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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011120

20011120 - 20 novembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

EDUCAZIONE A TUTTOTONDO

La Verità nella parola è un ornamento
per colui che ha un cuore compassionevole

Significato interiore di educazione

Incarnazioni dell’Amore!
Dobbiamo esaminare, innanzitutto, i cinque principali aspetti dell’educazione.

Primo: che cos’è l’educazione? Occorre conoscerne la natura.
Secondo: quale tipo di educazione si deve ricevere?
Terzo: qual è l’obiettivo principale dell’educazione?
Quarto: occorre insegnare agli studenti la qualità fondamentale dell’educazione.
Quinto: quale risultato si ottiene dall’educazione moderna?

Questi aspetti devono essere approfonditi; solo quando si conoscerà il loro significato interiore, sapremo che cos’è l’educazione.

Qual è l’intimo significato di educazione? Esso ha un duplice aspetto. Il primo è: “Istruzione”, che significa raccogliere tutte le nozioni inerenti al mondo esteriore e trasmetterle agli studenti. Il secondo è: “Educare”, vale a dire “portare alla luce i sentimenti interiori”; quest’ultimo aspetto deve essere illustrato agli studenti in modo preciso e dettagliato.

Oggi, tuttavia, l’educazione è solo esteriore, poiché s’insegnano ai bambini solo argomenti esteriori. Si ottiene una buona personalità non con l’istruzione, ma solo attraverso la cultura; infatti, essa è essenziale per conseguire l’educazione. L’istruzione moderna, invece, è priva di cultura: è come una moneta falsa; neppure un mendicante ne accetterebbe una.

Allora, come possono persone esperte e capaci accettare una simile educazione? Se si vuole dare gioia a tutti, occorre sviluppare l’Educare, che comprende anche i sentimenti interiori.

Dobbiamo pensare alla cultura in modo diverso. L’istruzione senza cultura è come una camera buia; solo i pipistrelli sono in grado di vivere in una stanza scura, dove si accumula il sudiciume. Oggi, a causa di un’istruzione privata della cultura, una profonda oscurità ha invaso il nostro cuore, e così molti animali malvagi hanno potuto insediarvisi.

L’istruzione senza cultura è come un aquilone cui si sia strappata la fune: dove andrà a cadere? Su quale casa? Quale danno farà, e a chi? Nessuno può dire se finirà bene o male. Solo se associata alla cultura, l’istruzione potrà risplendere ed essere rispettata.

Qual è il significato di “cultura”?

Che cosa significa “cultura”? Nella vita quotidiana incontriamo bene e male, peccato e merito, verità e falsità. Dobbiamo, perciò, allontanare le cattive qualità, le riflessioni e i cattivi pensieri, mentre dobbiamo promuovere e coltivare in noi buoni sentimenti, buone riflessioni e buona condotta.

Cultura significa rifiutare il male e recepire il bene. Non solo: la cultura conferisce larghezza di vedute. Poco fa alcune persone hanno cantato “Tu e io siamo Uno”; anche questo è sintomo di una mentalità ristretta. “Tutti sono Uno” è l’espressione giusta. (Applausi). Se invece dite: “Tu e io siamo Uno”, questo si riferisce a un individuo soltanto.

Una voce celeste disse a Gesù: “Figlio diletto, tutti sono Uno. Sii equanime con tutti.”

Nozionismo libresco

Per coltivare in noi un’ampiezza di vedute, dobbiamo sviluppare il concetto interiore di educare.

L’istruzione ordinaria, moderna, si occupa del mondo, di ciò che è fisico e materiale: è perciò esclusivamente profana. Essa è solo conoscenza libresca. Oggi, tutti si danno da fare per ottenere simili nozioni puramente superficiali, che mutano ogni momento. A tale conoscenza libresca dobbiamo, quindi, aggiungere il concetto di “educare”, che è conoscenza pratica.

Ci sono solo pochi passi tra la conoscenza superficiale e quella pratica. Dalla conoscenza superficiale si deve procedere verso la conoscenza generale, e da questa dobbiamo passare alla conoscenza discriminante, facendo un’attenta analisi: “Che cos’è vero? Che cos’è non vero?” Poi, dalla conoscenza discriminante, si deve gradualmente procedere verso la conoscenza pratica. Solo quest’ultima è Educazione vera, eterna e immutabile.

