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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:2001:20011225

20011225 - 25 dicembre

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

“ERO IN COMPAGNIA DI DIO…”

“È solo quando la gente bandisce l’odio e la violenza,
quando sviluppa l’Amore, realizzando che tutti sono Uno,
che la terra si trasforma nel paradiso”.

Satyam brûyat, priyam brûyat, na brûyat satyamapriyam
Dite la verità, parlate con dolcezza, e non dite le verità spiacevoli.

Satyam brûyat, “Dite la Verità”: questa è moralità.
Priyam brûyat, “Parlate con dolcezza”: questo è dharma.
Na brûyat satyam apriyam, “Non dite le verità spiacevoli”: questa è spiritualità.

L’uomo è la combinazione di moralità, dharma e spiritualità.

Chi pratica la verità, ma non segue il dharma, non è un vero essere umano. Anche chi segue il dharma, ma non pratica la verità, non può definirsi un vero essere umano. L’uomo è la forma di tutt’e tre: la moralità, il dharma e la spiritualità. Senza le onde non c’è oceano, senza i raggi non c’è sole. Senza Amore, un uomo non è uomo.
(Applausi). L’Amore è per l’uomo ciò che le onde sono per il mare e i raggi per il sole. L’uomo deve vivere una vita d’Amore. Non odiate nessuno, non fate mai del male.

Solo chi ha compassione è un essere umano

I Veda insegnano che Dio si trova nel cuore dell’uomo. Il cuore lo chiamano hridaya, parola composta da hrit, che significa “il posto che possiede”, e dayâ, che significa “Compassione”. Solo colui che ha Compassione è un essere umano; perciò, nell’uomo che si definisce tale, la Compassione deve essere costante. Talvolta nel comportamento degli uomini sorgono delle caratteristiche devianti, dovute alla percezione sensoriale degli oggetti. I desideri umani per gli oggetti sensoriali sono alla base delle cattive qualità e dell’ego. Se alimenta l’ego, l’uomo non può avere hridaya, un cuore compassionevole. L’ego toglie all’uomo la Compassione. È quindi importante che l’uomo coltivi sempre un cuore colmo di Compassione.

Non si deve vivere all’insegna dell’egoismo e dell’interesse personale. Si deve tener presente la situazione del Paese in cui si vive, e agire di conseguenza. L’uomo non può vivere la sua vita indipendentemente dalle condizioni in cui versano coloro che lo circondano: la sua vita è legata a quella della società, che fa parte della Creazione. L’uomo non è solo un individuo: è anche una parte della comunità in cui vive.

La natura (prakriti) è una combinazione della Divinità, della Creazione, della società e dell’individuo. L’uomo, che è un individuo facente parte della società e della Creazione, deve fare ogni possibile sforzo per acquisire la Divinità.

Gesù disse che la vita di un individuo è inutile se questi non comprende quali sono i suoi doveri verso la società in cui vive.

Dove c’è unità c’è purezza;
dove c’è purezza c’è Divinità;
dove c’è Divinità c’è beatitudine.

Riconoscere la relazione intima e inscindibile, esistente fra l’unità, la purezza e la Divinità, è di fondamentale importanza. Il Vedânta afferma che esistono tre tipi di âkâsha (spazio) nell’uomo. Quali sono le tre forme dello spazio? Facendo un attento esame lo si potrà capire.

Quello che siete realmente

Quando Gesù nacque, tre re arabi si recarono da Lui per aver il Suo darshan. Uno di essi pensò: “Colui che pensi di essere…”, intendendo che il Bambino sembrava divino. Il secondo disse: “Colui che gli altri pensano che Tu sia”, intendendo che aveva una natura appartenente alla società, cioè che non era un individuo, ma una forma di società. Il terzo re pensò: “Colui che Tu sei realmente”, cioè, secondo lui, Egli era in realtà Dio. Le opinioni variano da persona a persona, in quanto ognuno è diverso dall’altro. Non dobbiamo dare adito ai pensieri che alimentano le differenze. A causa dell’influenza dell’era di Kali, l’uomo moderno tende al dualismo e non è attratto dall’Unità. Egli frammenta l’Unità nella diversità, mentre i nostri avi riuscirono a visualizzare l’Unità nella diversità.

