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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011121

20011121 - 21 novembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

RISPOSTE DIVINE

In occasione della funzione conclusiva tenutasi il 21.11.2001 nel Sai Kulwant Hall, Prashânti Nilayam, Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba risponde alle domande poste dai Delegati che hanno partecipato alla Prima Conferenza delle Scuole Shrî Sathya Sai di tutto il mondo.

Chi non si scoraggia, rimanendo imperturbato,
e sorride senza preoccupazioni
anche quando le cose vanno male,
ha il cuore colmo di saggezza.

Domanda No. 1 – Qual è la relazione tra Religione, Spiritualità ed “Educare”?

Incarnazioni del Divino Amore!
Noto con sorpresa che non avete saputo riconoscere la relazione esistente tra religione, spiritualità ed educare. Innanzitutto dovete capire che cosa sia la religione: “Religione è realizzazione”. Solo se saprete realizzare la verità circa voi stessi, potrete comprendere che cosa sia la religione.

Che cosa significa spiritualità? La gente pensa che cantare bhajan, compiere rituali d’adorazione, visitare templi o andare in pellegrinaggio, oppure svolgere una qualsiasi altra buona attività, significhi seguire il sentiero spirituale; ma questa non è spiritualità. Vera spiritualità è riconoscere la presenza di un unico e medesimo Sé in noi stessi e in tutti; è comprendere l’unità che accomuna tutti gli esseri, riconoscere cioè l’unità nella diversità.

Ecco un esempio. Se chiudete gli occhi, non vedrete nessuno, ma, non appena li riaprite, vedrete qui migliaia di teste. Da dove sono provenute? Dov’erano tutte quelle teste quando tenevate gli occhi chiusi? E quando invece gli occhi si sono aperti, da dove sono arrivate? Chi è tutta questa gente? Di chi sono tutte queste teste? Se riflettete attentamente, vi renderete conto che tutte queste teste sono entro i vostri occhi, e che esse non provengono dall’esterno. Pertanto, tutti gli esseri viventi sono in voi, e voi, a vostra volta, siete in tutti gli esseri viventi. Quindi, Spiritualità è cercare di comprendere tale Unità.

Dovete pensare: “Io non sono un individuo, non sono uno fra i molti”. La spiritualità vi incita innanzitutto a capire la fondamentale verità secondo cui in tutti gli esseri esiste un solo e unico Sé. Spiritualità, quindi, non significa praticare attività di carattere materiale e profano, come cantare bhajan e compiere riti d’adorazione.

Âdi, il Principio, la Causa Prima + Âtma diventa Adhyâtma, l’intimo Sé di ogni essere. In tutti noi c’è solo l’Uno, che non è separato, né distinto. Voi, tuttavia, credete che il Sé sia separato, perciò rimanete scombussolati e disorientati, e venite sopraffatti da innumerevoli dubbi e incertezze. I quesiti e i dubbi sorgono solo se voi vedete la molteplicità nell’unità, mentre, in realtà, l’intera creazione è emersa dall’Amore.

Allora, qual è la relazione tra religione, spiritualità ed educare? Tra di loro non c’è alcuna differenza.

Comprendere il proprio Sé è Religione. Vedere il proprio Sé in tutto e in tutti è Spiritualità.

Per esempio, voi affermate: “Questo è il mio fazzoletto, questo è il mio piatto, questa è la mia mano, questo è il mio corpo”. Allora, chi siete voi? Ci deve pur essere qualcuno che affermi di possedere tutto ciò. “Questo è il mio fazzoletto; ma il fazzoletto è separato da me. Questo è il mio corpo, ma esso è separato da me. Io non sono il corpo. Allora, chi sono io?”

Se approfondite, comprenderete che è soltanto l’individualità a essere staccata dall’unità e dalla globalità di tutti gli oggetti; ma voi, di fatto, siete il padrone di tutto ciò. Controllate la mente e ne diverrete il padrone. Infatti, voi siete il padrone di tutto quanto. Quel padrone è l’Âtma, il Sé. L’Âtma è presente in tutti, ed è anche dentro di voi. Così potrete facilmente comprendere l’esistenza di un solo Sé. Questo è “Educare”.

Come potete definirvi “educati”, colti, se non capite che cosa sia educare? La parola educazione deriva dalla radice latina “educàre”; mentre istruzione si riferisce a una collezione di fatti avvenuti nel mondo, Educare significa far uscire ciò che è all’interno. L’istruzione serve a guadagnarsi da vivere e a sbarcare il lunario; mentre educare ha per meta ultima la vita.

È facile riconoscere le cose esterne, ma è difficile guardare all’interno. Ci sono molte cose dentro di voi che non sono manifeste: dovete, quindi, fare ogni sforzo per portarle alla luce.

Da bambini, come prima cosa, voi imparate le lettere dell’alfabeto A, B, C, D; però, ciò fa parte solo dell’aspetto esteriore. Se unite fra di loro le tre lettere D, I, O, si ottiene la parola Dio. Se esaminate le lettere individualmente, di per sé non hanno alcun significato, mentre il vostro sforzo consiste nel metterle insieme per ottenere un significato.

Dobbiamo, perciò, prendere in considerazione sia le cose che conosciamo, che quelle interne che non conosciamo. Che cosa significa educare? Significa “far uscire ciò che è all’interno”. E allora, che cosa dobbiamo prendere dall’interno per portarlo alla luce? L’Âtma. Il Sé è la nostra Realtà più intima ed è quello che educare deve rendere manifesto.

Non c’è alcuna differenza fra religione, spiritualità ed educare. Voi dite: “Questa è religione”. Religione non è soltanto comprendere; religione significa Amore, ed è da questo Amore che scaturisce la realizzazione.

Il riflesso dell’Essere Interiore

Quello che vediamo negli altri è soltanto il riflesso di noi stessi. Se voi commettete delle azioni ingiuste, e poi vedete una persona che fa delle cose sbagliate, sono i difetti esistenti in voi che emergono. Quando fate delle buone azioni, vedete poi l’uomo che sta dinanzi a voi come un uomo buono: quello che vedete è tutta la vostra bontà che si palesa, non è soltanto quello che avete visto in quell’uomo. Quindi, il bene e il male presenti in voi vengono alla luce e si manifestano.

Se giudicate un uomo cattivo, non è lui a essere cattivo, ma è il vostro sentimento verso di lui che è cattivo, perché quell’uomo, di per sé, non è cattivo. Poi affermate che un altro uomo è buono. Tuttavia, non vedete la sua bontà: quello che vedete è soltanto il riflesso dei buoni sentimenti che provate per lui.

Qualsiasi impressione si abbia degli altri è solo il riflesso dei vostri sentimenti nei loro confronti.

Pertanto, tutto il bene e il male in voi sono un riflesso dell’essere interiore. Tutto è esclusivamente il riflesso di voi stessi, la vostra reazione e la vostra risonanza. L’indole e la natura intrinseca di ogni uomo vengono viste come manifestazioni esteriori.