Se il cuore è adorno di compassione e di devozione, esso si espande, diventa sereno e sacro. Una persona “educata” non deve possedere cattive qualità, né commettere azioni empie. Altrimenti, come può definirsi educata? Solo Vidyâ, la Conoscenza, ha il significato di J­nâna, Saggezza Suprema.

Che tipo di conoscenza viene impartita dall’istruzione moderna? Profana o generale? No, no! Solo conoscenza libresca. L’uomo moderno viene degradato, sminuito e rovinato in tutti i sensi da tali nozionismi derivanti dai libri.

Quanto tempo può durare simile conoscenza? Finché la tenete a mente; ma non è neppure possibile applicarla nella pratica. Voi vi riempite la testa con queste nozioni che durano fino all’aula degli esami; qui le riversate sui questionari, ma all’uscita la vostra testa è completamente vuota. Di fatto, la testa rimane sempre vuota. Per quale ragione? Non c’è possibilità alcuna di trasformare queste nozioni, apprese dai libri, in conoscenza discriminante; per conseguire quest’ultima, è indispensabile la conoscenza generale, la quale richiede una normale intelligenza. La conoscenza discriminante include anche il buon senso. Si acquisirà vera capacità di vivere in questo mondo solo se la conoscenza generale sarà associata al buon senso.

Livello qualitativo superiore

Studenti! Insegnanti!
Ciò che serve oggi non è la conoscenza acquisita dai libri, sebbene anch’essa sia necessaria in qualche misura; può essere considerata come iniziale, come primo passo per affrontare la vita nel mondo. Quello che, invece, dobbiamo sviluppare è la conoscenza spirituale. La Bhagavad Gîtâ afferma:

La conoscenza dell’Âtma è Conoscenza Suprema.

Tutte le acque convergono nell’oceano; anche le acque di scarico e delle fognature, come pure quelle che provengono dalle montagne; ma la conoscenza discriminante le trasforma nel sacro fiume della vita. Questo è un fiume perenne: la sua portata può ridursi o incrementarsi, ma l’acqua non mancherà mai. Nei fiumi perenni la quantità può cambiare entro certi limiti, ma la qualità è immutabile.

Gli studenti devono dunque elevare il livello qualitativo dell’educazione moderna. “Abbiamo compiuto grandi studi; abbiamo ottenuto lauree così importanti!” Non dovete pensare in questo modo, orientato verso la quantità. Per promuovere la qualità, dovete approfondire l’educare, che è interiore.

Qual è il significato di educazione?

Essa non significa solo conoscenza, ma deve potersi trasformare in azione.

Ecco l’educazione di cui c’è bisogno oggi. Tutto ciò che si studia deve essere messo in pratica e condiviso con gli altri, poiché anch’essi devono essere indotti a seguire questo sentiero. L’educazione che dobbiamo apprendere deve essere dotata di forza interiore; ciò che proviene dall’interno è permanente, e viene denominato Satya, Verità. C’è, tuttavia, un altro nome che trascende Satya, e i Veda lo indicano come Ritam, Verità Assoluta. Essi affermano che, tutto ciò che riguarda l’esperienza nel mondo fenomenico, si riferisce semplicemente a fatti, ed è verità empirica. Ciò che si apprende dai libri è vidyâ, conoscenza; come deve essere usata questa conoscenza? Essa deve diventare conoscenza pratica, essere cioè tramutata in azione, azione, azione!

Scopo dell’educazione

Qual è lo scopo dell’educazione? Nessuno se lo domanda.
Qual è lo scopo dell’educazione?

L’educazione è per la vita, non per guadagnarsi da vivere.
(Applausi).

Oggi, tuttavia, la utilizziamo solo per sbarcare il lunario; ma se questo è lo scopo, anche gli animali, gli uccelli e le bestie vivono, pur senza la minima istruzione! L’educazione serve allora solo per guadagnarsi da vivere? Persino le formiche e le zanzare vivono. No, no! L’educazione è per la vita!

