi ragazzi, e per ultimo spero che diventiate “God boy” (un ragazzo di Dio).

Non conta dove andiate, non importa che lavoro svolgiate: solo la ricerca è importante:

“Con quest’azione faccio del bene agli altri, oppure no?
Essa non deve interessare solo me e il mio egoismo”.

Ecco la ricerca che deve essere fatta. L’egoismo deve andarsene, e l’altruismo deve prenderne il posto.

Egoismo è assenza di amore.
Amore è assenza di egoismo.

L’Amore deve essere disinteressato e altruistico. I genitori ideali, colmi di sentimenti sacri, devono diventare più numerosi, e voi dovete obbedire ai loro ordini. Così anche voi in futuro diventerete genitori ideali e, a vostra volta, trasmetterete questi insegnamenti ai vostri figli.

19 Novembre – Giorno sacro

È per divulgare tali insegnamenti che il 19 Novembre è stato proclamato giorno sacro. Non è stato organizzato per gioco. Le qualità dell’Amore materno devono essere diffuse in tutto il mondo; i bambini devono essere plasmati, affinché diventino creature sacre. Bisogna farli diventare figli ideali. Per questa ragione abbiamo proclamato il 19 Novembre giorno sacro.

D’ora innanzi, in modo continuativo e non importa per quante rinascite, il 19 Novembre continuerà a essere celebrato. Anche se passeranno alcune migliaia di anni, il 19 Novembre non cambierà mai. Ciò viene stabilito per ferma Volontà di Swami. Molte persone osservano il 19 di ogni mese come festività.

Considerate che questa giornata viene celebrata per ottenere l’Amore di Dio.

(Swami conclude il Suo Discorso con il bhajan “Prema Mudita Manase Kaho….”)

Prashânti Nilayam, Sai Kulwant Hall, 19 novembre 2001,

Giorno Della Donna
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