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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1998:19980418

19980418 - 18 aprile

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La paura svanisce nel pensiero di Dio

In quest’universo, Dio brilla in tutto il Suo splendore e in tutto il Suo sfavillio.
Allo stesso modo, l’universo brilla e si espande in Dio.
Questo è il rapporto che esiste tra il Creatore e la Sua creazione,
perché essi sono inseparabili. È questo che oggi vi annuncio.

Incarnazioni dell’Amore Divino!

L’universo è l’effetto, il Creatore è la causa. Nessuno può spezzare né interrompere la relazione che esiste tra il Creatore e la Sua creazione.

Tutto l’universo non è infatti altro che l’interrelazione tra causa ed effetto. Quest’universo non rappresenta altro che la Divinità. Tutte le forme animate o inanimate, mobili o immobili sono la forma stessa della Divinità. L’universo è la manifestazione di Dio. Nonostante siano visibili infinite varietà di nomi e di forme, esse sono essenzialmente divine.

In questo mondo, siamo incapaci di visualizzare e riconoscere la Divinità; ci lasciamo trasportare dalla corrente dei piaceri fisici, effimeri e momentanei del mondo, ricevendone, in cambio, frustrazioni e delusioni.

L’uomo si sente frustrato perché ha accumulato infiniti e insignificanti desideri, che, senza una ragione apparente, lo rendono ansioso; egli pretende di ottenere ciò che non merita.

L’uomo rappresenta l’aspetto negativo, mentre il mondo è quello positivo. La Divinità può essere raggiunta solo avvicinando il positivo al negativo.

Agendo male, i risultati dell’azione non saranno mai buoni. Al contrario, se le vostre azioni sono buone, non dovrete subire alcun danno. Se avete piantato semi di nîm, potete aspettarvi del mango?

“Come i semi, così gli alberi.
Come gli alberi, così i frutti”.

L’uomo alimenta tanti pensieri e aspettative da sentirsi frustrato se le cose non arrivano come egli desidera. S’immagina di fare questo o quello e ottenere il tale o il tal altro risultato.

Voi siete qui, perché, nel passato, avete piantato i semi giusti e, oggi, ne raccogliete i frutti. Se abbiamo piantato un certo tipo di semente, come possiamo pretendere di raccogliere, oggi, frutti diversi?

“Ciò che avete fatto nel passato,
un giorno, vi tornerà tutto indietro,
senza distinzioni tra buono o cattivo.
Brahma vi manderà qui,
coperti o meno di gioielli e ghirlande
a seconda delle vostre azioni passate”.

Alla nascita, nessun bambino porta al collo collane o pietre preziose; non ha alcuna catena d’oro al collo.

Pur tuttavia, c’è una certa catena attorno al collo del neonato; è la catena delle conseguenze delle sue azioni, compiute durante le vite precedenti. Ogni uomo porta al collo questa catena, sebbene non ne sia consapevole.

Dunque, è assolutamente necessario che ognuno, per meritare buoni risultati, compia buone azioni.

L’uomo non comprende la Divinità. Egli non capisce neppure le sue qualità umane, e tutta la sua agitazione deriva dalla sua animalità.

Non si può dire che sia quella la giusta condotta prevista per il genere umano. La vita umana è talmente sacra!

Poiché siete nati come esseri umani, è una pura follia che ignoriate i Valori Umani.

Esiste un gran numero di aspiranti spirituali, di devoti, di ricercatori e di eruditi; se essi non comprendono le qualità umane, come possono pretendere di conoscere la loro Divinità latente?

Innanzitutto, bisogna capire bene le qualità umane e, in seguito, sarà riconosciuta la Divinità.

Se una persona non conosce le prime lettere dell’alfabeto, come potrà mai afferrare il significato di intere parole? Se non conosciamo nulla della costruzione grammaticale, come potremo leggere lunghe frasi?

Le parole simboleggiano chi credete di essere; le frasi, chi gli altri pensano che voi siate. Il tutto rappresenta chi veramente siete.