Non dovete, quindi, pensare che una persona sia cattiva né dovete criticarla. Che diritto avete di asserire che quell’uomo è cattivo? Con quale criterio giudicate la sua cattiveria? Voi affermate che quell’uomo è cattivo, solo perché a voi capita qualcosa che non va. Non vi è quindi possibile valutare quanta bontà ci sia in lui. Infatti, ci sono innumerevoli aspetti della personalità di quell’individuo che non conoscete.

Ecco un piccolo esempio: qualcuno vi può chiedere quali siano le caratteristiche di Anil Kumar. “Egli indossa un abito beige, porta gli occhiali, ha una penna in mano, ed è alto un metro e settanta”. Elencando questi particolari, pensate forse di stabilire chi sia Anil Kumar? Ciò è solo quello che vedono i vostri occhi, ma c’è molto di più di quanto i vostri occhi possano scorgere.

Voi riuscirete a stabilire solo tre cose di lui: l’altezza, il peso e il colore. Tuttavia, ci sono molte altre buone qualità in lui: ci può essere amore, compassione, oppure ira, ma voi non riuscite a vederle. Se volete comprendere l’indole di una persona, dovete sforzarvi di ricercare tutti gli aspetti della sua personalità.

Oggi la gente stabilisce se gli altri sono buoni o cattivi basandosi soltanto sull’apparenza fisica, e giudicando le loro azioni esteriori. Tutto ciò è un grave errore! Tutti i difetti e gli errori presenti in voi, vi fanno vedere gli altri con quegli stessi occhi e, quindi, essi vi appariranno come se avessero delle colpe. In realtà, il difetto non è nella persona che vi sta dinanzi, ma è unicamente nella vostra visione. Non esiste macchia o imperfezione nella creazione.

Se voi indossate occhiali rossi, tutto vi apparirà rosso; se indossate occhiali blu, tutto apparirà blu. Queste sono perciò le manchevolezze presenti nell’individuo, ma non imperfezioni dell’Energia Divina.

Cose come insultare gli altri, adorarli, lodarli, arrabbiarsi con loro, e amarli, accadono esclusivamente allo stolto che sa vedere soltanto queste verità relative e materiali. Infatti, voi non vedete negli altri il loro bene e il loro male; in realtà quello che vedete è il bene e il male in voi che vengono riflessi dalla persona che vi sta dinanzi.

Dio tiene in serbo molti doni preziosi

Se in un essere umano comune si possono notare così numerosi aspetti, chissà nel Divino, che è di là dell’umano, quali e quante cose meravigliose ci potranno essere. In Dio ci sono cose immensamente preziose; Egli tiene in serbo valori incalcolabili, la cui descrizione è impossibile.

Tuttavia, voi domandate: “Swami, regalami una medaglietta”. Perché Gli chiedete una medaglietta quando potrebbe donarvi cose ben più grandi? Incapaci di riconoscere i doni preziosi che può elargirvi, voi Gli chiedete solo delle piccolezze: Egli è qui per darvi qualcosa di ben più grande. Non esiste penuria di nessun articolo nel Suo magazzino; esso è pieno di cose sommamente preziose.

Se contiene tali incalcolabili valori, allora Egli potrà donarvi qualcosa di veramente straordinario!

Non chiedete nulla a Dio. Egli vi elargirà i Suoi doni in conformità al momento e alla situazione. Dio sa ogni cosa, e quindi agisce, in modo appropriato, in base al tempo, al luogo e alla situazione. Ecco perché a volte Egli stesso viene da voi, chiede e vi dà cose inaspettate. Nessuno è in grado di comprendere la Divinità. Solo l’ignorante, che non capisce questo principio, dà interpretazioni distorte, dimentica la Verità e non discrimina; ma voi non dovete cadere nello stesso errore. Quello che vedete con i vostri occhi è esclusivamente il riflesso dei sentimenti che avete nel vostro cuore.

Educare, spiritualità e religione non differiscono fra di loro. Qui c’è un anello, una catenella e degli orecchini. Voi vedete le loro diverse forme; se però riuscite a capire il concetto che esse contengono lo stesso oro, allora perché fate tante differenziazioni? Se realizzate la verità unificante, com’è possibile vedere la molteplicità?

Dio è solo Uno; ma, anche se vi può apparire con nomi e forme diverse, il fondamento primevo e primordiale di tutti i nomi e le forme è soltanto l’Amore. Elargite quell’Amore, e riceverete quello stesso Amore: ecco quello che dovete dare e ricevere. I Poteri Divini presenti in questo scambio non sono riscontrabili in null’altro.

La religione dell’Amore

Non preoccupatevi della religione; mettete da parte le limitatezze della religione. C’è una sola religione, la religione dell’Amore.

Educare significa portare fuori quello che c’è dentro, manifestare il proprio Amore. Solo l’Amore assume la forma della devozione. Ecco perché si afferma:

L’Amore è Dio, vivi nell’Amore.

Se voi effettivamente seguiste questo precetto, non avreste bisogno di pensare all’educare né alle religioni; non ci sarebbero conflitti nel mondo, tutti vivrebbero uniti e sarebbero felici.

Poiché le differenziazioni tra gli uni e gli altri sono in continuo aumento, le lotte proliferano. Solo dove ci sono differenze c’è conflitto. Se non volete che tutto ciò avvenga e volete invece che tutti vivano felici nel sentimento d’unità, mettete da parte tutte le differenze.

C’è un solo linguaggio, il linguaggio del cuore.
C’è una sola religione, la religione dell’Amore.
C’è una sola casta, la casta dell’umanità.

Se comprendiamo che tutto ciò è Uno, non ci saranno più lotte. Tutti gli esseri umani sono Uno, la razza umana è Una. Ecco che cos’è la vera religione. Quale razza è questa? La razza umana! Non serve fare tante domande sulle caste o le sottocaste.

Tu sei uomo. Io sono uomo.
Tu sei umano. Io sono umano.

È sufficiente che questa natura umana sia riconosciuta; allora anche le religioni non saranno più considerate diverse.

Le religioni sono molte, ma la Via è soltanto Una. Basta solo che cerchiate quella via; allora tutte le religioni diventeranno Una.

Se la mente è buona, quale religione sarà cattiva? Ascoltate, o valorosi figli di Bhârat!

Riempiamo la nostra testa di differenze, e poi pensiamo che ci siano delle diversità nelle religioni. Questo è un grave errore. Non è corretto vedere differenze fra le religioni. Osservate la mente, il vostro destino, la vostra situazione e la vostra ricchezza. Ecco quello che dovete imparare. La natura umana è contenuta in queste quattro cose: mente, destino, situazione e ricchezza. Questo è quanto dovete riconoscere nella vostra vita.