Bhûtâkâsha (l’universo fisico)

Dei tre tipi di âkâsha, analizziamo il primo. Esso è bhûtâkâsha, e rappresenta il corpo fisico e tutto ciò che è visibile a occhio nudo. Che cosa significa “bhûtâkâsha”? Tutto ciò che vediamo è solo “bhûtâkâsha”. Tutto ciò che è visibile è destinato a scomparire; questo significa che “bhûtâkâsha” è transeunte ed effimero. L’intero mondo visibile è “bhûtâkâsha”: esso è tutto ciò che ha vita. Quindi, tutti gli esseri viventi lo sono. Anche le stelle e il sole, che distano milioni di chilometri dalla terra, sono solo “bhûtâkâsha”, e lo è anche la via lattea, ancor più lontana. Dobbiamo sforzarci innanzitutto di capire che cosa sia “bhûtâkâsha”.

Tutto in“bhûtâkâsha”è combinazione di materia ed energia vitale. Le montagne, gli oceani, le foreste - tutto è soltanto“bhûtâkâsha”: tutte queste sono forme che conosciamo.

Chittâkâsha (la mente)

Ciò che contiene “bhûtâkâsha” è chittâkâsha. “Chittâkâsha”ingoia tutto questo vasto universo! L’intero universo percepibile è solo un atomo di “chittâkâsha”: potete quindi immaginare quale sia la sua estensione. Tutto ciò che vedete, il cielo, il sole, la luna e le stelle, fa parte di “bhûtâkâsha”.Quant’è grande l’universo alla nostra vista! Questo vasto e maestoso universo appare piccolissimo per “chittâkâsha”. “Chittâkâsha”, la mente, lo ingoia.

Tutto il mondo visibile resta come un atomo nella mente. Potete forse dubitarne? Voi vedete montagne enormi, sconfinati oceani, il sole che è così lontano, la via lattea, che è ancor più distante. Ma tutte queste cose che vedete restano piccole come un atomo nella nostra mente. Tutto è quindi minuscolo come un atomo per la mente.

“Bhûtâkâsha” è stato paragonato al corpo, “chittâkâsha” è come la mente. Essi sono, rispettivamente, in relazione con il corpo e con la mente. Il fondamento di entrambi viene denominato, dal Vedânta, chidâkâsha e corrisponde all’Âtma.

Chidâkâsha (l’Âtma)

“Bhûtâkâsha”, “chittâkâsha” e “chidâkâsha”: “bhûtâkâsha” è il corpo, “chittâkâsha” è la mente e “chidâkâsha” è l’Âtma. (Applausi). L’essere umano è una combinazione di “bhûtâkâsha,” “chittâkâsha” e “chidâkâsha”. L’uomo non è un essere inferiore: è l’incarnazione dell’infinito e della vastità. E dire che la vita umana viene considerata bassa e meschina!

L’Âtma non si vede. Qual è la Sua forma? “Chidâkâsha” è lo spazio ed è la natura atmica. Che cosa significa, dunque, Âtma? “Chidâkâsha” è l’Âtma, il quale non ha una forma grossolana, è immutabile e trascende il tempo e lo spazio. Il Vedânta lo descrive così:

Nirgunam, niranjanam, sanâtana, niketanam, nitya, shuddha, buddha, mukta, nirmala svarûpinam

Senza attributi, Puro, Dimora Suprema, Eterno, Immacolato, Illuminato,
Libero e Incarnazione della Sacralità

“Chittâkâsha” può esser visto in sogno, ma “chidâkâsha” non è mai visibile. È beatitudine, è inamovibile, è nettareo; ha la natura dell’Âtma.

“Bhûtâkâsha” corrisponde allo stato di veglia, “chittâkâsha” allo stato di sogno e “chidâkâsha” allo stato di sonno profondo. L’Âtma (chidâkâsha) può essere visto nello stato di sonno profondo, che è al di là dello stato di sogno. Solo quello è “chidâkâsha”. Solo in esso otteniamo lo stato di Beatitudine.

Come? Questa notte dormivate così beatamente! Nessun sogno, nessuna agitazione. Quindi dite: “Stavo così bene!” Ecco: la forma, l’aspetto di “chidâkâsha” è la pace; quella pace che è al di là dello stato di sogno è l’Âtma.

Siate i padroni della mente!