Il corpo fisico e la natura psicologica dipendono entrambi dal principio atmico. La mente è una scimmia pazza; il corpo è una bolla nell’acqua. Non obbedite né alla mente né al corpo: seguite la vostra coscienza. Se l’uomo dirige i suoi sforzi in tale direzione, sarà capace, in qualche misura, di comprendere la Divinità.

Allo stesso modo, anime nobili, poeti e intellettuali si ingannano riguardo alla Divinità. Nel bel mezzo del cammino, essi deviano e si allontanano dalla Verità: non comprendono chiaramente Dio. I problemi e le difficoltà che devono affrontare nella vita li spingono a biasimarLo. Questo è un punto di vista del tutto individuale, che non ha nulla a che vedere con il principio fondamentale. Essi assoggettano Dio ai loro interessi personali, al loro egoismo, e Lo biasimano.

Conoscete tutti Tyâgarâja, grande santo e grande musicista. Egli non poteva sopportare le sofferenze della vita e cantò a Râma:

“O Râma, Ti ho pregato di tutto cuore,
e da molto tempo canto la Tua gloria.
Non sei forse in grado di comprendere le mie difficoltà?
Sono io che non ho devozione o sei Tu che non hai alcun potere?
La mia devozione è reale, perché, in ogni istante,
canto incessantemente la Tua gloria.
Sei dunque Tu che non hai potere?”

Chiuse gli occhi un istante. La saggezza tornò in lui e comprese il suo errore. Implorò il perdono di Râma con questo canto:

“Se una semplice scimmia come Hanuman
fu capace di attraversare l’oceano con un solo balzo,
se l’esercito delle scimmie fu in grado di costruire un ponte sull’oceano,
se la Dea della ricchezza Ti ha favorito,
se Lakshmana, durante i quattordici anni di esilio nella foresta,
si mise al Tua servizio, o Râma, ciò significa che
il Tuo potere è assolutamente senza limiti”.

Tyâgarâja pensò: “Râma non può essere senza potere. Io non sono che un uomo ignorante”, e biasimò se stesso per il suo comportamento.

Allo stesso modo, grandi devoti di Dio non riuscirono a sopportare le sofferenze e le difficoltà della loro esistenza, e ne dettero la colpa a Lui. Essi non compresero che quelle difficoltà erano, di fatto, il preludio della gioia. Senza difficoltà il piacere non ha alcun valore.

Non si può ricavare gioia dalla felicità.

Senza oscurità, non esiste la luce.

È il buio a permettere di apprezzare la luce. Sono le difficoltà a porre in risalto la bontà e lo splendore delle qualità umane. L’interazione fra i due poli rappresenta il valore umano.

Il piacere è un intervallo fra due dolori.

Ogni volta che attraversiamo delle difficoltà, ci dovremmo render conto che, in realtà, prepariamo un periodo di gioia.

Nel Tamil Nadu c’era un re molto noto: il re dei Pandya. Egli voleva accrescere il suo esercito e affidò al suo ministro del denaro e l’incarico di acquistare, in qualche angolo del paese, cavalli di valore.

Il ministro si mise in viaggio e una sera arrivò in un villaggio, dove c’era un saggio che offriva i suoi insegnamenti agli aspiranti spirituali. I giovani del paese stavano seguendo attentamente le sue parole, poiché, a quei tempi, i giovani avevano devozione.

Il ministro si unì al gruppo e si sedette, in tutto rispetto e sincerità, ad ascoltare gli insegnamenti del saggio.

Dall’altra parte della strada c’era un tempio, completamente in rovina, dedicato a Shiva. Il ministro sentì l’impulso di utilizzare tutto il denaro affidatogli per restaurare quel tempio.

La notizia arrivò alle orecchie del re. Il ministro era stato mandato per il paese ad acquistare cavalli e, al contrario, passava il suo tempo ad ascoltare un saggio e a spendere tutto il denaro per altre cose!

Il re mandò le sue guardie ad arrestare il ministro e a riportarlo a palazzo. Il ministro, senza opporre resistenza, si lasciò arrestare e, senza timore, comparve davanti al re.