Non c’è alcuna differenza fra educare ed educazione. Tuttavia, nella vita ci sono alcune cose che emergono dall’interno, e ce ne sono altre che sono apprese dall’esterno. Noi, però, vediamo e impariamo solo dall’esterno.

Quando vediamo qualcosa per la prima volta, è nuovo per noi; poi, quando viene impresso nel nostro cuore, diventa noto.

Ecco un esempio. Una volta Dio voleva concedere la liberazione a un devoto, ma gli mandò prima Yama, il Dio della morte, per raccogliere informazioni su di lui. Quando Yama lo avvicinò, chiese al devoto se lo conoscesse, ma il devoto rispose che gli era estraneo. Allora il Signore Yama gli assicurò che sarebbe ritornato da lui solo quando lo avrebbe riconosciuto. Quando Yama ritornò dopo tre giorni, gli fece la stessa domanda. A quel punto il devoto rispose che Yama non gli era più estraneo, perché lo aveva già visto. Infatti, la prima volta gli era nuovo, ma tre giorni dopo non lo era più.

Analogamente, tutto sembra strano e nuovo prima di farne conoscenza, ma poi, dopo aver familiarizzato, le diversità vengono ignorate. Una volta rimosse tutte le differenze, si svilupperà in voi il senso d’unità. Coltivate, quindi, l’unità.

Convincetevi che il Sé presente in tutti è Uno: solo allora tutte queste divisioni verranno eliminate, e saprete riconoscere che religione, educare e spiritualità sono una cosa sola.

Domanda No. 2 – Che relazione devono avere le scuole Srî Sathya Sai con lo Stato?

Ci sono forse due sistemi educativi, quello Sathya Sai e quello statale? (Applausi). Ce n’è soltanto uno. In ogni caso, le scuole Sathya Sai devono avere buoni rapporti con lo Stato. Nell’ambito degli Istituti Sathya Sai abbiamo il diritto di apportare innovazioni e cambiamenti, perché Sai appartiene a tutti, mentre lo Stato non appartiene a tutti; infatti, ci sono molte divisioni, e le materie e gli obiettivi sono discrepanti; ma, se voi li contestate, verranno presi provvedimenti contro di voi.

Le scuole Shrî Sathya Sai non devono essere in contrasto con i regolamenti statali, e voi dovete seguirli anche se nel nostro sistema educativo questi regolamenti non esistono. La nostra regola è solo una: Amore. (Applausi). Noi seguiremo tutti i regolamenti con Amore e li metteremo in pratica.

Se studiate in una scuola statale, potete seguire anche il sistema educativo Sathya Sai, perché esso insegna i valori umani. Seguite tali valori e, contemporaneamente, seguite il programma statale; non create divisioni artificiali, pensando: “Questi due sono diversi”. Se studiate in una scuola statale, non sarà accettabile che voi affermiate: “Non mi serve questo tipo d’insegnamento”, e se apprendete i valori umani, che asseriate “Io seguo l’educazione Sathya Sai”.

Anche lo Stato ha alcuni regolamenti e noi non dobbiamo andare contro di essi. Perché? Siamo nati in questo mondo, studiamo e viviamo nel mondo. Quindi, solo se queste regole saranno seguite verrà rilasciato un certificato, con il quale potrete trovare un lavoro in qualsiasi paese. Pertanto, seguendo quelle regole, risparmierete molto tempo.

In una giornata avete a disposizione ventiquattro ore. In una scuola statale al massimo si passano sei ore – tre ore il mattino e tre ore il pomeriggio; ci sono, quindi, ancora diciotto ore a vostra disposizione. Assegnate sei ore al sonno, sei ore alle attività personali, e le restanti sei ore possono essere utilizzate per lo sviluppo dei valori umani.

L’uomo deve dividere il tempo in quattro parti. La prima per se stesso, la seconda per i suoi doveri e obblighi, la terza per il sonno e il cibo, e la quarta per la spiritualità. Non ci sarà perciò scarsità di tempo da dedicare alla spiritualità, se il tempo viene suddiviso in questo modo.

Non dovete fare alcuna differenza fra la scuola statale e quella Sathya Sai. Il nostro insegnamento è la Verità. Quello statale impartisce soltanto la conoscenza tratta dai libri, mentre la nostra è conoscenza che può essere applicata nella pratica; pur tuttavia, non fate discriminazioni, dicendo: “Quella è soltanto conoscenza libresca”. Non ignoratela, perché anche quella serve.

Per la felicità nel mondo, c’è la conoscenza profana.
Per la felicità nell’altro mondo, c’è la conoscenza spirituale.

Quindi entrambe sono necessarie sia per questo che per l’altro mondo. L’insegnamento statale fornisce i mezzi per guadagnarsi da vivere, mentre per l’altro mondo è necessaria la conoscenza spirituale. Non pensate quindi che esse siano separate: entrambe costituiscono le due facce della stessa medaglia. C’è una sola medaglia, ma ha due lati, e noi dobbiamo accettarli entrambi, senza fare alcuna distinzione.

Domanda No. 3 – Quali insegnanti, come possiamo capire le menti degli studenti? Che cosa possono fare gli insegnanti per superare le proprie debolezze?

Voi volete sapere come fare a conoscere la mente dello studente, per poi avere un comportamento adeguato. L’insegnante deve innanzitutto avere una completa comprensione della sua stessa mente, prima di cercare di capire la mente degli studenti. Se la mente dell’insegnante è buona, gli studenti la rifletteranno nel loro comportamento.

Dato che l’insegnante non può vedere la mente dello studente, la può capire soltanto osservandone la condotta. Come si comporta il ragazzo fuori? Com’è quando è a casa? E a scuola? Com’è quando esce con gli amici? L’insegnante deve esaminare e analizzare il comportamento dello studente: solo così gli sarà possibile guidarlo sulla retta via. Se volete che cambi, ma non sapete come si comporta con la gente, a casa, e in classe, non vi sarà possibile farlo.

A casa i genitori concedono troppa libertà, e così il figlio agisce liberamente. Quando s’incontra con gli amici, egli è ancora più libero, perché anch’essi gli permettono libertà illimitata. Ci sarà qualche restrizione solo quando va a scuola. Quindi, ci si deve regolare in conformità al tipo di comportamento dello studente nelle varie situazioni.

L’insegnante non può interferire negli affari familiari dello studente, poiché i genitori concedono libertà ai figli solo per l’amore che nutrono nei loro confronti. In ogni caso, l’insegnante deve, di tanto in tanto, convocare i genitori per essere informato sulle attività che lo studente svolge a casa.

I giovani devono essere controllati

In quest’epoca moderna i genitori concedono ai loro figli tutta la libertà che vogliono, e tutto il denaro che vogliono. Per il novantanove per cento sono i genitori a rovinare i figli. (Applausi). Infatti, essi pensano: “Devo concedere libertà a mio figlio; ha una testa, e deve quindi agire come desidera”. Se poi, però, colui che vuole comportarsi a suo piacimento imbocca una strada sbagliata, perché piangete? Se egli è libero, voi dovreste essere felici, non è così? Ma allora, perché piangete? Questo è un errore.