Siete il padrone di tutt’e tre: di “bhûtâkâsha”, di “chittâkâsha” e di “chidâkâsha”.

Dato che, facendo riferimento al vostro corpo e alla vostra mente, usate correntemente le espressioni “questo è il mio corpo” e “questa è la mia mente”, risulta chiaro che voi non vi identificate con essi, che siete separati da loro. In effetti, voi siete il loro padrone, l’Âtma.

Dominate la mente. Diventate “menti superiori”

Com’è possibile che l’uomo, il padrone di tutto, debba essere debole e meschino? “Chidâkâsha” è la vera forma dell’Âtma.

Non lo sono “chittâkâsha”e “bhûtâkâsha”; non lo sono le forme effimere. Il Vedânta dichiara che è “chidâkâsha” a essere la forma dell’Âtma.

La relazione fra i tre stati - stato di veglia, di sogno e di sonno profondo - si può paragonare alla relazione fra “bhûtâkâsha”, “chittâkâsha” e “chidâkâsha”. Essi sono diretti, indiretti e sacri.

La sacralità è la natura dell’Âtma. Esso non possiede alcun tipo di distorsioni, non ha forma visibile e nessun suono origina da esso. L’Âtma è al di là del suono

Nel Vedânta è scritto:

Brahma è il suono, la mobilità e l’immobilità,
la luce, la parola, l’eterna beatitudine,
la suprema maestà, l’illusione, la non-illusione, il lieto auspicio.

L’Âtma è Quello che possiede questi aspetti: mobile e immobile, luce, parola ed eterna beatitudine.

Come possiamo dunque descrivere la Divinità? L’Âtma è ciò che trascende le limitazioni della forma. Buddha e Gesù fecero ogni sforzo per arrivare a ottenere la visione dell’Âtma.

Tutto ciò che è visibile perirà

Buddha pensava: “Io vengo ingannato da questo mondo materiale. Vengo ingannato dalle relazioni fisiche. Ahimè! Il corpo è effimero. Ciò che vediamo è impermanente”.

Egli affermò:

Tutto ciò che vediamo è destinato a perire.

Tutto ciò che vediamo, un giorno si allontanerà da noi.

Buddha si recò dai più grandi saggi del Suo tempo e studiò tutti i testi sacri, ma non ne fu soddisfatto. Alla fine gettò via tutti i libri e ripudiò tutti gli insegnamenti ricevuti. Disse: “Ci sono solo cinque cose che possiamo percepire, ed esse sono il suono, il tatto, la vista, il gusto e l’odorato. Dio ci ha dato i cinque sensi. Se rendo sacri i cinque sensi, questa sarà la Mia liberazione”.

Invece di rendere sacri i cinque sensi, voi intraprendete numerosi pellegrinaggi e pratiche spirituali. Tutte queste pratiche sono assolutamente inutili. Tutti i vostri pensieri sono inutili. Fino a quando avrete il potere dell’intelletto, avrete la percezione, ma la natura atmica è al di là di essa. Bisogna che rinunciate totalmente alla percezione. Correggete la vostra visione, ascoltate solo il bene, intrattenete solo pensieri elevati, dite solo parole buone: non esiste pratica spirituale migliore di questa. Questo fu l’insegnamento di Buddha.

Tutti sono Uno, Figlio Mio

Anche Gesù insegnò le stesse cose. I pescatori dapprima volevano che Gesù esaudisse i loro desideri materiali. All’inizio Pietro voleva solo riuscire a pescare più pesce: era ancora attaccato al mondo fisico, che è “bhûtâkâsha”. Gesù esaudì tutti i suoi desideri relativi a “bhûtâkâsha”. Più tardi Pietro cominciò a desiderare di andare al di là del corpo e della mente. Pensò a “chidâkâsha”, cioè all’Âtma: “Non aspiro a “chittâkâsha”: voglio andare al di là della mente”.

Gesù diceva: “Perché odiate? Perché vi agitate? Abbiate compassione per tutti, amate il vostro prossimo, desiderate il bene di tutti. Abbiate fede nell’Unità nella diversità”. Questi furono realmente i Suoi insegnamenti, ma molti Suoi discepoli li interpretarono a modo loro e scrissero senza rispettare la verità. Quando Gesù fu posto sulla croce, una voce eterea disse: “Figlio caro, tutti sono Uno: sii equanime con tutti”. E quando Sua madre Maria cominciò a piangere, Gesù le disse: “La morte è l’abito della vita”; la morte è come cambiare vestito. Trovate forse qualcuno che si metta lo stesso vestito ogni giorno? Proprio come voi vi cambiate d’abito tutti i giorni, cambiate il corpo a ogni nuova nascita. È il corpo che muore, non il principio vitale.