Chi commette errori prova paura, ma, chi pensa ininterrottamente a Dio, non ha paura di nulla.

Il re, furibondo, gli disse: “Ministro, ti ho mandato ad acquistare cavalli e ti ho affidato del denaro a tale scopo. Non contesto l’uso che hai fatto del mio denaro, ma il non aver rispettato i miei ordini. Un ministro di tal fatta non è di nessuna utilità!”, e lo fece imprigionare.

Anche lì, il giovane ministro continuò a cantare le lodi di Dio; poi, sulla base degli insegnamenti del saggio, si mise a comporre versi. Il suo comportamento palesava una grande nobiltà.

Venuto a conoscenza di ciò, il re lo liberò e lo convocò per avere consigli sulle sue pratiche spirituali.

Allora, il ministro cantò un inno di gratitudine a Dio:

“O Signore, colmo di compassione Hai avuto pietà di me.
Ho perso tanto tempo in pensieri futili, ma ora,
mi concedi il tempo di pensare solo a Te!
Cantando le Tue lodi, ho illuminato la mia vita”.

Oggi, i versi di questi santi, vengono considerati alla stregua dei Veda.

Quell’insigne ministro è il santo Manickavasagar. Gli si attribuì quel nome, in virtù della parola ‘mani’, che significa ‘gioiello di grande valore’.

La gente affronta le difficoltà con il cuore pieno di dubbi. In realtà, le difficoltà vi portano solo il bene. Chi desidera conoscere la Divinità deve, necessariamente, passare attraverso dei problemi. Se non siete in grado di sopportare la sofferenza, non raggiungerete mai Dio. Assumetevi le vostre responsabilità; agite nella Verità.

Infatti, i Veda insegnano:

Di’ la Verità; agisci con Rettitudine.

Chi rispetta questi due princìpi, in ciò che fa, non fallirà mai. Il successo arriverà in virtù di questi due princìpi gemelli. Non esiste un principio più elevato della Verità. Non abbandonate la Verità con alcun pretesto e in nessuna circostanza; consideratela come la vostra stessa vita.

La Verità è Dio.

Non c’è alcun luogo che manchi della sua presenza.La Verità è oltre il tempo e lo spazio. Essa è unica e universale: non esiste una verità particolare per il Giappone, l’Italia, la Germania, l’America, ecc. È, per tutti, unica e valida allo stesso modo. Aderite alla Verità; se la perseguite, la Rettitudine, automaticamente, farà seguito.

Incarnazioni dell’Amore Divino!

Noi crediamo di essere in grado di proteggere la nazione. In effetti, però, nessuno può proteggere il paese se non la Verità e la Rettitudine. Se aderite a questi due valori, essi, in cambio, proteggeranno il paese e voi stessi.

Organizziamo, quindi, la nostra esistenza seguendo tali princìpi e l’Amore divino fluirà in modo naturale. Quando l’Amore divino può esprimersi, in noi si sviluppano inclinazioni divine.

Dovremmo perseguire una sacra condotta. Le due forme di Dharma sono, esattamente, l’amore e la santità. Non ci può essere Dharma senza amore, né amore senza Dharma.

Se, con un atto di volontà, vengono acquisite inclinazioni divine, esse sono private della loro sorgente: dovrebbero, infatti, emanare dal cuore. In ogni individuo, Hridaya (il Cuore) è la dimora di Dio.

Dio è sempre in voi, attorno a voi, con voi.

Qualunque cosa facciate di buono o di cattivo, anche se gli altri non lo notano, Dio lo sa perfettamente. Non commettete mai azioni sbagliate in piena coscienza di ciò che fate.

Nel mondo d’oggi, qual è il motivo di tanta agitazione? La pace è completamente perduta a causa delle sofferenze e delle inclinazioni negative. Se lasciate che i vostri sentimenti si deteriorino, cadano a pezzi, è giocoforza che perdiate la vostra pace interiore. (Swami gioca con le parole inglesi ‘pieces’e ‘peace’, che rispettivamente significano ‘pezzi’ e ‘pace’ – N.d.T.).