I ragazzi devono essere tenuti a freno sin dall’inizio. Se viaggiamo in auto su una strada ben asfaltata, possiamo andare veloci. Se tuttavia c’è molta gente nella zona, e ci sono molte curve, verranno messi i dossi artificiali. Perché? Per garantire una certa sicurezza a sé e ai passeggeri.

Anche noi dobbiamo mettere un freno alla libertà dei ragazzi. Come dare libertà? In quali situazioni non si deve concedere? Se un ragazzo imbocca una strada sbagliata, deve essere punito severamente. Non dategli più libertà. Anche se un ragazzo simile muore, non importa, ma non dategli libertà. (Applausi). Per le buone cause, invece, concedetegli tutta la libertà, dategli denaro, e tutto quanto è necessario; in ogni caso tenetelo d’occhio, senza farvi notare. Solo in questo modo i giovani impareranno a comportarsi rettamente.

Se vogliamo che un ragazzo si comporti bene, la prima responsabilità è della madre. Anche qui ci sono, però, alcune differenze. Se il figlio è traviato, il padre ne è responsabile; se invece è la figlia a comportarsi male, la responsabilità è della madre. Dovete perciò comprendere bene queste differenze.

Se la figlia ha una condotta scorretta, l’errore è della madre, poiché la bambina segue l’ombra della madre; quindi il difetto è nell’ombra (della madre). Se invece il figlio sbaglia, la colpa è del padre, perché quest’ultimo non si sarà preso cura di lui nel modo giusto e gli avrà concesso troppa libertà.

Parole Sacre

È per imporre alcune restrizioni che è sorta l’istituzione chiamata scuola. È qui che gli insegnanti devono educare i giovani, trovando un giusto equilibrio.

“Mio caro, tu ti stai comportando male, e questo non va bene. Un domani il tuo nome sarà disonorato; non solo il tuo, ma anche il nome dei tuoi genitori e della tua famiglia. Tuo dovere è tenere alto il buon nome della famiglia e dei tuoi genitori, come pure quello della scuola che frequenti”. Usando parole buone, dovete impartire al ragazzo buoni insegnamenti, e indirizzarlo sulla giusta via.

All’estero, in molti paesi, il concetto di umiltà e ubbidienza è del tutto sconosciuto. L’insegnante delle scuole Sathya Sai deve educare lo studente usando sacre parole. “Mio caro, sei nato come essere umano; non sei una bestia feroce che semina terrore fra la gente, e non sei neppure un animale che deve aver paura degli altri. Non hai motivo di aver timore né di causare paura agli altri. Tu sei un essere umano, quindi non aver paura né incutere terrore”.

L’insegnante deve indurre gli studenti a tenere una buona condotta. “Mio caro, la vita è un lungo viaggio, e non deve essere sprecata in modo futile o interrotta a metà; deve essere vissuta nel miglior modo possibile. La vita è un lungo, lungo viaggio, e tu devi vivere ancora per molto tempo. Conduci una vita divina. Noi dobbiamo aspirare non a una vita lunga, ma a una vita divina”. Con buoni consigli e parole buone è possibile indurre cambiamenti negli studenti, modificando anche gli effetti dell’educazione impartita dai genitori.

Così facendo, la vostra buona reputazione si accrescerà. Voi siete “achârya”, precettori, e non semplicemente insegnanti. Il precettore è colui che prima mette in pratica, e poi insegna le stesse cose ai suoi studenti. Se volete impartire loro buoni princìpi, prima praticateli e siate d’esempio.

Controllate le cattive abitudini

A volte, i ragazzi hanno alcune cattive abitudini; ma è l’insegnante che prima deve controllare le proprie per potere poi educare i giovani. Se l’insegnante si siede in classe e fuma, sicuramente il giorno dopo i ragazzi verranno a scuola con la sigaretta in bocca. Allora l’insegnante strillerà: “Ehi! Perché fumi?”, ma si sentirà rispondere: “Ma anche Lei lo fa, non è forse vero?” (Risate). E allora, che risposta potete dare? Proprio nessuna.

Se volete educare i ragazzi, non fate vedere loro queste cattive abitudini. Anche se fate una sola cosa sbagliata, i bambini v’imiteranno. Insegnate perciò ai giovani il buono che è in voi, ed eliminate tutte le cattive abitudini. Non fate cose sbagliate; comportatevi bene e dite loro parole buone. Ecco il messaggio giusto e la vera caratteristica dell’educazione. Solo così la bontà insita negli studenti verrà alla luce.

La caratteristica della buona educazione è il buon insegnamento. Esso promuove una trasformazione negli studenti, inducendoli a confessare all’insegnante i loro errori. “Senza rendermene conto, ho commesso molti errori. Ho fatto questo e quello”. Ammettendo e riconoscendo i loro errori, da quel giorno diventeranno buoni.

Conosco molto bene queste cose, perché IO stesso punisco un po' i ragazzi in svariate occasioni. Li sgrido, parlo con loro, e poi, amandoli, do loro tutto. Alcune volte sono, però, molto rigido. Questo trasforma i loro cuori, ed essi poi mi pregano: “Swami, quello che abbiamo fatto è sbagliato; per favore, perdonaci. Abbiamo sbagliato a non comportarci secondo le Tue parole; ma ora abbiamo capito. Swami, non ripeteremo più questi errori”.

Le parole che sgorgano da un vero pentimento sciolgono il Mio cuore, ed IO li perdono dicendo: “Mio caro figliolo, d’ora innanzi comportati bene, e stai attento a non commettere più quegli errori. Qualsiasi cosa Io faccia è per il tuo bene”. Gli insegnanti devono educare i ragazzi in questo modo.

Domanda No. 4 – Qual è la più importante qualità che un buon insegnante deve possedere?

Questa è una domanda assai importante, ma IO ve l’ho appena detto, non è così? Gli insegnanti devono sapere ciò che è bene, metterlo in pratica, e poi insegnare agli studenti a fare lo stesso; non solo, essi devono essere d’esempio ai giovani e condurre vite esemplari.

Quando studiavo a Kamalapuram

Vi racconterò ora un piccolo fatto come esempio. Quando studiavo a Kamalapuram, in terza o in quarta, avevo un insegnante di nome H. Iyengar. Quando i bambini lo vedevano arrivare, avevano paura di lui; avevano un grande rispetto e timore di quell’insegnante. Quando lo vedevamo arrivare con un bastone in mano, cambiavamo strada; ma con l’andar del tempo egli se ne rese conto. “Ehi! Quando mi vedete arrivare, perché scappate nei vicoli?”