La percezione del non-dualismo

La natura della Vita è sempre permanente. È la natura dell’Immortalità. È dolce come nettare, è Beatitudine. Solo Essa è la Beatitudine eterna, la Felicità Suprema.

Gesù disse:

La Conoscenza è la visione del non dualismo

Che cosa significa “visione del non dualismo”? Non due, ma Uno. Se si dice: “Soltanto Uno”, questo “uno” potrebbe ancora diventare due. Quindi, si dice:

Brahman è Uno senza secondo

E se diventa due, può anche diventare molti di più! Quindi:

L’Uno senza secondo

Significa Uno e solo Uno, Colui che non ha secondo. Dio è colui che non ha secondo, che è “Solo Uno”. L’uomo attribuisce nomi e forme a Dio a causa dei propri sentimenti mondani e delle proprie tendenze esterne (pravritti). Ma, se si indaga seriamente, si arriva a comprendere che, in realtà, c’è solo un Dio, solo una forma (Âtma) e solo un nome (Âtma).

Nei nostri bhajan, cantiamo:

L’unico Dio ha molti nomi

Cambiamo molti corpi, perciò non dobbiamo mantenere l’illusione corporea. Fino a quando saremo attaccati al corpo non otterremo l’attaccamento all’Âtma.

La Verità è immutabile

Finché siete dotati di un corpo, dovete compiere diligentemente i vostri doveri legati ad esso. Questa correlazione deve essere assecondata. Dobbiamo anche assecondare i gusti del corpo, ma senza percepirli come permanenti. Essi sono temporanei come nuvole passeggere. C’è forse qualche verità nelle nuvole che passano? Cambiano continuamente. Ciò che continua a cambiare è la non-verità.

La Verità è ciò che è immutabile. Essa non ha forma, è l’eterno spazio (sadâkâsha), è la forma dell’Âtma. La forma dell’Âtma non è forma in quanto tale, ma può rivestirsi della forma che preferisce. Se avete del succo, esso prenderà la forma di qualsiasi bicchiere nel quale lo metterete.

Una madre ha quattro figli. Il primo figlio le chiede un succo di colore rosso, il secondo gliene chiede uno verde, il terzo lo vuole nero e il quarto, bianco. Che cosa fa la madre, allora? Trattandosi di una donna intelligente, ella versa lo stesso succo in quattro bicchieri di vetro di diverso colore (rosso, verde, nero e bianco) per soddisfare le richieste dei suoi figli. Il succo, tuttavia, resta il medesimo.

I nostri corpi sono come quei bicchieri. Non dobbiamo guardare le differenze fra i vari corpi. Rinunciate all’attaccamento al corpo e scegliete di attaccarvi all’Âtma, di amare il Divino. Preferite l’attaccamento all’Âtma.

Il corpo è destinato a morire un giorno o l’altro, e, se siete attaccati al corpo, soffrirete. Per ottenere l’immortalità e sperimentare la beatitudine, dovete trascendere il nome e la forma. Fino a quando avrete un corpo dovrete prendervene cura, servirlo e proteggerlo, ma non dovete restare eccessivamente attaccati ad esso o preoccuparvene più di tanto. Perché essere tristi? La tristezza è solo ignoranza. Non lasciamole alcuna opportunità di imporsi. Tutto ciò che viene se ne andrà come è venuto. Dovreste sentire che la Divinità è Una. Dovete sviluppare fede nel fatto che la Divinità è Una. I bicchieri sono tanti e diversi, ma l’Âtma che li riempie è sempre il medesimo. L’Âtma è immutabile e la sua natura è Beatitudine.

L’insegnamento di Gesù

Questo fu essenzialmente anche l’insegnamento di Gesù.

Gesù fu un ideale per tutti, sia materiale che spirituale. Egli dimostrò che la Verità è Una.

Matteo fu uno dei dodici discepoli. Di professione faceva l’esattore delle tasse, e soleva andare dai pescatori per riscuoterle. Ogni giorno, Gesù impartiva ai pescatori sacri insegnamenti.