Non permettete alla vostra devozione di dissolversi. Anche se vi trovate in pericolo, non abbandonate mai la vostra devozione. Tutte le situazioni sono passeggere come nuvole nel cielo; perché dovremmo preoccuparcene? Qualunque cosa compiate, consideratela in modo positivo, pensando che ciò vi giunge per grazia divina.

Se agirete per il bene, non attirerete mai alcun male; ma, se agirete male, non crediate di poterne ricavare del bene! Le azioni buone o malvagie, che compirete, sono la causa della vostra felicità o del vostro dolore.

Generalmente, pensiamo che qualcuno ci nuoccia o ci danneggi, dimenticando completamente che siamo noi i soli responsabili del nostro destino. La mente è responsabile della nostra schiavitù o della nostra liberazione. Sono gli atteggiamenti psicologici a essere all’origine della schiavitù o della liberazione.

Quindi, cominciamo a respingere le inclinazioni negative della nostra mente. Sono i cattivi sentimenti a creare una mente negativa. Respingendoli, la nostra mente si purificherà.

È essenziale controllare il flusso dei nostri pensieri, scegliere ciò che è positivo e rifiutare ciò che non lo è. Poniamoci sempre la domanda: “È giusto o sbagliato?” Se la coscienza vi risponde: “È sbagliato!”, non continuate la cosa iniziata.

La vostra coscienza è una scintilla della Coscienza Suprema che dimora in voi, ma non la riconoscete a causa del vostro attaccamento al corpo. Che cos’è questo attaccamento al corpo fisico? Il corpo è l’aspetto ‘materiale’.

Nel Gâyatrî mantra è detto: Om bhûr bhuvah svah.

Bhûr corrisponde al corpo e rappresenta l’aspetto materiale; bhuvah è la forza vitale e identifica l’aspetto vibrazionale; svah corrisponde all’Âtma o Coscienza Suprema e rappresenta l’irradiazione.

Questi tre aspetti sono presenti in noi. L’irradiazione è ciò che si chiama Prajñânam Brahma, Consapevolezza piena e costante. Di conseguenza, ogni essere è un’incarnazione di Brahma. Dobbiamo render partecipi gli altri a questa Verità e diffonderla.

Il saggio Vyâsa non era riuscito a liberarsi dell’attaccamento che aveva per il figlio Shuka. Un giorno, mentre Shuka, che praticava una severa disciplina spirituale, stava passando vicino alla sua casa natale, il saggio Vyâsa lo chiamò e gli disse: “Figlio mio, vieni nella nostra casa e resta con noi per un po’ di tempo”.

Il figlio capì che doveva parlare a suo padre con sincerità e gli si avvicinò.

Vyâsa gli disse: “Mio caro figlio, sei qui, ma sembri non ascoltarmi; la tua mente è altrove”.

Allora Shuka rispose: “Io non sono tuo figlio e tu non sei mio padre. Tu sei Dio e io sono Dio! Tutto il mondo è divino!”, e con queste parole se ne andò. Da quel momento Vyâsa aprì gli occhi.

Fin dai tempi antichi, l’India diffuse sacri insegnamenti. L’India è un paese sacro. Non è un luogo immaginario né di incertezze; è una terra santa che, fin dalla notte dei tempi, proclama il principio di unità con questa preghiera:

Che tutti i mondi siano felici.

Infatti, tutto il mondo appartiene a Dio; esso può essere diviso, ma, dappertutto, la potenza divina è la stessa.

Gli esseri umani possono essere di forma e di aspetto differenti, ma, il principio atmico è in tutti il medesimo.

Un giorno, un ricercatore spirituale fece la seguente domanda: “Swami, il mondo è popolato da miliardi di individui: come può risiedere in tutti un unico principio atmico? Tutto dipende dal merito di ciascuno, non è vero?” Io gli risposi così: “Quando si montano delle decorazioni luminose, ci sono tante piccole luci dai diversi colori. Le lampadine sono separate le une dalle altre, la loro forma e la loro potenza sono diverse, ma le illumina tutte la stessa corrente elettrica.