In quella scuola chi era il capoclasse? Ero Io. (Applausi). Tutti i giorni dovevo portare delle bacchette prese dall’albero di tamarindo, che depositavo poi in un angolo della classe. Quel giorno Iyengar prese una bacchetta e Mi chiamò: “Ehi! Raju, vieni qua!” Coraggiosamente andai. Perché? Non avevo paura, perché non avevo fatto niente di male.

Mi chiese: “Perché hai svoltato in quel vicolo, quando mi hai visto?” Risposi: “Non l’ho vista; stavo recandoMi a casa di un amico a prendere il Mio quaderno per poi andare a scuola, ma non l’ho vista!”

Io dicevo la verità, ma egli si mise a gridare: “Così non mi avevi visto!” - “No, non l’avevo vista”, replicai fermamente. Egli minacciò di punirMi: “Ti picchierò!” Porgendogli la mano, gli dissi: “Signore, sto dicendo la verità. Se desidera picchiarMi, lo faccia!” Egli capì che quelle parole erano vere, e gli vennero le lacrime agli occhi. Mi chiamò vicino e disse: “Raju, so che Tu non faresti cose del genere, ma mi sono arrabbiato tanto proprio perché eri Tu. Ho pensato che un ragazzo come Te, che non commette mai errori, mi aveva fatto un torto del genere. Ma so che Tu non Ti saresti mai comportato così”.

Più tardi Mi chiamò ancora. Era molto contento e Mi disse: “Sulla Tua solita strada c’è casa mia; oggi passa prima da me, poi andrai a casa”. Ubbidendo a quell’ordine, Mi recai a casa sua. Andai nella veranda, ma non entrai spavaldo. Perché? C’erano delle signore in casa, e pensai che senza l’invito dell’insegnante non dovevo entrare, e quindi aspettai lì.

Egli aveva detto a sua moglie: “Quando arriva quel ragazzo, mandalo dentro”. Allora sua moglie si avvicinò e Mi chiese: “Caro, sei Tu Raju?” Io risposi: “Sì, madre”. Ella aggiunse: “Il Tuo insegnante Ti chiama; vieni dentro”. Così entrai. Iyengar aveva un grande amore per Me. Mi offrì due frittelle su un piatto di plastica, no, d’alluminio: a quell’epoca non esisteva la plastica.

Mi disse: “Raju, oggi mi sono arrabbiato con Te. Ho commesso un grave errore nel pensare di punirTi, tanto più che Tu sei un ragazzo così buono. Come atto di pentimento per quell’errore, voglio fare amicizia con Te”. (Risate e Applausi).

Vedete? La nostra bontà, la nostra sincerità e le nostre qualità virtuose commuoveranno e trasformeranno chiunque. Io gli dissi: “Signore, la Sua posizione è assai più alta della Mia; l’amicizia è possibile solo tra persone alla pari”. Egli replicò: “Tu puoi vederla così, ma io voglio fare amicizia con Te. L’età e l’istruzione non contano; ciò che conta è la mente e il cuore. Tu sei proprio un ragazzo molto buono, sei un bravo ragazzo”.

Poi Mi domandò se gli studi andassero bene. “Sì, signore, sto studiando”. Egli aggiunse: “Il mese prossimo ci saranno gli esami; mi raccomando, studia bene”. Io gli risposi contento: “Senz’altro, signore. Lo farò!”

Mi presentai all’esame. Aveva una durata di due ore, ma Io completai tutte le risposte in mezz’ora. (Applausi). Consegnai il foglio con le risposte e uscii. Egli Mi teneva d’occhio, e Mi disse: “Raju! Pare che Tu non abbia scritto nulla!” Gli risposi: “Signore, domani vedrà lei stesso!” Avevo scritto tutto giusto e gli dissi che non avrei mai scritto né detto falsità.

Il giorno dopo, egli tirò fuori per primo il mio foglio dal mucchio delle risposte. Controllò le risposte una ad una, e ce n’erano alcune di cui egli stesso non era a conoscenza. Allora scrisse in alto sul foglio: ‘Molto, molto, molto, molto bene’. (Risate e Applausi). A quei tempi, non c’era la procedura di consegnare i questionari in ufficio, e gli insegnanti stessi trattenevano gli elaborati.

Il giorno seguente egli chiese a sua moglie di preparare del caffè e qualcosa per merenda, e Mi invitò a casa sua. Mi disse: “Raju, prendi un caffè”. Io risposi: “Signore! Non bevo caffè. Da sempre non ho mai avuto l’abitudine di bere tè o caffè”. “Prendi almeno una frittella”, insistette. Io replicai: “Ma non sono solito mangiare fuori pasto”. “Per favore, accetta almeno per farmi contento”, Mi supplicò. Così, per farlo contento, accondiscesi.

Come potete notare, gli studenti hanno molte occasioni per fare contenti i loro insegnanti. Gli studenti hanno paura dei loro insegnanti, ma IO non ne avevo. La ragione è che non commettevo mai errori. Perché avrei dovuto temere? Parlavo sempre in modo dolce e gentile con tutti loro.

Per questo motivo, Mahbub Khan, l’insegnante di inglese, era sempre ansioso di venire nella Mia classe. Se qualche altro professore si tratteneva oltre il segnale della campana, gli chiedeva di uscire alla svelta. Mahbub Khan Mi voleva molto bene, e aveva l’abitudine di accarezzarMi i capelli, coccolarMi e pizzicarMi le gote. (Risate). Aveva cinquant’anni ed era senza figli. Mi diceva: “Caro, ogni volta che Ti vedo, sento un amore così grande! Vieni a casa nostra, mangia qualcosa, e poi andrai”. Egli era un devoto molto caro.

L’abbandono della scuola

Un giorno, al compimento degli undici anni, lasciai quella scuola. Fino a quel momento, ero solito guidare la preghiera comune. Mahbub Khan, che si prendeva cura dell’organizzazione ed era anche a capo dell’ufficio, Mi disse: “Raju, vieni qua. Da oggi Tu dovrai guidare la preghiera. Le Tue preghiere sciolgono il nostro cuore. Componi un canto di preghiera e intonalo”. “Come posso comporre un canto?”, domandai. “Tu puoi fare tutto; quindi fallo!”. Così composi un canto:

Le Tue parole acute, invitanti, generose, che giungono ovunque,
fanno arrivare al Tuo trono gli Indù, i Buddisti, i Sikh,
i Giainisti, i Parsi, i Musulmani e i Cristiani.
Signore che risiedi nel cuore di tutte le genti, Gloria a Te!