Matteo li mise per iscritto, e diventarono parte della Bibbia. Più tardi, altri scrissero altri passi, basandosi sui propri sentimenti.

Gesù da nessuna parte disse mai: “Sono Dio”, o “Sono un capo spirituale o religioso”, o “Sono santo”, o “Sono un Guru”. Insegnò che Dio è il Padre, dicendo: “Dio è Mio Padre, Padre, Padre, Padre”.

La Sua natura era sacra. Egli indicò il sentiero per arrivare all’esperienza dell’Unità, e non dette mai spazio alle diversità. Ovunque andasse, diceva: “Io sono divino, Io sono divino”.

Io sono Dio

Cinquemila anni fa, nell’Uttara Pradesh, viveva un uomo che si chiamava Akbarvan. Egli ripeteva sempre: “Io sono Dio, io sono Dio, io sono Dio…”. La gente si stupiva di questa affermazione, e pensava che fosse matto o che avesse molto ego.

Ma alcuni pandit (studiosi, eruditi nella scienza sacra - N.d.T.) cominciarono a sviluppare una certa avversione per lui. Si rendevano conto che, nonostante essi avessero studiato numerosissimi testi e avessero acquisito una notevole conoscenza, non osavano fare una simile affermazione riguardo a sé stessi.

Andarono dal re e si lamentarono dell’uomo considerato matto. Il re, allora, volle saperne di più, e in seguito nacquero molte false dicerie e lamentele su quell’uomo.

Chi è un vero pandit?

Vero pandit è colui che vede tutto con occhio equanime

Ma a quegli studiosi l’equanimità faceva difetto e minacciarono il re di lasciare il paese se quell’uomo non fosse stato punito.

Il re chiese loro: “Che cosa volete che faccia?” e, su consiglio dei pandit, ordinò che all’uomo venissero tagliate le gambe. Nonostante l’amputazione, l’uomo non sentiva alcun dolore, e continuò a ripetere: “Io sono Dio, io sono Dio…”. Persino il sangue che fluiva dai suoi arti martoriati continuava a proclamare: “Sono Dio, sono Dio…”.

Il re allora si pentì di aver dato ascolto alle parole di quegli stupidi pandit, e disse: “Ho commesso un atto orribile. Quell’uomo è un devoto supremo, supremo! La sua vita è santa!”

Il re lo lodò, e proclamò che ciò che egli diceva era la Verità.

“Persona” significa “sacro”

Sin dall’inizio, Gesù non disse mai di essere Dio. Disse solo che Dio era Suo Padre. Insegnò alla gente che esisteva un solo Dio e che tutti erano Suoi figli. Coloro che Gli erano ostili andarono a lamentarsi di Lui dal capo religioso del tempio. Questi sapeva che le loro accuse erano false e che Gesù diceva la verità, ma non Lo aiutò per non compromettere la propria posizione, e propose di crocifiggerLo.

Quando fu deciso che Gesù sarebbe stato crocifisso, il Governatore firmò l’ordine, ma poi se ne pentì, dicendo: “Ahimè, come ho potuto commettere un simile peccato?” E quando Gesù resuscitò, il secondo giorno dopo la crocifissione, propagò egli stesso la Sua gloria.

I Romani all’inizio non dicevano che Egli fosse Dio, né che fosse un discepolo, né dicevano che fosse un servo di Dio. Si riferivano a Gesù chiamandolo “persona”, indicandone con questo termine la sacralità. Infatti, la parola inglese “person” deriva da questa parola latina, “persona”, che significa “sacro”. Ciò sta a indicare che la Divinità è presente in tutti. (Applausi). Io e voi siamo divini.

Io e voi siamo Uno

Tutti sono incarnazioni divine. Il divino Âtma è in tutti. A questo “Âtma” è stato dato il nome di “persona”; la Divinità è presente in ogni singolo essere umano. Non esiste alcun essere umano senza Dio; nessuna forma di vita può esistere senza Dio. La Divinità è in tutti gli esseri viventi.

Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie ovunque presenti,
Egli permea l’universo intero.

La Divinità si trova in ogni forma.

Egli è Uno per tutti

La Divinità pervade tutte le forme. La Bibbia e il Corano contengono numerosi insegnamenti sacri. Ma gli sciocchi, che non li capiscono, li interpretano a modo loro, entrando così in un sentiero perverso.