Qual è l’essenza dell’educazione? Dobbiamo capire bene questo concetto. È concentrazione della mente, non collezione di fatti! Non significa raccogliere tutto quello che accade nel mondo. Perché mai fare una collezione di fatti che non serve a niente, ed è subito dimenticata?

Ecco un piccolo esempio: un lavandaio di un villaggio va di casa in casa per raccogliere i panni da lavare. La gente si annota in un quaderno che cosa gli ha consegnato: un lenzuolo, una camicia, un paio di calzoni, una canottiera. In ogni casa tutti prendono nota degli indumenti consegnati, ma il lavandaio non scrive nulla; la sera, però, restituirà esattamente a ogni proprietario tutti i panni lavati. Questa è conoscenza generale. (Applausi).

Per acquisire la conoscenza generale, l’istruzione non è necessaria; persino un lavandaio la possiede. Oggi siamo addirittura peggio di un lavandaio; se gli diamo quattro indumenti, lo scriviamo su quattro pagine. Questa non è vera conoscenza generale. La vera conoscenza generale è permanente dentro di noi, non è acquisita con lo studio, è con noi dalla nascita ed è appresa dal libro della vita.

Il fine dell’educazione

Qual è il fine dell’educazione? È un argomento assai importante, ma nessuno cerca di capirlo. Qual è il fine dell’educazione? La gente afferma che l’educazione non abbia un fine; c’è un fine per leggere e scrivere, ma il fine dell’educazione è il carattere. (Applausi). L’istruzione senza il carattere è inutile.

Nei romitaggi, in passato, i saggi portavano con sé i discepoli ovunque andassero, e li istruivano anche durante il cammino, sia di giorno che di notte. Oggi non è più così. Ci sono lezioni dalle otto alle dodici, e dalle due alle cinque. Si studia in base agli orari, e tutto ciò è conoscenza limitata; ma la vera educazione, che forma il carattere, non possiede limiti. Il fine dell’educazione è, quindi, apprendere quello che è “senza limiti”.

Il carattere si riflette nel comportamento, nella condotta, nella vita quotidiana, nelle parole, nel gioco. Tutte le parole devono essere sacre, amabili, e non urtare nessuno. Il nostro carattere non si manifesta solo nella condotta, ma si riflette anche nelle nostre parole.

Non si può sempre accondiscendere,
ma si può parlare sempre con gentilezza.

Tutto è in relazione al carattere; anche i lavori che svolgiamo sono in relazione al carattere.

Conoscenza discriminante

Quando cucinano, le donne pensano: “Devo cuocere una porzione di riso; che pentola occorre?” In base a ciò che deve essere cucinato, si sceglie la pentola adatta, e secondo la pentola disponibile si decide la quantità da cuocere.

“Perché mai dovremmo usare una pentola così grande per una sola porzione di riso?” Questa è conoscenza discriminante; il riso tracimerà dalla pentola se manca la conoscenza discriminante.

Dunque, è necessario possedere un’ottima discriminazione. Quanto deve essere grande la pentola per una determinata quantità di riso? È regolata bene la fiamma? L’intensità della fiamma deve essere adatta per cucinare, e il cibo da cucinare deve essere idoneo a quella fiamma. Usando tale tipo di discriminazione, si arricchisce il proprio carattere.

Se arrivano degli ospiti o delle persone anziane a casa vostra, anche se non potete offrire loro nulla da mangiare, dovete per lo meno farli accomodare, rivolgere loro parole gentili e dolci, mostrando così la vostra considerazione, e dando loro gioia. Invece voi vi rivolgete loro rudemente (Swami usa un tono di voce aspro – N.d.T.): “Perché siete venuti?” – oppure affermate: “Mio padre non c’è. Andate via!” – anche se vostro padre è in casa. Questa è un’educazione scorretta. Dovete dire parole buone; quando chiedono di vostro padre, se è in casa dite che c’è, oppure se non è in casa, dite che non c’è.