Intonai questi versi durante la preghiera comune, e in quel canto avevo indicato, già a quell’età, il concetto dell’unità di tutte le religioni. Rimasero tutti molto sorpresi. Due giorni dopo averlo scritto, lasciai la scuola, dichiarando:

Io sono Sai. Conosco la Verità.
Rinunciate all’attaccamento, abbandonate ogni sforzo.
Il Mio attaccamento verso di voi è scomparso.
Nessuno, per quanto grande, potrà mai trattenerMi.
(Applausi)

Così me ne andai. Tutti i bambini erano molto sorpresi, e Mi venivano vicino, implorando: “Raju, Raju, Raju!” Senza rispondere a nessuno, andai dritto al giardino di Anjaneyulu a Uravakonda. Mi sedetti su una pietra, e cominciai a predicare a tutti coloro che venivano là:

Mânasa bhajare guru charanam
dustara bhava sâgara taranam

Contemplate nella vostra mente i Piedi del Divino Maestro,
il solo che possa aiutarvi ad attraversare
l’oceano delle nascite e delle morti.

Dopo che avevo lasciato la scuola, tutti gli insegnanti indissero una riunione. “Da oggi Raju non viene più nella nostra scuola. Perché dovremmo rimanere in una scuola senza Raju?”

L’indomani l’insegnante di telugu diede le dimissioni: “Non voglio più insegnare il telugu; Raju non è più qui, quindi anch’io me n’andrò”. Poi anche Mahbub Khan diede le dimissioni, dicendo: “Non ho più niente da fare qui. Quando Raju era qui, ero felice di prendermi cura di Lui”. Mi amavano talmente da non voler più insegnare in quella scuola senza di Me. Molti altri insegnanti seguirono il loro esempio.

Il giorno dopo, un ragazzo musulmano, che aveva una bella voce, fu invitato a salire sul palco per guidare la preghiera. Appena salitovi, fu preso dallo sconforto pensando a Me e si mise a piangere; così non riuscì a cantare. Anche tutti gli altri cominciarono a piangere. Da quel giorno, la preghiera cantata fu interrotta.

Questo sta a dimostrare che c’è un legame d’amore e d’affetto tra studenti e insegnanti. Gli studenti possono conquistare il cuore degli insegnanti, come pure l’insegnante può conquistare il cuore degli studenti; e in tal modo egli riuscirà anche a tenerli sotto controllo. Se volete essere amati, dovete prima amare.

Parlate sempre gentilmente

Innanzitutto dovete seguire la Verità. La base della cultura indiana è:

Dite la Verità, comportatevi rettamente.

Ovunque andassi, Io ero sempre molto rispettoso e parlavo con grande umiltà. Anche adesso, insegno la stessa cosa agli studenti, e dico loro:

Non potete sempre accondiscendere,
ma potete sempre parlare gentilmente!

Le parole pronunciate con gentilezza scioglieranno il cuore di tutti. Tuttavia, a volte può essere necessario essere duri, ed è quello che anch’IO faccio. Posso essere più duro del diamante, se la situazione lo richiede. Diversamente, sono più tenero del burro. Già a quei tempi, gli insegnanti avevano ben capito questa Mia natura.

Insegnanti!

Se volete tenere gli studenti sotto controllo e ottenere la loro fiducia, dovete tenerli vicino a voi con amore. Se sbagliano, fate capire loro gli errori, e guidateli sulla retta via; solo così percorreranno il giusto sentiero. Essi devono riconoscere i loro errori, e impegnarsi a non commetterne più.

Se gli insegnanti seguiranno questo metodo, potranno essere di grande aiuto al paese. Per favorire il progresso e la prosperità della nazione, gli insegnanti devono sviluppare un Amore ideale verso gli studenti, e aiutarli a formare un nobile carattere. Allora la società avrà molti buoni cittadini.

Domanda N° 5 – Come mettere in pratica l’Educare nel caso di bambini provenienti dai bassifondi, o quando i bambini provengono da famiglie divise, e creano problemi disciplinari in classe?

Ho costituito l’Organizzazione di Servizio Sociale “Sevâ Dal”. In casi del genere dobbiamo attivarci per tenere puliti i quartieri poveri; ovunque si vada, ricordate che “Pulizia è Divinità”, perciò l’ambiente deve essere mantenuto pulito.

Anche se la casa è molto piccola, noi dobbiamo incitare chi vi abita: “Madre, se tieni la casa in questo modo, i tuoi figlioli si ammaleranno, e voi tutti prenderete delle malattie. Di conseguenza, incorrerete in gravi pericoli. Quindi devi tenere la casa pulita”.

A scuola dovete fissare un giorno la settimana che sia dedicato al “lavoro sociale”. Se fate così, quando andrete nei villaggi per ripulirli, gli abitanti di quei villaggi vi diranno: “Oh, poveretti! Non è necessario che lo facciate voi, lo faremo noi, puliremo noi”. Essi vi diranno così con grande affetto.

Gli insegnanti devono, quindi, prevedere questo programma di “lavoro sociale”, e i ragazzi potranno svolgere gran parte del lavoro.

Domanda N° 6 – Come motivare i bambini nel programma educare?

Non è possibile far capire ai bimbi l’essenza dell’educare: sono troppo piccoli per comprendere. Può essere introdotta solo a livello di scuola superiore. In ogni caso, anche nelle scuole inferiori, potete educare i bambini, insegnando loro: “Caro, devi coltivare i buoni pensieri e i buoni sentimenti che ci sono nel tuo cuore!”

Possiamo anche ispirare i loro teneri cuori con il racconto di storie dei grandi personaggi di qualsiasi paese, esortandoli a seguire quegli ideali. Per esempio, la storia di Harishchandra è un grande esempio di fedeltà alla verità. Egli rinunciò alla sua stessa vita per seguire la Verità. Spiegando i nomi e le esperienze di questi grandi saggi, la mente dei ragazzi verrà trasformata.

Domanda N° 7 – Come possiamo attirare i figli di non devoti e di fede diversa nelle scuole Sathya Sai?

Questa è una domanda molto importante. È possibile che i genitori non conoscano Sai Baba, però gli studenti vengono nella nostra scuola e sono i nostri portavoce. Dobbiamo avvicinare quei ragazzi e dire loro dolcemente: “Mio caro, ai tuoi genitori non piace che tu studi queste cose; in ogni caso non devi dire loro delle bugie”. I ragazzi devono poi spiegare bene la situazione ai loro genitori: “Mamma, papà, mi dite di non seguire gli insegnamenti di Sai Baba, ma Egli mi indica la retta via. In realtà, se non fossi andato nella scuola di Sai Baba, mi sarei perso. Grazie alla Sua scuola, sono diventato un bravo ragazzo”.

Alla madre bisogna insegnare le cose dolcemente. Prima di assumere il cibo, pregate:

Brahman, il Signore Supremo, è l’atto di offrire,
Brahman è l’offerta…..

Pregate in questo modo e poi mangiate. I vostri genitori saranno sorpresi della vostra devozione per Dio. Dovete poi spiegare loro il significato della preghiera, dicendo: “Il cibo ci è donato da Dio, quindi dobbiamo offrirGlielo prima di consumarlo. Dopo averlo offerto a Dio, non è più cibo comune, ma è prasâd, cibo benedetto, consacrato, e libero da ogni impurità”. Così anche i genitori impareranno a pregare.