Né Allah, né Gesù o altri dissero cose cattive.

Colui che viene chiamato dai Mussulmani “Allah”, “Jehovah” dai Cristiani,
che viene riconosciuto come “Signore dagli occhi di Loto” dagli adoratori di Vishnu
e come “Shambu” dai devoti di Shiva, sotto qualunque Nome venga adorato,
risponde con gioia, garantendo la grazia di buona fama e fortuna, e donando felicità e gioia.
Egli è l’Uno, il Sé Supremo. È Dio.

Egli è Uno per tutti. Che si chiami Râma, Krishna, Allah o Gesù, siamo noi a metterGli questo o quel nome secondo le nostre preferenze, ma Dio è lo stesso per tutti. Pensare: “Allah ha detto questo; Gesù ha detto questo; Râma ha detto quest’altro…”, fa parte dell’illusione. L’unico intento comune a tutti loro era quello di promuovere l’evoluzione dell’uomo. Essi insegnarono che tutti hanno diritto al benessere. Nessuno disse: “Uccideteli e tagliateli a pezzi”. Accettando interpretazioni orrende di questo tipo, certa gente giustifica le azioni malvagie, incrementandone la crescita. Non deve essere così! Non lo deve essere!

Qualsiasi cosa dissero, le Grandi Anime impartirono solo insegnamenti sacri. Raccomandarono di amare tutti. Alcuni riportano che questi Grandi avrebbero detto di uccidere gli Indù. Ciò è un grave errore: nessuno ha l’autorità di uccidere, perché l’Âtma è in tutti ed è Uno. Nel nome di Dio la gente sta commettendo crimini orrendi. Questo non è di aiuto a nessuno. Amatevi l’un l’altro.

Amate tutti, servite tutti.
(Applausi)

Questo è il vero insegnamento divino. Non fate soffrire nessuno. Non fate del male alle menti altrui. Se si fa soffrire la mente di un’altra persona, quel dolore tornerà a voi decuplicato. Se fate soffrire gli altri, quella sofferenza vi tornerà dieci volte di più. Pertanto non provocate sofferenza al vostro prossimo.

Non dovete neppure dire parole cattive a nessuno. Se non vi piace parlare con qualcuno, sedetevi e tenete la bocca chiusa. Ma non dite mai parole cattive. (Applausi).

Non potete sempre fare cortesie,
ma potete sempre parlare cortesemente,
cortesemente, cortesemente, cortesemente.

Santificate il vostro tempo con le buone parole.

Dio è Amore

Incarnazioni dell’Amore!

Tutti voi siete incarnazioni dell’Amore. Solo quell’Amore è Dio. Un uomo senza Amore è come un oceano senza onde e un sole senza raggi di luce. Quello che ha le onde è l’oceano e quello che ha i raggi è il sole. Chi ha l’Amore è un essere umano. Senza Amore, non si è esseri umani. Per proteggere la nostra natura umana, dobbiamo sviluppare l’Amore.

Non c’è altro Dio all’infuori dell’Amore. Dio è l’Amore, l’Amore è Dio. Perciò è indispensabile che sviluppiamo l’Amore e che ci strappiamo di dosso tutti gli altri sentimenti distorti. Chi ha malvagità di mente, seguirà i capricci della mente stessa: questa è una caratteristica della meschinità, una caratteristica dell’ignoranza. È solo una forma d’ignoranza. Nessuno di voi deve dar retta a coloro che predicano queste distorsioni. Dobbiamo avere fede nell’Amore; com’è possibile aver fede in qualcos’altro? L’Amore è Dio e Dio è l’Amore. L’Amore è Dio. Vivete nell’Amore.

Dobbiamo sviluppare questo genere d’Amore. Oggi, mentre l’istruzione media aumenta, l’Amore sta scendendo a zero. L’odio cresce. Crescono i sentimenti di diversità. Le interpretazioni distorte sono sempre più numerose. State dimenticando la Verità. Chi dimentica la Verità a questo modo, può definirsi un essere umano? Non dobbiamo dimenticare la Verità. Vi trasformate in animali facendo vostri significati distorti e credendo che essi siano la Verità.

Che cos’è la spiritualità?