“Le religioni sono tante, ma la via è una.
Esistono differenti tipi di tessuto, ma, in tutti, il cotone è lo stesso.
I gioielli sono numerosi, ma l’oro è in tutti il medesimo.
Le mucche sono di colori diversi, ma il latte è, in tutte, lo stesso.
Gli esseri sono innumerevoli, ma, in ognuno,
c’è il medesimo Abitante interiore.
I fiori sono diversi, ma l’offerta (a Dio) è la stessa.
L’uomo è in schiavitù a causa del suo desiderio di agi.
Che altro dirvi, o membri di questa nobile assemblea!”

Ogni individuo è simile a una lampadina: nomi e forme diversi, differenti colori, ma la corrente è una. Potete fare distinzione tra corrente forte e debole? No! La corrente è la stessa in tutte le lampadine.

In base ai vostri meriti, riceverete di più o di meno. La Divinità si manifesta, in voi, di più o di meno, ma, in tutti, è la medesima. Coloro che riconoscono questa verità non faranno più alcuna differenza fra gli esseri.

Così, ogni uomo, secondo il suo livello di coscienza e le sue esperienze, comincia a descrivere e spiegare la Divinità.

Alcuni possono avere una devozione esaltata, altri un grande amore per la creazione; certuni ripongono la loro fede nella creazione e altri in Dio.

Coloro che hanno amore per la creazione otterranno tutto, giacché le esperienze che si fanno sono in relazione all’interesse che se ne ha.

L’acqua del Gange è tanta. Potete prenderne una certa quantità, in rapporto alla dimensione del vostro recipiente. Riempite il vostro bicchiere: è quella tutta l’acqua del Gange? No! Ingrandite il vostro recipiente: se il recipiente del vostro cuore è sempre più grande, riceverete sempre più Amore divino.

Per raggiungere Dio, non occorrono recite di versi, né sacre letture, né rituali d’adorazione, perché, se non praticate ciò con tutto il vostro cuore, ogni cosa sarà perfettamente inutile.

Dio dimora in tutti gli esseri.

Dio è presente in tutti gli esseri viventi. Egli è presente in tutto l’universo. L’universo è la manifestazione dell’unico Dio. La Verità è una. Questa unità è, ahimè, ridotta alla molteplicità. In realtà noi ci distacchiamo dalla nostra Divinità.

Dovremmo sforzarci di riconoscere l’unità attraverso la diversità e non frazionarla, come fanno le menti meschine, in molteplicità. Il loro amore è riduttivo e contratto; il nostro, al contrario, dovrebbe essere vasto ed espansivo.

Possiamo giungere alla Divinità seguendo il sentiero dell’Unità. Allora, in questa vita, conosceremo la pace.

Nonostante le sue pratiche spirituali e la sua buona volontà, l’uomo di oggi è ben lontano dal conoscere la pace. Perché? Poiché, nel suo cammino, ha accumulato un’inverosimile quantità di ostacoli sociali, politici, mondani e fisici.

Infatti, a causa di tali ostacoli, l’unità è impossibile. Cominciamo, quindi, con l’eliminare gli ostacoli. Non ingombratevi la mente; abbiate sempre chiaramente in vista il vostro vero obiettivo.

Tutto è causa di preoccupazioni: la nascita, l’esistenza, la vita familiare, i figli, i debiti, la malattia, la vecchiaia, gli insuccessi, le difficoltà, ecc.

Il mondo è pieno di preoccupazioni di ogni genere. Non esiste un solo uomo che non sia attanagliato dalle preoccupazioni, che costituiscono, ciascuna, il suo bagaglio di ansietà.

Dovremmo raggiungere uno stato mentale tale da non esserci più, per noi, nessun ostacolo.Per giungere allo stato di pienezza, bisognerebbe saper discernere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Chiedetevi: “Sto andando nella giusta direzione? Il mio sentiero è sacro? Non faccio torto a nessuno?”

Quando seguite la via della Verità non dovete avere alcun timore.

La Verità è Dio.