Verità di fatto, Verità, e Verità Assoluta

Ci sono tre aspetti: nijam (verità relativa ai fatti), Satya (Verità), e Ritam (Verità Assoluta). Che cos’è la verità di fatto? È, ad esempio, dire quale vestito indossa una persona quando l’incontrate. Supponiamo che siate arrivati con un abito bianco. Io vi vedo con quell’abito bianco. Questa è una verità di fatto. Quando tornate a casa, vi cambiate e indossate una giacca blu. Quello che avevo affermato prima non è più vero; ciò che avevo detto era solo una verità di fatto, relativa al momento in cui vi avevo visto; ma non lo è più dopo che vi siete cambiati. Verità di fatto è dire ciò che è, quando così è.

Che cosa significa invece ‘Satya’? Voi cambiate parecchie magliette e camicie, ma non siete in grado di cambiare corpo. Quella è Verità che non muta. Satya è ciò che non subisce modificazioni nelle tre dimensioni di tempo (passato, presente e futuro).

La Verità è immutabile nei tre tempi

Voi non siete una persona, ma tre.
A proposito di questo, talvolta vi dico: “Voi non siete una persona, ma tre”.
Chi sono quelle tre?
Quella che pensate di essere. È il vestito che indossate, la vostra forma fisica.
Quella che gli altri pensano voi siate. È la mente; essa è invisibile. In base alle vostre azioni, diranno “È buono”, oppure “ È cattivo”.
Ma c’è qualcosa di superiore a tutto ciò. Quella soltanto è la Verità Assoluta:
Quella che veramente siete. Solo quest’ultima si riferisce all’Âtma, al Sé.

Voi siete una combinazione di tutti e tre: corpo, mente e Âtma. Il corpo è soggetto a modificazioni, ma il cuore è immutabile; in noi il cuore è sempre permanente. Ciò che è permanente, è Verità Assoluta. I Veda gli attribuiscono il nome di “Verità Assoluta”, poiché non cambia, e non ha attributi. Come lo definiscono?

Privo di attributi, senza macchia, imperituro, eterna dimora,
perpetuamente puro, illuminato, libero, incarnazione della purezza.

Delle parole che noi pronunciamo, alcune possono essere Verità, altre invece verità di fatto.

Nella vita umana avvengono degli importanti mutamenti legati all’educazione. Lo studente completa il suo ciclo di studi e afferma: “Io ho preso tre diplomi di specializzazione”. Che cosa sono questi tre diplomi? Sono solo dei certificati. Chi è colui che ha studiato quelle tre materie? L’Io. La prima è una verità di fatto: quei tre diplomi sono di natura mutevole; mentre colui che ha studiato è solo Uno.

Gli stati di veglia, sogno, e sonno profondo

Ecco un piccolo esempio per chiarirvi il significato di quanto detto. Di giorno, fisicamente, fate un viaggio, vedete molte cose, mangiate, e fate diverse esperienze; ma che cos’è tutto ciò? Siete soltanto voi a dire: “Io ne faccio esperienza”.

Nello stato di sogno, voi stessi create. Lavorate, viaggiate senza aver comprato il biglietto dell’aereo o dell’autobus. Vi spostate in luoghi diversi, a Delhi, in giro per America e per l’Inghilterra. Questo è lo stato di sogno.

Invece nello stato di sonno profondo non andate in nessun luogo. Tale stato non ha movimenti né oscillazioni; è immutabile, testimone. È sempre la stessa persona che sperimenta i tre stati. Voi siete quell’Io che esperisce la beatitudine, che è latente nel vostro profondo.

Nello stato di sogno voi stessi create numerose cose e ne fate esperienza. Tale è lo stato di sogno.

Nello stato di veglia, invece, fate delle cose con le vostre mani, camminate coi piedi, vedete con gli occhi, udite tramite le orecchie e assaporate con la bocca. Tutte queste sono esperienze relative ai sensi.

Stai attento!