Per mezzo dei figli s’insegna anche ai genitori

Se volete indurre i genitori a seguire il sacro sentiero, bisogna farlo attraverso i loro figli. Dovete dapprima educare i giovani, poi, per mezzo loro, cercare di insegnare ai genitori.

(Swami si rivolge, quindi, agli studenti – N.d.T.). Quello che facciamo, dobbiamo farlo bene. Quando siete a casa, aiutate e collaborate a tenere pulito. Se degli ospiti vengono a casa vostra, oppure se arrivano dei parenti, dovete rivolgere loro parole gentili, invitarli ad accomodarsi, metterli a loro agio e dire loro: “Prego, accomodatevi, mio padre sarà qui fra pochi istanti”. Offrite loro per lo meno un bicchier d’acqua. Un comportamento simile renderà felici gli ospiti. Ecco come dobbiamo addestrare i nostri studenti: in tal modo anche i genitori cambieranno.

Domanda No. 8 – Come dobbiamo comportarci con i genitori che non seguono gli insegnamenti di Sai, e i cui figli sono nelle scuole Sathya Sai?

Non sarà possibile insegnare ai genitori nelle scuole. L’unica cosa da fare, è incitare i figli a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e, per mezzo loro, indicare ai genitori il giusto sentiero da percorrere.

Se vogliamo trasformare i genitori, non possiamo farlo direttamente, perché non possiamo spingerci troppo in là. Possiamo, però, indurre un cambiamento nei genitori per mezzo dei loro figli che studiano nelle nostre scuole.

Un piccolo esempio: molta gente a casa mangia carne di montone tutte le settimane. Quando lo studente ritorna a casa per le vacanze, i genitori gli dicono: “Mio caro figlio! Sei stato tutto l’anno a Puttaparthi, e non hai mai mangiato pollo, né agnello e neppure pesce”, e come segno del loro amore preparano questi piatti e glieli servono.

Si può provocare un cambiamento nei genitori, spiegando loro con umiltà la santità dell’assumere cibo vegetariano. Infatti, il figlio deve dire: “Mamma, non farò una cosa simile; come posso mantenermi in vita, uccidendo un altro essere vivente? Ciò non è per niente appropriato. Questo corpo, che è fatto di carne, non deve essere nutrito di carne. Il corpo deve essere nutrito di nettare, non di carne. Dobbiamo nutrirci di cibo puro, di cibo vegetariano che Dio ci ha donato. Io non mangerò questo cibo animale che accrescerà in me soltanto cattive qualità e cattive abitudini”.

In tal modo, per mezzo degli studenti, possiamo insegnare anche ai genitori, e a tempo debito anch’essi smetteranno di mangiare cibo non vegetariano. Molte famiglie non lo fanno più dopo che i loro figli sono venuti nei nostri istituti. (Applausi). Mediante gli studenti, sarà quindi facile trasformare anche i genitori

Domanda No. 9 – Come fare per coinvolgere attivamente i genitori nel programma ‘educare’?

È molto difficile coinvolgere direttamente i genitori nel programma ‘educare’; si dovrà perciò operare solo tramite i loro figli. Fate in modo che i giovani mettano in pratica gli insegnamenti ricevuti, così anche i genitori impareranno dai loro ragazzi.

I genitori non sanno che cosa sia educare. Che cosa capirebbero se voi parlaste loro di educare? Se invece voi, che ne conoscete il significato, operate in conformità, e siete d’esempio con le vostre azioni, anche i genitori seguiranno l’insegnamento.

Domanda No. 10 – Qual è il ruolo della tecnologia, ad esempio i computer, nell’educazione?

A Me sembra che la tecnologia sia piuttosto ‘trick-nologia’ (trick = trucco; gioco di parole che Swami fa in inglese – N.d.T.). (Risate). Perché? Lo sapete bene, IO non ho gran fiducia in questi computer, e non lo dico soltanto da oggi: lo vado ripetendo da almeno cinque anni. Infatti, come le malattie entrano in tutto il corpo, così ora anche i computer hanno attacchi virali come gli esseri umani.

Vi ho già detto che voi siete un ‘compositore’ e che non dovete diventare un ‘computer’. Quando si rovina un computer? Succede quando qualcosa non funziona nella testa del ‘compositore’.

(Swami fa un gioco di parole fra le parole inglesi “composer” (compositore) e “computer” – N.d.T.).

Potete usare questa tecnologia per sviluppare la scienza. Per prima cosa, sistemate e utilizzate bene il computer che Dio vi ha dato, che è la vostra stessa testa. (Swami indica la propria Testa – N.d.T.). Oggi, per ogni minima cosa, anche la più banale, vi sedete e cominciate a digitare sul computer. Persino le donne, quando vanno a fare la spesa e comperano un sari, due corpetti, un asciugamano e due fazzoletti, fanno uso del calcolatore. (Risate). È così che deve essere? È ridicolo! Il nostro computer, la mente, è grande quanto basta; e allora usatela! Dio ci ha dato il miglior calcolatore: il nostro cervello. L’intelligenza che ci ha donato è grande; utilizzatela, quindi, in modo corretto.

Non è indispensabile che voi abbiate un computer. Ci sono, tuttavia, dei vantaggi che ne derivano, non lo nego; però, deve essere usato secondo la necessità, ed entro certi limiti. Voi siete affascinati dal computer perché rappresenta una novità.

Un computer fa il lavoro di 100 persone

In passato, ogni individuo era abituato a curvare la schiena e a lavorare duramente; cominciava all’alba e continuava a lavorare sino a quando si coricava la sera. Invece, adesso, che cosa succede? Un computer fa il lavoro di 100 persone. Con un singolo computer operativo, 100 persone sono disoccupate. E poiché non hanno lavoro, fanno i ladri o trovano qualche altro espediente; così percorrono la strada sbagliata.

Pertanto, se vogliamo dare lavoro a tutti, i computer devono essere accantonati. Allora tutte le mani lavoreranno. Dobbiamo dare lavoro a tutte le mani. L’acqua deve essere distribuita su tutte le messi. Ogni casa deve diventare come un’industria; ogni casa deve essere come un’officina domestica. Solo così tutti staranno bene. Non dobbiamo dipendere da queste macchine, perché molti pericoli sorgono dall’essere dipendenti dai macchinari.

Domanda N° 11 – Se in una nazione si aspira a dare avvio alla prima scuola Srî Sathya Sai, come procedere?

Non a tutti è possibile costruire una scuola, poiché non in tutti i paesi ci possono essere le risorse e le capacità necessarie per costruire e condurre una scuola. Cominciate invece con un piccolo, piccolissimo programma Bâl Vikâs. Se iniziate così, poi gradualmente la cosa si svilupperà, finché gli abitanti stessi di quel villaggio decideranno di costruire una scuola. In ogni caso, per avviare una scuola non dovete raccogliere fondi o richiedere prestiti, rischiando poi di subire perdite. È sufficiente tener ben presente fino a che punto è possibile arrivare.