Non obbedite ai capricci del corpo; non obbedite alla vostra mente. Seguite le direttive della vostra coscienza: essa è divina. Dio è in voi; Dio è ovunque.

“Dio non abita in un paese lontano;
Dio dimora nel vostro corpo.
Il peccato non è lontano da voi:
è strettamente legato alle vostre azioni”.

Il corpo è il tempio di Dio. È un tempio mobile, sacro, del tutto originale.

Perché non dovreste provare amore per questo tempio? Sperimentatene il carattere sacro. Perché vi è stato donato il corpo? Per vagabondare per le strade? Il corpo vi è stato dato per vedere Dio a occhi spalancati.

Il corpo è un dono di Dio; esso vi permette di compiere azioni benefiche. Infatti, tutta la società umana è destinata all’azione.

La buona azione (satkarma) porta alla buona compagnia (satsangam). Questa parola non identifica un’assemblea di devoti…no! Sat significa ‘essere’, ciò che è eterno. Si tratta, dunque, della compagnia e della vicinanza di Dio. Questa vicinanza sviluppa Chit (la coscienza); la combinazione di Sat e Chit produce Ânanda (la Beatitudine). Sat, il principio dell’Essere, è presente in tutti gli individui: è il principio atmico. Chit, il principio della coscienza, rappresenta il corpo. L’associazione di questi due princìpi crea la vita umana. Essa è ardhanârîshvara, cioè metà maschile e metà femminile. A tal proposito, si parla, quindi, del principio dell’achara.

‘A’ corrisponde all’Âtma; chara significa ‘perituro’.

Il corpo è perituro, mentre l’Âtma è immortale. Questo è ciò che insegnano i Veda e, a proposito del principio atmico, lo descrivono come:

Senza attributi, Puro, Eterno, Rifugio Supremo

perpetuamente Immacolato, Sacro.

L’Âtma è l’eterna dimora in questo corpo effimero. Questi due aspetti opposti, messi assieme, costituiscono l’acharam. Il corpo è prakriti (la natura). Tale natura è Pârvatî. L’Âtma è Shiva.

Shiva e Pârvatî costituiscono, insieme, l’ardhanârîshvara, il divino Ermafrodito.

La vita umana contiene un’infinità di segreti. È veramente facile conoscere la Divinità. Non ve ne rendete conto, ma, appena abbandonate i pensieri negativi, in voi si affermano quelli positivi e tutte le vostre attività diventano immediatamente sacre.

Fate in modo che, nel contenitore del vostro cuore, non ci sia che l’acqua pura del vostro amore. Quest’acqua d’amore sgorgherà in modo naturale dai rubinetti delle vostre parole e dei vostri sensi.

Il corpo possiede svariati tipi di rubinetti: i soffi vitali, gli involucri sottili e i sensi. Tutti questi sono connessi alla cisterna del cuore. Potete aprire qualunque rubinetto e ne uscirà l’acqua dell’amore. Cominciamo, dunque, a riempire d’amore il nostro cuore.

Hridaya (il Cuore) è composto da due parole: Hrid + dayâ, “Cuore pieno di Compassione”. La Compassione è Prema, l’Amore Divino.

Noi parliamo di genere umano come di mankind (in inglese significa: ‘umanità’. ‘Man’ significa ‘uomo’ e ‘kind’ vuol dire ‘gentile’. Baba, quindi, intende dire che l’uomo, per sua natura,è ‘gentile’ –N.d.T.); ma, se nell’uomo non c’è kindness (in inglese significa: gentilezza – N.d:T.), come possiamo definirci ‘umanità’? L’essere umano dovrebbe, per definizione, essere colmo di bontà. Quando si arriva ad abbandonare, ovvero a tradire tale bontà, si commette un peccato. State ben attenti a non nuocere a nessuno.

Il saggio e poeta Vyâsa riassunse i 18 Purâna (miti e leggende – N.d.T.) in due brevi frasi, di cui la prima è:

Avvicinarsi a Dio è meritorio

Generalmente, capiamo questa frase nel senso di ‘andare in aiuto agli altri’, ma ciò non è affatto corretto.