In passato, Âdi Shankara pensò di sviluppare il suo ordine (monastico). L’uomo ha innumerevoli fantasie, e, per controllarle, egli diede un piccolo esercizio ai suoi discepoli: un devoto doveva camminare avanti e indietro da un lato della sua porta, e un altro devoto dall’altro lato. Essi dovevano svolgere questo lavoro come volontari, andando avanti e indietro, ripetendo “Stai attento! Stai attento! Stai attento! Stai attento!”

Un giorno, Shankârachârya venne colto da un certo pensiero: “Io ho un âshram tanto grande, ho un reddito così cospicuo e sono a capo di tutto questo”. Mentre fra sé formulava questi pensieri, dall’esterno udì ripetere “Stai attento! Stai attento! Stai attento!” Quelle parole provocarono in lui un mutamento nei suoi sentimenti.

Siate vigili: molte sono le cose per le quali dover stare attenti.

La nascita è sofferenza, la vecchiaia è dolore.
La vita del mondo è sempre infelicità.
Alla fine, grande è la sofferenza.
Perciò stai attento! Stai attento! Stai attento!

Tu pensi: “Sono un grand’uomo”. Fintantoché sei nello stato di veglia, hai fama e notorietà, ma:

Alla fine, grande è la sofferenza.

Te ne dimenticherai, e alla fine soffrirai molto. Per questo dicevano:
Stai attento! Stai attento! Stai attento!

Poi Shankara rifletté ancora: “Chi si preoccuperà di mia madre e di mio padre ora che sono vecchi? Dove andranno a stare?” Meditando su questo, pensò: “Di che bisogna stare attenti?”

La madre muore. Il padre muore.
I parenti scompaiono, e così gli amici.
Svanisce la ricchezza, va in rovina la casa.
Perciò, sta’ attento! Sta’ attento!

In passato, i grandi saggi nei loro romitaggi insegnavano questo tipo di educazione ai loro discepoli; pertanto le persone colte di allora si trovarono a capo delle istituzioni spirituali odierne. L’educazione di quei giorni iniziava dalla Verità Assoluta e noi chiamiamo ciò “educare”. “Care, care, care” (attenzione, attenzione, attenzione). Bisogna essere sempre vigili. A tale proposito, ci sono tre lettere da ricordare “A, B, C”. A sta per Always (sempre); B per Be (siate); C per Careful (attenti, vigili).

Siate sempre vigili!

Ecco il significato nascosto di queste lettere! Se ci si ferma invece alle semplici lettere, non se ne capisce l’intimo significato. Siate sempre attenti! Ecco che cosa insegnava a tutti Shankârachârya.

Senza conoscenza spirituale, la conoscenza generale è negativa

Quello che va insegnato oggi, assieme all’istruzione profana, è l’educazione spirituale. Anche questa va insegnata. Senza conoscenza spirituale, la conoscenza generale è solo negativa. La conoscenza generale è come una lampadina, è negativa; è necessario che la corrente positiva vi entri: solo allora essa splende. Solo quando il negativo e il positivo s’incontrano c’è splendore, e l’oscurità in noi svanisce.

Perciò, assieme al negativo bisogna sviluppare anche il positivo. Non importa se manca il negativo; l’importante è che ci sia il positivo. La sua potenza si può utilizzare ovunque. Anche se non c’è una lampadina, esso può azionare un ventilatore, e l’aria si muoverà piacevolmente. Se non ci sono ventilatori, si può accendere un fornello e cucinare. Se proprio non c’è nulla, voi vi domandate: “Che cosa posso fare con questa corrente?”, e la toccate. Ecco, prendete la scossa! La sua potenza è sempre presente.

La potenza della Divinità è presente in ognuno. Essa soltanto è positiva. Oggi gli esseri umani, che sono positivi, accumulano troppe negatività. Nascita, morte, crescita, mangiare e vivere – tutto ciò è negativo. No, no!

Egli è l’eterno senza nascita né morte,
è il primevo, senza inizio né fine.
Non muore, non nasce, non viene ucciso.
Egli è l’Âtma, il Sé, il Testimone di tutto

Che cosa significa educazione? La conoscenza spirituale costituisce il principio di ogni cosa. Essa è superiore sia alla conoscenza generale, che a quella pratica e a quella naturale. È la più elevata: essa è la Conoscenza Fondamentale, da cui tutto ha origine.