Ci sono insegnanti donne. Qui devo fare un’osservazione molto importante. Nessun uomo fa il lavoro che le donne sanno svolgere. (Applausi). Molte donne conducono i programmi Bâl Vikâs; in qualsiasi paese andiate, il lavoro svolto dalle donne è veramente qualcosa di grande: è davvero lodevole.

In casa esse si prendono cura della famiglia, allevano i figli, offrono tutte le comodità al marito e, nonostante i loro impegni quotidiani, trovano in qualche modo anche il tempo per organizzare e condurre i Bâl Vikâs. In quest’era di Kali, è davvero una grande fortuna che le donne conducano questi programmi Bâl Vikâs per i bambini.

Le donne compiono veramente un grande lavoro. Anche gli uomini dovrebbero darsi da fare e andare avanti; ci sono invece degli uomini che rimangono indietro. Gli uomini devono procedere e avanzare come fanno le donne. Solo allora la nazione sarà prospera sotto ogni punto di vista.

Non costruite, quindi, grandi edifici e grandi scuole, per poi essere sopraffatti da giganteschi problemi e preoccupazioni. Iniziate con poco: se avete una piccola casa, ci sarà una piccola veranda; vi potete far sedere dieci bambini, e spiegare loro delle cose buone. “Cari bambini! La Verità, la Retta Condotta, la Pace, l’Amore e la Non-violenza sono i valori dell’uomo. Se dentro di noi non ci sono questi valori, non siamo veri esseri umani”. Usando queste parole, dovete dare loro buoni insegnamenti. Le scuole devono progredire, seguendo questo sistema.

Domanda N° 12 – Che cosa prevede Sai Baba per le scuole Srî Sathya Sai nel mondo?

(Lunga pausa. Il pubblico ride. Swami chiede ad Anil Kumar: “Sathya Sai Baba?…!” Anil Kumar risponde in telugu: “Swami, chiedono come saranno le scuole Sai in futuro”. Swami dice con voce decisa, piena d’autorità:)

Non occorre che vi preoccupiate come sarà il futuro. (Risate). Fate bene ora quello che deve essere fatto. (Risate). In questo caso, il futuro baderà a se stesso, e tutto andrà bene. Non pensate, e non preoccupatevi del futuro.

Il futuro è incerto, non è nelle nostre mani.
L’importante è il presente.
Questo presente non è un presente ordinario: è Onnipresente.

Curatevi solo del presente, e il futuro baderà a se stesso. Avreste mai immaginato in passato di poter raggiungere oggi l’attuale condizione, e che avreste partecipato a questa conferenza? No. Tutto ciò è venuto da sé. Se continuate a svolgere un buon lavoro, esso stesso vi farà dono di tutte le gratificazioni.

Domanda N° 13 – Gli studenti per essere ammessi alle scuole Srî Sathya Sai devono essere iscritti sin dall’asilo, oppure possono essere ammessi anche ragazzi più grandi?

La Mia opinione è che ognuno deve sforzarsi in base al proprio livello e alla propria posizione. Se volete iscriverli sin dall’asilo, potete farlo. Se invece volete iscriverli dalla terza classe o dalla quarta, non c’è nulla di sbagliato in questo. Potete ammettere i bambini in base alle vostre disponibilità; verificate quali sono le vostre possibilità e poi operate al meglio. Non c’è una regola rigida.

Domanda N° 14 – Nei paesi occidentali si deve cantare il Gâyatrî Mantra nelle scuole Srî Sathya Sai?

Non direi che sia necessario. Uno deve fare quello che si sente di fare, perché è quello che va bene per lui. Comportatevi secondo quello che vi detta il cuore. Se sentite che cantarlo vi porta beneficio, fatelo senz’altro. Gâyatrî non è una donna, né questo mantra appartiene a una particolare religione o nazione. È soltanto il nome e la forma di una Deità, ha potere sotto forma di mantra o formula sacra, ma, di fatto, è presente in ogni essere umano.

“Bhûr, Bhuvah, Svah”

Bhûr si riferisce al corpo, alla materializzazione. Bhuvah si riferisce alla mente e rappresenta la vibrazione. Svah è l’Âtma e rappresenta la radiazione. Questi tre aspetti rappresentano la natura umana: “Bhûr Bhuvah Svah”.

Il Gâyatrî Mantra è quindi essenziale per ogni paese, per la gente di ogni religione e in ogni situazione.

“Tat Savitur Varenyam”

‘Tat’ significa ‘Quello’ (il Brahman, il Signore Supremo).
Savitur Varenyam significa “Io lo scelgo”. Se scelgo qualcosa del genere, dovrà andare senz’altro bene per me!

“Bhargo Devasya Dhîmahi,
Dhiyo Yonah Prachodayât”

Che cosa significa Bhargo? Vuol dire oscurità. Oscurità significa ignoranza. Bhargo Devasaya Dhîmahi ­– Elimina l’oscurità dal mio intelletto. Dhiyo Yonah Prachodayât - Dammi una buona intelligenza.

Questo mantra può essere recitato dalla gente di ogni paese e di ogni età. Non c’è alcuna distinzione. “Rendi il mio intelletto acuto e conducimi sulla retta via. Elimina le mie cattive qualità e illuminami”. Lo si recita se ci si sente di farlo. Non c’è niente di male se si smette di dirlo, e non c’è niente di male a recitarlo. Si recita questo mantra per ottenere ispirazione e per illuminare la propria intelligenza.

Io non obbligo mai nessuno con la forza (force). La Mia è la Fonte (Source). (Applausi). La forza è quella militare, ma IO non faccio come i militari. La mia è la Sorgente, la Sorgente d’Amore. Quindi, potete fare tutto ciò che vi dà gioia.

Nessuna differenza

Ci sono ancora molte domande, e risposte ancor più lunghe, ma IO ho tagliato corto e ho risposto in breve alle vostre domande.

È importante che purifichiate i vostri cuori e seguiate i sacri comandi di Dio. Potete pregare Dio, Allah, Gesù, Maometto. Potete pensare a Buddha o a Zoroastro; potete ripetere il Nome di Râma o di Krishna. Non fa alcuna differenza. Ripetete il loro Nome, sviluppate le virtù e liberatevi dei vizi.

Per quanto riguarda questo Sathya Sai, dalla testa ai piedi, Egli è assolutamente privo di qualsiasi egoismo. Qualsiasi cosa IO dica, seguitela, siate felici e condividetela con gli altri. Sarà un bene per voi. Questa è l’unica cosa che Io desideri.

(Alla fine del Discorso, Swami non canta alcun bhajan).

Prashânti Nilayam, Sai Kulwant Hall, 21 novembre 2001

Prima Conferenza delle Scuole Shrî Sathya Sai

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