Che cos’è realmente la spiritualità? Ci sono delle persone sciocche che non sanno nemmeno che cosa significhi “spiritualità”. Spiritualità significa “uccidere l’animalità dell’uomo”, “sviluppare la natura umana” e “trasformarla nella Divinità”. Questa è la spiritualità. (Applausi).

Non è possibile ottenere la Divinità se prima non ci si libera dell’animalità. Innanzitutto dobbiamo mettere sotto controllo la nostra animalità. Solo quando avremo dominato questa animalità verrà sperimentata la Divinità.

Il nostro Amore deve includere tutto. Oggi l’amore, invece di essere immenso, è ristretto, e l’uomo sta trasformandosi in un animale. Questo è sbagliato. Un uomo siffatto non riuscirà mai a intraprendere il giusto sentiero. Non otterrà mai la beatitudine, e ricadrà sempre nella sofferenza.

Avremo la beatitudine quando riusciremo ad avere grandi sentimenti; quando l’Amore crescerà in noi, aumenterà anche la beatitudine. Se sarà l’odio ad aumentare, tutto ciò che otterremo sarà di breve durata e non eterno.

Incarnazioni dell’Amore!

La cosa più importante è che dovete riconoscere che Dio è l’incarnazione dell’Amore. L’uomo è l’incarnazione dell’Amore. Infatti, si dice:

Dio si rivela nella forma dell’uomo

Dio in forma umana siete proprio voi! Ovunque si guardi, Dio è presente nella forma degli esseri umani! La Divinità è anche in ogni altro essere vivente.

La mucca muggisce. Che cosa dice? Grida: “Ammâ!” (Madre!) Quale madre? Non conosce alcun altro modo di esprimersi; perciò dice: “Ammâ! Jagadambâ!” (Madre! Madre dell’Universo!). È solo il Nome Divino che esce dalla bocca di tutti e di tutto. La Divinità danza dunque in ogni singolo essere.

Ero con Dio!

La religione di Cristo, che ha dato origine alla Cristianità, nacque con Gesù. Quando Gesù era bambino, i Suoi genitori Lo portarono a Gerusalemme. Maria, ad un tratto, avendo perso di vista Gesù, pensò che si fosse perso e, piangendo, cominciò a cercarLo affannosamente, mentre nella città era in corso una festa. C’era un’enorme folla e il Bambino aveva solo quattro anni. Alla fine, verso sera, moglie e marito (Maria e Giuseppe), sconsolati, si misero a sedere in un posto.

Videro allora Gesù correre verso di loro (provenendo dalla sinagoga). Maria, ritrovata la gioia, disse: “Caro Figlio, caro Figlio! Sei tornato. Dove sei stato tutto questo tempo?” Gesù le disse: “Madre, perché preoccuparsi? Io ero in compagnia di Dio. Perché piangere se qualcuno è con Dio? Perché piangi, mamma?” Il sacerdote aveva letto i sermoni nella sinagoga e Gesù si era seduto ad ascoltare.

A Gerusalemme venivano celebrate molte feste sacre. Gesù vi partecipava e faceva capire alla gente che non si deve far del male agli esseri viventi. Egli, come Buddha, predicò la non violenza. A quei tempi, si usava sacrificare dei piccioni nel tempio di Gerusalemme, nella convinzione di compiacere Dio. Gesù cercò di mettere fine a queste pratiche crudeli e affermò: “Pensate di compiacere Dio uccidendo degli esseri viventi?” Ancora bambinetto, si recò nei negozi in cui i piccioni venivano venduti e li liberò. Le persone coinvolte si rivoltarono contro di Lui, ma Egli non se ne curò.

Fu picchiato e insultato, ma disse: “Anche se Mi picchiate o criticate, lo fate solo al Mio corpo, non a Me”.

Krishna tirò un piatto

Questa stessa situazione si verificò anche nel Mahâbhârata. Quando i Pândava chiesero: “A chi deve essere offerto l’agratâmbûlam? A Krishna deve esser dato. Krishna è il solo Protettore di tutti noi. A Lui deve esser offerto!”, il malvagio Shishupâla, mentre l’offerta veniva data a Krishna, cominciò a scagliarsi contro di Lui, dicendo: “Pensi di meritarTi quest’onore per aver rubato i sari delle gopî mentre facevano il bagno e per aver passato il tempo facendo loro degli scherzi? Smettila, non indulgere nelle Tue manie di grandezza e chiudi la bocca!”