Dobbiamo sviluppare soprattutto la Conoscenza Fondamentale, che contiene in sé la natura spirituale. Quindi, oltre all’istruzione moderna, deve essere impartita anche l’antica educazione spirituale. Essa è essenziale per condurre una vita di Verità. Per quanto tempo sarete in grado di vivere una vita veritiera nel mondo? Dovete condurre una vita di Verità Assoluta. Dove va invece la vostra vita? Voi pensate che essa sia il corpo: questo è un grosso errore, un grave errore!

Non c’è morte per il Prâna

Una madre di circa trent’anni aveva un figlio di quindici anni. La madre morì, lasciando il figlio profondamente addolorato. Il ragazzo piangeva: “Mamma, mi hai lasciato, te ne sei andata? Chi si prenderà cura di me? Te ne sei andata? Te ne sei andata? Te ne sei andata?” A ben riflettere, da che cosa era stato abbandonato?

Quello che per tanto tempo avete percepito come vostra madre, ebbene lo stesso corpo è proprio lì, davanti ai vostri occhi. Perché allora dite “Mi hai abbandonato?” Il corpo è lì, vicino a voi, sotto i vostri occhi. Ma quel corpo non è la mamma.

Il ragazzo dice: “Mi hai abbandonato?” Che cosa ha lasciato quel corpo? Il prâna (forza vitale). “Dunque, il corpo non è la mamma; solo il prâna è mia madre”. Non c’è morte per il prâna. Il corpo è solo un abito che si cambia. La morte è l’abito, l’abito della vita. I corpi continuano a cambiare.

C’è in noi un Principio Fondamentale che è la base di ogni cosa: quello soltanto è essenziale conoscere. In primo luogo, dobbiamo apprendere l’Educazione Fondamentale. Una volta che l’avremo conseguita, possiamo trovarci in qualsiasi nazione, in qualunque villaggio, tempo o luogo, e tutto andrà bene. Ma quello che non dobbiamo fare, è di avere il corpo come obiettivo, e considerarlo come base.

Deve essere, invece, sviluppata la consapevolezza dell’Âtma in noi. Ciò è chiamato “Educare”. Educare, coniugato all’istruzione, è indispensabile. Non si può ottenere vera educazione senza educare.

Voi state iniziando vari programmi di studio in paesi diversi, o li state già seguendo. Tuttavia, mentre progredite gradualmente, incontrate anche incertezze, dispiaceri, dubbi. Parleremo poi anche di questo.

Per prima cosa dobbiamo conoscere questi cinque aspetti:

- Che cosa significa educazione?
- Che tipo di educazione seguiamo oggi?
- Qual è la qualità fondamentale dell’educazione?
- Qual è l’obiettivo più importante dell’educazione?
- Quali sono i risultati che otteniamo dall’educazione moderna?

Per prima cosa, dobbiamo comprendere questi cinque aspetti, poi possiamo approfondirli e distinguerli. Solo dopo averli ben esaminati, saremo in grado di capire facilmente tutti i vari tipi di educazione.

Le porte della mente

Che cos’è dunque l’educazione? Non è la semplice conoscenza dei libri e di quanto viene scritto sulla lavagna. Noi chiamiamo tutto “educazione”, ma l’educazione non è semplicemente aprire la bocca e saper dire qualcosa.

La vera educazione apre le porte della mente, le porte della mente; occorre aprire le porte della mente. Solo questa è vera educazione. Se invitate qualcuno e tenete chiuse le porte, come potrà entrare? Voi sperate di avere felicità, tante comodità, tante virtù. Cominciate con l’aprire le porte, poi potrete sperate che esse arrivino. Solo dopo aver aperto le porte, potrete far entrare chiunque.

Se vogliamo conseguire l’educazione della Verità Assoluta, le porte del cuore devono essere aperte. Solo allora la Verità Assoluta si manifesterà in noi. La Verità Assoluta è onnipervadente; è la stessa per voi, per me, per tutti.

Nella nostra scuola non si deve indossare solo l’uniforme; si deve sviluppare anche una mente uniforme (equanime). Tutti devono avere una mente sacra, affinata dalla cultura.