Para significa ‘Dio’; upa vuol dire ‘vicino’ e kâra significa ‘fare uno sforzo’. Questa frase, quindi, significa: “Fare del proprio meglio per avvicinarsi a Dio è meritorio”. Non si tratta di compiere atti di carità; non è questo il significato dell’espressione ‘paropakârah’.

La seconda frase è:

Vedere l’unità come molteplicità è peccato

Il vero peccato consiste nel considerare l’unità dell’Âtma come semplice molteplicità. Vedere le apparenti differenze, senza vedere l’unità sottostante, è il peccato per antonomasia.

Dovremmo vedere l’unità nella diversità; allora, applicheremmo naturalmente il motto:

Aiuta sempre, non fare mai del male

Se non siete in grado di aiutare, tacete e restate tranquilli, ma non danneggiate gli altri in nessun modo.

Se conducete la vostra esistenza seguendo questo doppio principio, progredirete e farete progredire, nello stesso tempo, la vostra famiglia, la vostra comunità e il vostro paese.

Non ferite nessuno, molto semplicemente perché Dio dimora in ognuno. In tutti gli esseri, è presente il medesimo Âtma.

La Verità è Una, anche se viene espressa in modi diversi.

C’è dell’acqua in questo bicchiere. Gli inglesi la chiamano ‘water’, gli abitanti del Tamil Nadu ‘tanni’, in telugu si dice ‘niru’, in hindi ‘pâni’, ecc. Tutti questi diversi nomi indicano la stessa acqua.

L’Amore divino è presente in ciascun individuo, non subisce alcun cambiamento. Nessuno può comprimerlo né diminuirlo. Nasce spontaneamente dalla sua sorgente. La Divinità è in ognuno ed è Una e Unica in tutti.

Pensate a questa Unità divina: in ogni occasione compite azioni positive. Non si tratta di abbandonare le vostre responsabilità professionali o familiari, ma fate in modo che ogni vostro atto sia un’offerta a Dio.

Qualunque cosa facciate, offritela a Dio. Allora, tutta la vostra vita sarà divina. Non c’è alcun luogo senza il Divino.

Dio è in voi, attorno a voi, con voi, sotto di voi, sopra di voi.

Poiché non potete né vederLo né afferrarLo, voi non credete alla Sua presenza. Tuttavia, vi ho fatto spesso l’esempio dell’aria che esiste tutt’intorno e che respirate. Senza di essa non potreste sopravvivere; ciononostante, non la vedete né potete prenderla nelle vostre mani. Questo vuol forse dire che potete negarne l’esistenza?

Tutti e cinque gli elementi sino divini; non dovreste mai sciuparne nessuno.

Con il cuore colmo di atteggiamenti di quel genere e grazie alla pratica costante, otterrete certamente il successo.

Alcuni ostacoli vi impediscono di raggiungere la Divinità. Questi ostacoli sono (poli) negativi, mentre la liberazione il (polo) positivo.

Prendete una serratura e la chiave che può aprirla. Se agirete la chiave verso sinistra la porta rimane chiusa, ma, girandola verso destra, la porta si apre. In entrambi i casi, si tratta sempre della stessa chiave e della stessa serratura; la sola differenza sta nella direzione in cui si gira la chiave.

Allo stesso modo, tutto il mondo è divino e la vostra mente è la chiave: se la girate verso Dio tutto diventa positivo; se, al contrario, girate la chiave mentale verso il mondo, sarete presi nella rete dell’illusione.

È per questo che i Veda affermano che la mente è la causa della schiavitù o della liberazione. Liberatevi di tutti gli ostacoli.

Un giorno o l’altro dovrete, comunque, lasciare il corpo. Anche se non siete pronti a mollare la presa, esso vi abbandonerà. Ogni uomo è destinato a passare attraverso il processo della morte. Esiste, però, Colui che non ha né nascita né morte, né inizio né fine. Egli non nasce né muore, risiede eternamente quale testimone ed è Verità. Dovremmo conoscere questo principio divino.