Dharmarâja, nell’udire “Chiudi la bocca!” rivolto a Krishna, si mise a piangere e disse: “Che vergogna! Un malvagio che dice 'Chiudi la bocca!' al mio Krishna davanti a tutti!” Krishna, allora, scagliò verso Shishupâla il piatto in cui era stata messa l’offerta. Il piatto si tramutò in un disco e decapitò Shishupâla, il cui sangue schizzò sui piedi di Krishna. A questa vista, Dharmarâja rimase sconcertato e chiese: “Krishna, Shishupâla Ti ha insultato a non finire; perché il suo sangue è caduto ai Tuoi piedi? Ciò è del tutto ingiustificato. Non merita di stare ai Tuoi piedi”.

Con un sorriso, Krishna replicò: “Dharmarâja, il biasimo e la lode sono in relazione col corpo e non con l’Âtma. (Applausi). Inoltre, Shishupâla pensava a Me e ripeteva il Mio Nome costantemente: Krishna, Krishna, Krishna, Krishna! Lo avrà pur fatto con odio, ma questo non è importante per Me. La cosa importante per Me è che il Mio Nome venga costantemente ricordato!”

Solo il Nome di Dio garantisce la Liberazione

Viene detto:

La redenzione avviene attraverso la contemplazione del Nome di Dio.

Solo il Nome di Dio, il Nome di Dio, il Nome di Dio
garantisce la liberazione, garantisce la liberazione nell’era di Kali.

Possiamo raggiungere qualsiasi obiettivo con la ripetizione del Nome di Dio (nâmasmarana). Il nâmasmarana può essere fatto mentre si svolge qualsiasi lavoro. Lo si può ripetere anche se si è in viaggio. È necessario un luogo determinato e un orario stabilito per la meditazione o per le penitenze, ma non c’è bisogno di un momento o di un luogo particolari per il nâmasmarana.

Contemplate Dio ovunque, in ogni momento e in tutte le circostanze!
Non c’è niente di più potente del nâmasmarana.

Dio non dimentica nessuno

Srinivas, uno degli oratori che hanno parlato prima, rappresentante delle “Messaggere di Sathya Sai”, ha pregato Swami di non dimenticarle mai. Pensare che Dio possa dimenticare qualcuno è solo vostra immaginazione (applausi); è il riflesso, la reazione e la risonanza dei vostri sentimenti interiori. Sono solo i devoti a ricordare o a dimenticare, non Dio. Dio ama tutti allo stesso modo. Non cadete in illusioni di questo genere. Dio non dimentica nessuno e continua sempre ad amare tutti. Perciò, sviluppate Amore e rifuggite dalle tendenze malvagie.

Il moderno sistema educativo incrementa le cattive tendenze negli studenti. In verità, non esistono studenti come si deve. Alla gente piace che questo genere di mentalità sbagliata si diffonda.

Srinivas ha detto che gli studenti di Sai non seguiranno mai questa strada. Ma ci sono molti che si atteggiano a studenti di Sai e commettono azioni indegne.

Ma i nostri studenti sono virtuosi e puri. (Applausi). Nessuno può puntare il dito su di loro. Oggi troppe persone abusano del Nome di Sai per i propri scopi egoistici e interessi personali, e dicono: “Siamo devoti di Sai, devoti di Sai, devoti di Sai!”

Molti nel mondo dicono di essere devoti di Sai per guadagnarsi da vivere. Ma anche loro rendono Swami felice. Va tutto bene, perché comunque Mi nominano. Va tutto bene se viene fatta la ripetizione del Nome.

La redenzione avviene tramite la contemplazione del Nome di Dio

Solo il Nome di Dio, solo il Nome di Dio, solo il Nome di Dio!

Non date spazio alle cattive qualità. Non lasciate alcuna possibilità alle accuse e vivete la vostra vita all’insegna dell’Amore. Sentite a questo modo: “L’Amore è il mio Dio”. Non c’è niente di più grande dell’Amore.

(Bhagavân conclude il Suo Discorso con il bhajan: “Prema Mudita Manase Kaho…”)

Prashânti Nilayam,, Sai Kulwant Hall, 25 dicembre 2001

Festa di Natale

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