L’istruzione è l’acqua, Educare è lo zucchero

Incarnazioni dell’Amore!
C’è così tanto da conoscere a proposito dell’educazione, oggi. Ciò che si dovrebbe sapere è invece ignorato del tutto, mentre si approfondiscono solo gli aspetti inutili. Voi accettate quello che qualcuno ha scritto in un libro, ma questa è semplicemente istruzione esteriore. Occorre associare l’educare a questa istruzione; solo allora ne avrete gioia.

Che differenza c’è tra l’educare e l’istruzione? L’istruzione è solo acqua, l’educare è lo zucchero. Voi aggiungete lo zucchero all’acqua e poi assaggiate, ma non sentite il sapore. Allora prendete un cucchiaio e mescolate per bene; lo zucchero sul fondo si diffonderà ovunque, e tutto diventerà dolce.

Il nostro cuore è il bicchiere, la Divinità è lo zucchero, e l’istruzione profana è l’acqua. Aggiungete un cucchiaio di Vijnâna (Conoscenza) e mescolate bene con il processo della ricerca. La Conoscenza si diffonderà ovunque. (Applausi). Ci vuole, quindi, anche il cucchiaio dell’intelligenza.

Vijnâna (Conoscenza) si trasformerà in noi in Prajnâna (Piena e Costante Consapevolezza), e quando useremo quest’ultima nella pratica, essa assumerà la forma di Sujnâna (Suprema Sapienza). Voi pensate: “Io sono uno jnâni, un saggio”.

Chi pensa di essere un saggio non lo sarà mai. Uno jnâni non ha forma; nessuno può dare evidenza a jnâna (saggezza).

La percezione dell’Uno senza un secondo è Saggezza.

Tutti sono Uno

Tutti sono uno.
Sii equanime con tutti.

Riconoscere questa Verità è Saggezza. Dovete comprendere l’unità presente in ogni cosa.

I tre sono Uno

Che cos’è questo? Un fazzoletto, un tessuto. Posso anche affermare che non sia una stoffa, ma un insieme di fili. Voi potete ribadire che non è neppure un insieme di fili, ma è piuttosto del cotone. I tre elementi, cotone, filo e stoffa, insieme, costituiscono un’unità. Senza cotone non c’è filo, e senza filo non c’è stoffa. Ciò che li comprende tutti e tre è un’unità. Così è pure nella natura umana:

Egli (Shiva) è la forma delle tre qualità.
Possiede tre occhi e tre armi.
OffrirGli una foglia di bilva
distrugge i peccati di tre vite.

Qualsiasi cosa accada, sia essa gioia o dolore, deve essere offerta a Dio. Quando arriva il dolore, voi ve la prendete con Dio, dicendo: “O Signore, perché mi hai mandato questo dolore?” No, no! Anche in quello vi avrà dato della gioia.

Quando poi viene la felicità, pensate: “Oh, questo è un dono di Dio!” No, no! Anche questo è per il vostro bene.

Gioia e dolore sono entrambi per il vostro bene,
per il vostro bene, per il vostro bene!

Solo se la prendete in questo modo, nella vostra vita si potranno sviluppare ampi sentimenti.

Non criticare nessuno

Che non ci siano assolutamente dubbi, discriminazioni o critiche tra di voi. Dovete deliberare e discutere i vari argomenti con amore e senza critiche.

Che sia una chiesa, un tempio o una moschea, tutti sono Uno. Tutti sono Uno. Non cominciate, quindi, a criticare nessuno: questa non è cosa che ci si aspetti dai nostri devoti. Non dobbiamo criticare nessuno. Dobbiamo condividere un’attitudine di equanimità e spirito d’Amore.

Su quanto discuterete e sugli interrogativi di oggi, vi darò le risposte domani.

Sono molto felice!

(Dopo la fine del Discorso, Swami non canta alcun bhajan).

Prashânti Nilayam, Sai Kulwant Hall, 20 novembre 2001,

Inaugurazione della Prima Conferenza degli Istituti Scolastici Sai

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