Chi diventa beneficiario dell’Amore Divino sarà amato da tutti. È per tale motivo che vi dico:

“Dio è Amore, vivete nell’Amore”

Chi arriva alla conoscenza della Verità e dell’Amore vedrà la sua vita liberata. Tutti gli obiettivi mondani, tutte le soddisfazioni fisiche non sono che nuvole passeggere. Molti cercano il piacere; numerose persone soffrono amaramente. Perché tanta tensione?

Avete potuto verificare che, ai giorni nostri, le anime nobili,
i grandi re del passato e i potenti imperatori siano ancora in vita?
Esseri siffatti hanno lasciato questo mondo senza portare nulla con sé,
nemmeno un frammento di ciò che possedevano.

Nessuno, alla morte, può portare con sé nulla. Moriamo nudi come alla nascita. Ognuno ottiene soltanto ciò che ha meritato.

Dovremmo sperimentare, in tutti i modi possibili, la nostra Divinità e condurre un’esistenza sacra. Dovremmo crearci una buona reputazione e diventare esempi per la società. La vita ideale è vita umana autentica ed è strettamente legata all’azione. Il corpo umano ci viene donato per permetterci di servire gli altri. Aiutate gli altri per quanto potete, poiché, secondo l’espressione para upakâra, il servizio alla società vi avvicina a Dio. Si può avvicinare la Divinità attraverso differenti sentieri, ma lo scopo è unico per tutti. Dovremmo concentrarci incessantemente su questo obiettivo.

Gli studenti giocano a calcio. Quante volte potete dare un colpo di testa? Molto raramente! Tirate il pallone con i piedi; quel povero pallone è destinato a ricevere calci. Quanto tempo resisterà a quel trattamento? Finché è pieno d’aria. Soltanto quando il pallone si sgonfia lo si può prendere con le mani.

La vita umana è simile a una partita di calcio. Sei negatività formano una squadra e affrontano le sei virtù. C’è un’accanita lotta tra il bene e il male. È una vera guerra che dura quanto l’esistenza. Le due squadre lanciano il pallone verso le due estremità.

A questo mondo, per esser felici si dovrebbe possedere la conoscenza profana; quella spirituale rende felici nel mondo spirituale. Quando i due scopi (la realizzazione temporale e quella spirituale – N.d.T.) vengono raggiunti, significa che la vita umana è vittoriosa. Se, invece, non si raggiunge mai la meta, la vita umana è una perdita di tempo.

Quando lo scopo positivo è raggiunto, l’individuo non deve più nascere in questo mondo.

Se c’è nascita, c’è necessariamente morte. Dunque, non rinascere più significa non morire più. È la liberazione dal ciclo della nascita e della morte.

Incarnazioni dell’Amore Divino!

Siete tutti manifestazioni dell’Amore Divino. Siete l’irradiazione della Gioia Suprema; siete incarnazioni dell’Âtma. Rafforzate sempre più, in voi, questa coscienza. Ripetetevi senza sosta: “Io non sono un essere umano; sono Dio”.

Questa natura umana è relativa al corpo e non alla vostra vera Realtà. Il corpo è pieno di sporcizia e di cattivi odori; è un luogo insalubre, pieno di malattie, di carne e ossa. Non pensate a un corpo simile come se fosse permanente.

Concentratevi sulla coscienza della vostra vera forma. Non siete mortali: siete l’Âtma immortale.

Considerate il corpo come uno strumento. Corpo, sensi e mente sono semplici strumenti; essi sono di natura negativa. Dietro le quinte, è il polo positivo a far lavorare questi strumenti negativi.

Coltivate pensieri positivi, lavorate per la vostra redenzione. Smettete di correre dietro ai piaceri piccoli, passeggeri, effimeri, transitori.

Se ciò sarà fatto presto, ognuno accederà alla pace. Sperimentate questa pace e dividetela con il mondo. Così la vostra vita sarà liberata e il mondo conoscerà la gioia.

(Swami termina il Suo Discorso cantando il bhajan: “Hari hari hari hari smarana karo…”).

Kodaikanal, Sai Shruti, 18 aprile 1998

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